“Amoris Laetitia” mette in luce la bellezza della famiglia

L’Esortazione post sinodale di Papa Francesco “Amore Laetitia” mette in luce la bellezza della famiglia e le fa riscoprire il suo grande valore. Ne è convinta Anna Friso appartenente al Movimento Famiglie Nuove del Movimento dei Focolari e, insieme al marito Alberto, membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

R. – Anche in noi c’era molta attesa, perché ci aspettavamo veramente un pronunciamento sulla famiglia e sulle sue ferite. Allora, la nostra sorpresa è stata quando abbiamo sentito che c’era tutto un approfondimento sull’amore: sull’amore coniugale, sull’amore familiare. Perché per promuovere la famiglia, per dare alla famiglia la sua dignità, c’è bisogno di raccontarla e di spiegare anche a lei stessa – alla famiglia – quanto sia importante vivere l’amore, quell’amore che ne è il fondamento costitutivo. Noi, fra l’altro, abbiamo un’esperienza lunghissima di famiglia – festeggiamo quest’anno i nostri “primi” 50 anni di matrimonio – e sappiamo quanto valore abbia l’amore nella famiglia, che non è guidato da nessun altro interesse che non il bene dell’altro, che non la felicità dell’altro. E allora, in questa dimensione trovano spazio tutte le componenti dell’amore: a livello psicologico, a livello sentimentale, ma anche erotico. Questa è una specificità dell’amore coniugale che va ricordata e che non dovrà essere considerata più quel male accettato, ma un bene: quel regalo meraviglioso – come ha detto il Papa – che è dato agli sposi in corredo al loro “sì” per sempre.

D. – Ci sono poi nel documento i capitoli in cui si affrontano le situazioni di difficoltà, le ferite della famiglia. Emergono parole come “misericordia”, “discernimento”, “integrazione”. Vi aspettavate qualcosa di diverso?

R. – Mi sembra che sia stata fatta veramente la scelta giusta: dare spazio a tutti. La misericordia è il lasciapassare, cioè, è la porta spalancata per tutti, proprio nella soggettività di ciascuno. Non dimentichiamoci che in ogni storia di separazione, in ogni storia di un amore che finisce, di un sogno che si infrange, c’è sempre tanto dolore. Quindi, intanto, il dolore ha un’azione purificatrice molto grande e poi, in ogni scelta successiva, c’è pure la difficoltà di mettersi ancora in gioco. Io credo che con questa apertura possiamo veramente accogliere e sentirci accolti dalla Chiesa madre, ma soprattutto da Dio, che non smette di amare ciascuno di noi nel suo modo, che è quello infinito, quello che apre a tutti.

D. – Diciamo quindi che la Dottrina della Chiesa in questi casi, nel caso dei divorziati,  non cambia. Eppure cambia molto lo sguardo, l’atteggiamento; la pastorale cambierà…

R. – La Dottrina, infatti, l’abbiamo ritrovata intatta e questo è molto importante per noi, perché abbiamo un fondamento che conferma una vita e che ci aiuta a porgere a tutti una verità che non può tramontare: la bellezza della famiglia stabile, che si riedifica ogni giorno con l’amore, in vista di una indissolubilità che gli è congeniale, proprio perché l’amore – l’amore coniugale, l’amore umano – ha questo dna. Però, appunto, nel gestire – diciamo così – le varie situazioni, ci sembra che sia stata usata veramente la chiave giusta, per trovare per ciascuno la strada di una riconciliazione con la grazia di Dio, che si manifesta in tanti modi.

Radio Vaticana

Amoris Laetitia. Papa: misericordia e integrazione per tutte le famiglie

Misericordia e integrazione: questo il nucleo dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia – La gioia dell’amore”, siglata da Papa Francesco il 19 marzo e diffusa oggi. Suddiviso in nove capitoli, il documento è dedicato all’amore nella famiglia. In particolare, il Pontefice sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna, ma guarda anche, con realismo, alle fragilità che vivono alcune persone, come i divorziati risposati, ed incoraggia i pastori al discernimento. In un chirografo che accompagna l’Esortazione inviata ai Vescovi, il Papa sottolinea che “Amoris Laetitia” è “per il bene di il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane” ed invoca la protezione della Santa Famiglia di Nazareth. L’Esortazione raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, svoltisi nel 2014 e nel 2015. Il servizio di Isabella Piro di Radio Vaticana.

Cap. 1 La Parola di Dio in famiglia e il dramma dei profughi
Misericordia e integrazione: Amoris Laetitia ruota attorno a questi due assi che ne rappresentano l’architrave. Il Papa ricorda che “l’unità di dottrina e di prassi” è ferma e necessaria alla Chiesa, ma sottolinea anche che, in base alle culture, alle tradizioni, alle sfide dei singoli Paesi, alcuni aspetti della dottrina possono essere interpretati “in diversi modi”. Il primo capitolo del documento, dedicato alla Parola di Dio, ribadisce la bellezza della coppia formata da uomo e donna, “creati ad immagine e somiglianza di Dio”; richiama l’importanza del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia, definita non come ideale astratto, ma “compito artigianale”. Ma non vengono dimenticati alcuni drammi, tra cui la disoccupazione, e “le tante famiglie di profughi rifiutati ed inermi” che vivono “una quotidianità fatta di fatiche e di incubi”.

Cap. 2 La realtà e le sfide della famiglia. La grande prova delle persecuzioni
Poi, lo sguardo del Papa si allarga sulla realtà odierna, e insieme al Sinodo, tenendo “i piedi per terra”, ricorda le tante sfide delle famiglie oggi: individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista che – scrive Francesco – “la Chiesa rigetta con tutte le sue forze”; emergenza abitativa; pornografia; abusi sui minori, “ancora più scandalosi” quando avvengono in famiglia, a scuola e nelle istituzioni cristiane. Francesco cita anche le migrazioni, la “grande prova” della persecuzione dei cristiani e delle minoranze soprattutto in Medio Oriente; la “decostruzione giuridica della famiglia” che mira ad “equiparare semplicisticamente al matrimonio” le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso. Cosa impossibile, scrive il Papa, perché “nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita assicura il futuro della società”.

Ideologia gender è  “inquietante”
Francesco ricorda poi “il codardo degrado” della violenza sulle donne, la strumentalizzazione del corpo femminile, la pratica dell’utero in affitto, e definisce “inquietante” che alcune ideologie, come quella del “gender” cerchino di imporre “un pensiero unico” anche nell’educazione dei bambini. Davanti a tutto questo, però – è il monito del Papa – i cristiani “non possono rinunciare” a proporre il matrimonio “per essere alla moda” o per un complesso di inferiorità. Al contrario, lontani dalla “denuncia retorica” e dalle “trappole di lamenti auto-difensivi”, essi devono prospettare il sacramento matrimoniale secondo una pastorale “positiva, accogliente” che sappia “indicare strade di felicità”, restando vicina alle persone fragili.

Matrimonio non è un ideale astratto. Chiesa faccia salutare autocritica
Troppe volte, infatti – afferma il Papa con una “salutare autocritica” – il matrimonio cristiano è stato presentato puntando solo sul dovere della procreazione o su questioni dottrinali e bioetiche, finendo per sembrare “un peso”, un ideale astratto, piuttosto che “un cammino di crescita e di realizzazione”. Ma i cristiani – nota Francesco – sono chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”, così come faceva Gesù che proponeva un ideale esigente, ma restava anche vicino alle persone fragili.

Cap. 3 La vocazione della famiglia e l’inalienabile diritto alla vita
In quest’ottica, l’indissolubilità del matrimonio non va intesa come “un giogo”, e il sacramento non come “una ‘cosa’, un rito vuoto, una convenzione sociale”, bensì “un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi”. Quanto alle “situazioni difficili ed alle famiglie ferite”, il Papa sottolinea che i pastori, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere, perché “il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”. Se da una parte, dunque, bisogna “esprimere con chiarezza la dottrina”, dall’altra occorre evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni e della sofferenza dei singoli. Francesco ribadisce, poi, con forza, il “grande valore della vita umana” e “l’inalienabile diritto alla vita del nascituro”, sottolineando anche l’obbligo morale all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, il diritto alla morte naturale e il fermo rifiuto alla pena capitale.

Cap. 4 L’amore nel matrimonio è amore di amicizia
Ma qual è, allora, l’amore che si vive nel matrimonio? Francesco lo definisce “l’amore di amicizia”, ovvero quello che unisce l’esclusività indissolubile del sacramento alla ricerca del bene dell’altro, alla reciprocità, alla tenerezza tipiche di una grande amicizia. In questo senso, “l’amore di amicizia si chiama carità”, perché “ci apre gli occhi e ci permette di vedere, al di là di tutto, quanto vale un essere umano”. In quest’ottica, il Pontefice sottolinea anche l’importanza della vita sessuale tra i coniugi, “regalo meraviglioso”, “linguaggio interpersonale” che guarda “al valore sacro ed inviolabile dell’altro”. La dimensione erotica dell’amore coniugale, dunque, non potrà mai intendersi come “un male permesso o un peso da sopportare”, bensì come “un dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”. Per questo, Amoris Laetitia rifiuta “qualsiasi forma di sottomissione sessuale” e ribadisce, con Paolo VI, che “un atto coniugale imposto al coniuge…non è un vero atto d’amore”.

Cap. 5 L’amore diventa fecondo. Ogni figlio ha diritto a madre e padre
Soffermandosi, quindi, sulla generazione e l’accoglienza della vita all’interno della famiglia, il Papa sottolinea il valore dell’embrione “dall’istante in cui viene concepito”, perché “ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio”. Di qui, l’esortazione a non vedere nel figlio “un complemento o una soluzione per un’aspirazione personale”, bensì “un essere umano con un valore immenso”, del quale va rispettata la dignità, “la necessità ed il diritto naturale ad avere una madre ed un padre”, che insegnano “il valore della reciprocità e dell’incontro”.

La famiglia esca da se stessa per rendere ‘domestico’ il mondo
Al contempo, il Papa incoraggia le coppie che non possono avere figli e ricorda loro che la maternità “si esprime in diversi modi”, ad esempio nell’adozione. Di qui, il richiamo a facilitare la legislazione sulle procedure adottive e di affido, sempre nell’interesse del bambino e contrastando, con le dovute leggi, il traffico di minori. Quindi, Francesco sottolinea che ovunque c’è bisogno di “una robusta iniezione di spirito familiare”, ed incoraggia le famiglie ad uscire da se stesse, trasformandosi in “luogo di integrazione e punto di unione tra pubblico e privato”. Perché ogni famiglia – è il monito del Papa – è chiamata ad instaurare la cultura dell’incontro e a rendere ‘domestico’ il mondo. Per questo, il Papa lancia “un serio avvertimento”: chi si accosta all’Eucaristia senza lasciarsi spingere all’impegno verso i poveri ed i sofferenti, riceve questo sacramento “indegnamente”.

Cap. 6 Alcune prospettive pastorali. Accompagnare gli sposi da vicino
A metà dell’Amoris Laetitia, il Papa riprende, in modo sostanziale, i temi sinodali. Ad esempio richiama: la necessità di una formazione più adeguata per i presbiteri e gli operatori della pastorale familiare; il bisogno di guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, perché “imparare ad amare qualcuno non è una cosa che si improvvisa”; l’importanza di accompagnare gli sposi nei primi anni di matrimonio, affinché non si fermi la loro “danza con occhi meravigliati verso la speranza” e siano generosi nella comunicazione della vita, guardando al contempo ad una “pianificazione familiare giusta”, basata sui metodi naturali e sul consenso reciproco; la necessità di una pastorale familiare missionaria che segua le coppie da vicino e non sia solo una “fabbrica di corsi” per piccole élites.

Preoccupante l’aumento dei divorzi. I figli non siano ostaggi
Oggi, crisi di ogni genere minano la storia delle famiglie – dice il Papa – ma ogni crisi “nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore”. Di qui, l’incoraggiamento a perdonare e sentirsi perdonati per rafforzare l’amore familiare, e l’auspicio che la Chiesa sappia accompagnare tali situazione in modo “vicino e realistico”. Certo: nella nostra epoca esistono drammi come il divorzio “che è un male” – sottolinea l’Esortazione – e che cresce in modo “molto preoccupante”. Bisogna, allora, prevenire tali fenomeni, soprattutto tutelando i figli, affinché non ne diventino “ostaggi”. Senza dimenticare che, di fronte a violenze, sfruttamento e prepotenze, la separazione è inevitabile e “moralmente necessaria”.

Divorziati risposati non si sentano scomunicati
Quanto a separati, divorziati e divorziati risposati, l’Amoris Laetitia ribadisce quanto già espresso dai due Sinodi: occorre discernimento ed attenzione, soprattutto verso coloro che hanno subito ingiustamente la scelta del coniuge. Nello specifico, i divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi all’Eucaristia, “cibo che sostiene”, mentre i divorziati risposati non devono sentirsi scomunicati e vanno accompagnati con “grande rispetto”, perché prendersi cura di loro all’interno della comunità cristiana non significa indebolire l’indissolubilità del matrimonio, ma esprimere la carità.

Rispetto per omosessuali, ma nessuna analogia tra matrimonio e unione gay
L’Esortazione ricorda poi le “situazione complesse” come quelle dei matrimonio con disparità di culto, “luogo privilegiato di dialogo interreligioso”, purché nel rispetto della “libertà religiosa”. Riguardo alle famiglie con persone di tendenza omosessuale, si ribadisce la necessità di rispettare la loro dignità, senza marchi di “ingiusta discriminazione”. Al contempo, si sottolinea che “non esiste alcun fondamento” per assimilare o stabilire analogie “neppure remote” tra le unioni omosessuali ed il matrimonio secondo il disegno di Dio. E su questo punto, è “inaccettabile” che la Chiesa subisca “pressioni”. Particolarmente preziosa, poi, è la parte finale del capitolo, dedicata all’accompagnamento pastorale da offrire alle famiglie colpite dalla morte di un loro caro.

Cap. 7 Rafforzare l’educazione dei figli, diritto-dovere dei genitori
Ampio, poi, il capitolo dedicato all’educazione dei figli, “dovere gravissimo” e “diritto primario” dei genitori. Cinque i punti essenziali indicati dall’Esortazione: educazione non come controllo, ma come “promozione di libertà responsabili che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e intelligenza”. Educazione come insegnamento alla “capacità di attendere”, fattore “importantissimo” nel mondo attuale dominato dalla “velocità digitale” e dal vizio del “tutto e subito”. Educazione come incontro educativo tra genitori e figli, anche per evitare “l’autismo tecnologico” di molti minori scollegati dal mondo reale ed esposti alle manipolazioni egoistiche esterne.

Educazione sessuale sia educazione all’amore e al sano pudore
Il Papa dice, poi, sì all’educazione sessuale, da intendere come “educazione all’amore” da impartire “nel momento appropriato e nel modo adatto”, insegnando anche quel “sano pudore” che impedisce di trasformare le persone in puro oggetto. A tal proposito, Francesco critica l’espressione “sesso sicuro” che vira al negativo “la naturale finalità procreativa della sessualità” e sembra trasformare un eventuale figlio in “un nemico dal quale proteggersi”. Infine, la trasmissione della fede, perché la famiglia deve continuare ad essere il luogo in cui si insegna a coglierne le ragioni e la bellezza. I genitori siano, dunque, soggetti attivi della catechesi, non imponendo, ma proponendo l’esperienza spirituale alla libertà dei figli.

Cap. 8 Accompagnare, discernere e integrare le fragilità
Riprendendo, quindi, uno dei temi centrali del dibattito sinodale, il Papa si sofferma sulle famiglie che vivono situazioni di fragilità ed afferma, in primo luogo, che “non ci si deve aspettare dall’Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Pertanto, i pastori dovranno promuovere il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera e fedele tra uomo e donna; ma dovranno anche accogliere, accompagnare ed integrare con misericordia le fragilità di molti fedeli, perché la Chiesa deve essere come “un ospedale da campo”. “Non ci capiti di sbagliare strada – scrive Francesco – La strada della Chiesa è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”, quella che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la misericordia di Dio “a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero”, perché la logica del Vangelo dice che “nessuno può essere condannato per sempre”.

No a norma canonica generale, ma discernimento responsabile caso per caso
Integrare tutti, dunque – raccomanda l’Esortazione – anche i divorziati risposati che possono partecipare alla vita della comunità ad esempio attraverso impegni sociali o riunioni di preghiera. E riflettere su quali delle attuali esclusioni liturgiche e pastorali possano essere superate con “un adeguato discernimento”, affinché i divorziati risposati non si sentano “scomunicati”. “Non esistono semplici ricette – ribadisce il Papa – Si può soltanto incoraggiare ad un discernimento responsabile dei casi particolari, perché “il grado di responsabilità non è uguale per tutti”.

Eucaristia non è premio per i perfetti, ma alimento per i deboli
In due note a pie’ di pagina, poi, il Papa si sofferma sulla disciplina sacramentale per i divorziati risposati: nella prima nota afferma che il discernimento pastorale può riconoscere che, in una situazione particolare, “non c’è colpa grave” e che quindi “gli effetti di una norma non necessariamente devono essere gli stessi” di altri casi. Nella seconda nota, Francesco sottolinea che “in certi casi” l’aiuto della Chiesa per le situazioni difficili “potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti”, perché “il confessionale non deve essere una sala di tortura” e “l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un alimento per i deboli”.

Esame di coscienza per divorziati risposati. Leggi morali non sono pietre
Per i divorziati risposati, risulta comunque utile “fare un esame di coscienza” ed avere un colloquio con un sacerdote in foro interno, ovvero in confessione, per aiutare la formazione di “un giudizio corretto” sulla situazione. Essenziale, però – sottolinea il Pontefice – è la garanzia delle condizioni di “umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa”, per evitare “messaggi sbagliati”, come se la Chiesa sostenesse “una doppia morale” o i sacramenti fossero un privilegio da ottenere “in cambio di favori”. Perché è vero che “è meschino” considerare l’agire di una persona solo in base ad una norma ed è vero che le leggi morali non possono essere “pietre” lanciate contro la vita dei fedeli. Però la Chiesa non deve rinunciare “in nessun modo” a proporre l’ideale pieno del matrimonio. Anzi: oggi è più importante una pastorale del consolidamento, piuttosto che del fallimento, matrimoniale.

Chi pone condizioni alla misericordia di Dio annacqua il Vangelo
L’ideale evangelico, allora, non va sminuito, ma bisogna anche assumere “la logica della compassione verso le persone fragili”. Non giudicare, non condannare, non escludere nessuno, ma vivere di misericordia, “architrave della Chiesa” che non è dogana, ma casa paterna in cui ciascuno ha un posto con la sua vita faticosa. E questo, in fondo, è “il primato della carità” che non pone condizioni alla misericordia di Dio “annacquando il Vangelo”, che non giudica le famiglie ferite con superiorità, in base ad una “morale fredda da scrivania”, sedendo sulla cattedra di Mosè con cuore chiuso, ma si dispone a comprendere, perdonare, accompagnare, integrare.

Cap. 9 Spiritualità coniugale e familiare. Cristo illumina i giorni amari
Nell’ultimo capitolo, Amoris Laetitia invita a vivere la preghiera in famiglia, perché Cristo “unifica ed illumina” la vita familiare anche “nei giorni amari”, trasformando le difficoltà e le sofferenze in “offerta d’amore”. Per questo, il Papa esorta a non considerare la famiglia come “una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre”, bensì come uno sviluppo graduale della capacità di amare di ciascuno. “Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!” è l’invito conclusivo di Francesco che incoraggia le famiglie del mondo a non “perdere la speranza”.

«Gioia dell’amore»: esce l’8 aprile l’Esortazione apostolica sulla famiglia

Esce venerdì 8 aprile e si intitola Amoris laetitia, l’esortazione apostolica che il Papa ha scritto “sull’amore nella famiglia” a partire dai due sinodi, straordinario e ordinario, che si sono svolti in Vaticano nell’ottobre del 2014 e nell’ottobre del 2015.

A presentarla, in sala stampa vaticana, saranno il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del sinodo, il cardinale Cristoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, e una coppia di coniugi,
Francesco e Giuseppina Miano, che hanno preso parte a entrambi i
sinodi.

Il testo esce in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese.

Si tratta di un documento molto atteso – anche per la lunga e complessa gestazione – con cui papa Francesco farà il punto sulla pastorale del matrimonio e della famiglia alla luce del lungo cammino sinodale, avviato nell’ottobre 2013.

Un percorso che ha prodotto due documenti fondamentali – le due Relazioni finali 2014 e 2015 – ma anche una miriade di spunti molto interessanti, come le migliaia di risposte al doppio questionario giunte da tutte le diocesi del mondo. Pensare che il documento firmato da Francesco finirà per rappresentare un netto stacco contenutistico rispetto, soprattutto, alle due relazioni finali, significa dimenticare che è stato Francesco stesso a decidere le pubblicazioni dei due testi.

E, nello specifico, a chiedere che nei Lineamenta 2015 fosse inserito il testo uscito dall’assemblea ordinaria del 2014. Facile quindi prevedere che l’esortazione di Francesco nasca non solo in continuità con quanto emerso dalla riflessione biennale della Chiesa sulla famiglia, ma che finisca per rappresentare in qualche modo un terzo e definitivo passaggio, in cui gli approfondimenti che saranno presentati secondo la sensibilità e la libertà del Pontefice, risulteranno evidenti soprattutto alla luce di quanto discusso, pensato, concordato dalle due assemblee dei vescovi e infine reso noto dai testi sinodali.

Come per la relazione finale dell’ottobre 2015, le parole chiave che guideranno la riflessione di Francesco saranno misericordia, accoglienza, discernimento, integrazione e accompagnamento. E, se dovessimo proporre uno slogan, “unità dottrinale nella pluralità pastorale” potrebbe fotografare bene la sollecitudine del Pontefice, finalizzata a dare risposte efficaci alle domande, alle richieste, alle speranze e anche alle angosce delle famiglie di tutto il mondo. Comprese quelle più fragili, quelle ferite, quelle disgregate.

Non si tratta certo di attendersi dall’Esortazione risposte preconfezionate alle varie situazioni. Piuttosto occorre far riferimento a un nuovo atteggiamento di responsabilità comunitaria in cui ciascuno, insieme agli altri, è chiamato a un impegno di riconciliazione allargato, in coerenza con lo spirito dell’anno giubilare.

avvenire

Una veglia di preghiera mariana per riscoprire la bellezza della famiglia

Il dibattito sulle unioni civili fa crescere la mobilitazione popolare. E mentre si afficina la manifestazione nazionale in difesa della famiglia, promossa a Roma per il 30 gennaio, è stata organizzata anche unaveglia di preghiera mariana per la sera di martedì 26 gennaio.

“Abbiamo voluto lanciare questa idea di una veglia mariana dedicata alle donne e alle madri che sarà realizzata, presso laBasilica di Santa Maria Maggiore a Roma, martedì 26 gennaio, a partire dalle ore 20:45″, spiega ai microfoni della Radio Vaticana il presidente del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez.

“Il gesto – continua Martinez – verrà replicato contestualmente: ci sembra, infatti, molto bello che tutto il Paese stia in preghiera nei principali Santuari d’Italia, alla stessa ora, per riaffermare la bellezza della maternità, della paternità, la dignità della donna e dell’uomo. Sono tutti invitati a questa veglia mariana, in modo particolare le donne, le madri, e chiediamo proprio a loro di venire con un fiore per Maria, affinché sbocci nei nostri cuori la verità per il bene comune, per la vita, per la famiglia, così come fa Papa Francesco che porta sempre un fiore alla Madonna”.

La Veglia mariana dedicata alle donne e alle madri “Porta un fiore a Maria… e lascia sbocciare la verità!”, è stata promossa da alcune Associazioni e Movimenti ecclesiali italiani e in collaborazione con la Diocesi di Roma.

Dove in contemporanea
La Veglia si terrà in contemporanea presso:
Pontificia Basilica di Sant’Antonio di PADOVA
Santuario della Santa Casa di LORETO
Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola – ASSISI
Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di POMPEI
Santuario nazionale Maria Madre e Regina di Monte Grisa – TRIESTE
Santuario Madonna di San Luca – BOLOGNA
Santuario Madonna delle Grazie di Montenero – LIVORNO
Santuario del Volto Santo di MANOPPELLO (PE)
Santuario di San Pio da Pietrelcina in SAN GIOVANNI ROTONDO
Basilica Santuario Madonna delle Lacrime di SIRACUSA
Basilica Santuario Madonna di Monserrato VALLELONGA (VV)
Basilica di San Giovanni Battista FOGGIA
Basilica Santuario Sant’Antonio MESSINA
Santuario Maria SS. Annunziata GIUGLIANO IN CAMPANIA
Santuario Santa Maria Madre della Chiesa JADDICO – BRINDISI
Santuario Madonna della Grotta MODUGNO (BA)
Santuario Madonna della Grotta PRAIA A MARE
Santuario Maria SS. Annunziata TRAPANI

“Nei momenti in cui la confusione regna, le coscienze si fanno erronee e si assopiscono, l’unità di un popolo è attentata, i credenti ricorrono con fede alla preghiera – si legge in una nota del Rinnovamento -. La preghiera è la vita spirituale di un popolo: ci fa coscientizzare quanto accade sotto i nostri occhi e ci spinge a discernere il bene dal male. La preghiera compie sempre miracoli! Le donne e gli uomini della preghiera, nel tempo della crisi dell’umano, sono la più grande riserva di speranza e di difesa della vita, riconosciuta e custodita come dono d’amore. Nella preghiera è il segreto del vero umanesimo, che non esclude Dio dalla storia, che non sfida la creazione, le creature, il Creatore. Chi prega ha il coraggio di rischiare con il cuore puro e sconfigge la paura, l’indifferenza, l’individualismo. Chi prega ha sempre voglia di impegnarsi!”

E conclude: “Guardando a Maria, Madre di tutti i credenti, chiediamo al Signore che ridesti nel nostro Paese lo stupore per la bellezza della maternità e della paternità, della dignità della donna e dell’uomo e del loro amore sponsale e generativo in una famiglia“.

avvenire

 

Famiglia, un capitale che va comunicato

e.famiglia

Il dibattito in corso sulla famiglia rivela quanto ci sia bisogno innanzitutto di comunicarla (anche se, si dirà, sembra un assurdo: la famiglia si vive, non si comunica…). Il fatto è che mai come oggi la famiglia è concettualizzata, politicizzata, snaturata. Viene presentata come un modello astratto da difendere o attaccare, «come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro – dice il Papa – invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato».

Chi una volta ‘metteva su famiglia’ tende a non farlo più, per motivi non solo economici ma anche culturali; e al contrario chi non la poteva o non la voleva creare adesso la esige, magari in forme diverse. Risultato? Che la nozione di famiglia – intesa come realtà che si sviluppa a partire dall’alleanza feconda tra un uomo e una donna – si sfalda. E ci rimettiamo tutti quanti. Allora sì che c’è bisogno di comunicarla: per mostrare questo ‘capitale sociale’ che è ancora e prima di tutto una grande risorsa, non solo un problema, o un’istituzione in crisi. Perché sia di nuovo appetibile, attraente e quindi preservata e sostenuta per la sua convenienza universale.

E perché si capisca cosa rischiamo di perdere se non la sosteniamo adeguatamente o se, modificandone la definizione, la svuotiamo di significato. Ma come mostrare il bene che la famiglia con queste caratteristiche rappresenta, e farlo a una società che, in nome dell’etica dell’autonomia, sembra percepire come imposto – quindi rifiutandolo – qualunque modello? Conviene prendere atto che reclamare, o restare sulla difensiva, tende a far passare chi crede nella famiglia per corporativo, quando invece si tratta di promuovere un bene comune, e che è preferibile essere umili (perché «non esiste la famiglia perfetta», come ha ricordato papa Francesco), inclusivi (perché, ci ha ricordato il segretario della Cei, il vescovo Galantino, «è una vicenda che deve interessare tutti»), e capaci di parlare sia alla testa che al cuore delle persone.

Alla testa, con un approccio pragmatico, mostrando il contributo concreto che dà la famiglia: è rifugio dalla povertà, risparmio per la collettività (in quanto ‘prima scuola’ e ‘ospedale più vicino’), educa alla diversità (perché basata sulla complementarietà), è garanzia di parità (giacché la differenza uomo-donna è per la comunione); e protegge l’individuo dai centri di potere e naturalmente, essendo generativa, assicura il futuro di ogni società e di ogni Paese.

Bisogna poi saper parlare anche al cuore, con un approccio emotivo che risvegli il desiderio di famiglia: come ha detto Francesco, è la famiglia che non lascia gli individui isolati «in un mondo globalizzato dove c’è sempre meno il calore della casa», e che risponde a quel sogno di amore autentico e di donazione totale proprio di ogni essere umano («anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza questo disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore fecondo, fedele e perpetuo»). Superiamo allora il conflitto (interno ed esterno) partendo da quello che ci unisce e che tocca cattolici e non, adottando quello sguardo d’insieme che ci insegna il Papa: dire che oggi il problema è solo economico, o solo antropologico, vuol dire contrapporre due verità che convivono.

Perché non aiutare la famiglia con adeguate politiche fiscali, o stravolgerne la nozione per allargarla a nuove forme di unioni (se tutto diventa ‘famiglia’, più niente è famiglia), equivale a idebolirla e distruggerla. Con un danno grave che riguarderà tutti.

Avvenire

Santo del Giorno 27 Dicembre

Da Nazaret il modello: seguire il progetto di Dio
La famiglia è il terreno fertile dove cresce la santità: che sia un giardino sereno o un groviglio di relazioni complesse, essa rimane il punto di riferimento per ogni essere umano. A Nazaret, non senza un percorso accidentato e reso difficile da numerosi ostacoli, la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe riuscì a realizzare il progetto che Dio ha per ogni essere umano. Ed è nell’icona della Santa Famiglia che si coglie il senso più autentico del matrimonio come sacramento, cioè come segno efficace della presenza del Signore nella storia. In quella “santa imperfezione” del piccolo nucleo domestico nazareno ritroviamo la speranza di poter costruire un mondo migliore nonostante i nostri errori. Perché ciò che rende davvero tale una famiglia è la capacità di affidarsi all’amore misericordioso che tutto abbraccia.
Altri santi. San Giovanni, apostolo ed evangelista (I sec.); beato Alfredo Parte, martire (1899-1936).
Letture. 1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1 Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52.
Ambrosiano. 1Gv 1,1-10; Sal 96; Rm 10,8c-15; Gv 21,19c-24.