LAVORO, VIA IN 11MILA DAL PUBBLICO CON QUOTA 100 IN AGOSTO

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GRILLO: RIFORMIAMO FORMAZIONE MEDICI DOPO SBLOCCO ASSUNZIONI Sarebbero circa 11 mila le uscite di dipendenti pubblici che hanno fatto ricorso a Quota 100 con decorrenza da agosto, primo mese utile per andare via dalla P.a attraverso il nuovo meccanismo di pensione anticipata, che somma età e contributi. Lo stima l’Inps. Gli assegni già liquidati grazie sono invece circa 9 mila a cui si aggiungerebbero quindi altri 2.000 circa. Intanto il ministro della Salute, Giulia Grillo, assicura che sarà riformata la formazione post laurea per la Sanità “dopo aver sbloccato le assunzioni che erano ferme dal 2009”.

I messaggi di papa Francesco e del presidente Mattarella in apertura del quarantesimo Meeting per l’amicizia fra i popoli

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Rimini, sabato 17 agosto 2019- «Fu guardato e allora vide, se non fosse stato guardato, non avrebbe visto». Con queste parole di sant’Agostino papa Francesco nel suo messaggio legge il titolo del quarantesimo Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si inaugura domenica 18 agosto nella Fiera di Rimini con il titolo «Nacque il tuo nome da ciò che fissavi».

Uno sguardo che fa la differenza. «Come l’uomo può ritrovare sé stesso e la speranza?», scrive Francesco. «Non può farlo solo attraverso un ragionamento o una strategia. Ecco allora il segreto della vita, quello che ci fa uscire dall’anonimato: fissare lo sguardo sul volto di Gesù e acquistare familiarità con Lui. Guardare Gesù purifica la vista e ci prepara a guardare tutto con occhi nuovi».

Nel suo messaggio il Papa cita l’Innominato di Manzoni e gli episodi evangelici di Zaccheo e della Veronica, da cui la poesia di Karol Wojtyla che ha ispirato il titolo di questa edizione. «In un’epoca dove le persone sono spesso senza volto, figure anonime perché non hanno nessuno su cui posare gli occhi, la poesia di San Giovanni Paolo II ci ricorda che noi esistiamo in quanto siamo in relazione», scrive papa Francesco, auspicando infine che il Meeting «sia sempre un luogo ospitale, in cui le persone possano “fissare dei volti”, facendo esperienza della propria inconfondibile identità. È il modo più bello per festeggiare questo anniversario».

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio sottolinea che il Meeting è «una preziosa occasione di incontro, di scambio di esperienze e di crescita culturale» e legge il titolo di questa edizione come «una riflessione sull’umanità dell’uomo, sulla relazione necessaria con l’altro, sul formarsi della comunità, sul dialogo incessante tra la fede personale e la storia». Secondo il presidente Mattarella «è necessario affrontare il nuovo con coraggio, senza nostalgie paralizzanti, conservando sempre spirito critico e apertura a chi ci è prossimo. Ripartire dalla persona è un percorso di crescita e di liberazione a cui siamo continuamente richiamati».

Il Meeting per l’amicizia fra i popoli è il più grande festival culturale estivo europeo e si svolge da 40 anni a Rimini. Vanta 800mila presenze agli eventi e quest’anno proporrà 179 incontri, con 625 relatori, 25 spettacoli, 20 mostre, 35 manifestazioni sportive e ampi spazi per bambini e ragazzi. Ogni anno al Meeting lavorano come volontari oltre tremila persone.

Passando al programma, domenica 18 agosto l’incontro inaugurale della XL edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli vedrà la presenza della seconda carica dello Stato: il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il giorno seguente l’approfondimento sul tema del Meeting “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi” sarà svolto da Guadalupe Arbona Abascal, docente di Letteratura spagnola e di Letteratura comparata e scrittura creativa all’Università Complutense di Madrid. Domenica 18 e lunedì 19 saranno anche i giorni in cui andrà in scena “Midnight Barabba”, spettacolo inaugurale del Meeting, nel Teatro Galli di Rimini, riportato di recente al suo antico splendore.

Dopo l’esordio dell’anno scorso, anche quest’anno torneranno le grandi aree tematiche, dedicate a sussidiarietà e lavoro, ai temi della polis e alla salute, più una nuova area internazionale in cui si presenteranno esperienze di cooperazione e sviluppo da tutto il mondo.

Rilevantissimo il filone del dialogo tra esperienze e culture. Tornerà al Meeting il segretario della Lega Musulmana mondiale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, che si confronterà con il politologo Oliver Roy. A Rimini ci saranno anche le massime autorità religiose – cristiane e musulmane – di Aleppo. Una grande mostra avrà a tema l’incontro, di cui si celebra l’ottavo centenario, tra san Francesco e il sultano al-Malik al-Kamil: a questo tema saranno dedicati anche un incontro, a cui interverrà il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, e uno spettacolo con Mirna Kassis e Valeria Collina. Sarà presente anche la Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale, diretta da rav Joseph Levi, con un incontro sul tema “Dalla tolleranza alla stima”.

Grazie alla collaborazione del nuovo partner Master Group Sport, sono attesi grandi nomi e grandi dibattiti (oltre a tanta attività fisica su 13mila mq di spazio) sul tema dello sport. Il nome di punta è quello di Javier Zanetti, ma i protagonisti dello sport praticato e raccontato saranno moltissimi, da Valentina Vezzali a Moreno Torricelli, da Alex Schwazer a Mauro Bergamasco, da Gianni Maddaloni a Beppe Bergomi e Arrigo Sacchi, fino al presidente del Milan Paolo Scaroni.

Rilevante anche la presenza delle istituzioni. Oltre alla già citata presidente del Senato Alberti Casellati, il tradizionale incontro dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Giancarlo Giorgetti, Graziano Delrio, Mariastella Gelmini, Massimiliano Romeo, Roberto Speranza, Gabriele Toccafondi e Maurizio Lupi, mentre in altri contesti interverranno Giovanni Tria, ministro dell’Economia e delle Finanze, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il viceministro agli Esteri Emanuela Claudia Del Re così come il presidente Consob Paolo Savona.

Sul versante ecclesiale poi, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, dialogherà con i giovani sul tema “Non fatevi rubare i sogni, sono il futuro”, mentre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù, ci dirà cosa significa “Guardare il mondo con gli occhi di Francesco”.

Di scienza si tratterà nello spazio Cdo Innovation dedicato all’Intelligenza artificiale, con personaggi quali Paolo Benanti, Mark O’Connell, autore di “Essere una macchina”, Oscar Di Montigny e il presidente IBM Italia Enrico Cereda, ma anche, a cura di Euresis e Camplus, proporranno lo Spazio Brain, dedicato al tema del cervello, mentre con Roberto Battiston e l’astronauta Paolo Nespoli ricorderemo i 50 anni del primo uomo sulla luna.

Infine, come un fiume carsico che attraversa la Fiera, le testimonianze: dal Venezuela, dal carcere (anche quello minorile di Nisida), dalle ong impegnate in Africa, dai Centri di Aiuto alla Vita. Particolarmente drammatiche e toccanti si annunciano quelle dell’incontro “Il mistero del dolore innocente: non una spiegazione, ma una presenza”, con cui vogliamo dare il nostro contributo al dibattito sui temi della dignità della vita anche più fragile

RUSSIA, RADIOATTIVI I FERITI NELL’ESPLOSIONE DI SEVERODVINSK

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RICOVERATI SENZA INFORMAZIONI DA AUTORITà, MEDICO CONTAMINATO I medici che hanno soccorso i feriti causati dallo scoppio del misterioso missile nel poligono di tiro di Severodvinsk non sono stati avvisati dalle autorità che avevano a che fare con pazienti esposti alle radiazioni e uno di loro è stato contaminato. Lo rivela il Moscow Times, che riferisce che a uno dei sanitari è stato trovato il Cesio-137 – un isotopo radioattivo – nel suo tessuto muscolare. Ma per l’Agenzia Federale Biomedica Russa (FMBA) tra i 91 medici esaminati ‘Nessun caso ha mostrato un eccesso dei livelli accettabili di radioattività’.

OMELIA-ANTI MIGRANTI A SORA: ‘HANNO GIOIELLI E CELLULARI’.  SU FACEBOOK SOSTENEVA SALVINI. MA IL VESCOVO LO SCONFESSA

Predica choc di un prete durante le celebrazioni per la festa di San Rocco a Sora, nel frusinate. “Vanno a soccorrere persone che hanno telefonini o catenine al collo – ha detto il sacerdote – e che dicono di venire dalle persecuzioni. Guardiamo la nostra città, la nostra patria. Guardiamo le persone accanto, che hanno bisogno e sono tante, tantissime”. Sul suo profilo Facebook, il prete sosteneva Salvini. Prende le distanze il vescovo di Sora: Sono “discutibili scelte personali”. E ribadisce la scelta evangelica del “prima gli altri” e l’impegno per l’accoglienza.

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Difendere la Parola

Noi uomini del XXI secolo possiamo rassegnarci a questa superficialità imperante, a questa fuga dalla complessità, a questo fastidio dell’argomentare?

C’è una frase di Raffaele La Capria che mi torna spesso in mente nelle ultime settimane: «governa male chi si esprime male» (Esercizi superficiali).

Viviamo un’estate -soprattutto in ambito politico- verbalmente scadente: il turpiloquio è diventato sistema di comunicazione, il soprannome è reso nome, l’epiteto insultante è divenuto merito, vige l’eclisse del pudore verbale, si esalta l’orgoglio del triviale, si osanna la semplificazione etichettatoria (a scapito sempre dell’argomentare). Il tutto con ampio consenso perché “quel politico parla come me”.

A questo imbruttimento, è noto, non si è arrivati dal nulla: sono anni che il linguaggio della politica e dei media, prima televisivi e poi delle rete, si è fatto sempre più basso, lessicalmente povero, alieno da un minimo tentativo di ragionamento complesso. Nell’epoca della velocità, l’ignoranza è divenuta una virtù, la parolaccia una costante. Nessun moralismo: basterebbe leggere l’epistolario di Leopardi o le liriche latine per rendersi conto di quanto antichi siano insulti e similia. Ma a questo si affiancavano un’enorme ricchezza verbale e un serio pudore politico: chi ha responsabilità nel governo della polis deve evitare almeno due estremi: il parlare retorico e autoreferenziale, la volgarità frequente.

Parlare bene significa ragionare bene e ragionare bene, per chi ha compiti di governo, di amministrazione e di guida, significa governare bene.

C’è una crisi della parola che questo XXI secolo segna come una delle sue emergenze; le parole perdono la loro incandescente profondità, tramonta la fatica dell’apprendere, le sfumature lessicali vanno morendo: è un fenomeno che le scienze sociali, la filosofia e la critica letteraria hanno ampiamente messo in luce (peraltro il nesso tra “le parole e le cose” è in discussione da tempo, tanto che Michel Foucault addirittura leggeva questa deriva a partire dal don Chisciotte, ma in un’ottica di filosofia del linguaggio e di epistemologia). E a questo si lega, nel tempo delle ‘false notizie’ (mi si perdoni l’aver evitato la sigla inglese), l’indifferenza riguardo al legame ‘parola e realtà’. I fatti sono sempre più spesso inventati o piegati nell’interpretazione, che ignora il dato fattuale in favore dell’ideologia. Una frase è usata, fuori contesto, per colpire il nemico (non più l’avversario).

Alle domande non si dà risposta, ma si liquida l’interrogativo con l’esclamativo, con una battuta, con un’alzata annoiata di spalle. I problemi sono sempre ‘altri’… altri problemi che vengono sempre evitati.

Chi ha responsabilità pubblica non può ipocritamente dire tutto e il suo contrario, non può evitare di rendere conto della sue parole, oltre che delle sue azioni. La polis è sempre più avvelenata: un parola cattiva genera azioni cattive.

In una democrazia, nella legittima dialettica politica, nella rispettabilità delle posizioni (che non violino la legge), la parola deve essere un valore, il quale va custodito, difeso, protetto come un bene prezioso.

Se cambiamo le parole, cambiamo i fatti. La forma spesso è sostanza.

Noi uomini del XXI secolo possiamo rassegnarci a questa ‘morte della parola’? A questa superficialità imperante, a questa fuga dalla complessità, a questo fastidio dell’argomentare?

C’è una parola che va difesa: civilmente, laicamente, responsabilmente. Nessuno di noi tollererebbe una parola bugiarda dalla persona amata. Perché la falsità distrugge; siamo fatti per la verità.

No, non dobbiamo rassegnarci; non dobbiamo continuamente abbassare l’asticella del tollerabile. L’aggressività verbale, la violenza verbale diventano sempre più frequentemente aggressività e violenza reali. C’è un senso di impunità verbale che va combattuto; non so se aveva ragione Cesare Pavese: «siamo cose feroci, noi altri immortali». Di certo, non possiamo evitare di porre un argine a questa deriva sguaiata, invereconda, civilmente letale. Non dobbiamo dimenticare che «il più grande reato contro l’umanità è l’uso indebito della parola, il suo svilimento» (Ferruccio Parazzoli).

L’ora è grave, anche se, la storia insegna, passerà. Ma quali macerie lascerà?

Scriveva Amos Oz: «Ci sono certamente momenti nella vita di un uomo e di un popolo in cui il silenzio è fare un uso distorto della lingua».

Dovremmo sentire l’urgenza di un compito particolare, nella consapevolezza che «ognuno ha un pezzetto di responsabilità. Se la disattende qualcun altro, dopo di lui, alla distanza di una o due generazioni, dovrà metterci una pezza. Porre rimedio. Colmare questa lacuna» (Eraldo Affinati).

Soprattutto noi cristiani abbiamo un obbligo in più: non siamo uomini che hanno sperato in una Parola? Che ascoltano una Parola, che credono in una Parola?

vinonuovo.it