Vaticano Celebrazione dei primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e «Te Deum» di ringraziamento per l’anno trascorso. Omelia del Santo Padre

Gesù è nato al “limite della dignità umana” (…) “per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo, ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre”.
***
Alle ore 17 di oggi, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco presiede i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui fa seguito l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto dell’inno «Te Deum», a conclusione dell’anno civile, e la Benedizione Eucaristica.
Omelia del Santo Padre
Al termine dall’anno, la Parola di Dio ci accompagna con questi due versetti dell’apostolo Paolo (cfr Gal 4,4-5). Sono espressioni concise e dense: una sintesi del Nuovo Testamento che dà senso a un momento “critico” come è sempre un passaggio di anno. La prima espressione che ci colpisce è «pienezza del tempo». Essa assume una risonanza particolare in queste ore finali di un anno solare, in cui ancora di più sentiamo il bisogno di qualcosa che riempia di significato lo scorrere del tempo. Qualcosa o, meglio, qualcuno. E questo “qualcuno” è venuto, Dio lo ha mandato: è «il suo Figlio», Gesù. Abbiamo celebrato da poco la sua nascita: è nato da una donna, la Vergine Maria; è nato sotto la Legge, un bimbo ebreo, sottomesso alla Legge del Signore.

Vaticano I capi dei vescovi contro gli scandali: la verità dal vertice

La Repubblica

(Alberto Melloni)  Ci sono due appuntamenti nel 2019 che segneranno la storia del papato di Francesco e del  cattolicesimo romano del secolo XXI. Il primo appuntamento è la riunione dei presidenti delle  conferenze episcopali a fine febbraio, sulla pedofilia nel clero. Questa assemblea esprime una  sinodalità dal basso (tranne in Italia i presidenti delle conferenze episcopali sono eletti) e  un’autorevolezza unica. Necessaria per rompere un incantesimo.

Sala Stampa Santa Sede: Alessandro Gisotti direttore ad interim

Papa Francesco ha accettato la rinuncia del direttore e del vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke e Paloma García Ovejero, ed ha nominato direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, finora coordinatore dei Social Media del Dicastero per la Comunicazione.

Alessandro Gisotti, nato a Roma, 44 anni è sposato e ha due figli. Laureato in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1999, è giornalista professionista. Dopo un’esperienza all’Ufficio per l’Informazione delle Nazioni Unite a Roma, ha iniziato a lavorare come redattore alla Radio Vaticana nell’anno 2000.

Dal 2011 al 2016 è stato vice-caporedattore presso l’emittente pontificia. Ha seguito l’attività degli ultimi tre Pontefici a Roma e in diversi viaggi apostolici internazionali e in Italia. Dal 2017 è coordinatore dei Social Media del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Ha insegnato giornalismo all’Istituto Massimo dei Gesuiti a Roma e Teorie e Tecniche del giornalismo alla Pontificia Università Lateranense. Ha scritto diversi articoli e saggi sulla comunicazione ecclesiale, in particolare il volume “Il Decalogo del Buon Comunicatore secondo Papa Francesco”, pubblicato nel 2016 con prefazione del cardinale Luis Antonio Tagle.

Sulla rinuncia di Greg Burke e Paloma García Ovejero e la nomina di Alessandro Gisotti, pubblichiamo le dichiarazioni di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, e del direttore ad interim.

Dichiarazione di Paolo Ruffini

«Ho appreso della decisione di Greg Burke e Paloma García Ovejero. E della accettazione da parte di Papa Francesco delle loro dimissioni. In questi pochi mesi di lavoro insieme ho potuto apprezzare la loro professionalità, la loro umanità, la loro fede. Li ringrazio dunque della dedizione con cui hanno svolto sin qui il loro lavoro. Oggi di fronte a quella che è una loro autonoma e libera scelta, non posso che rispettare la decisione che hanno preso. Greg e Paloma (per questo compito indicati dal mio predecessore, mons. Dario Edoardo Viganò) sono stati il primo direttore e la prima vice direttrice della Sala Stampa dopo l’avvio della riforma del sistema della comunicazione della Santa Sede decisa dal Santo Padre. Il loro significativo impegno ha contribuito al cammino di riforma che oggi – secondo loro stessi – per essere portato a compimento richiede un veloce passaggio di testimone, nello spirito di servizio alla Chiesa che tutti ci accomuna. È proprio con questo spirito di servizio e di fedeltà al Santo Padre che io stesso porterò avanti il complesso cammino di tale importante riforma. L’anno che ci si apre davanti è denso di appuntamenti importanti che richiedono il massimo sforzo di comunicazione. Ho piena fiducia che Alessandro Gisotti, sino ad ora Coordinatore dei social media del Dicastero per la Comunicazione e già vice-caporedattore alla Radio Vaticana, saprà guidare ad interim la Sala Stampa, in attesa che ne sia definito al più presto il nuovo assetto».

Dichiarazione di Alessandro Gisotti

«Ringrazio il Santo Padre per la fiducia accordatami in un momento così delicato per la comunicazione della Santa Sede. Mi sono messo a piena disposizione del prefetto Paolo Ruffini. A Greg Burke e Paloma G. Ovejero mi lega un rapporto di stima e amicizia. Mi unisco al prefetto nel ringraziarli per il lavoro svolto negli ultimi due anni e mezzo alla direzione della Sala Stampa. Cercherò di adempiere all’incarico affidatomi al meglio delle mie capacità, con quello spirito di servizio alla Chiesa e al Papa che ho avuto il privilegio di imparare stando accanto a padre Federico Lombardi per quasi 20 anni. So bene che il mio incarico, per quanto ad interim, è particolarmente impegnativo ma sono confortato dal conoscere il grande valore dei miei colleghi della Sala Stampa di cui in tante occasioni ho potuto apprezzare la professionalità e dedizione».

Il saluto di Greg Burke e Paloma Garcia Ovejero

“Paloma ed io – spiega la loro decisione in un tweet Greg Burke – abbiamo rassegnato le dimissioni, in vigore dal 1° gennaio. In questo momento di transizione nelle comunicazioni vaticane, pensiamo sia meglio che il Santo Padre sia completamente libero di riunire una nuova squadra”. “Sono entrato in Vaticano – continua Burke – nel 2012. L’esperienza è stata affascinante, per non dire altro. Grazie, Papa Francesco. Un abbraccio fortissimo”. E poi ancora: “Nuovo anno. Nuove avventure”.

Dal canto suo, Paloma Garcia Ovejero ha twittato: “Termina una tappa. Grazie, Santo Padre, per questi due anni e mezzo! Grazie, Greg, per la tua fiducia, la tua pazienza e il tuo esempio”.

vaticannews

Cibo bene prezioso: 14 progetti anti-spreco

Produrre cibo certamente, ma anche imparare a distribuirlo meglio e a non sprecarlo. La galassia dell’agroalimentare è fatta non solo di prodotti di altissimo pregio, ma anche di progetti per migliorane la qualità e l’uso. In tempi grami come questi, si tratta di un aspetto importante del settore, spesso troppo trascurato. Eppure, così non dovrebbe essere. Soprattutto se si pensa che, accanto ai numeri che documentano la corsa nonostante tutto ai consumi di fine anno e il grande successo delle nostre esportazioni nel mondo (oltre 3,4 miliardi solo in questo periodo secondo Coldiretti), ne stanno altri che indicano come anche oggi ci siano persone che ogni giorno si mettono in fila per un piatto caldo. Imparare a non sprecare, quindi. Servono educazione, informazione e tecnologie. Per questo sono importanti – anche se limitati –, i progetti che qualche giorno fa hanno ricevuto il via libera dal Ministero per le Politiche agricole e che hanno proprio l’obiettivo di aiutare, in vario modo, a non sprecare cibo. Si tratta di una serie di 14 progetti sostenuti dai fondi previsti ogni anno dalla legge contro gli sprechi alimentari e per l’impiego delle eccedenze (che risale al 2016), che mette a disposizione risorse fino ad un massimo di 50mila euro per iniziativa. In tutto 700mila euro che nell’ultima edizione sono stati contesi fra ben 130 progetti di ricerca di enti pubblici, università, Enti caritativi, imprese individuali e reti di imprese. Ad arrivare al traguardo progetti che puntano a prolungare la data di scadenza dei prodotti alimentari, e quindi farli durare di più, al miglioramento e allo sviluppo di nuove tecnologie di confezionamento, alla creazione di applicazioni e piattaforme digitali, al recupero delle eccedenze nelle varie fasi della filiera, soprattutto per favorire la redistribuzione alle persone indigenti. Buona cosa, quindi. Che dovrebbe trovare molto più spazio nelle politiche di ogni governo e nei conseguenti finanziamenti. A ricordarci l’importanza di non sprecare e di “dare a tutti”, bastano pochi numeri. Coldiretti ha ricordato che in Italia sono quasi mezzo milione i bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno avuto bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare durante l’anno. Mentre sarebbero circa 2,7 milioni le persone che nel 2017 sono state costrette a chiedere aiuto per mangiare.

avvenire

Santi e Beati del 2018: doni dell’amore di Dio alla Chiesa

L'immagine di Paolo VI per la canonizzazione
L’anno che sta per chiudersi è stato prodigo dell’amore di Dio che ha donato alla Chiesa molti nuovi Santi e Beati, chiamati con il loro esempio a illuminare le vite di ognuno di noi. Ben 19 le cerimonie di beatificazione nel 2018 e 7 i nuovi Santi canonizzati il 14 ottobre scorso in piazza San Pietro
vaticannews

La fine di un anno è tradizionalmente tempo di bilanci, di riflessione su quello che c’è stato – o non c’è stato – di buono, su quello che si può fare meglio e su quello che si può iniziare a fare. È anche il tempo della raccolta dei doni dell’amore del Signore alla Sua Chiesa, che si è arricchita di nuovi Beati e di 7 Santi: tra loro un Papa, molti sacerdoti e religiose, ma anche tanti laici, a dimostrazione che la santità è davvero alla portata di tutti, come ricorda Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate:
“Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, ‘la classe media della santità’”.
Ripercorriamo quindi insieme quest’anno, facendoci guidare dagli insegnamenti di tante splendide figure e dalle immagini delle cerimonie: un modo in più per ringraziare il Signore di quanto ricevuto e facciamoci accompagnare in questo viaggio nella santità dalle parole di Papa Francesco.
I Martiri di guerra, quando dall’odio nasce l’amore
“Santo Stefano fu il primo a seguire le orme del divino Maestro con il martirio; morì come Gesù affidando la propria vita a Dio e perdonando i suoi persecutori. Due atteggiamenti: affidava la propria vita a Dio e perdonava. Mentre veniva lapidato disse: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» (At 7,59). Sono parole del tutto simili a quelle pronunciate da Cristo in croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23, 46). L’atteggiamento di Stefano che imita fedelmente il gesto di Gesù, è un invito rivolto a ciascuno di noi ad accogliere con fede dalle mani del Signore ciò che la vita ci riserva di positivo e anche di negativo”. (Angelus Solennità Santo Stefano 26 dicembre 2018)
Il 2018 si è aperto con la Beatificazione, il 3 febbraio, di Teresio Olivelli, ucciso “in odium fidei” dai nazisti nel campo di Hersbruck. Durante la Seconda Guerra Mondiale, al fronte si adoperò per soccorrere i commilitoni fisicamente e spiritualmente, scrivendo la preghiera “Facci liberi”. Durante la rivoluzione in Madagascar, invece, venne ucciso Luciano Botovasoa, terziario francescano che durante le persecuzioni alla chiesa volle restare accanto ai missionari francesi. È stato beatificato il 15 aprile nell’isola. Era stato ordinato solo due anni prima, Janos Brenner, il sacerdote ungherese beatificato il 1° maggio, e che fu ucciso dal regime comunista locale in un’imboscata mentre portava l’Eucaristia a un malato. Due le cerimonie di beatificazione collettive: quella del 10 novembre a Barcellona di Teodoro Del Olmo e di 15 compagni – tra sacerdoti della Congregazione di San Pietro in Vincoli e laici solidali – annoverati tra le vittime cristiane della guerra civile spagnola; e quella dell’8 dicembre scorso di Pietro Claverie, vescovo di Oran, e 18 compagni, più noti come i Martiri di Algeria che, negli anni più bui del fondamentalismo islamico nel Paese, scelsero di non abbandonare la propria gente.
I Missionari: come gli apostoli inviati nelle periferie del mondo
“Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8). In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita”. (Messaggio Giornata Missionaria mondiale 20 maggio 2018)
Il 26 maggio è stata beatificata una piccola religiosa dal cuore grande: così chiamavano Leonella Sgorbati nella missione di Mogadiscio (Somalia) dove trascorse molti anni. In quella terra martoriata, il tabernacolo nella casa delle suore era l’unica presenza viva di Cristo nel Paese. Morì da martire perdonando il suo assassino. Fu a lungo missionaria in Bolivia anche Santa Nazaria Ignazia March Mesa, fondatrice delle Suore Missionarie Crociate della Chiesa, che dedicò la vita alla preghiera per la perseveranza dei religiosi e per lo spirito apostolico dei sacerdoti. Il 27 ottobre sono diventati Beati Tullio Maruzzo, sacerdote dei Frati minori missionario in Guatemala, e il suo catechista Luis Obdulio. Furono uccisi in un agguato nella foresta nel corso dell’ondata di violenza che colpì il Paese per l’indipendenza dalla Spagna.
La cura dei malati, il vero volto della tenerezza di Dio
“Le cure che sono prestate in famiglia sono una testimonianza straordinaria di amore per la persona umana e vanno sostenute con adeguato riconoscimento e con politiche adeguate. Pertanto, medici e infermieri, sacerdoti, consacrati e volontari, familiari e tutti coloro che si impegnano nella cura dei malati, partecipano a questa missione ecclesiale. È una responsabilità condivisa che arricchisce il valore del servizio quotidiano di ciascuno”. (Messaggio Giornata Mondiale Malato 26 novembre 2017)
Infermiera e scrittrice, inventò per prima nella sua Polonia l’assistenza domiciliare dei malati anche da un punto di vista spirituale: queste le virtù di Anna Chrzanowska, amica di Giovanni Paolo II, beatificata il 28 aprile. Hanno condiviso, invece, l’esperienza della malattia facendone la propria croce da offrire al Signore altri due nuovi Santi e una nuova Beata. Quest’ultima è Carmen Rendíles Martínez, fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù, beatificata il 16 giugno. Era nata priva del braccio sinistro ma non di forza e vitalità che la portarono a incarnare il modello della vera santità quotidiana. C’è poi San Francesco Spinelli, toccato dalla grazia di Dio che lo ha guarito miracolosamente da una lesione alla colonna vertebrale mentre era in preghiera. Da allora si occupò nel suo ministero quasi esclusivamente dei malati più sofferenti cui portava la Parola e la carezza del Signore. Infine, San Nunzio Sulprizio, deceduto a 19 anni per un cancro alle ossa. Nella sua breve vita, che trascorse quasi interamente in ospedale, insegnò catechismo ai piccoli ricoverati assieme a lui e pregò molto offrendo il proprio dolore per la conversione dei peccatori.
Le martiri della purezza, gigli bianchi macchiati di sangue
“Tutti noi nella vita siamo passati per momenti in cui questa virtù è molto difficile, ma è proprio la via di un amore genuino, di un amore che sa dare la vita, che non cerca di usare l’altro per il proprio piacere. È un amore che considera sacra la vita dell’altra persona: io ti rispetto, io non voglio usarti, io non voglio usarti”. (Discorso ai giovani durante visita pastorale a Torino 21 giugno 2015)
Ci sono anche due novelle Santa Maria Goretti tra i Beati del 2018. La slovacca Anna Kolesárová, beatificata il Primo settembre, fu uccisa in casa davanti alla sua famiglia da un soldato del regime che avrebbe voluto approfittare di lei; la romena Veronica Antal, beatificata il 22 settembre, fu uccisa da un fanatico che voleva violare una suora: tale, infatti, si considerava lei pur in un Paese in cui erano stati soppressi tutti gli ordini religiosi. Oggi è venerata da cattolici e ortodossi.
I Beati “immagini di Cristo per questo mondo”
“La nostra storia ha bisogno di ‘mistici’: di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Ma senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe speranza”. (Udienza generale 21 giugno 2017)
Ci sono poi due nuove Beate che ebbero un contatto particolarmente ravvicinato con il Signore anche durante la vita terrena. Maria Crocifissa del Divino Amore (beatificata il 2 giugno), figlia spirituale di Padre Pio attraverso il quale il Signore le parlò e la portò a fondare la Congregazione delle Suore Apostole del Sacro Cuore. Si occupava, in particolare, dell’insegnamento ai giovani. Alfonsa Maria Eppinger, beatificata il 9 settembre, aveva estasi molto lunghe e prostranti, visioni sulla politica e sul futuro della Chiesa. Fondò le Suore del Santissimo Salvatore. Il religioso lituano Michaľ Giedrojć, vissuto nel 1400, aveva, invece, frequenti attacchi del demonio e visioni del futuro. Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche e la conferma del culto da tempo immemorabile (Beatificazione equipollente) il 7 novembre.
I sacerdoti, uomini dell’incontro con Gesù
“I consacrati e le consacrate sono chiamati innanzitutto ad essere uomini e donne dell’incontro. La vocazione, infatti, non prende le mosse da un nostro progetto pensato “a tavolino”, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita. Chi incontra davvero Gesù non può rimanere uguale a prima. Egli è la novità che fa nuove tutte le cose”. (Giubileo Vita consacrata 2 febbraio 2016)
C’è un Papa tra i nuovi Santi del 2018: Paolo VI, pontefice sobrio e misurato, grande difensore della vita nascente, che non dimenticava mai di essere “un sacerdote, innanzitutto”. Poi mons. Oscar Arnolfo Romero Galdámez, amico dei poveri e della pace, e per questo inviso al partito nazionalista del Salvador che lo fece uccidere durante la Messa. Ma sono molti i sacerdoti santi, anche meno conosciuti, come San Vincenzo Romano che nella Napoli di primo Ottocento era noto come il “prete faticatore”: andava a caccia dei covi dove si nascondevano i malviventi e predicava per strada con croce e campanello. Oppure Jean-Baptiste Foque, beatificato il 30 settembre, che tanto fece per la sua Marsiglia fondando addirittura l’ospedale di San Giuseppe, ancora oggi fiore all’occhiello della sanità francese. Infine ricordiamo Tiburcio Arnáiz Muñoz (beatificato il 20 ottobre), il gesuita che nelle periferie spagnole proponeva gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio anche a poveri e analfabeti.
Le suore, protagoniste della storia unica e originale che Dio scrive
“Alla fine dei Vangeli c’è un altro incontro con Gesù che può ispirare la vita consacrata: quello delle donne al sepolcro. Erano andate a incontrare un morto, il loro cammino sembrava inutile. Anche voi andate nel mondo controcorrente: la vita del mondo facilmente rigetta la povertà, la castità e l’obbedienza. Ma, come quelle donne, andate avanti, nonostante le preoccupazioni per le pesanti pietre da rimuovere (cfr Mc 16,3). E come quelle donne, per primi incontrate il Signore risorto e vivo, lo stringete a voi (cfr Mt 28,9) e lo annunciate subito ai fratelli, con gli occhi che brillano di gioia grande (cfr v. 8). Siete così l’alba perenne della Chiesa”. (Omelia Concelebrazione eucaristica per i consacrati 2 febbraio 2018)
Ricevette in sogno il Bambino Gesù che la chiamava a occuparsi dei poveri, Clara Fey, che a questo apostolato dedicò l’intera vita, fondando ad Aquisgrana, in Germania, anche la Congregazione delle Suore del Povero Bambino Gesù. È stata beatificata il 5 maggio. Fondò, invece, le Figlie di Maria Immacolata – le Marianiste –Maria della Concezione, di origini nobili e di famiglia ricca, si spogliò di tutto fin da piccola portando la Parola di Dio ai contadini con la sua “piccola società”. La sua beatificazione è del 10 giugno. Anche Clelia Merloni, beatificata il 3 novembre, fu una madre superiora che iniziò ad avvicinarsi alla vita monacale con alcune amiche con cui educava i bambini alla gioia. Fondò, poi, l’Istituto delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Santa Maria Caterina Kasper, fondatrice delle Povere Ancelle di Gesù, invece, aveva il carisma di occuparsi dei poveri perché era stata povera anch’essa, tanto da dover essere aiutata economicamente dai parrocchiani per fondare il nuovo istituto. Continuò a coltivare i campi fino alla morte. Fu una semplice suora dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, infine, Maria Felicia di Gesù Sacramentato, beatificata il 23 giugno dopo una vita dedita alla cura di bambini e anziani: il suo “cammino della perfezione”, la sua personale via verso la santità. Quella che anche ognuno di noi è chiamato a trovare e seguire. Magari, possiamo iniziare proprio nel 2019.

Ecumenismo: una teologia

di: Maurizio Abbà – settimananews.it

copertinaUn manuale nell’ambito disciplinare della Teologia dell’ecumenismo, saldamente e sapientemente radicato nella prospettiva cattolica senza farne un recinto escludente, frutto di anni d’insegnamento della materia. Una pubblicazione per i tipi delle Edizioni Dehoniane Bologna nella collana Fondamenta diretta da Pier Luigi Cabri e Roberto Alessandrini, in cui sono presenti testi altamente divulgativi con finalità metodologiche.

È delineato lo stato dell’arte attuale della teologia ecumenica (dove la ricerca teologica in Italia è considerevole con peculiarità straordinarie). Il tutto offerto in maniera puntuale, informata e dai toni appassionati nella sobria misura di chi vuole delineare e magari vedere concretizzato in un futuro non troppo lontano dei risultati. Per risultati basati su: dialogo, unità e comunione (koinonia).

Il dialogo: è condizione previa fondamentale al superamento degli stereotipi e dei pregiudizi sull’identità altra dalla propria. Per questo come antidoto l’elemento dialogico è rintracciato in diversi documenti confessionali ed interconfessionali per dare impulso, facendo leva nella consistente memoria storica del movimento ecumenico, sugli sforzi che hanno prodotto comunque già risultati che meritano di essere resi noti.

L’unità: l’impegno dell’autore, teologo raffinatissimo nella ricerca teologica cattolica in Italia, traspare anche dall’impegno profuso nell’associazione laica ed interconfessionale del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) laboratorio del dialogo interconfessionale ed anche interreligioso. La ricerca di una forma di unità visibile delle diverse Chiese cristiane richiede la disciplina e la fantasia di cercare forme inedite di strumenti di comunione (koinonia) per trovare equilibrio tra affinità dottrinali da raggiungere e collaborazioni nel sociale (pratiche già, per esempio, fortemente in atto nell’accoglienza dei rifugiati con i corridoi umanitari, iniziativa congiunta tra la Comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia con il contributo dell’8 per mille valdese).

L’autore: Simone Morandini, tra le sue molteplici attività ed impegni in ambito teologico: è vicepreside all’Istituto di Studi Ecumenici «San Bernardino» di Venezia e docente alla Facoltà Teologica del Triveneto. Per i lettori di Studi Ecumenici la presentazione di Simone Morandini è evidentemente superflua. Non risulta invece superflua la lettura del testo che si prospetta come una ‘cassetta degli attrezzi’ su cui basarsi per l’indicazione di una mole di documenti per approfondire ulteriormente l’universo ecumenico.

Un testo da inserire anche nelle bibliografie istituzionali delle Facoltà Teologiche e degli ISSR. Sulla traccia del bilancio di quanto scritto da Morandini si può evincere che le Chiese dell’Oriente cristiano e, a Occidente, in parte, con l’Anglicanesimo, la Chiesa cattolica-romana giungerà gradualmente e reciprocamente a passi significativi.

Ma con le Chiese della Riforma? Dopo il Giubileo della Riforma basato su una delle possibili date (1517) su cui fondare l’inizio dell’età della Riforma protestante con le 95 tesi di Lutero, si delinea un’altra data di celebrazione storica da rivisitare: la Confessione Augustana (1530) ‘insegnamento’ scritto da Filippo Melantone il cui cinquecentesimo anniversario segnerà presumibilmente e auspicabilmente un’altra tappa nella reciproca comprensione dottrinale tra le Chiese (la Confessione Augustana non è però «fondamentale per l’intero mondo della Riforma», p. 202, in quanto, storicamente, il settore «Battista» della Riforma non può condividerlo). Si potrebbero aprire spazi di un nuovo respiro ecumenico con quella che si può chiamare, in sintesi per intenderci, «ospitalità eucaristica» dove con tatto e determinazione si esce dai soliti recinti senza confusione (qui è da menzionare la significativa esperienza del gruppo torinese Strumenti di Pace).

Morandini delinea bene le domande opposte che scaturiscono da questa prassi con limiti da non sottovalutare e possibilità da non reprimere (p. 222-228). Mettere l’accento su ciò che unisce aiuta a capire che vi è davvero tanto patrimonio comune da condividere. Resta il fatto che solo affrontando ed attraversando i nodi controversistici, anche i più aspri, si può capire su cosa poggiano le prospettive diverse relative a una medesima tematica di fede. Se poi saranno prospettive superabili e quindi finalmente ricomponibili o permarranno irriducibili, questo lo si valuterà solo vivendo e vivendo comunque ecumenicamente.

La pastorale ecumenica ha giustamente un posto di rilievo così come la spiritualità ecumenica in quanto pratica congiunta e condivisa. Molto appropriatamente Morandini indica la catechesi come un sito ecumenico su cui lavorare insieme per quanto possibile.

L’etica: in questo manuale non poteva che avere poco più di qualche cenno, comunque possiamo reperire nella bibliografia dell’autore utili strumenti. Le tematiche etiche hanno una duplice peculiarità: sono foriere di differenze e anche di controversie come e più delle differenze dottrinali e inoltre, com’è noto, sono trasversali all’interno delle stesse confessioni, sono in continua e rapidissima evoluzione oltre i tempi di elaborazione ordinari di risposta, ed il mondo ecclesiastico non fa eccezione.

Lo conferma una frontiera che è urgentemente d’affrontare e su cui le Chiese ma non solo, sono inadeguate nel dotarsi di una strumentazione critica: tutto ciò che concerne le frontiere immaginabili e quelle inimmaginabili dell’impatto della robotica sulla vita quotidiana. Impatto i cui tempi e modalità d’inserzione (si pensi al mondo del lavoro) non sono solo futuribili, anzi hanno già fatto irruzione nel presente.

Simone Morandini, Teologia dell’Ecumenismo, collana «Fondamenta, Biblioteca di scienze religiose», EDB, Bologna, 2018, pp. 248. Pubblicata su Studi Ecumenici36(2018)1-2, pp. 541-543.

D. Albarello, «La grazia suppone la cultura» Fede cristiana come agire nella storia

Vincenzo Rosito

Albarello offre con questo volume un aiuto prezioso e indispensabile nell’affrontare il compito appena delineato. Ispirazione e orientamento del libro è un passaggio a suo avviso cruciale dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, quello in cui si afferma che «la grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve» (n. 115; EV 29/2221).

Il Regno