Domenica 5 febbraio si celebra la 39a Giornata per la Vita: il Centro di Aiuto alla Vita di Reggio Emilia promuove iniziative di approfondimento sul tema dell’accoglienza alla vita

Domenica 5 febbraio si celebrerà la 39a Giornata per la Vita. Voluto fortemente dalla Conferenza Episcopale Italiana, l’appuntamento rappresenta un’occasione per riflettere sul dono della vita. Quest’anno il messaggio dei Vescovi dal titolo “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta” sottolinea che “è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio”. La Giornata per la Vita è possibilità di condivisione e confronto tra tutti i volontari del Centro di Aiuto alla Vita presenti sul territorio reggiano, ma concretamente rappresenta un’occasione speciale per poter sostenere tante donne e i loro bambini. Il CAV incontra quotidianamente mamme in difficoltà che si trovano a vivere una gravidanza inattesa o che arriva in un momento difficile della vita familiare. L’intento del Centro è quello di sostenerle nell’esperienza della maternità, partendo dalla gravidanza, sia che questa prosegua o che si interrompa, camminando insieme per valorizzare il loro progetto personale di vita. Nel 2016, il Centro di Aiuto alla Vita di Reggio Emilia ha incontrato e affiancato 99 donne in gravidanza e continuato a sostenere le 84 donne conosciute nell’anno precedente, che hanno partorito tra il 2015 e il 2016.

Che cosa trova una donna che si rivolge al Centro di Aiuto alla Vita? Innanzitutto un luogo di ascolto, riservato e rispettoso dei tempi e delle diversità di ognuno. Poi, la possibilità di partecipare in modo attivo alla costruzione di un progetto individuale di affiancamento e sostegno, che veda la persona protagonista delle proprie scelte. In questa fase, si cerca di fare delle proposte e di accogliere riflessioni, partendo dal motivo che ha spinto una donna a rivolgersi al Centro: possono essere proposte attività di gruppo o laboratori con altre mamme, accompagnamenti a visite mediche, percorsi psicologici individuali, accompagnamenti rispetto ai servizi del territorio, visite in ospedale al momento del parto, ma anche la possibilità, per le situazioni che ne vedano la necessità, di ricevere sostegni materiali per la mamma e il suo bambino fino al primo anno di vita (medicinali, generi alimentari e di cura per l’infanzia o l’attivazione di sostegni economici come “Progetto Gemma” o “Progetto Primula”). Inoltre, ad alcune mamme viene chiesto, a seconda delle possibilità, di rendersi utili all’interno del CAV (nei gruppi o a livello individuale). In questo modo, si fanno emergere e si valorizzano capacità e sensibilità della persona che nei momenti più difficili spesso rimangono nascoste.

39 giornata vita

 

Messaggio integrale del Consiglio Episcopale Permanente per la 39a Giornata Nazionale per la Vita

(5 febbraio 2017)

DONNE E UOMINI PER LA VITA

NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA

Il coraggio di sognare con Dio

Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.

I bambini e i nonni, il futuro e la memoria

Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”. Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale. È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila”.

Con Madre Teresa

La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’(Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”.parrocchie primule

 laliberta.info