«La Domenica», strumento per i fedeli creato dal beato Alberione, si avvicina allo storico anniversario. Il direttore don Minali: così aiutiamo a conoscere la Parola e a vivere in pienezza la liturgia
Ha quasi 100 anni, passa di mano tra circa 4 milioni di persone ogni settimana. È il più antico e popolare dei foglietti da Messa italiani La Domenica, ponte tra immediatezza e approfondimento della liturgia, sponda di partecipazione e memoria della «Parola che fa ardere il cuore». Un progetto di sostegno alla fede ancora necessario 99 anni dopo. In vista del centenario (a settembre 2021), lavorano oggi nella redazione di Alba (Cuneo) don Orlando Zambello, direttore dal 1962 al 2018, e il successore dal 2019 don Pietro Roberto Minali. Hanno ereditato La Domenica dal beato don Giacomo Alberione, che la fondò nel 1921. Le copie del «viceparroco di carta» (così lo chiamava Alberione) dalle 16.800 del 1926 oggi sono diventate un milione. Ognuna raggiunge tra i tre e i cinque lettori, anche se oggi il modello di vademecum alla celebrazione si è diffuso, con pubblicazioni edite non solo dalla Società San Paolo.
«La svolta fu nel
1965 con la Messa in italiano – ricorda don Zambello, che al foglietto
ha dedicato la vita, fin dall’avvio del Concilio Vaticano II – siamo
stati in prima fila nel far conoscere ai fedeli i documenti conciliari e
le riforme liturgiche, con innumerevoli edizioni, oltre 60 opuscoli e
sussidi di catechesi». Don Zambello ricavò spazio per l’esegesi: «Chiamai
noti commentatori, per arginare l’ignoranza biblica: dal mariologo
Stefano De Fiores a liturgisti come don Rinaldo Falsini e don Silvano
Sirboni. Presto il foglietto arrivò anche ai malati e ai
lontanissimi, che spesso ci hanno scritto consolati. Tuttora grazie alle
donazioni dei fedeli spediamo 10mila copie nelle carceri. È stato un
lungo viaggio, che non mi aspettavo».
Il
prossimo passo? «Coinvolgere il popolo di Dio nella traduzione rinnovata
del Messale – spiega il direttore don Minali – con le preghiere
ritradotte, dal Kyrie eleison al Gloria, al Padre
Nostro. Questo servizio è il nostro modo di vivere la vocazione
sacerdotale, lavorando per la diffusione del Vangelo e servendo
l’Eucaristia con i media. Oggi c’è gran bisogno di nuova
evangelizzazione, di formazione. I prossimi approfondimenti saranno sui
“novissimi”». Non mancano critiche all’uso del foglietto durante la
Messa. «La riforma liturgica richiede dignità della celebrazione, e che
la Parola proclamata non sia letta ma ascoltata, per una partecipazione
attiva del popolo di Dio – chiarisce don Minali – ma nella pratica
sappiamo che non tutti i fedeli sono ugualmente formati nei testi
biblici o preparati nella lettura. Senza manicheismi, il nostro
strumento vuol aiutare a far conoscere non solo la Parola, ma a vivere
la pienezza dell’intera liturgia. Contribuiamo alla consapevolezza
del rito, dalle letture al sacrificio eucaristico, quello che Cristo ha
detto e che ha realizzato. È un servizio alle comunità». A sostegno,
come indicato anche da papa Francesco, della «dimensione adorante, viva
della liturgia, per il popolo, trasformatrice del suo cammino di fede».
Il polso di quest’opera è anche nelle circa 60 lettere che arrivano ogni settimana.
Avvenire