Sala stampa: slittano le nuove nomine. Servono ulteriori approfondimenti …

Da giorni in ambienti vaticani si diceva che le nuove nomine per la Sala stampa della Santa Sede, dopo la fine del periodo “ad interim” dell’attuale Direttore Alessandro Gisotti, sarebbero state pubblicate oggi lunedì 15 e Il Sismografo ne ha dato ieri alcuni anticipazioni, in particolare sui nomi scelti. Nelle ultime ore però in Vaticano sono sorti alcuni dubbi e quindi si è scelto la via del rinvio momentaneo, anche perché non sembra esistere nessuna fretta. Occorrono ulteriori approfondimenti – per i quali tra l’altro i tempi previsti sono piuttosto brevi – proprio perché alla fine si tratta di nomine che dovrebbero portare il sigillo del Santo Padre Francesco.
Per ora non resta che attendere le decisioni vaticane che arriveranno quando tutto sarà chiarito.
80 anni fa il primo Ufficio Informazioni della Santa Sede. La Sala stampa vaticana oggi, il profilo del “portavoce papale”, la comunicazione di Jorge Mario Bergoglio
Il 20 febbraio 1939, 80 anni fa, fu costituito l’Ufficio Informazioni della Santa Sede, il primo in assoluto di natura giornalistica nella storia della Chiesa, 107 anni dopo l’Enciclica di Papa Gregorio XVI (Mirari Vos, 15 agosto 1832) in cui si condannava la libertà di stampa. L’Ufficio Informazioni operava vicino al Cortile di San Damaso e il suo scopo preciso era quello di fornire notizie ai giornalisti in occasione della morte e dei funerali di Papa Pio XI, avvenuta 10 giorni prima (10 febbraio 1939) e del Conclave del 1° e 2 marzo in cui oltre 60 cardinali elessero nuovo Vescovo di Roma Eugenio Pacelli, Pio XII. 
Una nota storica ufficiale del Vaticano così racconta questa nascita: “Il 20 febbraio 1939 fu istituito l’«Ufficio Informazioni» de «L’Osservatore Romano», e gli fu affidato il compito di trasmettere informazioni ai giornalisti ammessi (cfr. O.R. 23 febbraio 1939). Nel 1966 la Sala Stampa, che era stata istituita come organismo informativo del Concilio Vaticano II, assorbì il precedente ufficio e cominciò a funzionare come Sala Stampa della Santa Sede a cura della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali. (…) La Costituzione ApostolicaPastor Bonus sulla Curia Romana del 28 giugno 1988 al n. 43 assegna la Sala Stampa come «speciale ufficio» dipendente dalla Prima Sezione della Segreteria di Stato che pubblica e divulga le «comunicazioni ufficiali riguardanti sia gli atti del Sommo Pontefice sia l’attività della Santa Sede». (…) Infine, con il Motu Proprio di Papa FrancescoL’attuale contesto comunicativo del 27 giugno 2015, la Sala Stampa della Santa Sede è stata integrata nella Segreteria (ndr. ora Dicastero) per la Comunicazione il 1° gennaio 2016.”
Veronica Giacometti, autrice del libro “Anche i papi comunicano. La comunicazione nella storia della Sala Stampa Vaticana” (Tau Editrice) osserva: “Nel corso degli anni il Servizio Stampa è stato spostato nei luoghi del Palazzo Apostolico fino a trovare ubicazione in Via del Pellegrino. Ma la vera svolta arriva nel 1963 per opera di Paolo VI che crea il “Comitato per la Stampa” per il Concilio Vaticano II. I giornalisti vengono ubicati fuori dalle Mura Leonine e La Sala Stampa della Santa Sede ebbe un nome e un regolamento. Era il 6 Ottobre 1966.”
D’allora la Sala stampa, ed è così tuttora, è andata avanti su un doppio binario che non sempre ha facilitato il suo compito. Da una lato dipende direttamente dalla Segreteria di Stato (dal Segretario di Stato e, in particolare, dal Sostituto) poiché in molte questioni e momenti è il vettore ufficiale della Sede Apostolica. Al tempo stesso però dipende, in materia organizzativa e logistica, di altri enti vaticani. Per diversi anni la Sala stampa ha avuto come referente la scomparsa Pontificia commissione per le comunicazioni sociali. Ora invece, da quando lo ha deciso Papa Francesco, la Sala stampa dipende dal Dicastero per la comunicazione nato nel giugno 2015.
Un’altra questione non ancora codificata, soprattutto nell’attuale pontificato di Francesco, riguarda la figura del “portavoce del Santo Padre” che fino allo spagnolo Joaquín Navarro-Valls appariva chiarissima. Navarro-Valls “era” il portavoce del Pontefice. Con Papa Benedetto XVI e padre Federico Lombardi questo profilo sfumò notevolmente seppure, in numerose e rilevanti circostanze, il gesuita è apparso chiaramente come “portavoce papale”. Con il papato di Jorge Mario Bergoglio, il Direttore della Sala stampa, prima p. Lombardi, poi Greg Burke e infine Alessandro Gisotti, non ha avuto più, in modo continuo, il profilo di “portavoce del Papa”.
P. Lombardi più di una volto osservò: “Il Papa non ha bisogno di un portavoce”.
Ed è così. I fatti di questi oltre sei anni di pontificato lo dimostrano.
In questi anni abbiamo visto una modifica sostanziale del profilo “portavoce”. E’ palese e pacifico che Papa Francesco non desidera un “portavoce” e che preferisce parlare in prima persona. Non sente il bisogno di questa figura anche perché è lui a gestire le comunicazioni pontificie, proprio come ha fatto alla guida dell’arcivescovado di Buenos Aires.
Direttori
-Angelo Fausto Vallainc (19 ottobre 1966 – 4 luglio 1970 nominato vescovo ausiliare di Siena)
-Federico Alessandrini (11 luglio 1970 – 3 giugno 1976 ritirato)
-Romeo Panciroli (3 giugno 1976 – 5 settembre 1977 nominato direttore) (ad interim)
-Romeo Panciroli (5 settembre 1977 – 6 novembre 1984 nominato pro-nunzio apostolico in Liberia e in Gambia e delegato apostolico in Sierra Leone e Guinea)
-Joaquín Navarro-Valls (4 dicembre 1984 – 11 luglio 2006 ritirato)
-Federico Lombardi, S.J. (11 luglio 2006 – 31 luglio 2016 dimesso)
-Greg Burke (1º agosto 2016 – 31 dicembre 2018 dimesso)
-Alessandro Gisotti, dal 31 dicembre 2018 al 15 luglio 2019 (ad interim)
Vicedirettori
-Pierfranco Pastore † (3 giugno 1976 – 4 dicembre 1984 nominato segretario della Pontificia commissione delle comunicazioni sociali)
-Giulio Nicolini † (4 dicembre 1984 – 16 luglio 1987 nominato vescovo di Alba)
-Giovanni D’Ercole, F.D.P. (1987 – 1990)
-Piero Pennacchini (1990 – 1995)
-Ciro Benedettini, C.P. (1995 – 2016)
-Greg Burke (1º febbraio 2016 – 31 luglio 2016 nominato direttore)
-Paloma García Ovejero (1º agosto 2016 – 31 dicembre 2018)

Sala Stampa Santa Sede: Alessandro Gisotti direttore ad interim

Papa Francesco ha accettato la rinuncia del direttore e del vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke e Paloma García Ovejero, ed ha nominato direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, finora coordinatore dei Social Media del Dicastero per la Comunicazione.

Alessandro Gisotti, nato a Roma, 44 anni è sposato e ha due figli. Laureato in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1999, è giornalista professionista. Dopo un’esperienza all’Ufficio per l’Informazione delle Nazioni Unite a Roma, ha iniziato a lavorare come redattore alla Radio Vaticana nell’anno 2000.

Dal 2011 al 2016 è stato vice-caporedattore presso l’emittente pontificia. Ha seguito l’attività degli ultimi tre Pontefici a Roma e in diversi viaggi apostolici internazionali e in Italia. Dal 2017 è coordinatore dei Social Media del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Ha insegnato giornalismo all’Istituto Massimo dei Gesuiti a Roma e Teorie e Tecniche del giornalismo alla Pontificia Università Lateranense. Ha scritto diversi articoli e saggi sulla comunicazione ecclesiale, in particolare il volume “Il Decalogo del Buon Comunicatore secondo Papa Francesco”, pubblicato nel 2016 con prefazione del cardinale Luis Antonio Tagle.

Sulla rinuncia di Greg Burke e Paloma García Ovejero e la nomina di Alessandro Gisotti, pubblichiamo le dichiarazioni di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, e del direttore ad interim.

Dichiarazione di Paolo Ruffini

«Ho appreso della decisione di Greg Burke e Paloma García Ovejero. E della accettazione da parte di Papa Francesco delle loro dimissioni. In questi pochi mesi di lavoro insieme ho potuto apprezzare la loro professionalità, la loro umanità, la loro fede. Li ringrazio dunque della dedizione con cui hanno svolto sin qui il loro lavoro. Oggi di fronte a quella che è una loro autonoma e libera scelta, non posso che rispettare la decisione che hanno preso. Greg e Paloma (per questo compito indicati dal mio predecessore, mons. Dario Edoardo Viganò) sono stati il primo direttore e la prima vice direttrice della Sala Stampa dopo l’avvio della riforma del sistema della comunicazione della Santa Sede decisa dal Santo Padre. Il loro significativo impegno ha contribuito al cammino di riforma che oggi – secondo loro stessi – per essere portato a compimento richiede un veloce passaggio di testimone, nello spirito di servizio alla Chiesa che tutti ci accomuna. È proprio con questo spirito di servizio e di fedeltà al Santo Padre che io stesso porterò avanti il complesso cammino di tale importante riforma. L’anno che ci si apre davanti è denso di appuntamenti importanti che richiedono il massimo sforzo di comunicazione. Ho piena fiducia che Alessandro Gisotti, sino ad ora Coordinatore dei social media del Dicastero per la Comunicazione e già vice-caporedattore alla Radio Vaticana, saprà guidare ad interim la Sala Stampa, in attesa che ne sia definito al più presto il nuovo assetto».

Dichiarazione di Alessandro Gisotti

«Ringrazio il Santo Padre per la fiducia accordatami in un momento così delicato per la comunicazione della Santa Sede. Mi sono messo a piena disposizione del prefetto Paolo Ruffini. A Greg Burke e Paloma G. Ovejero mi lega un rapporto di stima e amicizia. Mi unisco al prefetto nel ringraziarli per il lavoro svolto negli ultimi due anni e mezzo alla direzione della Sala Stampa. Cercherò di adempiere all’incarico affidatomi al meglio delle mie capacità, con quello spirito di servizio alla Chiesa e al Papa che ho avuto il privilegio di imparare stando accanto a padre Federico Lombardi per quasi 20 anni. So bene che il mio incarico, per quanto ad interim, è particolarmente impegnativo ma sono confortato dal conoscere il grande valore dei miei colleghi della Sala Stampa di cui in tante occasioni ho potuto apprezzare la professionalità e dedizione».

Il saluto di Greg Burke e Paloma Garcia Ovejero

“Paloma ed io – spiega la loro decisione in un tweet Greg Burke – abbiamo rassegnato le dimissioni, in vigore dal 1° gennaio. In questo momento di transizione nelle comunicazioni vaticane, pensiamo sia meglio che il Santo Padre sia completamente libero di riunire una nuova squadra”. “Sono entrato in Vaticano – continua Burke – nel 2012. L’esperienza è stata affascinante, per non dire altro. Grazie, Papa Francesco. Un abbraccio fortissimo”. E poi ancora: “Nuovo anno. Nuove avventure”.

Dal canto suo, Paloma Garcia Ovejero ha twittato: “Termina una tappa. Grazie, Santo Padre, per questi due anni e mezzo! Grazie, Greg, per la tua fiducia, la tua pazienza e il tuo esempio”.

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Giovani verso il Sinodo: vogliamo una Chiesa gioiosa, autentica e interattiva

Foto di gruppo dei 300 giovani protagonisti della riunione pre-sinodale a Roma

Il documento che raccoglie il lavoro di 300 giovani di tutto il mondo riuniti a Roma per la riunione pre-sinodale, e 15mila che hanno partecipato attraverso i social media, vuol essere uno “strumento di navigazione” per i padri sinodali, su “dove ci troviamo e dove siamo diretti”. Un giovane di Panama lo consegnerà a Papa Francesco
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I giovani del mondo sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della fede cristiana, e desiderano vedere una Chiesa che sia testimone vivente di ciò che insegna. Una Chiesa che non li consideri troppo piccoli per essere protagonisti del loro cammino spirituale. E lo scrivono nel documento conclusivo della riunione pre-sinodale tenuta questa settimana al collegio Mater Ecclesiae di Roma, in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre, su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Nelle 14 pagine del testo, sintesi del lavoro di 20 gruppi linguistici nei quali si sono divisi i 300 partecipanti, più 6 gruppi tematici dei social media che hanno coinvolto 15mila navigatori, i giovani scrivono alla gerarchia ecclesiastica che desiderano “una Chiesa autentica, una comunità trasparente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”.

Il documento è diviso in tre parti: le sfide e opportunità dei giovani nel mondo di oggi, la fede e vocazione, discernimento e accompagnamento e l’azione educativa e pastorale della Chiesa. Sarà una delle fonti per la stesura dell’Instrumentum laboris del Sinodo, scritto dai giovani per dare ai padri sinodali uno “strumento di navigazione” per una maggiore comprensione dei giovani. Un’ espressione, scrivono nell’introduzione “di dove ci troviamo, dove siamo diretti” e “un indicatore di cosa la Chiesa deve fare per andare avanti”. Un giovane di Panama, che ospiterà la prossima Gmg nel 2019, lo consegnerà domani a Papa Francesco durante la messa della Domenica delle palme.
La formazione della personalità
Per formare la nostra personalità, spiegano i giovani nel documento, cerchiamo “il senso di noi stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarci”. Queste possono essere la famiglia, prima di tutto, anche se alcuni si allontanano dalle tradizioni, “sperando di essere più originali”. Ma anche gruppi, associazioni e movimenti e certamente la Chiesa, anche se per alcuni “la religione è ormai considerata una questione privata”. Spesso la Chiesa è vista come troppo severa o moralista.
“ Abbiamo bisogno di una Chiesa accogliente e misericordiosa, che apprezza le sue radici e i suoi tesori, amando tutti, anche quelli che non seguono quelli che crediamo essere gli standard. ”
Davanti ad argomenti che li coinvolgono e li preoccupano come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, i grandi problemi sociali, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado dell’ambiente, i giovani chiedono alla Chiesa “inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza”.
Guardano al futuro, i giovani scrivono: “abbiamo troppa paura, e alcuni di noi hanno smesso di sognare”. Ma poi aggiungono: “cerchiamo l’opportunità per poter lavorare e costruire un mondo migliore”, aiutati in questo anche dalla Dottrina sociale della Chiesa.
“ Vogliamo un mondo di pace, che tenga insieme un’ecologia integrale con una economia globale sostenibile. ”
“Per i giovani che vivono in regioni del mondo instabili e vulnerabili – prosegue il documento – c’è la speranza e l’aspettativa di azioni concrete da parte dei governi e della società: mettere fine ai conflitti e alla corruzione, occuparsi dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze sociali e della sicurezza”.
La tecnologia non può sostituire la relazione umana
Un paragrafo è dedicato al rapporto con la tecnologia, che per qualcuno “ha arricchito le nostre relazioni, per tanti altri ha preso la forma di una dipendenza, diventando un sostituto della relazione umana e persino di Dio”. È evidente, si legge ancora “che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali. Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili”.
“Spesso i giovani tendono ad avere diversi comportamenti negli ambienti online e in quelli offline. È necessario – è la richiesta – offrire formazione ai giovani su come vivere le loro vite digitali”.
“ Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione ”
“Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana”.
Per questo nel documento si chiede alla Chiesa maggior attenzione “alla piaga della pornografia, includendo gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e il conto salato che essi presentano alla nostra umanità”.
Ritorno alle Scritture per conoscere Gesù
“Molti di noi desiderano fortemente conoscere Gesù” aggiungono, ma chiediamo per questo “testimoni autentici: uomini e donne in grado di esprimere con passione la loro fede e la loro relazione con Gesù, e nello stesso tempo di incoraggiare altri ad avvicinarsi, incontrare e innamorarsi a loro volta di Gesù”.
C’è tanta confusione tra i giovani sulla figura di Gesù, si rileva, e si propone “un ritorno alle Scritture, in modo da poter approfondire la conoscenza della persona di Cristo, la Sua vita, e la Sua umanità”.
Se per molti giovani la fede è diventata qualcosa che riguarda solo la sfera privata, e non la vita in comunità, ci sono giovani che invece “sperimentano una Chiesa vicina, come nel caso di Africa, America Latina e Asia, così come in diversi movimenti di scala mondiale”. Purtroppo, si rileva nel documento, “in alcune parti del mondo, i giovani stanno lasciando la Chiesa in grande numero. Capire i motivi di questo fenomeno è cruciale per poter andare avanti. I giovani che non hanno legami con la Chiesa, o che si sono allontanati da essa, lo fanno perché’ hanno sperimentato indifferenza, giudizio e rifiuto”.
Chiarezza sul ruolo delle donne nella Chiesa
“I cristiani professano un Dio vivente, ma nonostante questo – lamentano i giovani del pre-sinodo – troviamo celebrazioni e comunità che appaiono morte. I giovani sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della nostra fede”. E chiedono una Chiesa che sappia ammettere gli errori e abbia “l’umiltà di chiedere perdono”. Una Chiesa che offra ai giovani spazi di partecipazione e faccia chiarezza sul ruolo delle donne al suo interno, che va affermato, compreso e valorizzato.
Nel loro cammino di ricerca del senso di se stessi e di discernimento vocazionale, i giovani cercano compagni di cammino che “siano testimoni vivi, in grado di evangelizzare attraverso le loro vite”. Guide che dovrebbero essere cristiani fedele impegnati nella Chiesa e nel mondo, in continua ricerca verso la santità, che non giudichino, ma si prendano cura e ascoltino attivamente i bisogni dei giovani.
La Chiesa ci incontri dove viviamo
Alla fine i giovani del mondo riuniti a Roma chiedono alla Chiesa di ammettere gli errori nei casi di abusi sessuali e nell’amministrazione delle ricchezze, riconoscendosi “umile e umana”. Di saper comunicare attraverso i nuovi media e di parlare con temini concreti su argomenti scomodi come l’omossessualità e il gender. E infine di coinvolgere i giovani nei processi decisionali, anche con ruoli di leadership.
Chiedono alla Chiesa di incontrare le persone dove socializzano “bar, caffetterie, parchi, palestre, stadi, e qualsiasi altro centro di aggregazione culturale o sociale”. Ma anche in luoghi travagliati come “orfanotrofi, ospedali, periferie, zone di guerra, prigioni, comunità di recupero e quartieri a luci rosse”. Oltre ai luoghi fisici, i giovani chiedono alla Chiesa di raggiungerli nel mondo digitale. “Auspichiamo – scrivono – una Chiesa accessibile attraverso i social media e i vari spazi virtuali”.

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