Don Fabrizio a due mesi dalla partenza al cielo

Nel corso della S. Messa delle ore 10 in S. Stefano oggi 30 Settembre 2018 sarà ricordato don Fabrizio Crotti, nel giorno in cui la diocesi di Reggio Emilia mette al centro la Bibbia… come ha fatto don Fabrizio durante tutta la sua vita

IL VESCOVO MASSIMO CAMISASCA IN MAROCCO  CON LA COMMISSIONE CEI  PER LE  MIGRAZIONI

Migranti in un Campo in Marocco

Dal 21 al 23 settembre la delegazione della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana) è stata a Tangeri (Marocco) per visitare i campi profughi e per incontrare i rappresentanti della Conferenza episcopale del Nord Africa (Cerna). Della delegazione ha fatto parte mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, membro della Commissione della CEI (Conferenza Episcopale Italiana)  per le migrazioni.

Guidata dal presidente della Commissione e della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, e dal direttore generale di Migrantes, don Giovanni De Robertis, era composta dal cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana, da mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e da mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo.

I presuli italiani hanno preso parte all’inaugurazione dell’assemblea generale dei vescovi nordafricani. Sabato hanno incontrato gli animatori e i promotori di realtà impegnate in Marocco a favore degli immigrati. Infine domenica 23 settembre hanno concelebrato nella cattedrale di Tangeri la Santa Messa presieduta dal cardinale Montenegro.

gar

Araldica 4 incontri a Reggio Emilia

Il Dottor Gabriele Fabbrici a Reggio Emilia per 3 incontri di “Introduzione all’araldica”:

mercoledì 3 ottobre 2018, ore 17.00 – 18.30
Introduzione all’araldica: elementi generali

lunedì 8 ottobre 2018, ore 17.00 – 18-30
Araldica civica, araldica religiosa e araldica militare

mercoledì 17 ottobre 2018, ore 17.00 – 18.30
Le fonti per l’araldica reggiana

mercoledì 24 ottobre 2018, ore 17.00 – 18.30
Araldica reggiana: alcuni esempi

sede degli incontri:
Istituto San Vincenzo de’ Paoli, Via Franchetti 4 – Reggio Emilia
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Gli incontri sono rivolti a docenti, dirigenti scolastici, appassionati di storia locale e studenti.
Sarà disponibile la dispensa.
Sarà rilasciato attestato di partecipazione.
Il corso è valido per l’aggiornamento del personale docente e dirigente delle scuole di ogni ordine e grado, in quanto l’UCIIM è riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione come soggetto
qualificato per la formazione dei docenti ai sensi del D.M. 5/7/2005.
Con nota del 1 dicembre 2016 il MIUR ha notificato la riconferma dell’UCIIM quale ente qualificato per la formazione del personale della scuola ai sensi della direttiva n. 170 del 2016.

Enti Organizzatori: UCIIM in collaborazione con Comune di Correggio e Anteas-Reggio Emilia

Lavoro / Life Learning. Alla ricerca di nuove figure professionali

Alla ricerca di nuove figure professionali

L’azienda italiana Life Learning (piattaforma di corsi online certificati), è alla ricerca di sei figure professionali per la gestione e lo sviluppo del proprio servizio. In particolare, è possibile candidarsi per i ruoli di social media manager, content editor, business developer, campaigns manager, community manager e sales manager per il B2B. Alcune di queste posizioni richiedono la presenza in loco a Pescara o Milano, mentre per la figura di campaigns manager è possibile lavorare da remoto.

L’obiettivo è l’inserimento in azienda (con contratto a tempo indeterminato dopo un periodo di prova).

Per poter prendere parte alla selezione e candidarsi ai diversi lavori è sufficiente inviare il proprio curriculum ajob@lifelearning.it.

Maggiori informazioni sulla candidatura e sulle posizioni aperte possono essere trovate alla paginahttps://lifelearning.it/lavora-con-noi/.

da Avvenire

Medici con il camper per chi è senza cure

“Medici con il Camper” è un progetto itinerante che garantisce l’assistenza socio-sanitaria e il diritto alla salute, con particolare attenzione alle periferie dimenticate della regione Puglia. Si tratta di un’iniziativa con finalità sociali progettata dalle Fondazioni Nikolaos, realizzata in collaborazione con i Missionari Comboniani e l’Associazione “CUAMM” medici con l’Africa.
Il progetto è nato nel 2015 – spiega il responsabile Enzo Limosano, medico volontario – e prevede interventi sanitari di primo soccorso e di prevenzione nei confronti di chi vive in una condizione di marginalità e bisogno. «L’evento che mi ha spinto a dare il mio contributo – dice – è stata la tragica morte di un bracciante extracomunitario del Burkina Faso, ucciso nel 2015 nel Foggiano per aver rubato due angurie. Ho voluto così toccare con mano la realtà dei ghetti. Nel 2017 abbiamo cominciato un’avventura fatta di solidarietà e amicizia, che ha condotto la squadra di volontari a bordo di un camper acquistato grazie ai fondi ricevuti».
Un vero “centro di ascolto su quattro ruote” per raggiungere le zone a più alto rischio di isolamento sociale – attivo nel Barese e nel Foggiano – dai senza fissa dimora ai immigrati alle vittime di tratta. Il caravan è attrezzato per gli interventi di primo soccorso e permette di indirizzare gli utenti verso la risoluzione di necessità di tipo legale, linguistico-culturale e burocratica. Per info: www.fondazionenikolaos.com/solidarieta/medici-con-il-camper/

avvenire

 

Pallavolo. Ofelia Malinov: «Il volley per me? Un destino, ma soprattutto una scelta»

La regista azzurra Lia Malinov, 22 anni

La regista azzurra Lia Malinov, 22 anni

Nata sotto il segno del volley. La Nazionale di pallavolo femminile si presenta al Mondiale giapponese (al via sabato) con una palleggiatrice che questo sport l’ha respirato sin dal primo istante: Lia Malinov ha infatti avuto in casa i suoi maestri. Suo padre, Atanas, è l’allenatore bulgaro che in Italia e in Europa ha vinto tutto con Bergamo. Ma pallavolista da sempre è anche sua madre, la bulgara Kamelia Arsenova, giocatrice di successo anche nella nostra Serie A.

Lia, venuta alla luce a Bergamo, ha oggi solo ventidue anni, ma sono in tanti a scommettere sulle sue mani di fata. Il sogno mondiale dell’Italia ruoterà inevitabilmente attorno a lei, visto che il ct Davide Mazzanti l’ha scelta come regista della sua Nazionale. Figlia d’arte, 180 centimetri, è giovanissima ma con la maturità già della veterana, se era prevedibile che la pallavolo sarebbe stata il suo futuro non era nemmeno così scontato che bruciasse tutte le tappe così in fretta. Merito del suo talento innato ma anche della sua determinazione e della sua umiltà. «Perché nello sport come nella vita ci vuole sacrificio e passione» è il suo biglietto da visita. Così ha spiccato il volo, lei che è stata chiamata in azzurro quando aveva solo 18 anni e giocava ancora in B1 a Bassano: «Fu davvero un sogno a occhi aperti. Alcune delle mie compagne più grandi mi avevano vista nascere perché le allenava papà…». Una carriera fulminante, iniziata nel 2011, che l’ha portata da Bassano al Club Italia e poi a Conegliano, Bergamo e quest’anno Scandicci.

Un destino da palleggiatrice racchiuso anche nel suo nome all’anagrafe Ofelia, che significa “colei che aiuta”. Toccherà proprio a lei innescare Paola Egonu e le altre compagne nella terra di Mila e Shiro, il fortunato cartone animato giapponese che ha ispirato molte delle giovani giocatrici azzurre. L’Italia riparte dal quarto posto amaro dell’ultimo Mondiale in casa, una cavalcata che però aveva riscosso l’affetto e l’orgoglio di tutti gli appassionati.

Ma l’unica medaglia d’oro azzurra risale al 2002, quando lei aveva sei anni…

«Già, è passato davvero troppo tempo. Per questo abbiamo ancora più voglia di fare un grande torneo. Vincere il Mondiale sarebbe meraviglioso, ma puntiamo a finire almeno tra le prime sei. Sarebbe già un ottimo risultato. Ci sono squadre fortissime come Cina, Stati Uniti, Serbia… Con alcune abbiamo già vinto, anche se adesso sarà tutta un’altra storia. Siamo giovani è vero, ma ci siamo preparate da tanto tempo, non vediamo l’ora di giocarcela alla pari con tutte. Siamo fiduciose e consapevoli della nostra forza».

È stata costretta a saltare l’Europeo dell’anno scorso per infortunio e questo sarà il suo primo grande appuntamento internazionale in un ruolo in cui l’Italia ha avuto fino a poco tempo fa figure del calibro di Leo Lo Bianco (record di presenze in azzurro) che la considera sua erede…

«Me l’ha confermato anche di recente visto che ci sentiamo ogni tanto. È un onore incredibile sentirselo dire da lei che di pallavolo ne ha masticata tanta… Avverti sempre un brivido quando vesti la maglia azzurra. E io voglio dare il cento per cento: gioco in un ruolo che richiede maturità e tanta esperienza, devi prenderti grandi responsabilità, ma a me piace molto. È bello far girare tutta la squadra e mettere le attaccanti nelle condizioni migliori».

Ironia della sorte, la prima partita sarà contro la Bulgaria, paese di suo padre e sua madre. Si sente una predestinata ad aver avuto dei genitori con il volley nel sangue?

«Vengo da una famiglia in cui si vive di pallavolo tutti i giorni. Ma non ho mai sentito la pressione di diventare un’atleta a questi livelli. Quando hai un cognome importante scatta la sensazione di dover assolutamente essere all’altezza, ma per me non è mai stato un peso. Anzi sono fiera di essere figlia di due sportivi. Anche perché non mi hanno mai costretta, la pallavolo è stata una scelta tutta mia».

Aveva cominciato con la ginnastica, il nuoto e il tennis, poi però la folgorazione per il volley…

«Sì perché a 9 anni ho scoperto la bellezza di questo sport di squadra in cui è fondamentale fare affidamento sulle compagne. Non tutto dipende da te così come non tutto dipende dagli altri: è uno scambio reciproco, tanto più prezioso quando si è in difficoltà. Mi piace questo legame che si crea: è difficile da costruire ma quando si riesce è il massimo. Poi certo ho visto quello che facevano i miei in palestra e mi è venuta voglia di seguire le loro orme. Ho chiesto io a mio padre di iniziare a giocare».

E lui ha mollato la Serie A per metter su una squadra di ragazzine e insegnare loro i fondamentali.

«Sì. E con noi è tornata in campo anche la mamma. I miei genitori mi sono da sempre di grande aiuto e supporto soprattutto per la loro esperienza. Di papà ammiro la grinta nel fare lo cose, di mia madre l’incredibile forza di volontà: anche nei momenti più duri lei dà sempre il massimo. Però il regalo più bello me l’hanno fatto fuori dal campo».

Quale?

«La nascita delle mie due sorelline, le gemelle Emma e Michela. È stata una gioia incredibile per tutti perché i miei genitori hanno atteso tanto. Tra di noi ci sono sette anni di differenza e anche loro giocano a pallavolo insieme con mia madre».

La pallavolo non è però la sua unica passione.

«Mi mancano un paio di esami per laurearmi. Sono al terzo anno di Scienze giuridiche. Gli avvocati mi hanno sempre affascinato. Mi piacerebbe un giorno difendere i diritti dei più deboli».

Quali altri obiettivi ci sono nel suo futuro?

«Creare una famiglia senz’altro. E poi il sogno di ogni donna: diventare mamma. Ma “tempo al tempo” è la mia filosofia. Ho imparato ad apprezzare la vita in ogni istante, grazie alla fede che per me è una dimensione importante, un dono ricevuto soprattutto da mia madre. Credere ti aiuta a reagire nei momenti negativi che prima o poi capitano a tutti. Ma ti porta anche a gioire e riconoscere quanto di bello c’è già nella tua vita».

avvenire

Viaggi di carta.Con Nietzsche alla scoperta del Lago d’Orta

da Avvenire

La «geografia letteraria» è un genere che ha dato la possibilità ad alcuni scrittori di indagare l’anima dei luoghi, per entrare in quell’intimità del paesaggio che via via è mutato nel tempo e che richiede, oltre a una semplice presenza, anche una partecipazione emotiva. Ecco quindi che, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, al “classico” e più frequentato racconto di viaggio in alcuni casi abbiamo avuto, in Italia, approcci a una nuova forma, quella della , un viaggio di carta, circoscritto a luoghi specifici, condotto attraverso le testimonianze e i diversi umori di grandi personaggi (scrittori, pittori, registi) che quel luogo hanno vissuto intensamente. Esemplare in questo senso è stato, poco prima della sua morte, nel 1990, il lavoro svolto da Pier Vittorio Tondelli, per una mostra, organizzata a Riccione, sulla presenza degli scrittori nella riviera romagnola, accompagnato da un lungo saggio, Cabine cabine, che è una «guida letteraria» ragionata e creativa sulla presenza degli scrittori (da Bassani a Calvino, da Guareschi a Scerbanenco) sulle spiagge dell’Adriatico. Un altro viaggio che si legge come una «guida letteraria» è quello che ha scritto Guido Conti, in un lungo e appassionato libro del 2012, Il grande fiume Po, che sceglie di compiere la sua navigazione fluviale, evocando le storie degli scrittori che hanno avuto un rapporto stretto e a volte immaginifico con il fiume, da Virgilio ad Ariosto, da Salgari ad Arbasino, da Guareschi a Bevilacqua.
Ora anche Laura Pariani, insieme a Nicola Fantini, mostra quanto l’incontro con gli illustri viaggiatori possa restituire mistero e rivelazione all’essenza dei luoghi e giustamente, definisce questo viaggio, una «guida letteraria» a tutti gli effetti a uno dei laghi più affascinanti del Nord Italia, il lago d’Orta dove i due scrittori hanno scelto di vivere. Ne è nata una dettagliata descrizione «emotiva» che parte dalla salita della Motta che «era il tradizionale percorso devozionale dei pellegrini che da tutta la regione accorrevano a Orta per ottenere l’indulgenza concessa dalla visita al Sacro Monte» e racconta «la piazza» in cui ci si ritrova «in una dimensione ottocentesca: la piazza lastricata e chiusa da tre lati da alberghi, bar e portici con le botteghe; isolato sul lato settentrionale, sta il cosiddetto Palazzotto, ovvero l’antica casa comunale con relativa campana per chiamare a raccolta gli abitanti». Centrale è la descrizione del Sacro Monte e la rivalutazione della sua originalità, spesso non capita da turisti avventati, «un angolo di mondo così particolare», tanto che «tra le cappelle affiorano antichissime verità, se si sta in ascolto nel folto degli agrifogli centenari, scintille enigmatiche». Ci sono anche luoghi meno conosciuti come il cimitero di San Quirico, dove «è raro che i turisti vi si inoltrino: in genere si limitano a commentare la presenza dell’ossario o a fotografare il bel panorama». Il viaggio tra i luoghi è scandito dalla presenza di scrittori che sono passati di lì o ad Orta hanno ambientato le loro opere, in primis Nietzsche, da cui deriva il titolo (Il lago dove nacque Zarathustra, Interlinea, pagine 88, euro 12,00), «perché il Cusio è l’indimenticabile lago di Zarathustra, della ricerca dell’imperturbabilità e del sale dell’ironia» e poi grandi lombardi da Manzoni a Gadda, fino allo scapigliato Achille Giovanni Cagna e a Gianni Rodari, con la citazione anche del «detective dell’impossibile», Martin Mystèere, anche lui in vacanza sul lago d’Orta.