La verità teologica della gestazione della Vergine

Contro chi vedeva l’Incarnazione come un evento mistico (Cristo, in un bagliore di luce, entrava nel grembo di Maria) si sviluppò, in ambito agostiniano, la verità teologica della gestazione della Vergine. Fiorirono così le madonne del parto, dalle più antiche del duecento, fino alla Madonna di Monterchi, capolavoro di Piero della Francesca. L’ affresco era destinato all’antica chiesa di Santa Maria di Momentana, dove le donne incinte si recavano a impetrare grazie per sé e per il nascituro. Attorno al 1785 la chiesa fu in parte distrutta per edificare un cimitero. Nel 1911 l’affresco fu staccato per varie ragioni, passando di luogo in luogo.

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Era straordinaria però, l’immagine di una Madonna del parto all’ingresso di un cimitero! Una Madonna del parto, così, come quella di Piero, che appare come arca dell’alleanza in uno squarcio di cielo indicando solennemente la ferita del Mistero. Sì, quel taglio nell’abito azzurro, è una ferita che addita all’uomo la bianca luce dell’eternità. Come si potrebbe raccontare meglio il Natale? Non è il cimitero, nel nostro quotidiano, il luogo della domanda, spesso angosciosa, di chi è assillato dal senso di una vita che approda alla morte? Contro certa cultura moderna che vorrebbe consegnare la morte al nulla, contro certuni che vorrebbero imporre agli uomini un credo con la spada e la violenza, il cristianesimo sorge da una donna incinta che sta come portale di vita davanti al luogo della morte. Com’è stabile la Vergine, dipinta da Piero, dentro le pesanti cortine della Shekinà! E com’è ferma mentre addita il luogo della novità divina! Il suo grembo, azzurro è come il firmamento (dal latino firme), cioè stabile. Sì, la tua Parola, o Dio, è stabile come il cielo! E chi affonda il suo piede in essa, Parola fatta carne, non avrà da temere. Davvero il piede destro della Vergine è fermo, certo nell’attesa di un evento che fonda la storia dell’umanità. Il Natale è la festa della pretesa cristiana: nessuna religione vanta questo. Noi abbiamola pretesa di non morire perché una donna gravida di vita sta alle porte del cielo.

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Quanto più geniale è il taglio di Piero rispetto al celebre taglio della tela di Lucio Fontana, un taglio che ferisce la tela nel nulla di una passione (il rosso) senza risposta. Fontana, argentino di origine ma milanese di adozione, aveva abbracciato la ricerca legata alla tridimensionalità nell’arte pittorica, per giungere poi a comprendere che si era andati oltre, che c’era una quarta dimensione, quella dell’infinito. Così ecco i tagli nelle sue tele, ricerche spaziali come egli stesso li definisce, oppure attese. Attesa si intitola, appunto, la tela del 1965, rossa con al centro netto un taglio di rasoio del tutto simile al taglio di Piero nell’abito di Maria.

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Fontana aveva tagliato anche una tela tutta azzurra, proprio come l’abito della Madonna di Monterchi. Eppure quanto fugge l’infinito dalla sua attesa! Quale domanda di senso rimane nel cuore di fronte alle sue tele. In Piero la ferita è una luce e la risposta è una persona. Così sia questo il dono di Natale: la pretesa di dire a chi amiamo: «Cristo ti regala l’eternità». Lo dice a noi la cronaca di ogni giorno, della Siria e del Pakistan e dei mille luoghi di martirio dimenticati, Cristo ci regala una vita che nessuno può uccidere.

Immagini:

Piero della Francesca, Madonna del Parto, 1455, affresco, 260 cm × 203 cm.

Spazi espositivi, Monterchi

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attesa 1965, 54 x 45 cm, Collezione Privata.  

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese 1965, 55 x 46 cm, Galerie Mathias Fels, Parigi.

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