E dopo la sinagoga l’architetto fu assunto dal Papa

di Michela Beatrice Ferri

A pochi passi dal duomo di Milano, nel cuore della città, affacciati su via Francesco Sforza si possono ammirare i giardini della Guastalla, i più antichi del capoluogo lombardo: è proprio nella quiete di questa zona che sorge lo splendido Tempio ebraico – conosciuto anche come la sinagoga di via della Guastalla – di cui quest’anno ricorre il centoventesimo anniversario dell’inaugurazione. La sua creazione rappresentò il punto di arrivo di quel processo di sviluppo e di affermazione, durato quasi un secolo, del primo nucleo della presenza ebraica a Milano.
alla scelta di collocare il Tempio nel cuore della città, si accompagnò quella di affidare il lavoro di progettazione all’illustre architetto Luca Beltrami (1854-1933), che a quel tempo ricopriva la carica di direttore dell’Ufficio per la conservazione dei monumenti lombardi, e che a partire dai primi anni Venti del Novecento sarebbe divenuto architetto della Santa Sede in concomitanza con l’elezione del cardinale Achille Ratti, arcivescovo di Milano, al soglio pontificio.
I lavori per l’edificazione della sinagoga terminarono nel 1892, al tramonto del pontificato di Leone XIII, il Papa cui gli ebrei romani attribuirono sempre il merito di avere riconosciuto la libertà di coscienza, e che con le sue encicliche manifestò il tentativo di avviare le masse sociali verso l’emancipazione. Il Tempio israelitico di Milano fu inaugurato il 28 settembre dello stesso anno, divenendo anch’esso segno di quella rinascita culturale che a partire dalla proclamazione dell’Unità d’Italia aveva interessato diverse comunità ebraiche della penisola.

(©L’Osservatore Romano 28 settembre 2012)