Il Papa: quando si incontra Gesù, non possiamo fare a meno di annunciarlo

Il Regina Coeli pronunciato da papa Francesco

Ecco il testo del Regina Coeli pronunciato il Lunedì dell’Angelo, da papa Francesco affacciato alla finestra dello studio del Palazzo Apostolico Vaticano.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi il Vangelo ci fa rivivere l’incontro delle donne con Gesù risorto al mattino di Pasqua. Ci ricorda così che furono loro, le donne discepole, le prime a vederlo e incontrarlo.

Potremmo chiederci: perché loro? Per un motivo molto semplice: perché sono le prime ad andare al sepolcro. Come tutti i discepoli, anche loro soffrivano per come sembrava essersi conclusa la vicenda di Gesù; ma, diversamente dagli altri, non restano a casa paralizzate dalla tristezza e dalla paura: di buon mattino, al levar del sole, vanno a onorare il corpo di Gesù portando gli unguenti aromatici. La tomba era stata sigillata e loro si chiedono chi avrebbe potuto togliere quella pietra, così pesante (cfr Mc 16,1-3). Però la loro volontà di compiere quel gesto d’amore prevale su tutto. Non si scoraggiano, escono dai loro timori e dalla loro angoscia. Ecco la via per trovare il Risorto: uscire dai nostri timori, uscire dalle nostre angosce.

Ripercorriamo la scena descritta dal Vangelo: le donne arrivano, vedono il sepolcro vuoto e, «con timore e gioia grande», corrono – dice il testo – «a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28,8). Ora, proprio mentre vanno a dare questo annuncio, Gesù viene loro incontro. Notiamo bene questo: Gesù le incontra mentre vanno ad annunciarlo. È bello questo: Gesù le incontra mentre vanno ad annunciarlo. Quando noi annunciamo il Signore, il Signore viene a noi. A volte pensiamo che il modo per stare vicini a Dio sia quello di tenerlo ben stretto a noi; perché poi, se ci esponiamo e ci mettiamo a parlarne, arrivano giudizi, critiche, magari non sappiamo rispondere a certe domande o provocazioni, e allora è meglio non parlarne e chiudersi: no, questo non è buono! Invece il Signore viene mentre lo si annuncia. Tu sempre trovi il Signore nel cammino dell’annuncio. Annuncia il Signore e lo incontrerai. Cerca il Signore e lo incontrerai. Sempre in cammino, questo ci insegnano le donne: Gesù si incontra testimoniandolo. Mettiamo questo nel cuore: Gesù si incontra testimoniandolo.

Facciamo un esempio. Ci sarà capitato qualche volta di ricevere una notizia meravigliosa, come ad esempio la nascita di un bambino. Allora, una delle prime cose che facciamo è condividere questo lieto annuncio con gli amici: “Sai, ho avuto un figlio…è bello”. E, raccontandolo, lo ripetiamo anche a noi stessi e in qualche modo lo facciamo rivivere ancora di più in noi. Se questo succede per una bella notizia, di tutti i giorni o di alcuni giorni importanti, accade infinitamente di più per Gesù, che non è solo una bella notizia, e nemmeno la notizia più bella della vita, no, ma Lui è la vita stessa, Lui è «la risurrezione e la vita» (Gv 11,25). Ogni volta che lo annunciamo, non facendo propaganda o proselitismo – quello no: annunciare è una cosa, fare propaganda e proselitismo è un’altra. Il cristiano annuncia, chi ha altri scopi fa proselitismo e questo non va – ogni volta che lo annunciamo, il Signore viene incontro a noi. Lui viene con rispetto e amore, come il dono più bello da condividere. Gesù dimora di più in noi ogni volta che noi lo annunciamo.

Pensiamo ancora alle donne del Vangelo: c’era la pietra sigillata e nonostante ciò vanno al sepolcro; c’era una città intera che aveva visto Gesù in croce e nonostante ciò vanno in città ad annunciarlo vivo. Cari fratelli e sorelle, quando si incontra Gesù, nessun ostacolo può trattenerci dall’annunciarlo. Se invece teniamo per noi la sua gioia, forse è perché non lo abbiamo ancora incontrato veramente.Fratelli, sorelle, davanti all’esperienza delle donne ci chiediamo: dimmi, quand’è stata l’ultima volta che hai testimoniato Gesù? Quando è stata l’ultima volta che io ho testimoniato Gesù? Oggi, che cosa faccio perché le persone che incontro ricevano la gioia del suo annuncio? E ancora: qualcuno può dire: questa persona è serena, è felice, è buona perché ha incontrato Gesù? Di ognuno di noi, si può dire questo? Chiediamo alla Madonna che ci aiuti ad essere gioiosi annunciatori del Vangelo.

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Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle!

Oggi ricorre il venticinquesimo anniversario del cosiddetto “Accordo del Venerdì Santo o di Belfast”, il quale ha messo fine alle violenze che, per decenni, avevano turbato l’Irlanda del Nord. Con spirito riconoscente, prego il Dio della pace che quanto ottenuto in quel passaggio storico si possa consolidare a beneficio di tutti gli uomini e le donne dell’Isola d’Irlanda.

Rinnovo gli auguri di Buona Pasqua a tutti voi, romani e pellegrini di vari Paesi: “Cristo è risorto; è davvero risorto”. Vi saluto cordialmente, in particolare gli adolescenti delle parrocchie di Vigevano, i ragazzi di Pisa e quelli di Appiano Gentile.

Ringrazio quanti, in questi giorni, mi hanno fatto pervenire espressioni di augurio. Sono riconoscente soprattutto per le preghiere; per intercessione della Vergine Maria, Dio ricompensi ciascuno con i suoi doni!

E a tutti auguro di trascorrere nella gioia della fede questi giorni dell’Ottava di Pasqua, in cui si prolunga la celebrazione della Risurrezione del Cristo. Perseveriamo nell’invocare il dono della pace per tutto il mondo, specialmente per la cara e martoriata Ucraina.

Buon Lunedì dell’Angelo! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

Il dolore del Papa: “Non si ripeta una nuova Cutro”

 dolore Papa non si ripeta una nuova Cutro 

AGI – Un Papa Francesco visibilmente commosso ha ricordato oggi all’Angelus la tragedia dei migranti morti nel mare di Calabria, ha chiesto di fermare i trafficanti di esseri umani, ha espresso apprezzamento per la solidarietà dimostrata dalla popolazione locale e dalle istituzioni.

“Esprimo il mio dolore per tragedia nelle acque di Cutro presso Crotone. Prego per le numerose vittime, i familiari e i sopravvissuti, manifesto apprezzamento e gratitudine alla popolazione locale e a istituzioni per solidarietà e accoglienza verso nostro fratelli e sorelle”, sono state le sue parole.

“Rinnovo il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie”, ha aggiunto, “I trafficanti di esseri umani siano fermati e non dispongano della vita di tanti innocenti. I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte. Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere”. Qui si è fermato per alcuni secondi, visibilmente toccato.

Papa Francesco: rispondere al male con il bene. L’amore trasforma i conflitti

Il Papa all'Angelus
Non misurare l’amore sulla bilancia dei calcoli e delle convenienze, ma seguire la logica della gratuità. All’Angelus Francesco parla dell’amore di Dio: è straordinario, va oltre i criteri con cui l’uomo vive le sue relazioni. “Gesù non è un bravo ragioniere”, dice il Papa. A tutti chiede di vivere uno “sbilanciamento dell’amore”, “rispondere al male con il bene”: questo “è un amore che lentamente trasforma i conflitti”
Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Amare come Dio, oltre la logica della prudenza, del contraccambio, oltre il timore di restare delusi. All’Angelus in Piazza san Pietro Francesco, di fronte a circa 20mila fedeli, commenta il Vangelo domenicale, in cui le parole di Gesù suonano particolarmente esigenti, quasi “paradossali”: Egli infatti chiede di porgere l’altra guancia, amare i nemici, ammonendo che amando solo chi ci è amico non facciamo nulla di straordinario. (Ascolta il podcast con la voce del Papa)

Un amore straordinario
“Straordinario”, dice Francesco, è tutto ciò che va oltre il consueto, supera i ragionamenti utilitari, i calcoli dettati dalla prudenza che naturalmente ci inclina a compiere il bene solo verso chi è buono con noi e a rispondere con la stessa moneta a chi ci tratta male. “Questo non basta”, ammonisce il Signore.

Se Dio dovesse seguire questa logica, non avremmo speranza di salvezza! Ma, per nostra fortuna, l’amore di Dio è sempre “straordinario”, cioè va oltre i criteri abituali con cui noi umani viviamo le nostre relazioni.
vaticannews.va

Papa Francesco: “Non dividendo, ma condividendo” L’Angelus del Papa 8 Gennaio 2023

CITTÀ DEL VATICANO , 08 gennaio, 2023 / 12:15 AM (fonte: acistampa.com).-
Conclusa, nella Cappella Sistina, la celebrazione della Santa Messa nella Festa del Battesimo del Signore con il Rito del Battesimo dei bambini, alle ore 12 Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli in Piazza San Pietro. Il Papa inizia subito con il raccontare il Vangelo di oggi, il rito del Battesimo di Gesù.

“Era un rito con cui la gente si pentiva e s’impegnava a convertirsi – dice il Papa – un inno liturgico dice che il popolo andava a farsi battezzare “nuda l’anima e nudi i piedi”, cioè con umiltà e cuore trasparente. Ma, vedendo Gesù che si mischia con i peccatori, si resta stupiti e viene da chiedersi: perché ha fatto questa scelta, Lui, il Santo di Dio, il Figlio di Dio senza peccato?”.

La risposta è Gesù stesso a darla: Adempiere ogni giustizia. Che cosa vuol dire? Risponde il Pontefice: “Facendosi battezzare, Gesù ci svela la giustizia di Dio, che Lui è venuto a portare nel mondo. Noi tante volte abbiamo un’idea ristretta di giustizia e pensiamo che essa significhi: chi sbaglia paga e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura insegna, è molto più grande: non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita, il renderlo giusto. È una giustizia che viene dall’amore, da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio, Padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità”.

Per il Pontefice “sulle rive del Giordano, Gesù ci svela il senso della sua missione: Egli è venuto ad adempiere la giustizia divina, che è quella di salvare i peccatori; è venuto per prendere sulle proprie spalle il peccato del mondo e discendere nelle acque dell’abisso, della morte, così da recuperarci e non farci annegare. Egli ci mostra che la vera giustizia di Dio è la misericordia che salva, l’amore che condivide la nostra condizione umana, si fa vicino, solidale con il nostro dolore, entrando nelle nostre oscurità per riportare la luce”.

Poi il Papa cita Benedetto XVI. “Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto”.

“Vorrei dirlo così: non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda”, conclude il Pontefice.

Subito dopo la recita dell’Angelus Francesco passa ai consueti saluti. “Stamattina secondo la consuetudine ho battezzato alcuni neonati, ora però nella festa del Battesimo mi è caro etendere il saluto a tutti i bambini che hanno ricevuto o riceveranno il Battesimo. Ognuno di voi sa la data del proprio Battesimo? Domandatela ai genitori e ogni anno festeggiare quella data, è il compleanno della fede”, dice il Papa.

“Non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle ucraine, soffrono tanto per questa guerra, senza luce e caldo, per favore non dimentichiamoli. Oggi penso alla mamme delle vittime della guerra dei soldati. Penso alle mamme ucraine e alle mamme russe, che hanno perso i figli soldati”, infine l’ultimo pensiero del Pontefice.

Assunzione. Il Papa: “La Madonna doni al mondo la pace”

Francesco ha invitato a invocare l’intercessione della “Regina della pace”, visitando, se possibile, un santuario mariano.
Il Papa: “La Madonna doni al mondo la pace”

Ansa

Nel giorno dedicato alla Vergine Maria, “continuiamo a invocare l’intercessione della Madonna perché Dio doni al mondo la pace, e preghiamo in particolare per il popolo ucraino”. Anche nel giorno della festa dell’Assunzione di Maria al cielo, Papa Francesco ricorda l’Ucraina, dove la guerra è arrivata al 173.mo giorno. Lo fa dopo la preghiera mariana dell’Angelus, recitata dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico, davanti ai pellegrini che in buon numero hanno pregato con lui in piazza San Pietro, in una bella giornata di sole ma non afosa. (Ascolta il servizio con la voce del Papa). Dopo aver esortato “quanti ne hanno la possibilità” a visitare “un santuario mariano per venerare la nostra Madre celeste”, il Papa sottolinea che “tanti romani e pellegrini si recano a Santa Maria Maggiore, per pregare davanti alla Salus Populi Romani”. Lì, ricorda, “si trova anche la statua della Vergine Regina della pace, posta dal Papa Benedetto XV”.

Continuiamo a invocare l’intercessione della Madonna perché Dio doni al mondo la pace, e preghiamo in particolare per il popolo ucraino.

Prima di questa preghiera, Francesco aveva augurato una buona festa dell’Assunta a tutti i presenti, “a coloro che sono in vacanza, come pure a tanti che non possono permettersi un periodo di distensione e alle persone sole e alle persone ammalate”, invitando a non dimenticarli. Ed aveva aggiunto: Penso con gratitudine in questi giorni a coloro che assicurano i servizi indispensabili per la collettività. Grazie per il vostro lavoro per noi!

Prima ancora, salutando romani e pellegrini di vari Paesi presenti in piazza, con famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni, aveva ricordato in particolare con un saluto “i giovani della Diocesi di Verona impegnati in un campo-scuola e i ragazzi dell’Immacolata, pure”.

All’Angelus della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Papa aveva spiegato il significato del Magnificat, il canto della Madre di Gesù tramandatoci dal Vangelo di Luca, che narra l’opera di Dio nella storia e annuncia, anche, un rovesciamento di valori profetizzando ciò che Gesù dirà. A primeggiare non sono il potere, il successo e il denaro. Maria è la prima creatura che in anima e corpo, taglia vincitrice il traguardo del Cielo

da Avvenire

Papa: ‘La partenza delle navi dall’Ucraina sia via verso la pace’

Il Papa all'Angelus © ANSA

“Desidero salutare con soddisfazione la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali”.

Così il Papa all’Angelus.

“Questo passo dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti che giovano a tutti”, ha proseguito Francesco. “Pertanto tale avvenimento si presenta anche come un segno di speranza – ha aggiunto – e auspico di cuore che seguendo questa strada si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura”. 

Ucraina: Papa, ho il cuore straziato, tacciano le armi. Papa Francesco all’Angelus, ‘urgente aprire corridoi umanitari’

 © ANSA

(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 27 FEB – Il Papa “con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina e in altre parti del mondo” ha chiesto all’Angelus che “tacciano le armi, Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”.

Il Pontefice ha rivolto un pensiero alla popolazione civile “in fuga”.

“Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari, vanno accolti”. Poi ha salutato i fedeli in piazza San Pietro con le bandiere ucraine pronunciando nella loro lingua il saluto cristiano “Sia lodato Gesù Cristo”.
(ANSA).

Papa: E’ triste quando popoli cristiani pensano alla guerra

“Com’e’ triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! E’ molto triste. Cosi’ Papa Francesco nell’introdurre l’Angelus. “Con lo Spirito di Gesu’ possiamo rispondere al male con il bene, possiamo amare chi ci fa del male. Cosi’ fanno i cristiani”, ha sottolineato il Pontefice.
tgcom24

Papa Francesco con le labbra gonfie mentre legge l’Angelus

Oggi, mentre leggeva l’Angelus, si è visto il Santo Padre con le labbra gonfie, in particolare quello superiore. La telcamere hanno evitato costantemente i primi piani e le inquadrature erano tutte da lunghe distanze. Per ora non è stato possibile sapere le ragioni di questa edema a carico delle labbra.

Ecco la sintesi delle parole del Papa

Convertirsi dall’io al tu. Dio ci ha creati per camminare insieme, non per essere condottieri solitari. Così Francesco all’Angelus nella Festa della Santa Famiglia. “Per custodire l’armonia in famiglia – ha detto – bisogna combattere la ‘dittatura dell’io’: “quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino. Da silenzi troppo lunghi ed egoismi non curati nascono conflitti, a volte si arriva persino a violenze fisiche e morali”. Forte l’esortazione a difendere la famiglia

Il Sismografo

Urbi et Orbi, il Papa: Dio nasce tra le crisi del mondo, ma la speranza è più forte

Nel messaggio natalizio prima della benedizione impartita dalla loggia centrale della Basilica, Francesco ha ricordato terre e popoli scossi da guerre e violenze, bambini vittime di abusi, gli anziani soli, i profughi, i rifugiati e quanti soffrono a causa della pandemia. Concessa l’indulgenza plenaria ai presenti e alle persone collegate attraverso i media

Messaggio natalizio e Benedizione Urbi et Orbi (25 dicembre 2021)

La Parola di Dio, che ha creato il mondo e dà senso alla storia e al cammino dell’uomo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”.  Nel messaggio di Natale, dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, Papa Francesco sottolinea che “il Verbo si è fatto carne per dialogare con noi”. Venendo nel mondo, ci mostra “la via dell’incontro e del dialogo”. Una strada da intraprendere anche e soprattutto “in questo tempo di pandemia”, in cui “si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme”.

Immense tragedie avvolte dal silenzio

Anche a livello internazionale, osserva il Pontefice, “c’è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo”. Nel suo messaggio, rivolto prima della recita mariana dell’Angelus e di impartire la Benedizione urbi et Orbi, il Papa ricorda il dramma di terre martoriate e quello di guerre dimenticate.

In effetti, mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni. Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle.

Vatican News

Angelus / L’invito del Papa per il Natale: trasformiamo la fede in gesti concreti

Il Papa alla recita dell''Angelus nella terza domenica di Avvento

Prendiamo un impegno anche piccolo ma adatto alla nostra vita e portiamolo avanti in questo periodo di Avvento, sarà il nostro modo per accogliere Gesù che viene. Con queste parole Francesco, nella riflessione che precede l’Angelus, invita ciascuno a fermarsi per chiedersi come preparare il Natale, perché – afferma – la fede non è una teoria, ma tocca la carne e trasforma la vita.

“Che cosa dobbiamo fare?” È l’interrogativo centrale del Vangelo della Liturgia di oggi, terza domenica di Avvento: lo ripetono le folle e poi i pubblicani e ancora i soldati toccati dalla predicazione di Giovanni Battista che annuncia che il Signore è vicino. E’ una domanda legata al senso della nostra vita. Una domanda – afferma Papa Francesco all’Angelus – che non dovremmo aver paura di ripetere anche noi al Signore specie in questo Tempo di Avvento. E spiega i termini di questo interrogarsi.

Ciascuno di noi è una “missione da realizzare”

Non si tratta di un “dovere” – chiarisce il Papa – ma dell’ “entusiasmo” del “cuore toccato” dalla venuta del Signore. Come quando aspettiamo una persona cara con impazienza – afferma – e ci diamo da fare per accoglierla come si deve, pulendo la casa, preparando il pranzo migliore o magari un regalo:

Così è con il Signore, la gioia per la sua venuta ci fa dire: che cosa dobbiamo fare? Ma Dio eleva questa domanda al livello più alto: cosa fare della mia vita? A cosa io sono chiamato? Che cosa mi realizza?

Questo significa, come ci ricorda il Vangelo, che la vita “ha un compito per noi”,  la vita non è “senza senso, non è affidata al caso”:

È un dono che il Signore ci consegna dicendoci: scopri chi sei, e datti da fare per realizzare il sogno che è la tua vita! Ciascuno di noi – non dimentichiamolo – è una missione da realizzare. Allora, non abbiamo paura di chiedere al Signore: che cosa devo fare? Ripetiamogli spesso questa domanda.

Ripetiamo dunque, col cuore trafitto dalla notizia della Sua venuta: “Cosa è  bene fare per me, e per i fratelli?”. “Come posso contribuire al bene della Chiesa, della società?” E il Tempo di Avvento serve a questo:

Il Tempo di Avvento serve a questo: a fermarsi e chiedersi come preparare il Natale. Siamo indaffarati da tanti preparativi, regali e cose che passano, ma chiediamoci che cosa fare per Gesù e per gli altri!

Troviamo una cosa concreta e facciamola!

Ciascuno può fare la sua parte secondo la “situazione reale” della propria vita e questo è ancora il Vangelo a insegnarlo. Sono infatti diverse le risposte che il Battista dà alle folle, ai pubblicani e ai soldati che chiedono “Che cosa dobbiamo fare?”, e questo ci insegna – fa notare Francesco – che “la fede si incarna nella vita concreta”. “Non è una teoria astratta e generalizzata, tocca la carne e trasforma la vita di ciascuno”.  Pensiamo alla concretezza della fede nostra- ribadisce- la porto avanti nel servizio agli altri? Come fare allora ciascuno la propria parte? La via indicata dal Papa è semplice in questi giorni:

Prendiamo un impegno concreto, anche piccolo, che si adatti alla nostra situazione di vita, e portiamolo avanti per prepararci a questo Natale. Ad esempio: posso telefonare a quella persona sola, visitare quell’anziano o quel malato, fare qualcosa per servire un povero, un bisognoso. Ancora: forse ho un perdono da chiedere, un perdono da dare, una situazione da chiarire, un debito da saldare. Magari ho trascurato la preghiera e dopo tanto tempo è ora di accostarmi al perdono del Signore. Fatelli e sorelle, troviamo una cosa concreta e facciamola!

Agire per Gesù e per gli altri dunque incarnando la nostra fede, con l’aiuto di Maria, nel “cui grembo Dio si è fatto carne”.

Ucraina e America Latina nel cuore del Papa

Al termine della recita dell’Angelus il Papa ha allargato il suo sguardo sul mondo e su Piazza San Pietro in festa in questa bella domenica di sole. In particolare ha voluto pregare per la “cara Ucraina”, le sue Chiese e il suo popolo perchè “le tensioni siano risolte attraverso un serio diaologo internazionale e non con le armi”.  Troppe le armi prodotte ha osservato il Pontefice: che questo Natale  – è stato il suo augurio – porti all’Ucraina la pace.

Poi la preghiera per le decine di vittime dei violenti tornado della notte scorsa negli Stati Uniti e infine un lungo saluto, parlando in spagnolo, alle comunità del Continente americano e delle Filippine riunite per la preghiera del Rosario in Piazza San Pietro nel giorno della Festa della Beata Vergine di Guadalupe apparsa in Messico nel 1531.

70 anni  di Caritas internationalis: lavori con umiltà e creatività

Quindi non sono mancati gli auguri alla Caritas internationalis che compie 70 anni ed è “mano amorevle della Chiesa” verso i vulnerabili in cui è presente Cristo. L’invito del Papa è stato a lavorare con umiltà e umanità perchè la cultura dello scarto non prevalaga. Quindi l’incoraggiamento ad aderire alla nuova campagna globale “Insieme Noi” fondata sulla forza delle comunità nel promuovere la cura del creato e dei poveri e a “snellire l’organizzazione pe garantire pieno sostegno ai poveri.

Infine il saluto ai romani e ai pellegrini tutti, in particolare a quanti hanno portato con gioia e colore i Bambinelli del Presepe oggi in una PIazza San Pietro assolata, perchè siano benedetti.

vaticannews.va

Papa: torna Angelus a S.Pietro dopo ricovero, file di fedeli Famiglie, gruppi parrocchiali e turisti

 © ANSA

Tornano le file di fedeli per entrare in Piazza San Pietro per l’Angelus del Papa.
Oggi Francesco tornerà a recitare la preghiera mariana affacciato dal Palazzo apostolico dopo il ricovero che aveva ‘trasferito’, la scorsa domenica, l’Angelus al Policlinico Gemelli.

E’ lunga la coda per passare i controlli e accedere nella piazza. Ci sono famiglie, gruppi parrocchiali ma anche turisti che ormai, passata la fase più dura della pandemia, da qualche tempo sono tornati nella zona del Vaticano. (ANSA).

Papa: Angelus dal Gemelli, ‘grazie a tutti del sostegno’

 © ANSA

Dopo l’intervento di domenica scorsa e una settimana di ricovero, il Papa ha recitato l’Angelus dal Policlinico Gemelli di Roma. La voce era un po’ più flebile del solito ma il Pontefice è apparso in discrete condizioni di salute.

“Sono contento di poter mantenere l’appuntamento domenicale dell’Angelus, anche qui dal Policlinico Gemelli. Vi ringrazio tutti: ho sentito molto la vostra vicinanza e il sostegno delle vostre preghiere. Grazie di cuore!”, ha esordito parlando dal balconcino del decimo piano dell’ospedale, adiacente all’appartamento dei Papi. Accanto a lui alcuni bambini del reparto oncologico.
Il Papa è tornato poi a sottolineare l’importanza di un “buon servizio sanitario accessibile a tutti”. “In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti”.
Un pensiero poi per gli scandali finanziari che hanno investito alcune istituzioni sanitarie cattoliche. “Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria per una non buona gestione non va bene economicamente. Il primo pensiero che ti viene è venderla. Ma la tua vocazione di Chiesa non è avere dei quattrini è fare il servizio e il servizio sempre gratuito. Non dimenticatevi: salvare le istituzioni gratuite

Domenica prossima il Papa reciterà l’Angelus dal Policlinico Gemelli

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Letterine e disegni di augurio dai bambini

Papa Francesco reciterà l’Angelus domenicale a mezzogiorno dell’11 luglio dal decimo piano del policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove è ricoverato da domenica scorsa per un intervento chirurgico al colon. Lo ha annunciato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, nella dichiarazione sulle condizioni di salute del Pontefice rilasciata stamane, venerdì 9.

Il Papa «ha trascorso una giornata tranquilla, con un normale decorso clinico» e «ha continuato ad alimentarsi regolarmente» proseguendo «le cure programmate», ha informato Bruni in riferimento a ieri, giovedì 8. Francesco «ha passeggiato nel corridoio e ha ripreso il lavoro alternandolo con momenti di lettura di testi». Nel pomeriggio poi «ha celebrato la santa messa nella cappellina dell’appartamento privato», con la partecipazione di «quanti lo assistono in questi giorni di degenza». Dopo «il lieve episodio febbrile» manifestato nella serata di mercoledì 7, attualmente «il Santo Padre è apiretico». Bruni ha concluso ribadendo che il Papa «ringrazia per i numerosi messaggi di affetto e vicinanza che quotidianamente riceve e chiede di continuare a pregare per lui».

Da tutto il mondo, infatti, giungono in questi giorni auguri e preghiere per la salute del Pontefice: sia da quanti vivono a migliaia di chilometri di distanza, sia da quanti sono fisicamente più vicini a lui; sia da personalità influenti, come leader religiosi e capi di Stato, sia dai più piccoli tra i piccoli, come i bambini ricoverati. Quelli del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli gli hanno inviato un’affettuosa letterina, che Francesco ha potuto leggere: «Anche se non possiamo vederci ti mandiamo un forte abbraccio e ti auguriamo di guarire presto», hanno scritto dopo aver «saputo che non stai tanto bene e che adesso ti trovi nel nostro ospedale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la preghiera contenuta nel disegno di una ragazzina, pubblicato ieri sull’account Twitter del nosocomio pediatrico Bambino Gesù di Roma. Lo ha realizzato la piccola Giulia — così si firma l’autrice — che si è ritratta mentre tiene per mano il Papa accanto al suo letto durante la degenza ospedaliera. Accanto poche semplici, commoventi parole: «Caro Papa Francesco senti la mia preghiera. Io sentivo la tua quando stavo male».

Osservatore

Santo Stefano, il Papa: “Sono i piccoli gesti d’amore quotidiani a cambiare la storia” Papa Francesco all’Angelus

papa francesco natale

Città del Vaticano – Il martirio di Santo Stefano “è la prova che i gesti d’amore cambiano la storia: anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani. Perché Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona“. Lo ricorda Papa Francesco durante l’Angelus di oggi, 26 dicembre, giorno in cui la Chiesa ricorda il primo martire della storia.

Qualcuno potrebbe vedere un controsenso nel ricordare un martire all’indomani del Natale. In realtà, spiega il Papa le due feste sono collegate. Infatti, ieri “il Vangelo parlava di Gesù ‘luce vera’ venuta nel mondo, luce che ‘splende nelle tenebre’ e che ‘le tenebre non hanno vinta’ (Gv 1,9.5). Oggi vediamo il testimone di Gesù, santo Stefano, che brilla nelle tenebre“. Poi a braccio precisa: “Anche la Chiesa non brilla di luce propria ma riflette quella di Cristo. Per questo i Padri la chiamano la luna, perché non brilla di luce propria”.

Come Gesù, aggiunge il Pontefice, Stefano “viene accusato falsamente e lapidato brutalmente, ma nel buio dell’odio fa splendere la luce di Gesù: prega per i suoi uccisori e li perdona”. Lui è “il primo martire, cioè testimone, il primo di una schiera di fratelli e sorelle che continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore. Questi testimoni accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”.

“Ma come si diventa testimoni?”, si domanda il Santo Padre. La risposta: “Imitando Gesù. Questa è la via per ogni cristiano. Santo Stefano ci dà l’esempio: Gesù era venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45), e lui vive per servire: diventa diacono, cioè servitore, e assiste i poveri alle mense (cfr At 6,2). Cerca di imitare il Signore ogni giorno e lo fa anche alla fine”.

“Potrebbe però sorgere una domanda: servono davvero queste testimonianze di bontà, quando nel mondo dilaga la cattiveria? A che cosa serve pregare e perdonare? Solo a dare il buon esempio? No, c’è molto di più. Lo scopriamo da un particolare”, fa notare Bergoglio: “Tra quelli per i quali Stefano pregava e che perdonava c’era, dice il testo, ‘un giovane, chiamato Saulo’ (v. 58), che ‘approvava la sua uccisione’ (8,1). Poco dopo, per grazia di Dio, Saulo si converte e diventa Paolo, il più grande missionario della storia. Paolo nasce dalla grazia di Dio, ma attraverso il perdono di Stefano. Ecco il seme della sua conversione. È la prova che i gesti d’amore cambiano la storia: anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani. Perché Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona“.

E questo, precisa Francesco, “vale anche per noi. Il Signore desidera che facciamo della vita un’opera straordinaria attraverso i gesti ordinari di ogni giorno“: “in famiglia, al lavoro, ovunque, siamo chiamati a essere testimoni di Gesù, anche solo donando la luce di un sorriso e fuggendo le ombre delle chiacchiere e dei pettegolezzi”.

“E poi, quando vediamo qualcosa che non va, al posto di criticare, sparlare e lamentarci, preghiamo per chi ha sbagliato e per quella situazione difficile. E quando a casa nasce una discussione, anziché cercare di prevalere, proviamo a disinnescare; e a ricominciare ogni volta, perdonando chi ci ha offeso“. ammonisce il Papa.

Santo Stefano, mentre riceveva le pietre dell’odio, restituiva parole di perdono. Così ha cambiato la storia. Anche noi possiamo cambiare ogni giorno il male in bene, come suggerisce un bel proverbio, che dice: “Fai come la palma: le tirano sassi e lei lascia cadere datteri”.

Infine, prima delle benedizione, prega per i tanti cristiani ancora oggi perseguitati: “Sono tanti, purtroppo sono più oggi che non nei primi tempi della Chiesa. Affidiamo alla Vergine Maria questi nostri fratelli e sorelle, che rispondono all’oppressione con la mitezza e, da veri testimoni di Gesù, vincono il male con il bene“.

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