Giornata. Nonni, abbiamo bisogno di voi. La consegna degli anziani ai giovani della Gmg

Papa Francesco incontra alcuni nonni

avvenire.it

La Terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani si celebra questa domenica in tutte le diocesi del mondo. A Roma, il cuore della Giornata sarà la Messa, presieduta da papa Francesco alle10 nella Basilica di San Pietro. Si prevede che parteciperanno alla celebrazione oltre 6mila persone, di cui molti anziani provenienti da tutta Italia: nonni accompagnati dai nipoti e dalle famiglie, anziani ospiti di case di riposo e Rsa, oltre a tanti anziani impegnati nella vita parrocchiale, diocesana e associativa.

Quest’anno la celebrazione della Giornata mondiale dei nonni sarà strettamente collegata alla Giornata mondiale della Gioventù che prenderà il via domenica 1 agosto a Lisbona.

Infatti, al termine della celebrazione, cinque anziani – in rappresentanza dei cinque continenti – consegneranno simbolicamente la Croce del pellegrino della Gmg a cinque giovani in partenza per Lisbona, a significare la trasmissione della fede “di generazione in generazione”.

Il gesto – si spiega sul sito del Dicastero laici, famiglia e vita che organizza entrambi gli eventi – «vuole anche rappresentare l’impegno che gli anziani e i nonni hanno accolto, su invito del Santo Padre, di pregare per i giovani in partenza e di accompagnarli con la loro benedizione».

Ma per questa ricorrenza sono tantissime le iniziative in tutto il mondo. Il Dicastero ha invitato tutte le diocesi a celebrare la Giornata con una Messa dedicata agli anziani e con gesti concreti di vicinanza, di amicizia e di solidarietà, per esempio una visita o una telefonata agli anziani soli. A chi compie questi gesti è concessa l’indulgenza plenaria (per saperne di più CLICCA QUI)

Intervista a Gabriella Gambino (Dicastero laici, famiglia e vita)

Nonni e nipoti sono le radici e il futuro di una storia di salvezza che tocca da vicino tutti noi. Senza radici non c’è futuro, né nella società né nella Chiesa. Lo spiega Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero laici, famiglia e vita alla vigilia della III Giornata mondiale dei nonni.

“Di generazione in generazione la sua misericordia” (Lc 1,50) è il tema scelto da papa Francesco per questa Giornata. Giusto pensare che anche la misericordia possa essere considerata un valore che gli anziani devono trasmettere ai giovani?

Nel mondo contemporaneo, dove si è sempre alla ricerca di giustizia e di diritti, dovremmo imparare a pensare la misericordia come “sovrabbondanza di giustizia” (Dives in misericordia): una virtù che nasce solo dall’esperienza concreta dell’amore. Non è la risposta alla pretesa di un diritto, è un dono. Quanti nonni potrebbero raccontare ai nipoti episodi della loro vita, che esprimono l’importanza di un gesto di misericordia che hanno ricevuto o che hanno donato. Gesti che hanno fatto risaltare nel mondo il primato dell’amore, non solo rispetto al male, ma anche rispetto a certe forme di giustizia formale, che non tengono conto dei bisogni veri delle persone. La misericordia, che di per sé è ciò che contraddistingue Dio, come valore umano si esprime nel prendersi cura di chi è nel bisogno, di chi pur non avendo fatto nulla per meritare quell’atto di misericordia, lo riceve per amore. In fondo, la misericordia ci aiuta a vedere in noi e negli altri, nonostante i limiti e le incapacità umane, una speranza sempre possibile. Essa interrompe bruscamente l’ingiustizia e obbliga l’uomo a lasciarsi sorprendere da Dio e da colui che gli tende la mano. Può trasformare la realtà e cambiare la vita di una persona.

Che significato attribuire ai frequenti riferimenti che quest’anno collegano idealmente in modo così stretto Giornata mondiale dei nonni e Gmg?

Senza anziani, il futuro dei giovani manca di una parte fondamentale per la loro crescita: la memoria del passato, che sono le loro radici. Il legame simbolico tra le due Giornate sottolinea non solo che mai nessuno si salva da solo, perché ciascuno di noi intesse nella propria vita dei legami che trascinano gli altri nel proprio cammino. Abbiamo bisogno di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo di noi. La nostra personale storia di salvezza è una storia che affonda le radici in luoghi e tempi lontani, che ci precedono, con cui dobbiamo imparare a fare i conti per poter essere persone solide e consapevoli

Ma concretamente come possiamo declinare questa speranza nella reciprocità?

Nel Messaggio per la Giornata dei Nonni e degli Anziani, il Papa scrive che “la presenza di un giovane apre alla speranza che quanto [gli anziani] hanno vissuto non vada perduto e che i loro sogni si realizzino”. I giovani sono uno stimolo a non soffermarsi sulla debolezza che avanza o sul dispiacere per le occasioni perse della vita. È così anche nella nostra esperienza. Un bambino può essere fondamentale per far sì che i nonni non si chiudano nello spazio della propria casa, soli e abbandonati, ma restino agganciati alla comunità, alla famiglia, sentendosi parte di un contesto in cui hanno voce e spazio. Nell’amicizia con un giovane, la persona anziana può ritrovare l’entusiasmo per un grande ideale; la meraviglia per l’inizio di nuovi progetti; la gioia di una fede e di una testimonianza di vita che si fa insegnamento per le nuove generazioni. Gli anziani sono insostituibili e un giovane con il suo sguardo e il suo affetto, in fondo, dice questo: nonno, ho bisogno di te!

Dopo tre anni possiamo dire che il senso di questa Giornata mondiale sia stato recepito in modo convinto dalle comunità nei diversi continenti?

Ci sono diocesi nel mondo che hanno accolto con grande consapevolezza l’invito del Santo Padre a celebrare la Giornata, perché ne hanno compreso il senso: sensibilizzare ogni ambito della società e della Chiesa al ruolo che gli anziani possono avere, come fedeli battezzati, nella comunità ecclesiale, ma sensibilizzare anche la comunità e le famiglie, così come l’azione pastorale, ai loro bisogni umani e spirituali, specialmente quando sono fragili e soli. Ci sono Paesi dove la pastorale degli anziani è attiva e feconda, ma moltissimi altri dove ancora si fa fatica a recepire questo messaggio. Penso al lavoro straordinario che si sta facendo in Brasile, in Irlanda, in Canada, Spagna, Portogallo, ma anche alle grandi difficoltà che si incontrano in Africa, in Asia e perfino in molti Paesi dell’Europa, nonostante il numero degli anziani sia in crescita. Nella maggioranza dei casi, nelle diocesi e nelle parrocchie, mancano uffici dedicati alla pastorale degli anziani. Manca un accompagnamento spirituale specifico, attività di apostolato in cui gli anziani possano essere protagonisti attivi. Quanta solitudine vivono la maggioranza degli anziani nelle comunità ecclesiali di tanti Paesi del mondo. .

Sbagliato pensare che, soprattutto nell’ Occidente dominato dalla cultura dello scarto questa Giornata sia quanto mai opportuna per rivedere certi schemi?

Giustissimo. Visitare un anziano solo, occuparsi di una nonna malata, dedicare del tempo e dare spazio a un anziano della famiglia o far sentire accolto chi non ha nessuno è un’opera di misericordia, che scardina gli schemi abituali odierni. Siamo immersi in una cultura che ci fa credere di “essere senza età”: il mito dell’eterna giovinezza ci allontana anche dal raggiungimento di una vera maturità etica, spirituale, intellettuale, affettiva. La vecchiaia e la fragilità ci impongono di rallentare: di riconoscere il volto dell’altro e di entrare in una relazione davvero personale, in cui il giovane e l’anziano si riconoscono in un’alleanza antropologica, fatta di fragilità, di reciproca cura, di incontro.