In occasione del centenario dell’omicidio del deputato Matteotti esce “Hanno ucciso la libertà!”

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Il mancato discorso di Antonio Scurati in Rai, e la ripresa virale delle sue parole, che probabilmente ora sono diventate più visibili che se fossero state semplicemente pronunciate in Tv, ha di colpo risvegliato l’Italia sul fatto che nel 2024 ricorre il centenario dell’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 2924), che mise fine a ogni possibile opposizione democratica al quello che di fatto si manifestò come un regime dittatoriale. Le celebrazioni storiche possono essere solo retoriche, oppure essere l’occasione per tenere viva, in questo caso, la memoria di cosa sia stata l’abolizione di ogni forma di libertà, di cosa ha significato un ventennio senza elezioni, senza partiti politici, senza possibilità di esprimere la propria opinione. Ed è importante farlo soprattutto con le nuove generazione.  È proprio con questo obbiettivo che è nato il libro di narrativa per ragazzi di edizioni Paoline Hanno ucciso la liberta! A scriverlo è stata Ilaria Mattioni, una docente di storia della letteratura per l’infanzia all’università di Torino, che è anche un’apprezzata autrice per ragazzi e una studiosa proprio del periodo storico tra le due guerre. Per anni, quando faceva il dottorato di ricerca, ha frequentato la redazione del Giornalino per uno studio accurato sul nostro settimanale che poi è diventato un libro.
Nel libro Hanno ucciso la libertà! l’omicidio di Giacomo Matteotti è visto dal punto di vista di uno dei nipoti, Alberto Steiner (Milano, 15 novembre 1913 – Raffadali, 17 agosto 1974), detto Albe, figlio di Fosca Titta, sorella di Velia, moglie del deputato socialista. Quell’Alberto che, dopo il brutale assassinio dello zio, maturò in seno alla sua famiglia posizioni antifasciste, che vide censurata la corrispondenza con una cugina che da Milano si era dovuta trasferire in Liguria dopo che il padre, anch’egli antifascista, fu licenziato. Ma i due ragazzi, e a questo si riferisce l’immagine nella cover del libro, aggirarono la censura ideando un codice cifrato con cui riuscivano a comunicare le loro opinioni su quello che stava accadendo in Italia. Albe, così come la cugina, entrarono poi a far parte della Resistenz. Nel dopoguerra Steiner i distinse per i suoi lavori di grafica che lo hanno reso celebre.

Una storia per ragazzi e di ragazzi che racconta ai giovani di oggi come si vive in un regime totalitario e come si sia chiamati a fare una scelta, coraggiosa, come fece Albe, che per le sue posizioni antifasciste fu umiliato e malmenato a scuola dai compagni che aderivano convintamente come la maggior parte degli italiani, al fascismo. Ma una storia per tutti, che svela particolari finor a mai raccontati di come abbia vissuto la famiglia di Matteotti prima e dopo la sua morte.
Far conoscere la storia ai ragazzi, farli riflettere sull’importanza della libertà e  che in ogni contesto storico o sociale si può sempre scegliere da che parte stare, è uno dei modi migliori per educare cittadini di domani e uomini liberi.

Famiglia Cristiana

5 in condotta. Chi insegna sa che il successo formativo della propria azione passa attraverso una efficace gestione del gruppo classe

di Paola Spotorno

Un ambiente sereno e confidente è capace di fare miracoli ed essere davvero il volano per il benessere scolastico di allievi e docenti.  L’insegnante un po’ come un direttore d’orchestra: deve provare a far suonare tutti contemporaneamente e in armonia. Una sfida difficile, più difficile che trasmettere i saperi della propria disciplina. Non è minacciare un brutto voto in condotta a un ragazzino che ci aiuterà a creare quel clima necessario per lavorare in armonia. Non va in questa direzione invece il disegno di legge approvato al Senato che introduce novità in merito proprio alla valutazione della condotta che come dichiarato dal ministro dell’istruzione Valditara «rappresenta un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti».
L’autorevolezza dell’insegnante è sicuramente un valore ma bisogna stare attenti a non confondere l’autorevolezza con l’autoritarismo. L’autorità arriva ed è legata al ricoprire un ruolo una carica, l’autorevolezza invece si costruisce  nel tempo, un lavoro continuo per promuovere nei ragazzi il senso di autonomia, responsabilità, auto controllo,  ed è questa l’educazione. Non si vuole negare le difficoltà  che si incontrano, talvolta, nel mantenere l’ordine e il rispetto nelle aule e corridoi  delle nostre scuole e sono da apprezzare e condividere le parole del ministro dell’istruzione Valditara:  «Per costruire una società realmente democratica, per combattere la violenza, per ridare centralità ai valori fondanti della nostra Costituzione si deve ripartire dalla scuola, ogni giorno in prima linea nell’educazione dei nostri giovani». Ma puntare su un approccio che estenda anche alle scuole medie il 5 in condotta e con esso la bocciatura non avrà come automatica conseguenza un’inversione nei comportamenti degli studenti e dei casi di gravi situazioni di insubordinazione.

Famiglia Cristiana

We Care, IREN e Scuola di Tifo protagonisti al PalaBigi nell’ultima partita casalinga della Unahotels

REGGIO EMILIA – Per l’ultima partita casalinga della stagione della Unahotels in programma al PalaBigi domenica 28 aprile alle ore 18:15 contro la GeVI Napoli verrà celebrata la partnership tra il Match Sponsor Gruppo IREN ed il Charity Partner Scuola di Tifo, che quest’anno hanno ancora una volta collaborato con tanti istituti scolastici della provincia con il progetto “Io Tifo Pulito”, volto ad educare i più giovani sia sul corretto comportamento da tenere sugli spalti durante un evento sportivo che sui principi fondanti dell’educazione ambientale e della raccolta differenziata. Proprio di questo si occuperà lo stand allestito domenica nel foyer del PalaBigi: i bimbi che faranno canestro nei giusti bidoni della raccolta differenziata vinceranno dei gadget offerti da Scuola di Tifo.

Non solo, l’associazione reggiana contribuirà anche al progetto Ambulanza Biancorossa, raccogliendo fondi mettendo a disposizione delle stampe raffiguranti alcuni iconici momenti di Kobe Bryant gentilmente donate dal fotografo Matteo Marchi, il cui ricavato andrà appunto alla Croce Verde Reggio Emilia. 

Intanto prosegue la prevendita per il match di domenica. I biglietti si possono acquistare: Online sul circuito Vivaticket; allo “stoRE” biancorosso, aperto il martedì e venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 ed il sabato con orario continuato dalle 10 alle 19; nella sede biancorossa dal lunedì al venerdì al mattino, dalle ore 10 alle 13, esclusi festivi; alla biglietteria del PalaBigi a partire da un’ora e un quarto prima della palla a due, fino ad esaurimento.

stampareggiana.it

Lutto nel mondo sportivo reggiano, si è spento a 49 anni Fabio Vaccari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REGGIO EMILIA – Si è spento a soli 49 anni, a causa di una breve ma inesorabile malattia, Fabio Vaccari, tecnico informatico e allenatore della società sportiva Self Atletica Montanari Gruzza.

E proprio dalla Self Atletica arrivano i commossi messaggi di cordoglio per la prematura scomparsa di una figura molto amata: “Caro Fabio, il tuo tifo per la Self è stato entusiasmante e coinvolgente – le parole del Presidente Self Alberto Montanari – non dimenticheremo la tua passione e la tua dedizione del tutto altruista. Sappiamo che continuerai a fare il tifo per l’atletica e noi continueremo a seguire l’esempio e le idee che anche tu hai condiviso e sostenuto. Grazie infinite!”

Toccanti anche le parole del Direttore Tecnico Self Sara Vezzani: “E’ con immensa tristezza che Self Atletica saluta il prezioso amico e allenatore Fabio Vaccari. Ieri è venuto a mancare dopo una breve malattia contro cui ha lottato fino all’ultimo metro proprio come faceva quando marciava… Ricorderemo per sempre la passione e l’allegria che metteva in tutto ciò che faceva: dall’essere prima un atleta, poi un valido collaboratore in società infine un bravo allenatore… Oggi perdiamo una persona speciale ma il tuo ricordo resterà con noi per sempre. Ciao Fabio!”

Fabio Vaccari lascia la moglie Mara, il figlio Mattia, la mamma Milena, il papà Paolo, e altri parenti.

I funerali si svolgeranno Mercoledì 24 aprile partendo alle ore 14.30 dalle camere ardenti dell’Arcispedale Santa Maria Nuova per la Chiesa parrocchiale di San Prospero Strinati. Al termine della funzione religiosa si proseguirà per il Cimitero Nuovo di Coviolo.

stampareggiana.it

 

Gli studenti della “Rolando Rivi”di Reggio Emilia a servizio dei piccoli

A Reggio Emilia il 20 febbraio la classe 2a della istruzione familiare “Rolando Rivi” ha scelto di prestare servizio presso la scuola dell’infanzia “Don Primo Carretti”, aiutando il personale a pulire gli ambienti, dando da mangiare ai bambini e facendoli dormire. Noi ragazzi abbiamo scelto questo servizio per prepararci alla Santa Pasqua nel migliore dei modi, seguendo le raccomandazioni della Chiesa: carità, preghiera e digiuno.
Così, accompagnati da qualche nostro professore, ci siamo divisi in tre gruppi, per svolgere al meglio gli incarichi che ci hanno affidato.

“Ho dovuto badare ai bambini di fascia intermedia; è stato divertentissimo, perché ho capito come avere cura di loro e sono riuscito a comprendere com’è avere un fratello, poiché io sono figlio unico”, racconta Wende, che continua: “La carità è la via per la felicità ed oggi me ne sono accorto, vedendo i bambini felici per la nostra presenza”.
Il 21 marzo, poi, è toccato agli alunni della classe terza della “Rolando Rivi” vivere un’esperienza di carità. Infatti questi ultimi hanno contribuito facendo opere di bene, attraverso lavoretti manuali all’oratorio della parrocchia di Ospizio, nella unità pastorale San Giovanni Paolo II. Chiara, una studentessa di questa classe, ci racconta più nel dettaglio cosa ha fatto e cosa ha imparato: “Abbiamo sistemato il giardino e i locali della parrocchia. Ci è stato molto utile svolgere questi lavori, per capire che cosa altre persone fanno senza mai essere ringraziate. Questo ci ha insegnato che non dobbiamo sempre essere al centro dell’attenzione per aiutare gli altri.” Insomma questa esperienza è stata fondamentale per noi ragazzi e anche per il nostro futuro: un’esperienza che ricorderemo per tutta la vita.

laliberta.info

Anniversario. Kant: tre secoli sull’abisso della filosofia

Il 22 aprile del 1724 nasceva il filosofo di Königsberg. Un ospite scomodo e oggi purtroppo inascoltato: basti pensare alla riflessione sulla pace dal forte tono evangelico
Un ritratto (1790 circa) del filosofo Immanuel Kant

Un ritratto (1790 circa) del filosofo Immanuel Kant – archivio

La “rivoluzione copernicana” che Immanuel Kant (di cui il 22 aprile ricordiamo i trecento anni dalla nascita) intendeva attuare col suo progetto speculativo non poteva non interpellare la teologia e sollecitarla in rapporto alle grandi tematiche che il filosofo di Königsberg ha affrontato nelle tre critiche e nelle opere di filosofia della religione. In realtà, Kant è un ospite scomodo per il pensiero cattolico e per la teologia

in particolare, tanto che l’apologetica neoscolastica ebbe a coniare la formula del “venenum kantianum”, dal quale cercava di tenere lontane le giovani menti di quanti venivano introdotti agli studi teologici.

La stessa apologetica si incaricava altresì di annoverare fra i pensatori poco affidabili, se non addirittura nocivi, colui che Bertrando Spaventa prima e la critica neoidealista poi avevano denominato il “Kant italiano”: il beato Antonio Rosmini. Questi in età giovanile, aveva letto le opere kantiane in una edizione latina (Lipsia 1816) e sul frontespizio aveva scritto di suo pugno la lapidaria espressione “vorago orribilis!”.

Prudenza speculativa suggerirebbe di tenersi a distanza dalla voragine kantiana, invece quanti, a partire dal Roveretano, l’hanno affrontata non senza spirito critico, ma anche senza pregiudiziali aprioristiche, insegnano a noi tutti che tale incontro può, a lungo andare, risultare catartico per il pensiero credente e la stessa teologia. Allorché, infatti, si riemerge dall’abisso, innanzitutto si può scoprire un pensatore molto diverso da quello che la manualistica apologetica tende, ancora oggi a proporre. Colui che ha indicato nell’illuminismo un processo attraverso il quale il mondo e l’uomo raggiungono lo stato adulto, aveva, in diverse occasioni, pensato i limiti della pura ragione persino in rapporto alla conoscenza della natura delle cose (= noumeno) e, quanto al problema dell’esistenza di Dio, si era fatto carico di smascherare i “paralogismi” caratterizzanti i diversi tentativi di dimostrazione, finendo con l’assumere una sorta di prospettiva apofatica, non lontana da quanto Tommaso d’Aquino, nel famoso quaresimale del 1273 aveva segnalato, dicendo: «La nostra mente è tanto debole che mai alcun filosofo è riuscito a sondare fino in fondo la natura di una semplice mosca».

Certo tale apofatismo non potrà essere condiviso da esponenti del neotomismo che si incaricarono di contrastare i tentativi, peraltro proficui, di adottare il metodo trascendentale in teologia messi in atto, ad esempio, da Joseph Maréchal (contro cui si scagliò Réginald Garrigou-Lagrange) e da Karl Rahner (contro la cui “svolta antropologica” lanciò i suoi strali Cornelio Fabro). Eppure, il tentativo di padre Maréchal di pensare un “tomismo trascendentale”, capace di attualizzare il pensiero dell’Aquinate, proprio nel confronto con quello kantiano ha certamente avuto il grande merito di rivitalizzare la lezione tommasiana. I cinque cahiers, sul punto di partenza della metafisica, editi a Bruges-Lovanio fra il 1922 e il 1947 costituiscono il grembo da cui muovono il modello antropologico-trascendentale di Karl Rahner e quello metodologico-trascendentale di Bernard Lonergan. Rimaniamo così nell’ambito della Compagnia di Gesù e dei grandi teologi che l’ordine ignaziano ha consegnato al Novecento.

Le grandi questioni attraverso cui orientarsi nel pensiero kantiano: che cosa posso conoscere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare? Chi è l’uomo? entrano a pieno titolo nel sapere teologico e contribuiscono ad aprirlo alla modernità, pur nella consapevolezza delle sue criticità. Un aspetto particolarmente intrigante della riflessione di Kant riguarda il terribile problema del male radicale e del suo senso. Da tale questione prende le mosse La religione nei limiti della semplice ragione (1793-94), preceduta dal testo Sull’insuccesso di ogni saggio filosofico di teodicea (1791). il Kant che da un lato si misura con il tentativo leibniziano e dall’altro con la tragedia del sisma di Lisbona, che aveva suggerito l’irridente satira voltairiana verso il migliore dei mondi possibili, imposta non soltanto la propria riflessione sulla teodicea, ma oseremmo dire la propria “filosofia della religione” a partire dal “male radicale”, sviluppandola nei termini dell’antagonismo con il principio del bene, la cui vittoria non solo auspica, ma ritiene possibile, per il tramite dell’impegno morale dell’uomo.

Affermando l’impossibilità di ogni teodicea razionale (o dottrinale), Kant rimanda di fatto alla necessità di postularne almeno i principi, allorché il discorso si sposta dal piano puramente teoretico della ragion pura a quello dell’etica e quindi della ragion pratica. Ritenere, il divieto kantiano, interpretandolo nei termini scettici di una radicale chiusura al soprannaturale e alla trascendenza, aprirebbe le porte al nichilismo, ossia farebbe sì che l’itinerario filosofico del pensatore tedesco si affacci su quella orribile voragine, che il Roveretano aveva intravisto, e che – secondo un suggestivo passaggio heideggeriano – Kant stesso avrebbe percepito, ritraendosi inorridito dal compiere l’ultimo passo cui l’avrebbe condotto l’esercizio dell’immaginazione trascendentale: l’abisso del nulla e del non senso nel quale rischia di soccombere (e del quale oggi spesso si nutre) ogni pensiero che non tenga conto, oltre che delle proprie immense potenzialità, anche dei propri limiti o confini.

Ecco come Kant esprime l’invalicabilità del limite: «[…] solo colui che si spinge sino alla conoscenza del mondo soprasensibile (intelligibile) e a capire il modo in cui sta a fondamento del mondo sensibile, giunge però a comprenderla. Solo su questa conoscenza si può fondare la prova della saggezza morale del Creatore nel mondo sensibile, poiché quest’ultimo ci presenta soltanto l’apparenza di quello soprasensibile: ma ad essa nessun mortale può giungere ». Sarà necessario il “salto” della fede perché sia superato il fossato orrendo e ci raggiunga la comprensione del senso del dolore innocente, di cui Giobbe, con la sua teodicea apofatica, è figura emblematica e decisiva (per Kant). «Giobbe parla come pensa e secondo i sentimenti che prova e che ogni altro uomo al suo posto proverebbe. I suoi amici invece parlano come se segretamente fossero uditi da quell’Onnipotente, la cui causa essi giudicano, e come se stesse loro a cuore più il ricevere il favore di Dio per il loro giudizio che non la verità. Questa loro perfidia, di affermare solo per l’apparenza cose che essi debbono confessare che non hanno comprese e di simulare una convinzione che non hanno, urta contro la franchezza di Giobbe così lontana dall’adulazione, che sebbene sia al limite dell’arroganza, finisce con il tornare a suo vantaggio.

Egli dice: «Volete forse difendere Dio ingiustamente? Volete far parzialità per Lui? Volete parlare per Lui? Egli vi punirà se in segreto farete parzialità! Nessun ipocrita verrà al suo cospetto! ». La conclusione della storia conferma effettivamente queste ultime parole. Infatti, Dio apprezza Giobbe e gli pone di fronte agli occhi la saggezza della sua creazione, soprattutto nell’aspetto per cui essa è insondabile ». Torniamo così alla prospettiva apofatica del pensiero kantiano. Certo non sappiamo se e quanto i modelli teologici sopra evocati e che Kant ha senz’altro ispirato possano reggere, data la loro tendenza all’antropocentrismo, all’impatto con l’antropocene oggi dominante. Di qui l’inattualità del pensiero kantiano che si mostra altresì a partire dall’inascoltato testo Per la pace perpetua (1795), di cui invece avremmo dovuto fare tesoro e a cui la teologia, che si arrampica sugli specchi per giustificare i conflitti armati, dovrebbe guardare: «Gli eserciti permanenti ( miles perpetuus) devono con il tempo scomparire del tutto» e «Non devono essere fatti debiti pubblici in vista di conflitti esterni dello Stato»: ideali più che teologici, che oserei chiamare semplicemente evangelici, oltre che razionali.

avvenire.it

Lunedì dello spirito. Invece di spettegolare, prova a pregare

È facile cadere nella tentazione di parlare male degli altri, specie quando pensiamo di aver subito un torto. I maestri dello spirito ci guidano su un’altra via. Ma com’è difficile frenare la lingua
Una parola detta male può rovinare un'amicizia

Una parola detta male può rovinare un’amicizia – ICP

Il tradimento che più ci fa soffrire è quello dell’amico. Scoprire che la nostra fiducia era mal riposta ci lascia dentro ferite difficili da far rimarginare. Ma vale anche il discorso opposto: noi che amici siamo? Fra Ignacio Larrañaga (1928-2013) sacerdote francescano nato in Spagna ma vissuto a lungo in America Latina, noto per la proposta dei cosiddetti “Incontri di esperienza di Dio” ed originali “Scuole di preghiere” ci insegna a chiedere il dono della benevolenza, allontanando il chiacchiericcio e il pettegolezzo:

«Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.
Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.
Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio.
Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te.
Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettarci sempre.
Così sia».

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