3 febbraio . Biagio, il mal di gola e le candele: la storia del santo guaritore

Nelle chiese la benedizione e la richiesta di intercessione al vescovo e martire. Ecco la vera origine del rito

Vetrata della Cappella Notre-Dame-de-Lhor, Mosella, Francia

Vetrata della Cappella Notre-Dame-de-Lhor, Mosella, Francia – Wikimedia

Nelle chiese la benedizione e la richiesta di intercessione al vescovo e martire. Ecco la vera origine del rito

Alla festa della presentazione di Gesù al Tempio, che si celebra oggi, segue domani 3 marzo in molte chiese un rito molto sentito nella devozione popolare: la benedizione col tocco delle candele benedette oggi e con l’invocazione: «Per intercessione di san Biagio, vescovo e martire, ti liberi il Signore dal male di gola e da ogni altro male».

Perché proprio san Biagio? Secondo una tradizione agiografica Biagio nacque nella seconda metà del III secolo nella comunità armena di Sebaste – l’attuale Sivas, città turca di 300mila abitanti nell’Anatolia centrale – fu medico e per le sue virtù e la sua vita esemplare la popolazione lo acclamò vescovo. Ma lui, seguendo una ispirazione dello Spirito Santo, si ritirò in una grotta sui monti, protetto da bestie feroci che gli erano affezionate come animali domestici. Proprio gli animali, tuttavia, finirono con il tradirlo. Nel 316, durante la persecuzione dei cristiani dell’imperatore d’Oriente Licinio, i soldati del governatore Agricola erano alla ricerca di leoni, tigri, orsi per il circo nel quale dovevano essere esposti i cristiani. Ne videro un certo numero davanti alla grotta di Biagio e con un’unica operazione arrestarono il santo e catturarono gli animali. Biagio non abiurò la fede e venne condannato a morte. Fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, e infine decapitato. Mentre attendeva l’esecuzione Biagio operò alcuni miracoli. Un giorno si presentò alla sua cella una madre disperata, il figlio stava per soffocare per una lisca che gli si era conficcata in gola: il santo benedisse il ragazzo che guarì. In un’altra occasione si presentò una povera donna cui un lupo aveva divorato il maiale: il santo le restituì il suino, mentre la donna gli regalò una candela. Biagio le promise la sua particolare benedizione associata all’offerta annuale delle candele.

Le reliquie di san Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea (Potenza), dove arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea assieme a un carico partito da Sebaste e diretto a Roma, viaggio interrotto sulle coste della Basilicata a causa di una bufera.
San Biagio è patrono di numerose città italiane. Una sua statua si trova collocata anche su una guglia del duomo di Milano. E i milanesi di una volta conservavano sempre una piccola parte del panettone natalizio per consumarla nel giorno del santo.
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