LAICI (IR)-RESPONSABILI. Lettera dalla Missione del Brasile

‘Laos’ è il popolo in generale, ma in senso più specifico uso qui il termine ‘laici’ per indicare i credenti cattolici delle nostre comunità. Uno dei nostri obiettivi nella missione è incentivare la ministerialità dei laici, aiutarli ad assumere responsabilità, a servire gratuitamente e a maturare  una certa autonomia.
Ci sono persone di fede, con uno spirito attivo e grande disponibilità che aiutano molto il cammino della nostra parrocchia; laici responsabili, ma anche irresponsabili!  Soprattutto la coscienza di essere Chiesa è ancora acerba; come in altre occasioni condivido con voi anche le situazioni meno esaltanti e difficili da affrontare, per darvi una idea realistica della missione.
Ad esempio, una piccola cronaca di qualche impegno pastorale dopo il viaggio sul Rio Içá:
3 luglio, sabato. Comunità di NS di Guadalupe. Ore 18. Era stato deciso l’incontro con i giovani, il secondo incontro del gruppetto di questa comunità indigena, nella zona al limite tra la città e la foresta.  Arriva qualche giovane, aspettiamo, sistemiamo in circolo i banchi della cappella mettendo la statua di Maria al centro; ma i responsabili che avrebbero dovuto preparare l’incontro non arrivano. Dopo mezz’ora iniziamo a pregare, recitando il rosario,  con intenzioni di preghiera ad ogni decina. Mentre i ragazzi sono ancora riuniti li lascio per celebrare l’eucaristia in una altra comunità, NS della Salute.  Quando arrivo la cappella è quasi vuota, nessuno a suonare, una decina di persone partecipano alla messa;  i ministri della Parola che potrebbero-dovrebbero essere responsabili per la liturgia non ci sono. L’incontro biblico settimanale che avevamo progettato di fare nelle case, da tempo non si fa, i due animatori e la coordinatrice ancora non hanno organizzato la cosa.  Cosa aspettano? Mi chiedo. I ministri aspettano l’invito della coordinatrice, la coordinatrice aspetta i ministri nessuno fa niente!

Domenica 5, nella comunità di S. Giuseppe non vedo quasi nessuno, solo una decina di persone della famiglia che abita accanto alla cappella; mi dicono che sabato c’è stata una festa di compleanno, e che probabilmente i partecipanti alla festa (famiglie cattoliche in maggioranza) si stanno riposando; quelli che normalmente partecipano alla messa non si fanno vedere (nemmeno alla messa della sera, nella Chiesa centrale).
Questa è la attuale coscienza della vita di comunità, dei sacramenti, del giorno del Signore….

Alla sera, messa nella chiesa di santo Antonio, la chiesa centrale: nessuno a suonare, nessuno a guidare il canto (di solito qualcuno c’è), nemmeno hanno avvisato che hanno qualche impedimento…….
È la prima domenica del mese e la equipe  del ‘dizimo’ che  dovrebbe preparare le letture e animare la messa non ha fatto nulla, quindi si improvvisa sul momento, con i pochi disponibili.

Lunedì 6, incontro con i giovani alle 18:00 in una comunità della città : l’educatore non arriva; sta piovendo forte, arriva qualche ragazzo, facciamo qualche gioco di animazione ma l’educatore non si fa vedere.
Vado anche il lunedì seguente e l’educatore non c’è; non manca invece il forte temporale equatoriale ma siamo al riparo; quando cala di intensità e si riesce a dialogare , le ragazze presenti mi dicono che hanno sentito che l’educatore responsabile  non  intende seguire più il gruppo, perché loro non prestano attenzione…  lui non mi ha parlato, semplicemente non si fa più vedere…..  Andrò a trovarlo a casa.

Amazzonia don Burani lettera 1
Alle 19:30 ci sarebbe un incontro di preghiera e formazione biblica nella comunità di S. Giuseppe, ma non avvisano in quale famiglia si riuniscono, non arriva né telefonata né messaggio…. Non saprei se si sono riuniti. (In seguito mi dicono che non si sono riuniti per motivi di malattia di qualcuno)

E nella comunità del centro è stato fissato un incontro in preparazione al battesimo dei bambini, ci sono due catechisti responsabili….  Nessuno dei due arriva. Le due coppie di genitori se ne vanno!

Amazzonia don Burani lettera 2
Un esempio del nostro lavoro/ non-lavoro pastorale. Quando si celebra qualche festa, molti sono presenti, poi nell’ordinario non ci sono. La coscienza ecclesiale è ancora agli inizi e a volte ci si sente disarmati; arrabbiarsi è la prima reazione, poi non serve a molto. Rimangono vari interrogativi, sul come muoversi, di quali persone fidarsi… comunque l’impegno per favorire la ministerialità rimane e il nostro impegno continua. Con qualche frutto? Vedremo, forse si, forse no!

Domenica 11, alle 6 comincia un forte temporale, poi pioggia normale; vado alle 8 per la messa nella comunitá dello Spirito Santo, la chiesa è chiusa, arriva solo una persona, un fedele animatore della comunità, ma nessun altro. Aspettiamo quasi mezz’ora poi ritorno alla casa parrocchiale; ancora è difficile per me capire perché le persone non vengono a messa se piove, almeno chi abita vicino alla cappella. Chi abita lontano, se deve affrontare una strada piena di acqua e fango, è comprensibile trovi difficoltà.  Quando poi arrivo alla chiesa centrale vedo tutto chiuso, e capisco che è avvenuta la stessa cosa: non è arrivato nessuno o quasi.
Poi vado alla comunità di NS di Guadalupe; arrivo, camminando nel fango, alla cappella; suono la campana, aspetto, ma non si fa vedere nessuno. Ritorno alla casa parrocchiale.
Al pomeriggio ritorna il sole, e l’incontro con i giovani che era stato programmato si fa. E un buon gruppo di adolescenti-giovani arriva.

Certo non è sempre così, a volte è tutto ben organizzato, ci sono laici responsabili, specialmente nelle feste speciali annuali,  ma il senso della domenica- giorno del Signore e della comunità è ancora vago.

Don Gabriele Burani, 14 luglio 2021