«In chiesa mi sento fuori posto»

di Marco Pappalardo | 09 giugno 2016 in vinonuovo.it
Me lo ha detto la mamma di un mio alunno, quasi per giustificarsi di qualcosa. Ma mi è sembrata lo stesso una parola molto evangelica

«Io in chiesa e nella Chiesa mi sento fuori posto».

Me l’ha detto la mamma di un mio alunno che qualche settimana fa è venuta a dare un contributo economico spontaneo a sostegno delle attività di volontariato che svolgiamo da anni con studenti ed ex-allievi in favore dei migranti, di coloro che sono senza dimora, delle famiglie indigenti a Catania. Il figlio le aveva raccontato entusiasta dell’esperienza fatta una sera per le vie della città, incontrando e condividendo qualcosa da magiare e da bere con queste sorelle e fratelli in difficoltà.

In situazioni simili, quando la Provvidenza provvede, invito sempre le persone a venire con noi per vedere, toccare con mano, perché non sia solo un togliersi un peso dalla coscienza, un delegare ad altri il bene che ciascuno può fare. Da questa mia proposta è sorta una discussione intensa in cui la signora si è aperta raccontando fatti dolorosi della propria vita, situazioni che non le permettono di spingersi oltre al momento. Poi mi ha detto: «Professore, io so di non avere la coscienza pulita, so che questo assegno non serve per coprire i miei peccati, ma non trovo per ora un altro modo in cui provare un pizzico di serenità nel mio cuore e magari riscoprire il desiderio di tornare in chiesa. Se, però, con questo piccolo gesto posso aiutare gli altri e pure mio figlio che vorrebbe continuare a fare volontariato, sappia che può contare su di me altre volte».

Ringrazio la signora per il dono e per la condivisione inaspettata, e nel salutarci le dico: «Carissima signora, la Chiesa è soprattutto il luogo di coloro che si sentono fuori posto!».

In fondo, già Gesù aveva messo insieme una compagnia abbastanza strampalata fatta, nell’insieme, di persone non istruite, ladri, teste dure, timorosi, disubbidienti, traditori, bugiardi, superbi; insomma, se fosse stata una squadra di governo, il gruppo degli assessori di un comune, il consiglio di amministrazione di un’azienda – secondo i parametri della perfetta organizzazione e quindi del mondo – non ci sarebbero state speranze di fare molta strada. Tutta gente “fuori posto”, potremmo dire, poco affidabili e con idee limitate mentre Gesù è con loro. Vedono ma non guardano, sentono ma non ascoltano, ci sono ma non partecipano, dicono ma non fanno, promettono ma non mantengono, sperano ma non ci credono più di tanto finché non arriva lo Spirito Santo.

“Fuori posto” come i tanti che Gesù ha frequentato per le strade e nelle case tanto da essere considerato anche Lui un tipo strano, uno totalmente fuori di testa, certamente “fuori posto” quando mangiando con i peccatori, facendosi profumare dalla prostituta, stando con i reietti della società, parlando con la Samaritana al pozzo, difendendo l’adultera, guarendo i lebbrosi. Il suo essere “fuori posto”, invece, così come l’essersi circondato di personaggi “fuori posto”, mentre è scandalo anche oggi per i benpensanti – persino dentro la Chiesa, laici e consacrati – è, invece, consolante per chi come la signora non si sente all’altezza di tornare in quella casa che è la Chiesa e in quella Chiesa che dovrebbe essere sempre casa, luogo accogliente di chi si sente “fuori posto”!

Tempo fa scrissi un post su questo blog criticando certi divieti che si trovano nelle chiese e proponendone altri alternativi, post che ha suscitato vari e contrastanti commenti, qualcuno decisamente aspro o un po’ acidi, direi anche “ecclesial-chic. Ora, dopo aver parlato con questa mamma, credo di poterne aggiungerne un altro da apporre: «Sia benvenuto chi in chiesa e nella Chiesa si sente non all’altezza, tanto peccatore, particolarmente “fuori posto”».