Come crescere nell’amore di Dio

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Tradotto in italiano un libro del santo ortodosso serbo Nikolaj Velimirović

14 settembre 2020

«La burrasca nel mare è una dura prova. Ancora più dura nell’anima. Ma senza la burrasca né il mare né l’anima possono purificarsi». Così scriveva il santo vescovo serbo Nikolaj Velimirović (1881-1956) nel suo libro del 1952 intitolato Cassiana, la scienza dell’amore. Adesso, fresco di stampa, per i tipi di Asterios Editore (Trieste, 2020, pagine 165, euro 17), per la prima volta il volume è disponibile in italiano grazie alla traduzione di Antonio Ranzolin: un piccolo gioiello sul senso dell’amore rivelato da Cristo. Sullo sfondo del libro la storia di sofferenza e redenzione di “Giulia la gobba”, poi monaca Cassiana, che incontra quello che diventerà il suo padre spirituale, il monaco Callistrato per dirgli che vuole uccidere l’uomo che l’ha tradita e di cui lui sta per celebrare le nozze. A tali dolore e cecità, padre Callistrato non può rispondere se non con la preghiera, affidando l’anima della donna all’amore di Dio che converte il suo cuore tanto che “Giulia la gobba” decide di farsi monaca. La burrasca, alla fine, ha purificato la sua vita.

Si tratta di persone sicuramente esistite. Nel monastero di Mileševa, dove si svolge la storia, uno dei più importanti monasteri della Chiesa serba, vicino alla cittadina di Prijepolje, c’è la tomba di Cassiana oltre alla tomba di san Sava. Persone avvolte da una reputazione di santità. Il vescovo Nikolaj, proclamato santo il 19 maggio 2003, conosceva i racconti che circolavano sulla loro vita e proprio su quei racconti si è fondato per comporre il suo scritto.

Un libro intessuto con il filo d’oro delle Scritture e dell’insegnamento dei padri della Chiesa, da Isacco il Siro a Massimo il Confessore, da Teodoro di Edessa a san Nilo il Sinaita, da Simeone il Nuovo Teologo a sant’Antonio il Grande, a san Cassiano. E che nella sua parte centrale è un vero inno che celebra la quintessenza del cristianesimo: l’amore. Amore che trova il suo fondamento nella Trinità di Dio. Amore che, solo, permette all’uomo di conoscere Dio, «perché Dio è amore» (1 Giovanni, 4, 8). E la storia di “Giulia la gobba” è la cornice alla parte centrale del libro dove san Nicola scrive la Centuria  dell’insegnamento cristiano sull’amore, che è il cuore del testo e il lascito dell’igumeno Callistrato alla monaca Cassiana, che termina con queste parole: «Ti ho scritto molto, figlia mia. E, nondimeno, tutto ciò si può esprimere in breve così: se ami il Signore Gesù Cristo, hai già adempiuto i due grandi comandamenti dell’amore. Egli è Dio, infatti, ed è anche il prossimo».

Il libro scritto dal vescovo e santo serbo Nikolaj Velimirović è come una filocalia in miniatura. Da leggere e meditare. Diventata monaca, “Giulia la gobba” si priva di tutti i suoi beni, destinando il ricavato a opere di carità. Poco prima di morire, nel monastero di Mileševa, padre Callistrato consegna un manoscritto nelle mani di Cassiana esortandola a crescere nell’amore di Dio. Nel manoscritto c’erano gli insegnamenti che Cassiana aveva chiesto a padre Callistrato: «Dedico questo scritto alla mia figlia spirituale, la monaca Cassiana, perché lo legga e lo mediti su ciò che vi è di più grande sia in cielo sia in terra».

Padre Callistrato, nel manoscritto, scrive: «Pensare Dio senza il Figlio sarebbe come pensarlo senza amore. Se il Padre non avesse un Figlio […] tutto il nostro discorso sull’amore sarebbe solo un canto nostalgico».

È stato il Figlio apparso come uomo nella carne a manifestare all’umanità l’amore della Trinità santa, «un amore che fino ad allora il mondo ignorava». E come si è manifestato questo amore? «Con il solo modo con cui un grande amore non si vergogna di manifestarsi per la salvezza dell’amato: con la kenosi, il servizio, la sofferenza e, infine, con il sacrificio supremo». Padre Callistrato esorta poi Cassiana a considerare come si mostra l’amore: «Per amore il Figlio di Dio si umilia, serve, insegna, cura, nutre, disseta, risolleva e corregge, semina gioia, si lascia torturare, patisce, perdona e muore». E quanto è diverso dall’amore degli uomini, spesso «pronti a sacrificare al loro “amore” tutto e tutti, tranne se stessi». Le riflessioni continuano: «Solo tramite Dio è possibile amare le creature di Dio. Persino la più brutta […] Ogni altro amore, senza l’amore per Dio, si deteriora, non è reale […] L’uomo, senza l’amore per Dio, non sa amare nemmeno se stesso». Il beato Diadoco dice infatti dell’amor proprio (philautia): «Chi è caro a se stesso non può amare Dio».

A un certo punto poi padre Callistrato si sofferma su «un peccato contro l’amore grave quanto l’adulterio e la fornicazione. Ancora più grave: la guerra che muovono a Dio i capi ipocriti che con le labbra proclamano di amare il popolo mentre nella loro anima lo disprezzano. Sotto la copertura della legge lo rapinano e lo opprimono, rifiutando la giustizia, la misericordia e la fede. Sono i soli che Cristo abbia posto al di sotto delle prostitute e dei pubblicani quando diceva ai farisei: “In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Matteo, 21, 31). Perché “l’amore non cerca il proprio interesse” (1 Corinzi, 13, 5), dice l’Apostolo istruito dal suo maestro […] Allora ascolta, figlia mia, queste parole sull’ineffabile coraggio che è proprio soltanto dell’amore. “Il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Matteo, 20, 28)».

E ancora: «Quanti amano la ricchezza terrena, il potere e la gloria, schiacciano senza pietà altri uomini pur di soddisfare il loro “amore” irrazionale. Sono pronti a sacrificare al loro “amore” tutto e tutti, tranne se stessi. La sola azione che temono è il servizio degli altri e il sacrificio per gli altri. I capi e i comandanti degli uomini hanno gettato legioni in braccio alla morte per acquisire ricchezze e gloria. Questa è l’opera di Satana, l’uccisore dell’uomo. Non l’opera del Signore, Amico dell’uomo. Questi è disceso dal trono celeste della gloria per manifestare, con il servizio e il sacrificio personali, l’amore di Dio per gli uomini. L’amore di Cristo è l’esempio del più grande coraggio. Non appena si smarrisce l’amore, lo spirito si offusca. E con il peccato si perde anche la libertà».

Nella premessa all’edizione italiana, il traduttore del testo, Antonio Ranzolin, ci offre una preziosa biografia del vescovo Nikolaj nella quale emerge la sua vasta cultura (dottore in filosofia e in teologia), la sua efficace predicazione (fu chiamato il Nuovo Crisostomo), l’attenzione agli ultimi (ha creato case per gli orfani di guerra); per i semplici cristiani fondò il Movimento di preghiera a Dio, insegnò in vari seminari, si adoperò per l’unità delle Chiese ortodosse. Lui, dottore in teologia e filosofia, si è fatto monaco e prete e si è messo al servizio degli ultimi e della Chiesa. In appendice, dello stesso vescovo Nikolaj viene riportato un commento al  Padre nostro. Ogni invocazione è meditata con le parole intense ed essenziali di chi per molto tempo ha fatto risuonare nel suo cuore la preghiera che Gesù ha consegnato alla sua Chiesa.

La traduzione italiana è stata fatta a partire dalla versione greca curata dallo ieromonaco Amfilohije, attuale metropolita del Montenegro e del Litorale, ed è stata verificata nel testo originale serbo, in alcuni passaggi, da Mirjana Pettinà di Torrebelvicino. Il risultato: un’eccellente versione in italiano di un testo così impegnativo che prende per mano anche il lettore neofita e, con grande tenerezza, lo aiuta a entrare nella sensibilità teologica e spirituale delle Chiese sorelle dell’ortodossia.

di Rossella Fabiani

Osservatore Romano