Albania: da paese comunista a meta turistica

A distanza di più di trent’anni dalla caduta del Regime comunista albanese e dalla morte di uno dei dittatori più conosciuti della storia, Enver Hoxha, l’Albania è un paese totalmente diverso, che sta cercando di rinascere dalle proprie ceneri.

Una lenta rinascita
Recentemente, spinta dalla mia passione per l’Est Europa e i Balcani, mi sono recata in Albania e sono rimasta sorpresa da quanto questo paese sia differente dagli altri ex Stati socialisti. Ma questo non avrebbe dovuto stupirmi più di tanto, dal momento che l’Albania è stata sì un paese comunista, ma era già da allora era molto diversa dagli altri, isolata dal resto del blocco orientale e con idee molto differenti.

Durante gli anni della dittatura, il Governo albanese propagandò un’immagine negativa del fenomeno migratorio, presentandolo come una piaga sociale frutto del capitalismo, e per questo le frontiere furono chiuse, sia verso Est, ovvero verso i Paesi dell’Unione Sovietica, della Jugoslavia e gli altri Stati comunisti d’Europa, sia verso Ovest, ossia verso i paesi Occidentali, filo-americani.

Questa mossa isolò il Paese, rendendo impossibile varcare i confini. Inoltre, le paranoie di Enver Hoxha – il quale, dopo aver fatto uscire l’Albania dal Patto di Varsavia, si convinse che il Paese sarebbe stato vittima di un attacco, sia da Est che da Ovest – non migliorarono la situazione.

Negli anni ’80, a differenza degli altri Paesi comunisti, i quali avevano intrapreso un cammino di riforme in senso democratico, l’Albania continuò a sostenere l’idea di essere l’unico Paese a realizzare il «vero socialismo nel mondo» e questo la portò a isolarsi ancor di più e a vivere un periodo di forte crisi sociale ed economica che causò la caduta del regime un decennio più tardi.

Il successore di Hoxha, Ramiz Alia, tentò di risollevare le sorti del Paese attraverso alcune riforme che miravano a

dare una nuova identità nazionale al Paese, più vicina a quella degli altri popoli balcanici,
decentrare l’economia,
rispettare i diritti umani, aprendo la strada al multipartitismo e modificando il Codice penale, così da renderlo meno rigido e da limitare i poteri della polizia.
Queste “aperture” non furono sufficienti agli occhi dei cittadini e, nel febbraio 1991, iniziò l’esodo degli albanesi verso l’Italia, alla ricerca di cibo, di lavoro e di una vita migliore.

I soldi guadagnati con un duro lavoro, come accade molto spesso, venivano mandati a casa per aiutare la famiglia. Ma l’amore per la propria Patria spinse queste persone anche a investire tempo e denaro per risollevare le proprie città, a cominciare da Tirana, la capitale.

Difatti, molti albanesi che, in un primo momento, erano venuti in Italia, ora sono tornati in patria per investire lì i propri guadagni, aprendo attività di ogni genere: ristoranti, bar, hotel, case vacanza, negozi…

Dopo aver visitato un discreto numero di Paesi dell’Est Europa e dei Balcani, ho constatato che l’Albania è tra quelli che non sono ancora entrati nell’UE. Le mancano, quindi, gli aiuti necessari per consolidare il suo sviluppo.

Pur rimanendo ancora tanto da fare, l’Albania sta investendo molto su sé stessa, incentivando il turismo, rendendosi più appetibile agli stranieri, costruendo nuovi e bellissimi hotel e migliorando i propri servizi.

La prima cosa che si nota non appena si mette piede a Tirana è che la città è costellata di cantieri, dalle zone più periferiche a quelle attorno a Piazza Scanderbeg. Lo stesso scenario lo si nota nella città marittima di Durazzo, importante porto del Paese e meta balneare.

Turismo estetico e bellezze naturali
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione parlando di turismo in Albania è il “turismo estetico”, elemento che sta contribuendo moltissimo a far conoscere il Paese all’estero.

L’Albania, in particolare Tirana, sta diventando una meta sempre più gettonata per qualche ritocco estetico alla propria persona. Camminando per le strade della città, si possono vedere molte insegne che indicano questo genere di cliniche, nelle quali opera anche un certo numero di chirurghi italiani.

L’Albania sta seguendo le orme della vicina Istanbul, diventando una piccola “Turchia dei Balcani”.

Questo Paese, oltre al turismo balneare ed estetico, ha molto altro da offrire.

L’Albania è un paese ricco di storia. Quella più recente la si può conoscere visitando i musei Bunk’Art 1 e Bunk’Art 2, i quali aprono una finestra sul passato comunista del Paese. Da vedere anche la Piramide di Enver Hoxha, nata come mausoleo del dittatore e oggi centro culturale. Il quartiere Blokku, ex circondario chiuso dell’élite comunista, è ora il luogo della vita notturna della città e simbolo del suo rinnovamento.

La storia più antica di Tirana, invece, la si può incontrare visitando il quartiere del Pazar i Ri, una delle zone più caratteristiche, e la moschea ottomana “Kokonozi”.

Uscendo dalla capitale, si possono scoprire i siti albanesi Patrimonio UNESCO. Si tratta di Butrinto, un’area archeologica che conserva le rovine di tutte le civiltà che la occuparono nel corso dei secoli (corinzi, romani, bizantini, veneziani e ottomani). I Centri storici di Berat e di Argirocastro rappresentano un raro esempio di città ottomane ben conservate.

Non lontane dall’Albania si trovano le foreste primordiali dei Carpazi. Da ammirare anche il patrimonio naturale e culturale della regione di Ohrid (Ocrida, nella Macedonia del Nord), che custodisce siti risalenti alla preistoria (abitazioni su palafitte), una cappella cristiana del VI secolo e specie endemiche di flora e di fauna.

L’Albania è un forziere ricco di gemme che, rinchiuse e nascoste per anni, ora possiamo ammirare.

L’Albania, ultimo paese comunista d’Europa, segnato da un paranoico passato dittatoriale, poco conosciuto e spesso sottovalutato a causa della sua storia, ora, grazie ai suoi stessi abitanti, sta rifiorendo, si sta facendo conoscere, migliora le condizioni di vita della popolazione e diventa una meta turistica molto ambita.
settimananews.it