Brasile, messaggio del Papa per la celebrazione mariana “Círio de Nazaré”

Ricorre il prossimo 11 ottobre nella diocesi brasiliana di Belém la celebrazione mariana “Círio de Nazaré”. Per l’occasione, Papa Francesco invia un messaggio all’arcivescovo invitando a pregare la Vergine Maria per tutte le famiglie nella sofferenza a causa dell’attuale pandemia. E’ necessario, esorta, guardare a Maria che non si è mai fermata di fronte alle difficoltà

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Alzare lo sguardo su Maria affinché interceda per porre fine alla pandemia da coronavirus: questo il cuore del messaggio che Papa Francesco ha inviato all’arcidiocesi di Belém, in Brasile, in vista della celebrazione mariana del “Círio de Nazaré”. L’evento, in programma per l’11 di ottobre, solitamente prevede una processione con un grande cero, appunto il círio; quest’anno, però, a causa dell’emergenza sanitaria, la celebrazione sarà ridimensionata.

La preghiera a Maria perchè finisca questa prova

Nel suo messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, il Pontefice invita dunque i fedeli a rivolgersi alla Madre di Dio, soprattutto “in questo anno segnato da numerose sfide e tribolazioni” e “in mezzo a questa pandemia che tanto affligge e disturba”, per chiederLe di “intercedere presso suo Figlio affinché questa dura prova finisca e tutte le famiglie immerse nella sofferenza possano trovare consolazione e pace”. Inoltre, sull’esempio della Vergine Maria “che non si è mai fermata di fronte alle difficoltà”, Papa Francesco esorta tutti i battezzati a “non lasciar spegnere l’ardore missionario” perché per “chi vive nell’amicizia di Gesù e si indentifica nel suo messaggio”, “è inevitabile parlare di Lui e portare agli altri la Sua proposta di vita nuova”.

La festa nei cuori e nelle famiglie

Giunto alla 228.ma edizione, il “Círio de Nazaré” ha per tema, quest’anno, “Ave Maria, piena di grazia”. Il programma non prevede la tradizionale processione, ma – come si legge sul sito web dei vescovi brasiliani – la festa “sarà comunque grande nei cuori e nelle case di centinaia di migliaia di devoti sparsi in tutto il mondo”. “Sarà un ‘Círio’ diverso – aggiunge l’arcivescovo metropolita di Belém, monsignor Alberto Taveira Corrêa – ma noi cattolici abbiamo un compito, una missione: dare a tutti l’esempio di essere in grado di abbracciare le croci e le difficoltà che incontriamo” nella vita. Nel corso della giornata dell’11 ottobre, sono previste comunque diverse celebrazioni eucaristiche solenni che saranno trasmesse in diretta su numerosi mass-media per permettere la partecipazione, seppur a distanza, dei fedeli.

Beata Vergine Maria della Mercede, opera di Domenico Ghirlandaio

Brasile. Il grido degli esclusi: “Basta miseria, pregiudizio e repressione”

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“Basta con la miseria, il pregiudizio e la repressione. Vogliamo lavoro, terra, casa ed essere coinvolti”. E’ lo slogan della 26esima edizione del “Grido degli esclusi”, in corso oggi in Brasile, che quest’anno dovrà fare i conti con le restrizioni dovute alla pandemia. Ma le manifestazioni si stanno comunque tenendo grazie all’ausilio delle piattaforme digitali. Due le novità: “Il D Day del grido” che si terrà il 7 di ogni mese (al di là della data canonica fissata il 7 settembre, giorno dell’indipendenza del Brasile) e gli eventi on line per evitare gli assembramenti.

Panno nero su porte e finestre

“Il tam tam è partito in tutto il paese attraverso la rete. Diverse le iniziative che proporremo. Cominceremo con il mettere un panno nero sulle porte e le finestre delle nostre case unitamente a manifesti di protesta. Non viene certo meno la strada, ma solo in ambienti selezionati e nel pieno rispetto delle regole vigenti in materia di tutela sanitaria” spiega Rosilene Wansetto, del Coordinamento del Grido degli Esclusi e del Pellegrinaggio dei lavoratori.

La messa ad Aparecida

Il Santuario Nazionale di Aparecida ospita la messa e l’evento è trasmesso dalla Tv locale e da altre emittenti cattoliche. L’arcivescovo, monsignor Orlando Brandes ha fatto sapere che si pregherà “per il rispetto della dignità umana”. Secondo il presule “ll popolo che lavora è quello che produce ricchezza. Per questo è fondamentale che, insieme, costruiamo un mondo giusto in grado di garantire una buona qualità di vita per tutti”.

L’ausilio della rete

Per quel che riguarda gli eventi in rete, il Consiglio Nazionale dei Laici (CNLB) ha previsto un incontro sulla sua pagina Facebook. Anche nelle diverse diocesi del paese sono in corso incontri virtuali. A Macapá, capitale dello Stato dell’Amapá, per esempio, al posto della tradizionale passeggiata degli anni precedenti, andrà in onda una diretta delle manifestazioni culturali dei gruppi coinvolti nel Grido. Inoltre girerà una automobile lungo le strade della città che, supportata da un impianto di amplificazione, spiegherà il tema scelto per l’edizione 2020.

Raccolta firme contro la riduzione delle spese sanitarie

Organizzazioni della società civile, movimenti, enti di diversa provenienza, attivisti e persino parlamentari si uniranno al Grido attraverso i social network per supportare la campagna. Sempre oggi si portrà aderire alla raccolta firme per protestare contro la riduzione delle risorse da destinare alla sanità pubblica. Il Consiglio Nazionale della Sanità (CNS), preoccupato per le condizioni in cui versa il Sistema Sanitario Unico (SUS) a causa della pandemia, ha lanciato una petizione contro la riduzione delle risorse da destinare alla salute. L’idea è quella di raggiungere centomila adesioni da presentare al Congresso nazionale il 9 settembre. Il “Grido degli esclusi” è stato realizzato per la prima volta nel 1995, nell’ambito della “Campagna della fraternità”. Nel 1996, nella sua seconda edizione, è stato inserito nella programmazione pastorale della CNBB (Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile) a livello nazionale

Coronavirus Covid-19: Brasile, messa sotto il Cristo Redentore a Rio de Janeiro, mentre sono stati superati i 100mila morti e i 3 milioni di contagiati nel Paese

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L’arcivescovo di Rio de Janeiro, il card. Orani Tempesta, ha celebrato ieri due messe sotto la grande statua del Redentore, simbolo della metropoli, in uno scenario di grande suggestione, pregando per tutte le vittime del Covid-19 nel Paese – che proprio nel fine settimana hanno superato la cifra di 100mila, con oltre 3 milioni di contagiati – e per le loro famiglie. La prima celebrazione è stata trasmessa dal network televisivo Globo, la seconda sul sito della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e sui principali media cattolici.
La celebrazione è stata promossa dall’arcidiocesi di Rio, dalla Cnbb e da Caritas Brasile, con il sostegno di “Verificado”, progetto delle Nazioni Unite contro le fake news. Programmato nel mese scorso, l’evento era stato rinviato per il maltempo. Il card. Tempesta ha ricordato le vittime del Covid-19 e ha richiamato alla responsabilità che ciascuno ha in relazione alla pandemia: “Sebbene abbiamo migliaia di persone decedute e milioni di persone infette, preghiamo in modo speciale per ogni vita, sapendo che ognuna ha una storia. Anche se abbiamo raggiunto i 100mila morti in Brasile e 3 milioni di persone contagiate, vogliamo davvero esprimere la speranza e la fiducia che ognuno è importante. E che ognuno di noi, nel nostro Paese e nel mondo, ha la responsabilità delle sue azioni e dei suoi atteggiamenti”.
Alla fine della celebrazione è stato trasmesso un video con una poesia del cardinale, poeta e teologo portoghese José Tolentino Mendonça, letta e interpretata dall’attore Tony Ramos.

La storia. In Amazzonia, dove la pandemia uccide in silenzio

Msf in prima linea nelle zone più colpite dello Stato brasiliano dell’Amazonas. Allarme per i popoli indigeni di cui questa domenica si celebra la giornata Onu
In Amazzonia, dove la pandemia uccide in silenzio

Msf

«Siamo arrivati tardi». Appena giunto nello Stato brasiliano dell’Amazonas in aprile, il team di Medici senza frontiere (Msf) ha capito che la pandemia era già fuori controllo. Al cronico abbandono dei servizi sanitari nelle regioni amazzoniche, negli ultimi anni, si è sommata una politica di ulteriori tagli che hao ridotto il sistema ai minimi termini. Se l’ospedale 28 Agosto di Manaus – principale metropoli dell’Amazzonia –, è andato subito al collasso, spingendo Msf ad intervenire, a vivere lo scenario più drammatico sono le comunità nell’interno della regione. Come Tefé a due o tre giorni di navigazione da Manaus, dove le uniche cure èer i 60mila abitanti arrivano via barca. E dove Msf ha deciso di operare, in modo da raggiungere anche le minuscole comunità sparse sulle rive del fiume.

Secondo le ultime rilevazioni della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), nei nove Paesi amazzonici, i contagiati sono ormai oltre 793mila, per un bilancio totale di quasi 22mila morti. Dei contagiati oltre 34mila sono indigeni, di 212 popoli differenti, mentre le vittime sono oltre 1.250.

numeri, oltre ad essere sottostimati, non rivelano il fortissimo trauma nella cultura india per questo nuovo virus che sta facendo scomparire la generazione degli anziani, pilastro delle comunità. I nativi non si stancano di chiedere ai governi interventi concreti. Finora, però, a parte missionari, associazioni e Ong, il loro grido d’aiuto è rimasto inascoltato.

«Spesso sentiamo dire che la pandemia nell’Amazonas è ormai sotto controllo e si tratta solo di attendere il formarsi dell’immunità di gregge. E’ un’assurdità. I sistemi sanitari sono al collasso e se non si interverrà il contagio continuerà ad espandersi», spiega Antonio Flores, coordinatore del team di Msf nella regione. E sottolinea: «I numeri nello Stato sembrano calare ma senza informazioni su quanto accade nelle comunità più interne temiamo che la malattia continui ad uccidere in silenzio». Per i nativi dell’Amazzonia, dunque, questa domenica, in cui ricorre la giornata Onu dedicata ai popoli indigeni, non può essere una festa.

Avvenire

Questa lettera è una durissima denuncia del governo del Brasile e del suo presidente per la situazione nella quale con la loro incapacità, manipolazione e inadeguatezza, hanno ridotto il paese

di: Vescovi brasiliani

 A soffrire maggiormente sono i più poveri, gli indigeni, gli emarginati, che non vedono davanti a sé nessuna speranza di cambiamento. E sono anche i più duramente colpiti dalla pandemia del coronavirus e le vittime più esposte alla crisi economica in cui versa il paese.
La lettera è firmata da 152 vescovi del Brasile, tra cui l’arcivescovo emerito di San Paolo, Dom Claudio Hummes, dall’emerito vescovo di Blumenau, Dom Angélico Sandalo Bernardino, e il vescovo di São Gabriel da Cachoeira (AM), Dom Edson Taschetto Damian, dall’arcivescovo di Belém (PA), Dom Alberto Taveira Corrêa, dal vescovo emerito di Xingu (PA), Dom Erwin Kräutler, dal vescovo ausiliare di Belo Horizonte (MG), Dom Joaquim Giovani Mol, e dall’arcivescovo di Manaus (AM) e dall’ex segretario generale della CNBB, Dom Leonardo Ulrich Steiner.

Siamo vescovi della Chiesa cattolica, di varie regioni del Brasile, in profonda comunione con papa Francesco e il suo magistero e in piena comunione con la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile che, nell’esercizio della sua missione evangelizzatrice, si pone sempre in difesa dei piccoli, della giustizia e della pace.

Scriviamo questa Lettera al Popolo di Dio interpellati dalla gravità del momento che viviamo, sensibili al Vangelo e alla Dottrina sociale della Chiesa, come un servizio a tutti coloro che desiderano vedere superata questa fase di tante incertezze e di tanta sofferenza della gente.

Evangelizzare è la missione propria della Chiesa ereditata da Gesù. Essa è consapevole che «evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio» (Evangelii gaudium, 176). Siamo consapevoli che «la proposta del Vangelo non consiste solo in una relazione personale con Dio».

Neppure la nostra risposta d’amore dovrebbe intendersi come una mera somma di piccoli gesti personali nei confronti di qualche individuo bisognoso […], una serie di azioni tendenti solo a tranquillizzare la propria coscienza. La proposta è il Regno di Dio […] (Lc 4,43 e Mt 6,33)» (EG,180). Deriva da qui la comprensione che il Regno di Dio è un dono, un impegno e un obiettivo.

È in questo orizzonte che guardiamo all’attuale realtà del Brasile. Non abbiamo interessi politico-partitari, economici, ideologici o di qualsiasi altra natura. Il nostro unico interesse è il Regno di Dio, presente nella nostra storia, nella misura in cui avanziamo nella costruzione di una società strutturalmente giusta, fraterna e solidale, come una civiltà dell’amore.

lettera vescovi

Una pericolosa impasse

Il Brasile attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia, paragonabile a una “tempesta perfetta” che, dolorosamente, deve essere attraversata. La causa di questa tempesta è la combinazione tra una crisi sanitaria senza precedenti, un crollo sconvolgente dell’economia e la tensione che si abbatte sui fondamenti della Repubblica, dovuta in gran parte al presidente della Repubblica e ad altri settori della società, che si traduce in una profonda crisi politica e di governance.

Questo scenario di pericolose impasses che mettono alla prova il nostro paese richiede alle sue istituzioni, ai leader e alle organizzazioni civili molto più dialogo che non discorsi ideologici chiusi. Siamo chiamati a presentare proposte e patti oggettivi, al fine di superare le grandi sfide, a favore della vita, in particolare dei segmenti più vulnerabili ed esclusi, in questa società strutturalmente disuguale, ingiusta e violenta. Questa realtà non tollera indifferenza.

È dovere di coloro che si pongono a difesa della vita prendere posizione, chiaramente, in questo scenario. Le scelte politiche che ci hanno portato fin qui e la narrativa compiacente di fronte ai soprusi del governo federale, non giustificano l’inerzia e l’omissione nella lotta contro le piaghe che hanno colpito il popolo brasiliano.

Piaghe che si abbattono anche sulla Casa Comune, costantemente minacciata dall’azione senza scrupoli di deforestatori, cercatori d’oro, minatori, latifondisti e altri propugnatori di uno sviluppo che disprezza i diritti umani e quelli della madre terra. «Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo che è malato. Le ferite provocate alla nostra madre terra sanguinano anche a noi» (Papa Francesco, Lettera al Presidente della Colombia in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, 06/05/2020).

Tutti, persone e istituzioni, saremo giudicati per le azioni od omissioni in questo momento molto serio e ricco di provocazioni. Assistiamo sistematicamente a discorsi anti-scientifici, che cercano di naturalizzare o normalizzare il flagello dei morti di Covid-19, considerandolo come il risultato del caso o del castigo divino, al caos socioeconomico che si prospetta, con la disoccupazione e la carestia che si proiettano sui prossimi mesi e a gruppi politici che mirano a mantenere il potere ad ogni costo.

Questo discorso non si basa sui principi etici e morali, né tollera di essere confrontato con la Tradizione e la Dottrina sociale della Chiesa, nella sequela di Colui che è venuto «affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

Un governo incapace

Analizzando lo scenario politico, in maniera spassionata, vediamo chiaramente l’incapacità e l’inabilità del governo federale di affrontare queste crisi. Le riforme del lavoro e della previdenza sociale, prese per migliorare la vita dei più poveri, si sono rivelate delle insidie che hanno reso ancora più precaria la vita della gente.

lettera vescovi

È vero che il Brasile ha bisogno di misure e di riforme serie, ma non come quelle che sono state fatte, i cui risultati hanno peggiorato la vita dei poveri, degli indifesi vulnerabili, hanno liberalizzato l’uso dei pesticidi precedentemente vietato, allentato il controllo della deforestazione e, pertanto, non hanno favorito il bene comune e la pace sociale. È insostenibile un’economia che insiste sul neoliberismo, che favorisce il monopolio di piccoli gruppi potenti a spese della stragrande maggioranza della popolazione.

L’attuale sistema governativo non pone al centro la persona umana e il bene di tutti, ma la difesa intransigente degli interessi di un’«economia che uccide» (EG 53), centrata sul mercato e sul lucro a qualsiasi costo. In questo modo, conviviamo con l’incapacità e l’incompetenza del governo federale nel coordinare le sue azioni, aggravate dal fatto che si oppone alla scienza, agli stati e ai comuni, ai poteri della Repubblica; per avvicinarsi al totalitarismo e usare espedienti riprovevoli, come il sostegno e l’incoraggiamento di atti contro la democrazia, la flessibilità delle leggi sulla circolazione e l’uso delle armi da fuoco da parte della popolazione, e delle leggi del codice della strada e il ricorso alla pratica di azioni di comunicazione sospette come notizie false, che mobilitano una massa di seguaci radicali.

Anche il disprezzo per l’istruzione, la cultura, la salute e la diplomazia ci spaventa. Questo disprezzo è visibile nelle manifestazioni di rabbia per l’educazione pubblica; nell’appello a idee oscurantiste; nella scelta dell’educazione come nemica; nei successivi e grossolani errori nella scelta dei ministri dell’educazione e dell’ambiente e del segretario alla cultura; nell’ignoranza e nel disprezzo dei processi pedagogici e di importanti pensatori del Brasile; con l’avversione verso la coscienza critica e la libertà di pensiero e di stampa; nella squalifica delle relazioni diplomatiche con diversi paesi; nell’indifferenza per il fatto che il Brasile occupa uno dei primi posti nel numero di contagiati e morti per la pandemia, senza nemmeno avere un ministro titolare del Ministero della Salute; nella inutile tensione con gli altri enti della Repubblica nel coordinare la lotta alla pandemia; nella mancanza di sensibilità verso i familiari delle persone uccise dal nuovo coronavirus e per gli operatori sanitari, che si ammalano negli sforzi di salvare delle vite.

Sul fronte economico, il ministro dell’economia disprezza i piccoli imprenditori, responsabili della maggior parte dei posti di lavoro nel paese, privilegiando solo grandi gruppi economici, concentratori di reddito e i gruppi finanziari che non producono nulla. La recessione che ci minaccia può provocare un numero di disoccupati superiore ai 20 milioni di brasiliani.

C’è una brutale discontinuità nella destinazione delle risorse per le politiche pubbliche nel campo dell’alimentazione, dell’istruzione, delle abitazioni, della produzione di reddito.

Chiudendo gli occhi sugli appelli di organismi nazionali e internazionali, il governo federale dimostra omissione, apatia e rifiuto dei più poveri e vulnerabili della società, chiunque siano: le comunità indigene, quilombole, rivierasche, le popolazioni delle periferie urbane, delle case popolari e le persone che vivono a migliaia per strada in tutto il Brasile.

Questi sono i più duramente colpiti dalla nuova pandemia di coronavirus e, purtroppo, non intravedono alcuna misura efficace che li induca a sperare di superare le crisi sanitarie ed economiche loro crudelmente imposte.

Il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa, nel Piano di emergenza per far fronte al Covid-19, approvato nella legislatura federale, con la scusa che non vi erano previsioni di bilancio, tra gli altri punti ha vietato l’accesso all’acqua potabile, il materiale igienico, l’offerta di letti ospedalieri e di terapia intensiva, ventilatori e macchine per l’ossigenazione del sangue, nei territori indigeni, quilomboli e comunità tradizionali (cf. Presidenza CNBB, Lettera aperta al Congresso Nazionale, 13/07/2020).

Manipolata anche la religione

Perfino la religione è usata per manipolare sentimenti e credenze, provocare divisioni, diffondere l’odio, creare tensioni tra le Chiese e i loro leader. Va sottolineato quanto sia dannosa qualsiasi associazione tra religione e potere nello stato laico, in particolare l’associazione tra gruppi religiosi fondamentalisti e il mantenimento del potere autoritario. Come non essere indignati per l’uso del nome di Dio e della sua santa Parola, mescolati con discorsi e atteggiamenti pregiudiziali, che incitano all’odio, anziché predicare l’amore, per legittimare pratiche incompatibili con il Regno di Dio e la sua giustizia?

politica religione

Il momento è quello dell’unità nel rispetto della pluralità! Per questo motivo, proponiamo un ampio dialogo nazionale che coinvolga umanisti, persone impegnate nella democrazia, movimenti sociali, uomini e donne di buona volontà, in modo da ripristinare il rispetto della Costituzione federale e lo Stato democratico di diritto, con l’etica in politica, la trasparenza delle informazioni e delle spese pubbliche, un’economia che mira al bene comune, con la giustizia socio-ambientale, con «terra, tetto e lavoro», con la gioia e protezione della famiglia, con un’istruzione e una salute integrali e di qualità per tutti.

Siamo impegnati nel recente Patto per la vita e per il Brasile, da parte della CNBB e di organismi della società civile brasiliana, e in sintonia con papa Francesco, che invita l’umanità a pensare un nuovo Patto Educativo Globale e la nuova Economia di Francesco e Chiara, oltre a unirci ai movimenti ecclesiali e popolari che cercano alternative nuove e urgenti per il Brasile.

In questo tempo di pandemia che ci costringe al distanziamento sociale e ci insegna una “nuova normalità”, stiamo riscoprendo le nostre case e famiglie come nostra Chiesa domestica, uno spazio di incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. È soprattutto in questo ambiente che deve brillare la luce del Vangelo, che ci fa capire che questo non è il tempo per l’indifferenza, gli egoismi, le divisioni o per la dimenticanza (cf. Papa Francesco, Messaggio Urbi et Orbi, 04/12/20) .

Svegliamoci perciò dal sonno che ci immobilizza e ci rende semplici spettatori della realtà di migliaia di morti e della violenza che ci affligge. Con l’apostolo san Paolo, avvertiamo che «la notte è avanzata e il giorno è vicino; perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Rm 13,12).

«Il Signore ti benedica e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace!» (Nm 6,24-26).

settimananews

Brasile. Sale il bilancio di contagiati e morti nel clero

Il Brasile è il secondo Paese al mondo più colpito dal Covid19, dopo gli Stati Uniti, con circa due milioni e mezzo di casi e più di ottantottomila decessi. Aumentano le vittime anche tra i sacerdoti e i vescovi

È di 21 sacerdoti e due vescovi morti il bilancio aggiornato delle vittime della pandemia nel clero brasiliano. Lo ha reso noto ieri il bollettino della Commissione nazionale dei presbiteri, organismo legato alla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). Secondo il rapporto stilato in collaborazione con le 18 Conferenze regionali della Cnbb, i sacerdoti positivi al virus sono 347 e 9 i vescovi. La Regione ecclesiastica più colpita è quella che comprende gli Stati di Pará e Amapá, con 58 contagiati e 6 morti. Due i presuli che risultano deceduti per complicanze legate al Covid-19: monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares e monsignor Aldo Pagotto, arcivescovo emerito di Paraiba. L’unico Stato a non aver registrato sacerdoti positivi al virus è il Mato Grosso do Sul.

Le cifre della pandemia in Brasile

ll Brasile, subito dopo gli Stati Uniti, è il secondo Paese più colpito al mondo dalla pandemia che, secondo gli ultimi dati, sembra non volersi arrestare. Nelle ultime 24 ore, infatti, ci sono stati più di quarantamila contagi facendo salire le infezioni a circa due milioni e mezzo. Più di ottantottomila sono stati i decessi.

La preghiera corre sul web

Dal sito dell’arcidiocesi di Brasilia, l’invito è alla preghiera: “Preghiamo per tutti i sacerdoti e i vescovi che stanno partecipando alle sofferenze di tante suore e sorelle in tutto il mondo in occasione di questa pandemia. Rendiamo grazie a Dio anche a coloro che sono stati guariti”. La richiesta è stata pubblicata sul web il 22 luglio, il giorno della morte di padre João da Silva proprio a causa delle complicazioni causate dal virus. Padre João sarebbe stato ordinato sacerdote a novembre.

Brasile: è genocidio

di: Frei Betto

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Vista l’incoscienza del presidente del Brasile, Bolsonaro, nel fronteggiare l’epidemia da coronavirus, Frei Betto, frate domenicano e scrittore, consulente della FAO e di alcuni movimenti sociali, ha inviato questa lettera agli amici e alle amiche all’estero, per sensibilizzarli sulla drammatica situazione del suo Paese.

Care amiche e cari amici,

in Brasile si sta consumando un genocidio! Mentre vi scrivo, 16 luglio, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, ha già ucciso 76.000 persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate. Entro domenica prossima, 19 luglio, arriveremo a 80.000 vittime. È verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100.000 morti.

Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58.000 militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese. Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite.

Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte. Quando era deputato federale, durante un’intervista per la televisione, nel 1999, aveva dichiarato: «Con il voto, non cambierete niente in questo paese, niente, assolutamente niente! Purtroppo, qualcosa cambierà solo se un giorno inizieremo una guerra civile, svolgendo il lavoro che il regime militare non ha fatto: ossia uccidendo circa 30.000 persone».

Ha dedicato il suo voto a favore dell’impeachment della presidente Dilma alla memoria del più noto torturatore dell’esercito, il colonnello Brilhante Ustra.

È talmente ossessionato dalla morte che una delle sue principali politiche di governo è la liberalizzazione del commercio di armi e munizioni. Interrogato, sulla porta del palazzo presidenziale, se non fosse dispiaciuto per la morte delle vittime della pandemia, ha risposto: «Non credo a questi numeri» (27/3, 92 morti); «Un giorno moriremo tutti» (29/3, 136 morti); «E allora? Cosa volete che faccia?» (28/4, 5.017 morti).

Ma perché questa politica di morte? Fin dall’inizio, Bolsonaro dichiarava che l’importante non era salvare vite, ma l’economia. Da qui il suo rifiuto a decretare il lockdown, a recepire le linee guida dell’OMS, a importare respiratori e dispositivi di protezione individuale. È dovuta intervenire la Suprema Corte, delegando tali responsabilità a governatori degli stati e sindaci.

Bolsonaro non ha rispettato nemmeno l’autorità dei suoi stessi ministri della Sanità. Da febbraio il Brasile ne ha avuti due, entrambi dimessi per essersi rifiutati di adottare lo stesso atteggiamento del presidente. A capo del ministero c’è oggi il generale Pazuello, che non capisce niente in materia di salute; che ha cercato di occultare i dati sull’evoluzione del numero di vittime da coronavirus; che ha introdotto 38 militari a ricoprire importanti ruoli all’interno del ministero, senza che avessero le qualifiche necessarie; e ha cancellato le conferenze stampa quotidiane, attraverso cui la popolazione era informata e riceveva orientamenti.

Basterebbe enumerare qui i molti provvedimenti per destinare risorse in favore delle vittime e delle famiglie di basso reddito (oltre 100 milioni di brasiliani) mai messi in atto.

I motivi dell’intenzionalità criminale del governo Bolsonaro sono evidenti. Lasciar morire gli anziani, per risparmiare risorse della Previdenza Sociale. Lasciar morire i portatori di pregresse patologie, per risparmiare risorse del SUS, il Sistema nazionale sanitario pubblico. Lasciar morire i poveri, per risparmiare risorse destinate al programma Bolsa Família e agli altri programmi sociali rivolti ai 52,5 milioni di brasiliani che vivono in povertà, e ai 13,5 milioni che si trovano in situazione di povertà estrema (dati del Governo federale).

Non pago di tali funesti provvedimenti, il presidente ha ora stralciato, dal decreto emanato il 3 luglio, l’articolo che introduceva l’uso obbligatorio delle mascherine negli esercizi commerciali, nei luoghi di culto e nelle scuole. Ha inoltre eliminato l’obbligo di multa per il mancato rispetto delle norme e l’obbligo da parte del governo di distribuire mascherine ai più poveri, principali vittime del Covid-19, e ai detenuti (750.000). Tali emendamenti non annullano tuttavia le legislazioni locali che hanno già previsto l’uso obbligatorio delle mascherine.

L’8 luglio, Bolsonaro ha stralciato degli articoli dalla legge, approvata dal Senato, che prevedevano per il governo l’obbligo di fornire acqua potabile e prodotti per igiene e pulizia, l’installazione di internet e la distribuzione di beni di prima necessità, semi e attrezzi agricoli, ai villaggi indigeni. Ha inoltre cancellato i fondi per l’emergenza destinati alla salute dei popoli indigeni, oltre che per facilitare l’accesso di indigeni e popolazioni quilombola, al bonus emergenza di 600 real (circa 100 euro) per tre mesi. Ha ancora cancellato l’obbligo a carico del governo di offrire un maggior numero di posti letto negli ospedali, ventilatori e macchinari per l’ossigenazione del sangue ai popoli indigeni e ai quilombola.

Indigeni e quilombola sono stati decimati dalla crescente devastazione socioambientale, in particolar modo in Amazzonia.

Vi prego di divulgare al massimo questo crimine contro l’umanità. Bisogna che queste informazioni raggiungano la stampa dei vostri paesi, le reti sociali, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, e la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, nonché le banche e le imprese che accolgono investitori molto ambiti dal governo Bolsonaro.

Da molto prima di The Economist, sono solito chiamare BolsoNero il presidente – mentre Roma brucia, lui suona la lira, facendo propaganda alla clorochina, rimedio senza alcuna efficacia scientificamente provata contro il nuovo coronavirus. Ma i produttori sono i suoi alleati politici…

Vi ringrazio della vostra solidarietà e vi prego di divulgare questa lettera. Solo una pressione dall’estero potrà riuscire ad arrestare il genocidio che si sta consumando nel nostro amato e meraviglioso Brasile.

Settimanan News

 

PECHINO BLINDATA, SCHIERATI 100MILA OPERATORI SANITARI. CANCELLATI 1200 VOLI. RECORD IN BRASILE, 35MILA NUOVI CONTAGI

Pechino blindata per i nuovi casi di Covid-19, saliti a 137 da giovedì con più di 356mila test effettuati sulla popolazione e un potenziale di 400.000 test al giorno grazie ai 100mila operatori sanitari impiegati. Cancellati oltre il 50% dei voli in arrivo e in partenza dalla capitale, pari a più di 1.200 unità. In Brasile nuovo record di nuovi contagi in 24 ore, quasi 35mila. Il totale è ora di oltre 920mila, si dovrebbe arrivare al milione entro la settimana. Le nuove vittime sono quasi 1.300, per un totale che supera le 45mila.

ansa