Eppure Dio «non ha ancora spento il sole». Paziente, egli attende

La storia del rapporto tra il popolo di Israele e il Dio della Bibbia è intessuta, come ogni relazione umana, di amicizia o di affetto, di alti e bassi, di tradimenti del popolo e di gelosie divine, di rotture dell’alleanza e di nuove alleanze. Come ogni storia, anche la storia d’amore tra Dio e il popolo, proprio perché storia (e non ipostasi atemporale) conosce l’avvolgersi e l’intrigo di ogni vicenda umana.

E talvolta Dio ha la tentazione (anche Lui ha le sue) di interrompere ogni cosa, ogni rapporto e relazione con il popolo che si è scelto in Abramo, che si è riscelto in Egitto e che ha accudito nel deserto verso la terra promessa.

Ma perché non l’ha fatto? Perché non ha dato seguito alla sua ira e al suo senso di giustizia?

Nel suo romanzo Il buio fuori (Einaudi) lo scrittore americano Cormac McCarthy se ne esce a un certo punto con una frase che da sola basta un trattato di teologia: «È la gente dura che rende duri i tempi. Ho visto tanta cattiveria fra gli uomini che non so perché Dio non ha ancora spento il sole e non se n’è andato».

Sì, anche nel nostro tempo guerre, sopraffazioni, uccisioni, violazioni di ogni diritto umano, torture e attentati, ogni possibilità di male l’uomo l’ha compiuta, dal nazismo al Daesh-Isis. Eppure Dio «non ha ancora spento il sole». Paziente, egli attende.

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