PRESENTAZIONE DATI 2009 CENTRO DI ASCOLTO CARITAS

E la crisi non è finita anche, e soprattutto, per chi si ritrova senza stipendio, nell’impossibilità di pagare affitto, mutuo, utenze, generi di prima necessità, … Le conseguenze sono drammatiche soprattutto sul ceto medio-basso della società: famiglie con solamente un reddito, famiglie numerose, famiglie di immigrati, famiglie che vivevano al limite ma non facendosi mancare nulla. In questi almeno 18 mesi di crisi conclamata sono tante le famiglie che hanno perso la propria casa perché impossibilitati a pagare il mutuo o l’affitto e gli sfratti esecutivi per morosità sono una drammatica realtà anche per la nostra provincia. Il ricorso ai servizi sociali pubblici e privati è a livelli ormai insopportabili per il sistema e ancora in aumento (come dimostrano anche i dati del Centro di Ascolto). I problemi si sono amplificati e complicati perché sono intere famiglie a chiedere aiuto e accompagnamento per ritrovare la stabilità di vita degli anni scorsi.
Sicuramente, tanti dei problemi che si incontrano ogni giorno, trovano risposte limitate perché il mercato del lavoro continua ad essere in estrema difficoltà. Creare nuovi posti di lavoro è fondamentale per ridare dignità alle persone e permettere alle famiglie un’autonomia che per molte di esse è venuta a mancare. Senza la ripresa del lavoro si continuano a mettere pezze … fino a quando?
La seconda considerazione è che fino a prima della crisi economica lo stile di vita e di spesa di molte famiglie era oltre al sostenibile.
L’esperienza del Progetto Microcredito che come Caritas abbiamo avviato 5 anni fa e gli incontri con tante famiglie colpite dalla crisi, ci fanno dire che uno dei problemi più ricorrenti è proprio l’indebitamento costante e spesso insostenibile da parte delle famiglie stesse. Nel corso del 2008 gli stipendi hanno iniziato ad assottigliarsi (o addirittura a venir meno) e questo ha causato un indebolimento del reddito famigliare e una conseguente impossibilità ad onorare i propri debiti. Ma non riuscire ad assolvere ai propri debiti significa anche essere vessati dai creditori il che implica:
• ansia e problemi relazionali: il dover ridimensionare il proprio progetto di vita produce grande angoscia non a caso questa crisi porta un aumento degli accessi ai servizi di supporto psicologico o addirittura psichiatrici per patologie inerenti allo stress;
 


• errata scelta di priorità: la maggior parte di queste persone sceglie di pagare un finanziamento piuttosto che affitto e utenze arrivando poi allo sfratto;
• insolvenze, pignoramenti e sfratti: sono in aumento i procedimenti giudiziari a carico di persone insolventi che non riusciranno forse mai a restituire i propri debiti e verranno “perseguitati” per gli anni a venire.
Queste persone vanno poi accompagnate nel ridimensionamento immediato e spesso drastico del loro stile di vita, che detto così è in realtà un eufemismo perché in questi casi non si tratta più di rinunciare ad una pizza fuori piuttosto che alla vacanza, ma si tratta di affrontare pignoramenti,
creditori adirati, non bancabilità, fallimento delle proprie attività e dei propri progetti.
La terza considerazione è che in questo momento di crisi la Chiesa ha messo in campo moltissime iniziative più o meno organizzate che hanno permesso (e tuttora permettono) al sistema e a molte famiglie di non collassare. Non credo sia un azzardo dire che molti servizi sociali debbano ringraziare la tanta solidarietà delle comunità cristiane.
Esempio dell’importanza dell’intervento ecclesiale a sostegno delle famiglie colpite dalla crisi, è, nella nostra diocesi così come in tante altre in Italia, il Fondo di Solidarietà “Famiglie e Lavoro”, voluto dai nostri Vescovi e portato avanti grazie al coordinamento della Caritas diocesana e al preziosissimo lavoro della rete delle Caritas su tutta la diocesi. Un vero e proprio “ammortizzatore sociale” nel segno della sussidiarietà e in risposta, prima di tutto, all’insegnamento cristiano che chiama alla vicinanza a chi è in difficoltà, alla solidarietà e al richiamo di stili di vita maggiormente improntati alla sobrietà e alla condivisione. Il Fondo diocesano di Solidarietà è attivo dal 1 luglio 2009 (e ha raccolto fino ad oggi più di 810.000 euro), quando la commissione diocesana si è insediata. Da quella data le riunioni del Comitato preposto alle decisioni di ammissione delle domande sono state dieci, nelle quali sono
state esaminate 279 pratiche, di cui ben 227 accolte (quasi tutte già erogate). Ad esse vanno aggiunti una cinquantina di altri fascicoli in fase di istruttoria o di completamento.
Infine, la crisi economica ha aggravato una situazione che comunque vedeva già una buona parte della popolazione in situazioni di povertà o di precarietà per i più svariati motivi. Una società che continua a “mantenere” una fascia di famiglie (circa l’11 % a livello nazionale) al di sotto della soglia della povertà relativa, è una società zoppa, che non riuscirà mai ad avere un passo sicuro.
E’ necessaria una politica seria e adeguata di lotta e contrasto alla povertà, che metta in campo risorse e scelte importanti e coraggiose che chiedano di più a chi maggiormente ha e permettano a tutti di vivere a livelli minimi e dignitosi di sussistenza.
In questo anno 2010 che l’Unione Europea ha dedicato alla Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale (Caritas Italiana e le Caritas diocesane aderiscono alla campagna europea “Zero Poverty”), auspichiamo davvero che vengano prese importanti decisioni che orientino la politica delle nazioni per ridurre (e magari, rimuovere!) la povertà.
Questa crisi economica non è sicuramente una “benedizione” ma sicuramente ci richiama anche in modo positivo a una “conversione” spirituale e sociale che ci faccia vedere la povertà non come una condanna per qualcuno dalla quale fuggire ma come uno stile e una “tensione” che tutti possiamo vivere a favore di un bene comune di cui tutti possano godere.
 
Gianmarco Marzocchini
Direttore Caritas diocesana – web diocesi