Atletica a Budapest. Gimbo jet, Tamberi vola ancora più in alto di tutti: oro mondiale

Dopo l’oro olimpico di Tokyo, il 31enne azzurro si conferma anche in Ungheria: è lui il re del salto in alto con 2,36 al primo colpo. Harrison argento
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Il saltatore Gianmarco Tamberi, 31 anni, oro olimpico a Tokyo e oro mondiale a Budapest

Il saltatore Gianmarco Tamberi, 31 anni, oro olimpico a Tokyo e oro mondiale a Budapest – Reuters

L’uomo con la barba a metà vola sul tetto del mondo. La maledizione della rassegna iridata evapora ai 28 gradi (percepiti 31) delle nove e mezza della sera, quando Gianmarco Tamberi supera l’asticella a quota 2 metri e 36 centimetri, atterrando nell’oro. Al Mondiale di Budapest il padrone del salto in alto è un trentunenne marchigiano, idolo della folla e salvatore di uno sport, che dopo l’addio di Usain Bolt è ancora in cerca di personaggi.

Due anni fa per acciuffare l’oro olimpico si era portato in pista quel gesso bianco che gli aveva immobilizzato la caviglia nel 2016, mentre guardava in tv gli altri sfidarsi in Brasile; l’anno passato per salire sul trono d’Europa aveva spezzato la tradizione rinunciano all’Halfshave; nella notte magica in riva al Danubio per sfatare il tabù iridato ha fatto marcia indietro, presentandosi in azione col look con cui si era rivelato al globo intero.

Il suo cammino di gloria si completa in una stagione in cui ha ricominciato daccapo con una nuova guida tecnica. A telecomandarlo dagli spalti non c’è più papà Marco, ma Giulio Ciotti. Nel suo staff sono entrati il fisioterapista Andrea Battisti e il preparatore atletico Michele Palloni, con la conferma del mental coach Luciano Sabbatini.

Che fosse la giornata buona lo aveva intuito sin dal pomeriggio quando con schiuma e rasoio ha reso glabra la guancia destra. Ha immaginato la medaglia quando ha lasciato il campo di riscaldamento a bordo della golf car che lo ha condotto nella pancia dello stadio. I suoi colleghi a guardare in avanti, lui seduto di spalle a salutare la gente. Non c’è Lyles, Duplantis o Warholm che regga, l’uomo che si rade a metà è l’unico capace di trascinare i tifosi.

Così quando i Vip si imbarcano sulla barca di fronte all’Hotel Marriott per raggiungere via fiume lo stadio, sorseggiando un drink e mirando il tramonto, Tamberi è l’altista più citato. Ma di lui si parla anche sul tram della linea 2 che porta allo stadio il popolo. Il Mondiale di Budapest è elitario nei trasporti: gli ospiti di World athletics viaggiano comodi lungo il Danubio, gli spettatori normali sono ammassati come sardine dentro tram, bus e metro. Eppure ad accomunare le due classi è Gimbo da Ancona, l’uomo per tutte le stagioni, le età e le nazioni. Fa impazzire i italiani e stranieri, manda in visibilio bambini, ragazzi e adulti, e le teenager gli mimano il cuore. Nella sua vita c’è solo Chiara, la moglie sposata a settembre, una settimana dopo l’addio al celibato proprio al Budapest. Già quella sera di agosto 2022 si ripropose di tornare nella capitale magiara per prendersi l’unica medaglia che mancava alla prestigiosa collezione, quella iridata all’aperto.

Era stato ottavo a Pechino 2015 – quando alla vigilia della gara si raccontò per la prima volta ai lettori di Avvenire, raccontando i dettagli del taglio della mezza barba a ritmo di musica – e a Doha 2019, eliminato in qualificazione a Londra 2017 quando rientrò dopo l’infortunio che gli precluse i Giochi 2016, quarto a Eugene 2022, falcidiato da un fastidio al retto femorale della gamba sinistra, quella di stacco. In mezzo ha assaporato il fuoco dell’inferno, dopo la rottura del tendine d’Achille a Montecarlo alla vigilia di Rio, la dolce scalata del Purgatorio, con i titoli continentali indoor e outdoor, e la luce brillante del Paradiso, il 1° agosto 2021 quando a Tokyo toccò il cielo con un dito in compagnia dell’amico e rivale Mutaz Barshim. Il qatarino, già tre ori mondiali prima di ieri, era il favorito, ma si è fermato al bronzo.

Tamberi invece era arrivato in Ungheria con due uscite nella gambe – la vittoria da capitano in Coppa Europa e il 2.34 in Diamond League, entrambi nella polacca di Chorzów – e in qualificazione aveva pasticciato, rientrando nei 13 finalisti per un pelo. Un classico si potrebbe dire, visto che anche a Tokyo penò prima di vivere l’apoteosi. Genio nella lotta per le medaglie, sregolatezza nel percorso verso la finale.

Quando entra nello stadio Tamberi aizza la curva. Poi, scalzo, passeggia sull’erba, lontano dai rivali. Quindi, calzate le due scarpe di colore diverso, prova rincorsa e salti, atterrando sul saccone come sul divano del salotto quando si rincasa esausti. Alla presentazione dello speaker china il capo e nasconde il volto, poi si rivolge alla massa e ottiene il boato, prima di esibirsi alla batteria. Evidentemente l’arte imparata con i “The Dark Melody” è ancora viva.

Pronti, via ed è subito errore a 2.25. Ma da quel momento Gimbo non sbaglia più: 2.25 alla seconda prova, 2.29, 2.33, 2.36 alla prima. Poi, a titolo acquisito, due errori a 2.38 e tentativo finale a 2,40. Argento allo statunitense Harrison con 2.36 al secondo colpo. Con l’oro mondiale al collo Tamberi si candida al ruolo il portabandiera azzurro l’anno prossimo all’apertura dei Giochi di Parigi. Intanto per una notte il bel Danubio è azzurro.

L’Argentina di Messi è campione del mondo

L'Argentina di Messi è campione del mondo

La Francia cade ai rigori, dopo una delle gare più emozionanti di sempre. Dal dischetto decidono gli errori francesi di Coman (parato) e Tchouameni (fuori), mentre per la Selección non sbaglia nessuno su quattro tentativi. La ‘Pulce’ trascina, incanta e poi alza l’unica Coppa che gli mancava in carriera. Chiusi i supplementari 3-3. Ai Bleus non basta un super-Mbappé autore di quattro gol

AGI –  Nel segno di Leo, nel nome di Diego: l’Argentina scrive la storia e si laurea Campione del Mondo per la terza volta, battendo la Francia in una pazza finale di Qatar 2022.

Al Lusail Stadium decidono i calci di rigore dopo un pirotecnico 3-3, firmato dalla doppietta di Messi, dal sigillo di Di Maria e dalla pazzesca tripletta di Mbappè, che si consola vincendo il titolo di capocannoniere del torneo con 8 gol (7 quelli del compagno al Psg).

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© Anne-Christine POUJOULAT / AFP

Il portiere francese Hugo Lloris si tuffa per salvare un gol 

Dal dischetto decidono gli errori francesi di Coman (parato) e Tchouameni (fuori), mentre per la Selección non sbaglia nessuno su quattro tentativi.     La ‘Pulce’ alza quindi al cielo l’unica coppa che gli mancava da conquistare in carriera.

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© FRANCK FIFE / AFP

Gol di Messi

Dopo essersela vista molto brutta, fa festa e piange di gioia l’Argentina, che sale sul tetto del mondo a 36 anni di distanza dall’ultima volta, quando a portarcela fu proprio quel Maradona che oggi, al primo Mondiale disputato dopo la sua scomparsa, starà sicuramente gioendo insieme al suo popolo e incoronando il suo ‘alter ego’ Messi, divenuto assoluta leggenda grazie a questo trionfo.

Torna a casa a mani vuote invece la Francia, che non riesce a bissare Russia 2018 e quindi ad eguagliare Brasile ed Italia, uniche due nazionali a vincere due Mondiali di fila.

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© Jewel SAMAD / AFP

L’allenatore francese Didier Deschamps 

Poche le sorprese di formazione, l’unica è il ritorno da titolare di Di Maria tra le file dell’Albiceleste (mai scelta fu più azzeccata): Scaloni disegna così un 4-3-3 con Emiliano Martinez in porta, Molina, Romero, Otamendi e Tagliafico in difesa, De Paul, Fernandez e Mac Allister a centrocampo, e proprio il calciatore della Juventus a completare il tridente d’attacco con Messi e Alvarez.

Per Deschamps, invece, ritrovano una maglia dal primo minuto Upamecano e Rabiot, rispettivamente in difesa e a centrocampo dopo le assenze in semifinale. Per il resto tutto da programma, con Griezmann, Dembele e Mbappè a sostegno dell’unica punta Giroud.

Il primo tempo è un assoluto dominio dell’Argentina sul piano tecnico-tattico, ma non solo: Messi e compagni scendono in campo con gli occhi iniettati di sangue, corrono il doppio pressando costantemente gli avversari e facendoli girare praticamente a vuoto. ‘El Dibu’ tra i pali non è mai chiamato in causa, mentre nella metà campo offensiva la Selección mette in mostra tutta la qualità del suo repertorio, che si era vista poco fino a questo punto del torneo

La scelta di Di Maria titolare si rivela subito azzeccata da parte di Scaloni. L’uomo delle finali e dei gol pesanti (decisivo un suo sigillo nella finale di Copa America 2021 vinta con il Brasile), è uno dei più scatenati e al 21’, facendosi beffe di Dembele, si conquista il calcio di rigore del vantaggio argentino.

Ovviamente è Messi a spingere in rete ‘Al Hilm’ (‘Il Sogno’, questo il nome del pallone ideato da Adidas per semifinali e finali), facendo esplodere di gioia i numerosi tifosi argentini sugli spalti. La Francia non dà mai la sensazione di poter imbastire la giusta reazione nel primo tempo, subendo al 36’ anche il gol del raddoppio dell’Albiceleste, nato da una splendida azione in ripartenza chiusa alla perfezione proprio da Di Maria su assist di Mac Allister.

Bleus non pervenuti e Deschamps addirittura decide di operare due cambi al 41’, togliendo Giroud e Dembelè ed inserendo Kolo Muani e Thuram. Per gran parte della ripresa il copione sembra lo stesso del primo tempo, con l’Argentina che gestisce bene il comando delle operazioni provando un paio di volte a ripresentarsi pericolosamente dalle parti di Lloris, mentre la Francia non riesce a trovare le fiammate giuste per riaccendere il match.

Non ci riesce fino a dieci minuti dalla fine, perché il calcio è strano e regala sempre incredibili sorprese: all’80’ Mbappe realizza il rigore del 2-1 conquistato da Kolo Muani (fallo di Otamendi), poi appena un paio di minuti più tardi lo stesso attaccante del Psg, in sforbiciata, butta dentro il clamoroso 2-2 su assist di Thuram.

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© William Volcov / BRAZIL PHOTO PRESS / Brazil Photo Press via AFP

Kylian Mbappé 

Nel finale i francesi spingono anche alla ricerca dell’incredibile match point, ma la sfida si prolunga ai supplementari dove continua a succedere di tutto. Lautaro fallisce diverse chances, poi Messi al 109’ firma il 3-2 in tap-in riavvicinando la coppa in sudamerica. Al 118’ però Mbappè realizza un altro calcio di rigore (fallo di mano di Montiel su un suo stesso tiro), riportando tutto in equilibrio a pochi istanti dalla fine dei supplementari.

Prima dei rigori un’incredibile palla gol per parte nei minuti di recupero: Emiliano Martinez è miracoloso su Kolo Muani, sul fronte opposto Lautaro fallisce ancora di testa. Ai rigori per la Francia segnano Mbappé e Paredes ma sbagliano Coman (parata di Martinez) e Tchouameni (fuori).

Tutti a segno gli argentini con Messi, Dybala, Paredes e Montiel, autore del gol che ha chiuso il mondiale

Cara squadra, ma quanto mi costi?

Cosa non farebbero i tifosi per seguire la loro squadra, specie se si tratta di quella nazionale, impegnata nella finale della Coppa del Mondo? In Argentina, le Aerolinas Argentinas – la compagnia aerea di Stato – ha predisposto un volo speciale per i tifosi che è partito venerdì mattina (ci vogliono 20 ore per raggiungere Doha, dove si gioca la partita): il prezzo del biglietto partiva da 6.500 euro e sono tutti andati a ruba. Così è stato anche per il ticket dello stadio, il cui costo è triplicato arrivando a raggiungere – e in qualche caso a superare – i mille euro.

Aggiungete la cifra esorbitante necessaria per il pernottamento…

L’augurio è che ne valga la pena!

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Mondiali: 2-1 al Marocco, Croazia al terzo posto

 © EPA

– La Croazia ha conquistato il terzo posto ai Mondiali in Qatar battendo 2-1 il Marocco nella finalina disputata al Khalifa International Stadium di Doha.

In vantaggio già al 7′ con Gvardiol, la squadra guidata da Luka Modric si è fatta raggiungere 2′ dopo da Dari ma nel finale del tempo ha ripreso il vantaggio con Orsic e il risultato non è più cambiato nella ripresa.

(ANSA).

Mondiali: Argentina-Croazia 3-0, Albiceleste in finale

ROMA, 13 DIC – Argentina-Croazia 3-0 (2-0) nella prima semifinale dei Mondiali 2022 giocata al Lusail Stadium di Doha.

Albiceleste in finale.

Argentina (4-4-2): E. Martinez; Molina (41′ st Foyth), Romero, Otamendi, Tagliafico; E. Fernandez, Paredes (17’st Lisandro Martinez), Mac Allister (41′ st Correa); De Paul (29′ st Palacios); Messi, Alvarez (29′ st Dybala). (1 Armani, 12 Rulli, 6 Pezzella, 11 Di Maria, 16 Almada, 18 Rodriguez, 22 Lautaro Martinez). All.: Scaloni Croazia (4-3-3): Livakovic: Juranovic, Lovren, Gvardiol, Sosa (1’st Orsic) ; Modric (36′ st, Majer), Brozovic (5′ st, Petkovic) Kovacic; Pasalic (1’st Vlasic), Perisic; Kramaric (27′ st Livaja). (12 Grbic, 23 Ivusic, 2 Stanisic, 3 Barisic, 5 Erlic, 17 Budimir, 21 Vida, 24 Sutalo, 25 Sucic, 26 Jakic).All.: Dalic Arbitro: Daniele Orsato (Ita) Reti: 34′ pt Messi (rig), 39’pt e 25′ st Alvarez Angoli: 4-2 per la Croazia Recupero: 4′ e 5′ Ammoniti: Livakovic, Romero, Otamendi per gioco scorretto, Kovaciv per proteste Note: al 35′ del pt espulso per proteste dalla panchina il collaboratore di Dalic, Mario Mandzukic Spettatori 88966. (ANSA).

Qatar, Ue e sacchi pieni di soldi. Davvero siamo tutti in vendita?

Avevamo sempre pensato che «fare un sacco di soldi » fosse una metafora e che il «sacco» non esistesse. Insomma era un modo di dire, esagerato e irrealistico. Chi mai conserverebbe dei soldi, tanti soldi, dentro un sacco? E invece negli ultimi giorni la parola «sacco» abbinata a «soldi» ha fatto irruzione sulle prime pagine dei quotidiani, in riferimento allo scandalo di una ricettiva ala del Parlamento europeo e del prodigo Qatar, ancora in cerca di un nome. Per ora le candidature sono tre: « Euro Tangentopoli» (“Fatto”, 12/12), «Qataritangenti » (“Manifesto”, 11/12) ed « Eurocorruzione» (“Repubblica”, 11/12). Dai che si può fare di meglio, amici caporedattori.

Sacchi di qua e sacchi di là, dunque. “Corriere” (11/12): «Sacchi di banconote». “Fatto” (11/12): «Sacchi e valigie di contanti. Mazzette pure dal Marocco». “Quotidiano nazionale” (“Nazione” “Carlino” e “Giorno”, 11/12): «Sacchi di soldi e viaggi vip». La “Verità” (11/12), come tutta la stampa di destra, coglie l’occasione ghiotta di mettere alla gogna la sinistra: «Mazzette Qatar, a casa della star della sinistra sacchi pieni di banconote». Peraltro non solo di sacchi e valigie si tratta. “Fatto” (12/12): « Parte la caccia a conti offshore». Che certa sinistra ne stia uscendo a pezzi è confermato, se pure “Domani” (11/12) fruga nella piaga: « Ecco cosa ha ottenuto il Qatar con i socialisti europei a libro paga». Pippo Russo tira le fila di almeno un decennio di indagini (dal “Guardian” in poi): « Dal Mondiale alla verità. In Qatar tutto si può comprare», e ricorda un crudele paradosso: lo scandalo è scoppiato proprio mentre si celebrava la Giornata anti-corruzione. La destra è come un bambino davanti a un buffet di dolciumi. “Libero”, 11/12: « La sinistra parte per la tangente» e 12/12: «Gli sbadati del Pd. Mazzette sotto il naso». La “Verità” (12/12): « Il vizietto della sinistra: fare affari con i diritti umani», con Maurizio Belpietro che eccede nell’entusiasmo: « È la riprova che il tetto ai contanti non ferma ladri e corrotti». Meste le considerazioni di Giordano Stabile sulla “Stampa” (11/12): «Se noi vediamo i miliardari in turbante ancora come “beduini ignoranti”, loro ci percepiscono come gente che si vende facilmente per un libretto degli assegni o un rolex». E tutti, ma proprio tutti, ne usciamo peggiori.

Avvenire

Qatar 2022: Il Marocco scrive la storia e vola in semifinale

Dopo aver fatto fuori la Spagna ai rigori i ‘Leoni dell’Atlante’ battono anche il Portogallo.  All’Al Thumama Stadium di Doha finisce 1-0 grazie al colpo di testa vincente di En-Nesyri

Qatar 2022: il Marocco scrive la storia e vola in semifinale

© PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP
– L’esultanza dei giocatori del Marocco dopo la vittoria contro il Portogallo

AGI –  Un sorprendente Marocco continua a scrivere la storia e sognare: dopo aver fatto fuori la Spagna ai rigori, i ‘Leoni dell’Atlantè battono anche il Portogallo di misura all’interno dei 90′ regolamentari, qualificandosi per le semifinali di Qatar 2022 (prima squadra africana in assoluto a riuscirci).

All’Al Thumama Stadium di Doha finisce 1-0 grazie al colpo di testa di En-Nesyri, che manda in estasi i nordafricani e spedisce a casa gli uomini di Santos, anche oggi partito con Cristiano Ronaldo dalla panchina. Oltre alla vittoria e al passaggio del turno, altro incredibile ‘clean sheet’ per la squadra di Regragui, che continua a subire e concedere pochissimo ad ogni avversario. Il sogno africano continua, ora resta solo da capire quale sarà il prossimo avversario tra Francia ed Inghilterra, che si sfideranno alle 20.00.

Qatar 2022: il Marocco scrive la storia e vola in semifinale
© JUAN MABROMATA / AFP

Il centrocampista marocchino n. 17 Sofiane Boufal festeggia con sua madre  

Come successo nel match contro la Spagna, i marocchini dimostrano una super organizzazione difendendosi con ordine e concedendo pochissimo alla squadra avversaria. Il primo squillo del match è dei lusitani, con Joao Felix che in tuffo di testa impegna subito Bono, riprovandoci poi al 31′ con un tiro dal limite deviato e terminato solo sull’esterno della rete. Al 42′ arriva il colpo di scena che porta al vantaggio del Marocco: Attiat-Allah si libera a sinistra per il cross, En-Nesyri anticipa di testa gli incerti Dias e Costa e insacca a sorpresa l’1-0.

Qatar 2022: il Marocco scrive la storia e vola in semifinale
© NELSON ALMEIDA / AFP

La sfida si accende improvvisamente, il Portogallo prova subito a rispondere colpendo una clamorosa traversa con Bruno Fernandes, poi reclama un rigore per un presunto fallo in area ai danni dello stesso giocatore del Manchester United. Nel frattempo dall’altra parte i marocchini vanno in contropiede e falliscono una buona opportunità con Attiat-Allah. Nella ripresa il ct portoghese Santos prova a cambiare le carte in tavola inserendo Ronaldo e Cancelo, al 49′ però è il Marocco a sfiorare incredibilmente il raddoppio con una carambola che sta per favorire El Yamiq, dopo una punizione velenosa di Ziyech respinta in qualche modo da Costa.

Qatar 2022: il Marocco scrive la storia e vola in semifinale
© KARIM JAAFAR / AFP

Da questo momento in poi la gara la fa esclusivamente il Portogallo, andando ad un passo dal pareggio al 64′ con Fernandes, che calcia dal limite mettendo di pochissimo sopra la traversa. Nel finale invece servono due grandi interventi di Bono per difendere il vantaggio dei suoi, prima su un mancino meraviglioso di Felix poi sul destro di Ronaldo.

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© Alberto PIZZOLI/AFP

Il difensore numero 24 del Marocco Badr Benoun 

Nell’intenso finale di gara, con annessi 8 minuti di recupero, il Marocco è costretto a proseguire la gara in inferiorità numerica per il doppio giallo rimediato dal ‘baresè Cheddira, ma al 96’ avrebbe la chance di chiuderla con Aboukhlal, che a tu per tu con Costa sbaglia incredibilmente lo ‘scavettò. La palla della speranza portoghese capita sulla testa di Pepe all’ultimo respiro, il difensore però da pochi passi mette a lato di un nulla.

Croazia di rigore. Dramma Brasile, è fuori dai Mondiali

Verdeoro da superfavoriti a eliminati. Dopo il botta e risposta ai supplementari tra Neymar e Petkovic, decisivi gli errori dal dischetto di Rodrygo e Marquinhos. Gli uomini di Dalic danno una grande prova di squadra e si mostrano capaci di soffrire e di saper reagire nel momento più delicato, quando tutto sembrava ormai perduto

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AGI – Giappone prima, Brasile poi: la Croazia fa festa ancora ai rigori e piazza un colpaccio contro la Selecao, prendendosi di cuore e carattere il primo pass per le semifinali di Qatar 2022. All’Education City Stadium di Al Rayyan decidono gli errori di Rodrygo (parata) e Marquinhos (palo), dopo l’1-1 nei tempi supplementari con il botta e risposta tra Neymar (106′) e Petkovic (117′).

Un successo di personalità quello degli uomini di Dalic, maturato attraverso una grande prova di squadra: attenzione, capacità di soffrire e di saper reagire nel momento più delicato, quando tutto sembrava ormai perduto. Poi la lotteria dei rigori che sorride nuovamente ai croati e li riporta al penultimo appuntamento del Mondiale, mentre lascia tanto amaro in bocca ai brasiliani. Per Modric e compagni ora una tra Olanda e Argentina, che si sfideranno a partire dalle 20.00.

Tantissimo equilibrio e poche emozioni in un primo tempo molto bloccato e abbastanza noioso. Nelle primissime battute di gioco è la Selecao che prova a gestire il possesso palla, ma senza mai riuscire a trovare il varco tra le linee di una Croazia attenta e ben messa in campo.

L’unico spunto verdeoro è uno scambio tra Richarlison e Vinicius a ridosso del 20′, che porta alla conclusione del giocatore del Real Madrid murata però da Gvardiol. Poco prima pericolosi anche i croati con Perisic, che non riesce a deviare a dovere un bel cross di Pasalic da destra. Ad inizio il Brasile prova a cambiar ritmo e in pochi minuti spaventa più volte gli avversari: prima è Gvardiol a rischiare un clamoroso autogol sul cross basso di Militao, evitato da un intervento con i piedi di Livakovic, bravo successivamente anche su un mancino ravvicinato di Neymar.

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© Nelson Almeida/ AFP

La delusione del Brasile dopo l’eliminazione

In mezzo diverse proteste brasiliane per un tocco di mano in area di Juranovic, non punito da arbitro e Var. I croati vanno un po’ piu’ in sofferenza, ma fortunatamente per loro ci pensa un attentissimo Livakovic a tenerli a galla, con almeno un altro paio di interventi provvidenziali su Paqueta prima e Neymar poi. Al 90′ (piu’ i 4′ di recupero) resiste così lo 0-0 e si passa ai tempi supplementari, dove la gara resta molto equilibrata e la Croazia prova a darsi una scossa soprattutto a livello offensivo, dopo un match di grande contenimento.

Al 103′ Brozovic spreca una grande chance calciando alle stelle dopo un tocco di Petkovic, nel recupero dell’extra-time invece è il Brasile a colpire: grande scambio tra Neymar e Paqueta, ‘O Ney’ resiste ad un contatto con Sosa, supera in uscita Livakovic e insacca sotto la traversa l’1-0 che fa esplodere di gioia i suoi.

Sembra fatta per i sudamericani, ma al 117′ arriva il colpo di scena con il pareggio improvviso di Petkovic, che calcia di mancino su assist di Orsic trovando la deviazione decisiva di Marquinhos e beffarda per Alisson. Si va così ai calci di rigore e dagli 11 metri, per il Brasile, pesano come un macigno gli errori di Rodrygo (parata di Livakovic) e Marquinhos (palo), mentre per la Croazia non sbaglia nessuno sui quattro tentativi.