UN LIBRO RICORDA DON ENNIO ANCESCHI, IL PARROCO DI TUTTI

“Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri … consiglieri per la loro intelligenza e annunziatori nelle profezie … saggi discorsi erano nel loro insegnamento … questi furono uomini virtuosi”.

Certamente questi versetti del capitolo 44 del Siracide ben si adattano al libro di Agostino Menozzi “Don Ennio, il parroco di tutti”, uscito nelle edizioni Giancarlo Pozzi: un volume agile e nel contempo denso. L’opera è stata presentata venerdì 23 novembre – vigilia della festa di San Prospero – nel coro della basilica del Patrono da Stefano Maccarini, mons: Gianfranco Gazzotti e dallo stesso autore; ha moderato l’incontro Giuseppe Adriano Rossi.

Ricorreva lo scorso anno il decennale della morte di mons. Eugenio Anceschi, per tutti don Ennio, a seguito di incidente stradale; stava recandosi in ospedale per visitare un ammalato. Una ricorrenza che non poteva e doveva passare sotto silenzio.

Era infatti necessario e doveroso fare memoria del presbitero con un libro che ne delineasse la figura e soprattutto evidenziasse quanto abbia inciso nella comunità ecclesiale reggiana e nella vita di tantissime persone.

Quattro laici: Agostino Menozzi – autore anche dell’efficace ritratto di don Ennio posto in copertina -, Giancarlo Pozzi, Luciano Vallery e Giuseppe Adriano Rossi si sono imbarcati – come si legge nell’introduzione – in questa impresa editoriale per un debito grande di riconoscenza, amicizia e memoria verso un presbitero di alta levatura.

E’ stato così costituito un gruppo di lavoro che ha raccolto documentazione e chiesto testimonianze a  sacerdoti e laici – donne e uomini-, che hanno avuto modo e il privilegio di conoscere, frequentare e collaborare con don Ennio nei suoi ruoli di curato in Duomo tra i ragazzi, di assistente diocesano della gioventù maschile di Azione Cattolica; di parroco di San Prospero a contatto con persone di tutte le età e condizioni; di insegnante di religione al liceo Ariosto e di docente di matematica, chimica e scienze in Seminario e all’Istituto San Vincenzo de’ Paoli a contatto con studenti e colleghi; di assistente del Movimento Laureati e di consulente ecclesiastico dell’UCIIM; di cappellano a Villa delle Rose vicino agli ammalati.

Questo l’elenco alfabetico di quanti hanno collaborato con testimonianze o documenti o che hanno acconsentito a raccogliere i loro ricordi (sei presbiteri e quattordici laici): mons. Eleuterio Agostini, Lisa Bellocchi, Valledo Bolondi, mons. Giovanni Costi, Giacomino Fantuzzi, Giorgio Ferrari, Pietro Ferri, Anna Fontana, mons. Gianfranco Gazzotti, Paolo Luosi, Stefano Maccarini, mons. Francesco Marmiroli, Cesare Pelosi Bonini, Giancarlo Pozzi, Giuseppe Adriano Rossi, Maria Teresa Sartori, Giuliano Spaggiari, Luciano Vallery.

A queste preziose testimonianze, che Agostino Menozzi ha sapientemente  distribuito nelle varie sezioni del libro, vanno aggiunte le magisteriali omelie del vescovo Adriano Caprioli e del cardinale Camillo Ruini, che ha voluto anche aggiungere un ricordo della sua lunga consuetudine con don Ennio, grande e simpatico amico, lo definisce.

Accurato è il corredo iconografico.

Un grazie particolare va a don Augusto Gambarelli e a don Alessandro Ravazzini per aver fornito le schede biografiche di don Ennio.

Da libro – 144 pagine – emerge così a tutto tondo la figura indimenticabile di un presbitero, di un amico, di un consigliere, di un padre; una persona profonda, come dimostrano le sue due omelie riportate nel volume, ma anche di spirito e accanito tifoso del Genoa, come documentano gli aneddoti.

Un libro, che come raccomanda il Siracide, tiene vivo e tramanda il nome e il ricordo di chi tanto amore, carità, bene ha seminato e donato e i cui frutti ancora si vedono e si colgono.

Papa Francesco: canto e musica, strumenti di evangelizzazione senza protagonismi

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La musica sia uno “strumento di unità” per rendere “efficace” il Vangelo nel mondo di oggi, “attraverso la bellezza che ancora affascina e rende possibile credere affidandosi all’amore del Padre”. È l’esortazione del Papa ai partecipanti al III Convegno internazionale delle corali, in corso da ieri in Vaticano. Incontrandoli in Aula Paolo VI, con musiche e canti che stanno contraddistinguendo l’evento organizzato dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, il Pontefice osserva subito come le note levatesi per l’occasione abbiano “risvegliato il Vaticano”.

Strumenti di evangelizzazione

Ringraziando l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del dicastero, Francesco ricorda il documento finale del recente Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, in cui oltre a sottolineare l’importanza della musica per i ragazzi, si evidenzia pure come il “linguaggio musicale” rappresenti una risorsa pastorale. La musica e il canto, aggiunge richiamando le parole pronunciate poco prima dallo stesso mons. Fisichella, sono un “vero strumento di evangelizzazione” nella misura in cui coloro che li propongono si rendono testimoni della “profondità della Parola di Dio che – spiega – tocca il cuore delle persone, e permettete una celebrazione dei sacramenti, in particolare della santa Eucaristia, che fa percepire la bellezza del Paradiso”.

Non fermatevi mai in questo impegno, un impegno così importante per la vita delle nostre comunità; in questo modo, con il canto date voce alle emozioni che sono nel profondo del cuore di ognuno. Nei momenti di gioia e nella tristezza, la Chiesa è chiamata ad essere sempre vicina alle persone, per offrire loro la compagnia della fede. Quante volte la musica e il canto permettono di rendere questi momenti unici nella vita delle persone, perché li conservano come un ricordo prezioso che ha segnato la loro esistenza.

Una corale internazionale

Richiamando il Concilio Vaticano II, il pensiero del Pontefice va poi alle “tante tradizioni” delle comunità cristiane “sparse per il mondo intero”, che fanno emergere “le forme più radicate nella cultura popolare” e che diventano anche una “vera preghiera”.

Quella pietà popolare che sa pregare creativamente, che sa cantare creativamente; quella pietà popolare che è, come ha detto un vescovo italiano, il “sistema immunitario” della Chiesa. E il canto porta questa pietà avanti. Attraverso queste musiche e canti si dà voce anche alla preghiera e in questo modo si forma una vera corale internazionale, dove all’unisono sale al Padre di tutti la lode e la gloria del suo popolo.

L’universalità della Chiesa

Proprio nella presenza delle migliaia di cantori, musicisti, esperti di musica sacra e liturgica di tutto il mondo il Papa coglie “l’universalità della Chiesa e le sue diverse tradizioni”.

Il vostro canto e la vostra musica, soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, rendono evidente che siamo un solo Corpo e cantiamo con una sola voce la nostra unica fede. Anche se parliamo lingue diverse, tutti possono comprendere la musica con cui cantiamo, la fede che professiamo e la speranza che ci attende.

Non cadere nel protagonismo

Il canto diventa quindi “una melodia che favorisce la preghiera e la celebrazione liturgica”.

Non cadete, tuttavia, nella tentazione di un protagonismo che offusca il vostro impegno, e umilia la partecipazione attiva del popolo alla preghiera. Per favore non fate la “prima donna”, capito? Siate animatori del canto di tutta l’assemblea e non sostituitevi a essa, privando il popolo di Dio di cantare con voi e di dare testimonianza di una preghiera ecclesiale e comunitaria. Io tante volte mi rattristo quando, in alcune cerimonie dove vado, si canta tanto bene ma la gente non può cantare… È una cosa strana.

Un patrimonio di religiosità

Invita poi cantori e musicisti a “non svalutate le altre espressioni della spiritualità popolare”.

Le feste patronali, le processioni, le danze e i canti religiosi del nostro popolo sono anch’essi un vero patrimonio di religiosità che merita di essere valorizzato e sostenuto perché è pur sempre un’azione dello Spirito Santo nel cuore della Chiesa. Lo Spirito nel canto ci aiuta ad andare avanti.

Il grande concerto per Santa Cecilia

Con la benedizione finale e chiedendo di pregare per il Papa “anche” con il canto, Francesco affida i presenti a Santa Cecilia, loro patrona, in occasione della cui festa, questa settimana, è organizzato l’incontro in Vaticano: alla martire è dedicato il grande concerto delle corali del pomeriggio, con la partecipazione di tutti i cantori presenti in Aula Paolo VI, sotto la direzione di mons. Marco Frisina, uniti al Coro della diocesi di Roma e all’orchestra Fideles et Amati. Domani la conclusione della manifestazione, con la Santa Messa in Basilica Vaticana presieduta da mons. Fisichella. A mezzogiorno, la partecipazione all’Angelus del Pontefice in Piazza San Pietro.

vaticannews

MI FIDO DI TE – Ripensare l’educazione

Mentre noi ci stupiamo dei cambiamenti in atto all’interno del mondo giovanile, i ragazzi ci chiedono di risintonizzarci su un nuovo modo di vivere, sì perché del resto non è obbligatorio fare come si è sempre fatto.

Occorre quindi prendere contatto delle novità di cui sono portatori, di come oggi rimangono in contatto con gli altri, di cosa li affatica nel sognare il futuro, come aiutarli a sentirsi adatti e capaci a questo compito così importante, comunicando loro che ce la possono fare.

Per favorire tutto questo, è necessario stabilire relazioni corrette con loro, basate sulla fiducia. Come adulti dobbiamo credere e dimostrare che è possibile il nascere di uno spazio di vita dove giovani e persone adulte o anziane, riescono ad allearsi fra di loro in un cammino comune.

Non è possibile compiere il cammino appena proposto senza sperimentare la necessità di rimettersi in gioco innanzitutto noi adulti, di affrontare anche le fatiche e i limiti che accompagnano l’opera educativa.

L’approccio che troverete è di tipo spirituale, dove questo termine fa riferimento allo Spirito del Risorto che soffia in ogni vita e che per questo coinvolge tutto quanto in essa passa, tutta quanta la persona con le sue diverse dimensioni è chiamata a mettersi in gioco e trovare un punto di sintesi. Per questo l’esigenza di un approccio spirituale chiede di passare attraverso tutto il dato umano, corporeo e psicologico che appartiene allo specifico di ogni essere umano, con il coraggio di non fermarsi lì.

Sommario

Introduzione.  

  1. PASSI PER UNA CONVERSIONE EDUCATIVA. Alcuni luoghi di conversione.  Un cambiamento di atteggiamento.  La vita al centro.  Dai giovani di oggi suggerimenti per un nuovo modello di Chiesa.  Una generazione di orfani.  Un amore gratuito: la mistica dell’educatore.  Questione di prospettiva.  I giovani ci sono, ma noi non abbiamo tempo.  Adulti e giovani: è possibile incontrarsi?  Tre passi, tre compiti, tre limiti.  Riconoscere, interpretare, scegliere.  Sono guariti, e noi?  Chiamare per nome: un’attenzione a tutti.  Il masso è già rotolato via.  Dal castigo alla relazione.  Pensare prima di agire.  Dalla pianta di fico imparate la parabola.  Mi stai diludendo.  Solidali nel faticare insieme.  Peripatetico.  A un’educatrice.  A una mamma.  
  2. PROSPETTIVE. Un’organizzazione diversa per l’annuncio della fede alle nuove generazioni.  Ripensare l’agire della comunità cristiana.  Se i giovani cambiano, la scuola non può rimanere la stessa.  Desiderio, sessualità, amore.  Internet, smartphonesocial network.  Lasciateli sbagliare.  Emmaus: il cammino di due giovani di oggi.  Sogno e realtà sull’educatore.  Conclusione.  Bibliografia.

Note sull’autore

Paolo Tondelli, prete nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, si occupa dei giovani e della formazione degli educatori. Assistente ecclesiastico dell’Agesci, è redattore di un blog che tratta tematiche legate all’educazione (http://donpaolotondelli.blogspot.it) ed è autore di Adolescenti e Vangelo. Una ricerca di alleanza (Paoline 2015) ed EducArte. In cammino con gli adolescenti (Messaggero 2017).

Religiosi: p. Arturo Sosa Abascal è il nuovo presidente dell’Unione superiori generali

Padre Arturo Sosa Abascal, proposito generale della Compagnia di Gesù, è il nuovo presidente dell’Unione superiori generali (Usg). L’elezione è avvenuta durante i lavori della 91ª Assemblea semestrale e generale su “Giovani, fede e discernimento” che si chiude oggi presso la Casa Divin Maestro ad Ariccia. Vice presidente è padre Michael Brehl, superiore generale dei Redentoristi.

Il nuovo Consiglio esecutivo è composto dai seguenti superiori: padre Laurentius Tarpin OSC; padre Mauro-Giuseppe Lepori OCist; padre Alejandro Moral Anton OSA; padre Pedro Aguado SP; don Ángel Fernández Artime SDB; padre Tesfaye Gebresilasie MCCJ; padre Mathew Vattamattam CMF; padre Valdir José de Castro SSP; padre Tomas Mavric CM; fra Ernesto Sanchez Barba FMS.

agensir

Migliaia di medici cubani stanno per lasciare il Brasile

Il Post

Cuba ha iniziato a ritirare i suoi circa 8.300 medici che lavorano in alcune delle zone più remote e povere del Brasile, dopo che il nuovo presidente Jair Bolsonaro ha annunciato di voler modificare le condizioni del programma internazionale di cui fanno parte. In molto sono preoccupati che il governo brasiliano non riesca a sostituire i medici cubani, nonostante abbia già cominciato a diffondere appelli rivolti a quelli che hanno studiato nel paese perché prendano il posto dei loro omologhi stranieri

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo Foglietto, Letture e Salmo

Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco
 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

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Per festeggiare Cristo, re dell’universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l’accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell’oblio. Chi dei due è re? Quale dei due può rivendicare un potere reale (Gv 19,11)? Ancora una volta, secondo il modo di vedere umano, non si poteva che sbagliarsi. Ma poco importa. I giochi sono fatti. Ciò che conta è il dialogo di questi due uomini. Pilato non capisce niente, né dei Giudei, né di Gesù (Gv 18,35), né del senso profondo del dibattito (Gv 18,38). Quanto a Gesù, una sola cosa conta, ed è la verità (Gv 18,37). Durante tutta la sua vita ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l’uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l’errore sono mortali. Ecco cos’è essere re dell’universo: entrare nella verità e renderle testimonianza (Gv 8,44-45). Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se “ascoltano la sua voce” (Gv 18,37). È veramente re colui che la verità ha reso libero (Gv 8,32)