Rapporto annuale sullo stato dell’infanzia. Non è un mondo per bambini

New York, 30. Missione possibile, ma ancora molto difficile. Il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini in tutto il mondo, e in particolare nei Paesi più poveri e nelle aree colpite da conflitti armati, resta un obiettivo ancora molto lontano.
Basti pensare alla terribile piaga dei bambini soldato o al fatto che nel 2012 sono morti nel mondo oltre sei milioni di bambini sotto i cinque anni – circa 18.000 al giorno – la maggior parte dei quali per cause prevedibili. Inoltre, il quindici per cento dei minori sono obbligati a lavorare, e l’undici per cento delle bambine si sposano prima di compiere quindici anni.
A lanciare l’allarme è l’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, nel dossier annuale Every Child Counts: Revealing Disparities, Advancing Children’s Rights, la cui pubblicazione, ieri, ha segnato l’avvio delle celebrazioni del 25° anniversario della Convezione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea generale dell’Onu il 20 novembre del 1989.
Al primo posto tra le emergenze, c’è quella della mortalità infantile. In Sierra Leone, nel 2012, ogni mille morti 182 erano bambini sotto i cinque anni; in Angola 164; in Ciad 150; in Somalia 147 e in Congo con 146. Nel mondo, i bambini sono oltre due miliardi: il 31 per cento della popolazione globale. E spesso a ucciderli sono malattie banali, facilmente diagnosticabili e curabili.

(©L’Osservatore Romano 31 gennaio 2014)