Sui social media le voci dei giovani per il Sinodo di ottobre

Sarà Papa Francesco, il 19 marzo, anniversario dell’inizio del suo ministero petrino, ad aprire i lavori della riunione pre-sinodale che vedrà 300 giovani da tutto il mondo confrontarsi fino al 24 marzo, al collegio Maria Mater Ecclesiae di Roma, sui temi dell’assemblea del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, la fede e il discernimento vocazionale previsto in ottobre.  Il Papa risponderà alle domande dei giovani dei 5 continenti, rappresentanti di tutte le Conferenze episcopali ma anche dei movimenti ecclesiali e del volontariato, delle altre confessioni cristiane e religioni, e di chi vive in situazioni particolari, dal carcere alla tossicodipendenza.

Gruppi Facebook in 6 lingue per dare voce ai giovani

Ma i giovani potranno far sentire la loro voce nella preparazione del Sinodo anche attraverso gruppi Facebook nelle sei lingue principali, che saranno moderati da altri giovani collaboratori della segreteria del Sinodo, come Filippo Passantino, presente alla conferenza stampa di presentazione della riunione.

“Vogliamo uscire sui sentieri digitali – ci dice Filippo – e utilizzare i social media, per presentare e raccogliere testimonianze, problemi, storie dei ragazzi di oggi che vedono e vivono tante difficoltà nel lavoro e nella società. L’obiettivo finale, sul quale vogliamo indirizzare l’attenzione di tutti, è la felicità dei giovani, perché non trovino più porte chiuse ma segni di speranza da parte di chi ha delle responsabilità in questo mondo”.

15 hashtag per discutere, da #ChiSonoIo a #Gesù

Da oggi i giovani tra i 16 e i 29 anni possono iscriversi con il proprio profilo personale ai gruppi attraverso la pagina Facebook synod2018 e partecipare così virtualmente ma con proposte e idee concrete alla riunione pre-sinodale, dalla quale uscirà un documento che sarà consegnato al Papa. Dal 12 marzo verranno pubblicate su questi gruppi le domande che guideranno la discussione della riunione, raccolte in 15 hashtag, da #ChiSonoIo a #diversità, da #interiorità a #Gesù, da #chiamato a #protagonista.

Appello alla partecipazione dei giovani africani

“I social network sono il nostro modo di vivere – conferma eco Stella Marillene Nishimwe, giovane del Burundi legata al movimento dei Focolari – e quindi è importantissimo che la Chiesa comunichi con i giovani attraverso questi media, nei quali riescono ad esprimere il meglio di se stessi, dall’arte alla parola fino alla musica”. Al questionario online proposto per due mesi ai giovani la maggioranza delle  221 mila risposte è arrivata dall’Europa, con il 56 per cento, conferma in conferenza il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, mentre dall’Africa solo il 18 per cento.

Il video: “Facciamo sentire la nostra voce con coraggio

Ma Stella è sicura che i giovani africani risponderanno all’invito che è stato diffuso con un video su tutti i social: “We talk together” parliamo insieme. “Facciamo sentire la nostra voce con coraggio – dicono i giovani come Stella nei video in sei lingue – e aiutiamo il Papa e i vescovi a lasciarsi interpellare da ogni nostra domanda”. “Oggi ci sono tanti oratori diversi dalla parrocchia per i giovani – ci dice il cardinal Baldisseri – e la Chiesa non deve solo migliorare la proposta di pastorale giovanile nelle parrocchie, con più vicinanza, ma dobbiamo anche uscire ad incontrare i giovani fuori. E questo pre-Sinodo vuole proprio invitare qui a Roma non solo i ragazzi che vivono le parrocchie e i movimenti, ma anche i lontani. E quelli che parteciperanno saranno i messaggeri di questa bella avventura vissuta a Roma, gli apostoli presso i coetanei”.

Riunione aperta ai non credenti, contributi di genitori ed educatori

Tra i protagonisti del pre-Sinodo ci saranno quindi anche giovani non credenti, e saranno presenti anche genitori, educatori, sacerdoti, operatori pastorali ed esperi del mondo giovanile, per ascoltare chi vive accanto ai giovani e ha gli strumenti per leggere dal di dentro la loro situazione. Si favorirà così anche il dialogo tra giovani e adulti. La riunione pre-sinodale che si aprirà il 19 marzo è stata in qualche modo anticipata a livello locale da iniziative ricordate dal cardinale Baldisseri come il simposio di Barcellona del marzo 2017, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, il Colloquio internazionale sui giovani africani che si è svolto a Dakar nel gennaio del 2018, protagonisti cattolici e musulmani. Di Sinodo dei giovani si parla ogni settimana nei raduni ecumenici a Taizé, nelle veglie di preghiera promosse dalla Comunità Shalom nella basilica romana di Santa Maria Maggiore (il prossimo il 17 febbraio alle 19.30) e nei mini-Sinodi settimanali organizzati a Lourdes.

radio vaticana

Forse localizzata Betsaida, il villaggio degli apostoli di Gesù

Dopo decenni di scavi, archeologi israeliani sperano di aver finalmente scoperto prime tracce della localita’ di Betsaida-Julias dove ebbero i natali gli apostoli Pietro, Andrea e Filippo. Secondo lo storico romano di estrazione ebraica Giuseppe Flavio era situata nel punto dove il Giordano entra nel Lago di Tiberide, non lontano da Capernaum. E la’, in una localita’ chiamata oggi al-Araj (Beit Habek), e’ tornato adesso alla luce uno strato di terreno con reperti di epoca romana che – secondo il responsabile degli scavi, dott. Mordechai Aviam – potrebbero essere collegati a Julias, una localita’ dedicata alla figlia dell’imperatore Augusto. Lo strato di terreno con reperti romani dell’epoca compresa fra il I e il III secolo – ha spiegato alla stampa il dott. Aviam – si trovava due metri sotto ad uno strato dell’epoca bizantina, ed era finora sconosciuto. Gli archeologi hanno trovato fra l’altro una moneta di argento dell’epoca dell’imperatore Nerone e i resti di una vasca romana atipica nei villaggi della zona. (ANSA).

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PapaFrancesco: chi segue Gesù non sbaglia, lasciar stare veggenti e cartomanti

Se ascoltiamo la voce di Gesù e lo seguiamo, non sbaglieremo strada. E’ il cuore dell’omelia di Francesco svolta nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che Gesù, “Buon Pastore”, è l’unica porta che ci possa far entrare nel recinto della vita eterna. Di qui il monito a non fidarsi di presunti veggenti e cartomanti che ci portano su un cammino sbagliato. Il servizio di Alessandro Gisotti da Radio Vaticana

La porta, il cammino, la voce. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo odierno – quasi una “eco” del passo sul Buon Pastore – per soffermarsi su tre realtà determinanti per la vita del cristiano. Innanzitutto, ha osservato, Gesù avverte che “chi non entra nel recinto delle pecore per la porta” ma lo fa da un’altra parte “è un ladro e un brigante”. Lui è la porta, ha ammonito. “non ce n’è un’altra”.

Chiediamoci sempre se prendiamo decisioni in nome di Gesù
“Gesù – ha detto ancora – sempre parlava alla gente con immagini semplici: tutta quella gente conosceva com’era la vita di un pastore, perché la vedeva tutti i giorni”. E hanno capito che “soltanto si entra per la porta del recinto delle pecore”. Quelli che vogliono entrare da un’altra parte, dalla finestra o da un’altra parte, invece, sono delinquenti:

“Così chiaro parla il Signore. Non si può entrare nella vita eterna da un’altra parte che non sia la porta, cioè che non sia Gesù’. E’ la porta della nostra vita e non solo della vita eterna, ma anche della nostra vita quotidiana. Questa decisione, per esempio, io la prendo in nome di Gesù, per la porta di Gesù, o la prendo un po’ – diciamolo in un linguaggio semplice – la prendo di contrabbando? Soltanto si entra nel recinto dalla porta, che è Gesù!”

Seguire Gesù, non cartomanti e presunti veggenti
Gesù, ha proseguito, parla dunque del cammino. Il pastore conosce le sue pecore e le conduce fuori: “Cammina davanti ad esse e le pecore lo seguono”. Il cammino è proprio questo, ha detto il Papa, “seguire Gesù” nel “cammino della vita, della vita di tutti i giorni”. Non bisogna sbagliare, ha detto, “Lui va davanti e ci indica il cammino”:

“Chi segue Gesù non sbaglia! ‘Eh, Padre, sì, ma le cose sono difficili… Tante volte io non vedo chiaro cosa fare… Mi hanno detto che là c’era una veggente e sono andato là o sono andata là; sono andato dal tarotista[cartomante], che mi ha girato le carte…’ – ‘Se fai questo, tu non segui Gesù! Segui un altro che ti dà un’altra strada, diversa. Lui davanti indica il cammino. Non c’è un altro che possa indicare il cammino’. Gesù ci ha avvisato: ‘Verranno altri che diranno: il cammino del Messia è questo, questo… Non ascoltate! Non sentire loro. Il cammino sono Io!’. Gesù è porta e anche cammino. Se seguiamo Lui non sbaglieremo”.

La voce di Gesù la possiamo ascoltare nelle Beatitudini
Francesco si è infine soffermato sulla voce del Buon Pastore. “Le pecore – ha annotato – lo seguono perché conoscono la sua voce”. Ma come possiamo conoscere la voce di Gesù, si chiede Francesco, e anche difenderci “dalla voce di quelli che non sono Gesù, che entrano dalla finestra, che sono briganti, che distruggono, che ingannano?”:

“‘Io ti dirò la ricetta, semplice. Tu troverai la voce di Gesù nelle Beatitudini. Qualcuno che ti insegni una strada contraria alle Beatitudini, è uno che è entrato dalla finestra: non è Gesù!’. Secondo: ‘Tu conosci la voce di Gesù? Tu puoi conoscerla quando ci parla delle opere di misericordia. Per esempio nel capitolo 25 di San Matteo: ‘Se qualcuno ti dice quello che Gesù dice lì, è la voce di Gesù’. E terzo: ‘Tu puoi conoscere la voce di Gesù quando ti insegna a dire ‘Padre’, cioè quando ti insegna a pregare il Padre Nostro”.

“E’ così facile la vita cristiana – ha commentato il Papa – Gesù è la porta; Lui ci guida nel cammino e noi conosciamo la sua  voce nelle Beatitudini, nelle opere di misericordia e quando ci insegna a dire ‘Padre’. Ricordatevi, ha concluso, ‘la porta, il cammino e la voce. Che il Signore ci faccia capire questa immagine di Gesù, questa icona: il pastore, che è porta, indica il cammino e insegna a noi ad ascoltare la sua voce’”.

La tomba di Gesù a Gerusalemme Giordania finanzia il restauro del Santo Sepolcro

Sarà un’offerta personale del re di Giordania Abdallah II a finanziare i lavori di restauro dell’edicola del Santo Sepolcro, la tomba di Gesù a Gerusalemme.

Ad annunciarlo con una lettera al patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Teofilo III è stato lo stesso sovrano giordano, che in quanto membro della famiglia reale hashemita vanta il titolo di discendente del profeta Maometto. Annunciato pochi giorni fa, proprio alla vigilia della Pasqua, il restauro è reso urgente dai problemi riscontrati alla struttura del luogo più venerato della Terra Santa: l’umidità del respiro delle migliaia di pellegrini che ogni giorno entrano nella piccola edicola memoria della Risurrezione (ma anche il fumo delle candele) stanno progressivamente alterando le malte, creando preoccupazioni per la stabilità.

Così le tre confessioni cristiane che hanno la giurisdizione sulla basilica del Santo Sepolcro – i greco- ortodossi, i latini (rappresentati dai francescani della Custodia di Terra Santa e gli armeni – hanno trovato un accordo sui lavori, che saranno coordinati dalla National Technical University di Atene. L’intervento dovrebbe durare otto mesi e concludersi all’inizio del 2017. In questo percorso ora si inserisce la makruma ( beneficenza) di re Abdallah, che è stata annunciata l’altra sera dall’agenzia di stampa giordana Petra, insieme al ringraziamento di Teofilo III. «Sua Maestà incarna nei fatti, e non solo a parole, la convivenza tra musulmani e cristiani in tutto il mondo e in particolare in Terra Santa», ha dichiarato il patriarca greco-ortodosso, che ha anche sottolineato come Abdallah stia «guidando gli sforzi di tutti i giordani nel seminare i semi dell’amore e della fratellanza tra musulmani e cristiani in questa era in cui guerre settarie stanno bruciando intere nazioni, come tutti possiamo vedere».

A questo sentimento si è associato ieri anche il patriarcato latino di Gerusalemme: «È un’ottima notizia dal carattere altamente simbolico – ha commentato il vicario, monsignor William Shomali –. Questa decisione mostra tutta la benevolenza del re verso i cristiani e il suo impegno nel preservare il patrimonio del cristianesimo, particolarmente nel suo ruolo di garante dei Luoghi Santi, cristiani e musulmani, di Gerusalemme». Quest’ultimo riferimento rimanda al significato anche politico della donazione di Abdallah II. Fino al 1967, infatti, il Santo Sepolcro era sotto la sovranità giordana e anche dopo che Gerusalemme con «la Guerra dei sei giorni» è passata interamente sotto il controllo di Israele la famiglia hashemita ha continuato a rivendicare il ruolo di custode dei Luoghi Santi (oltre al Santo Sepolcro anche la moschea di al Aqsa e la Cupola della Roccia).

Sostenere finanziariamente il restauro è anche un modo per riaffermare questa prerogativa in una Città Santa che Israele considera come sua capitale unica e indivisibile. Infine è interessante che il patriarca Teofilo III ricolleghi il gesto di re Abdallah al Patto di Omar, l’accordo in forza del quale nel 637 il califfo Omar, il secondo successore di Maometto, quando conquistò Gerusalemme rispettò il Santo Sepolcro lasciandolo al culto dei cristiani anziché trasformarlo in moschea. Un gesto di tolleranza dell’islam delle origini, prezioso da riscoprire in questo nostro tempo.

Avvenire

Arte / Se il tentatore diventa un virus

di Gian Carlo Olcuire | 14 febbraio 2016 – vinonuovo.it
Che fine hanno fatto i demoni? Ormai l’arte evita di mostrarli in carne e ossa. A fare veramente paura, oggi, è il nemico senza volto

Congdom

LE TENTAZIONI DI GESÙ

(William Congdon, 1963, Buccinasco, The William G. Congdon Foundation)

«[…] Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato». (Lc. 4,1-13)

Che fine hanno fatto i demoni? Ormai l’arte evita di mostrarli in carne e ossa, ritenendoli più seducenti che repellenti, più ridicoli che spaventosi. A fare veramente paura, oggi, è il nemico senza volto. Così quest’opera, pur continuando a raffigurare il corpo di Gesù tentato, risolve le tentazioni con una forte zona d’ombra: una sorta di buco nero che, passando da vari toni di grigio al buio fitto, assorbe la luce. Quasi a voler risucchiare Gesù in un baratro.

Che cosa ha intuito, l’artista, delle tentazioni? Che tentano di distogliere Gesù dalla luce del Padre, di scollegarlo da lui. Non a caso il diavolo è “colui che divide”: prima, allontanando Gesù dal cibo della Parola; poi, abbagliandolo con l’onnipotenza, mentre il bello di Dio è d’essere onniamante; infine, abbassando il rapporto con Dio a una richiesta di favori.

Qui, però, le tre facce sono scomparse: non più veicolate da un tentatore astuto e colto, forse le tentazioni sono ora assimilate a virus e batteri. Nel buco nero, peraltro, qualcosa affiora: ali, maschere, fantasmi… Il fatto è che, perdendo un corpo, le tentazioni perdono anche la decifrabilità.

L’artista rende l’idea di quanto possano essere aggressive e forti, se, come un vento impetuoso, piegano il tentato (non riuscendo, tuttavia, ad abbatterlo). Altro punto a favore di Congdon è la capacità di tenere alto il senso del dramma, in un’epoca in cui il conflitto tra bene e male scade a siparietto comico (vedi le pubblicità con angioletti e diavoletti).

Senza nostalgia dei “vecchi” diavoli, resta il problema di come rappresentare le tentazioni per riconoscerle e vincerle a viso aperto. E resta un po’ di nostalgia dei “vecchi” angeli, che in molte opere antiche, anche sguainando spade, comunicavano come Gesù non fosse solo a lottare.

 

Anticipazione «Un film sulla ricerca di Gesù nel mondo. E Papa Francesco interpreterà se stesso»

È previsto nei primi mesi del 2016 in Italia l’inizio delle riprese del film Beyond the Sun, una storia di avventura per famiglie, in cui i bambini provenienti da culture diverse emulano gli apostoli alla ricerca di Gesù nel mondo che li circonda.

Il film, con la sceneggiatura di Graciela Rodriguez, sarà «edificante – spiega una nota stampa – ed è destinato ad impegnarsi spiritualmente e incoraggiare il pubblico di tutte le età a trasmettere le parole di Gesù, di comprenderle e indurre a vivere una vita migliore, facendo buone scelte e aiutando gli altri».

Andrea Iervolino e Monika Bacardi, co-fondatori di Ambi Pictures, finanzieranno e produrranno l’intero film. Co-produttori saranno la Rodriguez e Gabriel Leybu. I profitti di Beyond the Sun, annuncia sempre la nota stampa, saranno devoluti a due associazioni di beneficenza argentine – El Almendro e Los Hogares de Cristo – che «supportano il messaggio sociale e spirituale di papa Francesco».

La nota aggiunge che sarà consulente dell’opera monsignor Eduardo Garcia, e che l’idea del film sarebbe nata dallo stesso pontefice che avrebbe chiesto ai filmmaker di realizzare un film per i bambini che comunicasse il messaggio di Gesù. Secondo i produttori poi, che hanno allegato al comunicato alcune foto di un’udienza privata con lui, papa Francesco avrebbe dato la propria disponibilità a interpretare se stesso nel film. Eventualità, quest’ultima, che non ha trovato conferma dalle fonti vaticane interpellate da Avvenire.

ARTE: È un Cristo esigente, che fa e chiede scelte di campo

Aprendo il rotolo delle Scritture nella sinagoga di Nazareth Gesù guarda dritto negli occhi lo spettatore e sembra domandargli: «Tu, da che parte stai? Dentro o fuori?»

sinagoga

GESÙ NELLA SINAGOGA DI NAZARET

Floriano Ippoliti, 2009, Lezionario feriale della Chiesa cattolica italiana

«Secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. […] Gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”». (Lc 1,1-4; 4, 14-21)

 

Non in posa, poco elegante, quasi ruvido, un Gesù così – mentre srotola le Scritture – è arduo da trovare nell’arte. Ma è proprio quest’apertura bimane a impressionare, rispetto a un rotolo o a un libro tenuti in una mano sola. È come lo spalancare: un gesto ampio, di spiegazione… fisica. A cui segue la spiegazione verbale, quando Gesù rende semplice Isaia attualizzandolo. Cioè annunciando che le parole del profeta si riferiscono a lui.

Aveva confidenza, Gesù, con i testi sacri, se entrava in sinagoga «secondo il suo solito». E doveva averli letti e masticati a lungo, se persino da risorto, con i discepoli di Emmaus, non perderà la bella abitudine di dare significato alle Scritture.

Le amava a tal punto da presentare il proprio programma con i quattro verbi di Isaia: «portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di grazia del Signore». Parole scomode che, facendo felice chi è povero, prigioniero, cieco e oppresso, dovrebbero inquietare chi non lo è. Per questo Gesù guarda dritto negli occhi lo spettatore e sembra domandargli: «Tu, da che parte stai? Dentro o fuori?»… Un’idea pure suggerita, alle spalle di Gesù, dall’architettura a semicerchio che chiude il semicerchio del rotolo.

È un Cristo esigente, che fa e chiede scelte di campo. Un Cristo sanguigno, come la matita usata dall’artista, e insieme dorato, perché in lui tutto si fa divino: cielo, vesti e parole.

 

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