“Fare affido a Milano”: convegno sull’accoglienza del quotidiano

 

Affido

foto J. WAGNER/CORBIS

Costituiscono un piccolo ma nutrito drappello le 216 famiglie che a Milano aprono le porte delle loro case ai figli degli altri. Ma 700 minori vivono ancora in comunità. Così la Caritas ambrosiana e il Comune del capoluogo lombardo, insieme ad altre 17 realtà del privato sociale, hanno pensato di proporre – ai nuclei familiari e ai single disponibili ad accogliere temporaneamente bambini – sia una rete di appoggio che nuove modalità di affido: anche part-time. Le proposte sono state lanciate all’inizio di febbraio, durante il convegno Fare affido a Milano oggi. Accoglienza, carità del quotidiano, promosso da Caritas ambrosiana.

«Voi famiglie affidatarie siete una grande testimonianza di fede, perché gettate semi di cui spesso non vedete i frutti», ha detto monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale. «Ma siete anche una prova pratica di meticciato, perché ricomponete in armonia le tensioni. Siete la dimostrazione che la famiglia è un bene sociale in quanto genera tessuto sociale per gli altri. Per questo andate sostenute. E anche la Chiesa vi deve aiutare. In uno Stato che retrocede sempre di più, abbiamo bisogno di far vedere che voi siete una risorsa».

Il responsabile dell’area minori di Caritas ambrosiana, Matteo Zappa, ha messo le carte in tavola con schiettezza: «Per fare affido oggi a Milano non serve essere persone speciali. Istituzioni e mondo del non profit sono ormai in grado di offrire un supporto a tutto campo a chi vuole fare questa esperienza. Inoltre le famiglie possono scegliere fra tante forme differenti di affido, a seconda delle loro convinzioni e desideri e delle loro disponibilità economiche e di tempo». Si può optare per l’affido a tempo pieno (da qualche mese fino a due anni, che possono essere prorogati) o part-time, condividendo con il bambino affidato il tempo delle vacanze, il fine settimana o alcune ore al giorno. Ancora, è possibile accogliere una giovane madre e suo figlio o sostenere una famiglia in difficoltà, continuando a vivere ognuno a casa propria ma stabilendo incontri e buoni rapporti di vicinato (affido di prossimità). Oppure si può scegliere di prendersi cura quotidianamente nella propria casa di un neonato (affido pronta accoglienza). «L’affido è una forma di solidarietà sia con i minori che con le famiglie da cui provengono. Secondo le statistiche nazionali, nel 37% dei casi il giudice decide l’allontanamento temporaneo dalla famiglia perché ritiene che i genitori siano inadeguati a svolgere il loro compito. Dietro a questi casi, che sono anche i più frequenti, non ci sono patologie particolari, ma spesso semplice disagio sociale», ha spiegato Zappa. «Chi viene allontanato dai propri figli può diventare un padre e una madre responsabile in futuro se viene aiutato. L’affiancamento di un’altra famiglia, anche grazie alle forme di affido più leggere, può aiutare proprio questi genitori momentaneamente in difficoltà a recuperare un rapporto costruttivo con i propri figli».

Laura Badaracchi – jesus marzo 2013