DOV’È DIO SOTTO I BOMBARDAMENTI DI KIEV?

L’irruzione dell’inatteso ha sconvolto le nostre esistenze piccolo-borghesi. Ma ci sono tre cose che possiamo fare per tentare di scacciare il male estremo scatenato da Putin e i suoi oligarchi. La riflessione del teologo Pino Lorizio, della Pontificia Università Lateranense

Il filosofo tedesco, se non più importante certamente più noto del Novecento, uno degli stregoni così denominati da Wolfram Eilenberger, Martin Heidegger, in un seminario dal titolo Che cosa significa pensare? tenuto all’Università di Friburgo in Brisgovia, durante il semestre invernale 1951-52, ebbe a dire: «Il  fatto più considerevole, nella nostra epoca preoccupante, è che noi ancora non pensiamo».  Il “più preoccupante” (Das Bedenklichste), ovvero ciò che ci “pre-occupa” e coinvolge prima di ogni altra cosa è ciò a cui si deve il “dono” (das Gabe) del pensare (denken). E ciò che ci pre-occupa, anche oggi, è l’incombere della distruzione e della morte. Ancora una volta l’irruzione dell’inatteso nella forma del male ha sconvolto le nostre esistenze piccolo borghesi. E, mentre continuiamo a raccontare ciò che accade, ancora non lo pensiamo fino in fondo. Tuttavia, nel disorientamento e nella confusione, mentre siamo invasi dalle notizie più o meno false (le cosiddette fake news), non possiamo non chiederci: cosa ci sta accadendo e che ne sarà di noi? Ovvero, perché? Negli ultimissimi tempi si sono succedute e incrociate le due versioni del male: quella cosmica e quella storica. La prima nella forma della pandemia che ci ha angosciati e continua ancora, coi suoi colpi di coda, ad influenzare il nostro quotidiano, l’altra, quella storica di una guerra assurda, che raggiunge le nostre già magre esistenze con i suoi risvolti nefasti sia dal punto di vista economico che da quello esistenziale.

Il borghese “piccolo piccolo” di monicelliana memoria aveva a che fare con le stesse facce del dolore: la morte tragica del figlio durante la rapina ad una banca e il malore fisico che procura invalidità alla moglie. La voglia di farsi giustizia da solo abita l’animo del malcapitato nella sua profonda e inaccessibile disperazione. Il senso di desolante impotenza, che pervade il film, rischia di innestarsi nelle nostre piccole, concrete e quotidiane esistenze. E dove è Dio in tutta questa desolante solitudine? Da questo punto di vista è assordante il silenzio della teologia, che dovrebbe aiutarci a pensare e comprendere non solo la Parola di Dio, ma, illuminato da essa, il nostro essere qui ed ora.

Non possiamo esimerci dal compito di balbettare qualcosa di fronte al mistero del male così come si rivela nel nostro presente: naturale-cosmico e storico-etico. Il nostro balbettio nasce da una profonda convinzione, che condividiamo con una pensatrice, che certamente non appartiene al nostro entourage, come Hannah Arendt, la quale, dopo aver indicato e denunciato il male radicale e assoluto nei totalitarismi storicamente realizzati, ha dovuto riconoscere che solo il bene può essere assoluto e radicale, il male può invece essere estremo. Di qui la sua banalità: quella dei gerarchi nazisti come quella degli oligarchi putiniani.

Ecco: siamo di fronte agli estremismi del male! Non sempre accade, ma, quando accade, deve essere pensato. Quello biologico-naturale, che trova le sue origini nel fatto che il cosmo non è stato immaginato e creato in forma fissista e statica, ma dinamica ed evolutiva, per cui nella dialettica di tale dinamismo si esprime la lotta fra il positivo e il negativo, il benessere e la sofferenza, la vita e la morte. Elementi distruttivi presenti in natura devono e possono essere sconfitti dalla vitalità della natura stessa, supportata dalla scienza e dalla tecnica di cui l’intelligenza umana è capace. Ma, mentre tiriamo un sospiro di sollievo, perché questo virus sembra ormai in fase di ritirata, non possiamo dimenticare che la minaccia è sempre possibile e in agguato, che la vigilanza e la solidarietà non saranno mai da abbandonare o emarginare, onde poter affrontare ulteriori attacchi del nemico.

Quanto al male storico-antropologico, che alberga nel cuore dell’uomo, penso che il credente e il teologo non possano fare a meno di pronunziare la parola “peccato”, pena il loro adeguarsi al politicamente corretto, banalizzando il messaggio che è stato loro donato. Ma insieme a credenti e teologi (posto che lo siano anche loro) non si può non invocare la denunzia delle chiese e degli uomini di chiesa di fronte a tale scempio. È il tempo delle scelte: “pillola blue o pillola rossa”? come si esprime la saga di Matrix, anche nel suo quarto episodio. La neutralità è impossibile e comunque appartiene al nemico della verità e della fede: il faut parier! diceva Blaise Pascal. Il problema è la scelta. I confini sono marcati e ben delineati, non c’è spazio per tentennamenti buonistici ammantati di diplomazia, la quale tuttavia rimane l’unica strada da percorrere per il raggiungimento di una pace dignitosa per entrambe le parti in conflitto. Il caso Dostoevskij è emblematico, al di là dell’indignazione perché qualcuno ha tentato di espellere (per fortuna senza esito) un genio della letteratura universale da quella che dovrebbe essere e denominarsi universitas studiorum. Un mio giovane dottorando, nella Pontificia Università Lateranense (quella per intenderci del Papa) di nazionalità ucraina e appartenenza cattolico-latina si sta cimentando in una tesi dottorale sul messianismo dello scrittore russo e ortodosso. A nessuno è venuto in mente di revocargli il progetto. Anche in questo le istituzioni autenticamente cattoliche possono e devono dare esempio di civiltà e tolleranza a quelle che si definiscono laiche.

Ma il borghese piccolo piccolo cosa può fare di fronte ai grandi della terra, che non sono nemmeno i politici delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea (il cui imbarazzo nelle distinzioni sembra, per quanto orientato, piuttosto utilitaristico), ma le lobby economiche e finanziarie? Credo che a ciascuno di noi sia indicato un triplice compito: possiamo innanzitutto pregare per la pace, sperando oltre ogni speranza, possiamo manifestare ossia far sentire ai potenti il nostro grido disperato, possiamo essere solidali e sempre e comunque dalla parte di chi soffre e muore, compreso il giovane soldato russo soccorso dagli ucraini.

Gesù di Nazareth ha affrontato e subito il male del mondo nelle sue diverse e radicali forme. Di fronte al male fisico ha esercitato la sua taumaturgia compiendo miracoli/segni dai quali emerge una profonda verità: la vera lebbra, la vera paralisi, la vera cecità, la vera morte… è il peccato. Ricordiamo l’episodio del paralitico: “perché sappiate che il Figlio dell’uomo sulla terra ha il potere di rimettere i peccati, io ti dico: alzati e cammina!”. Di fronte al male storico, lo ha subito, ma seminando nel cuore degli uomini se non il vero, il bene e il bello, almeno il loro anelito, perché abbiano a convertirsi ad essi. L’evento della risurrezione dice innanzitutto che Dio (il Padre) è dalla sua parte e non da quella di chi infligge dolore e morte all’umanità. Che la Pasqua porti a tutti e a ciascuno salute e pace, non senza la nostra fatica quaresimale e quotidiana perché questi beni accadano nel nostro oggi!

Famiglia Cristiana