Dall’Ossola a Roma per una due giorni con Papa Francesco

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Sono tornati in pullman domenica notte i 38 giovani ossolani che con gli altri giovani  hanno incontrato il Papa. I ragazzi, accompagnati daisacerdoti don Riccardo Zaninetti e don Alberto  Andrini, hanno partecipato all’evento svoltosi a Roma l’11 e il 12 agosto promosso dalla Conferenza episcopale italiana in vista del Sinodo sui giovani dei vescovi previsto per il prossimo ottobre. Nei ragazzi è rimasto impresso il discorso del Papa nel corso dell’Angelus, il pontefice  ha voluto ribadire come l’ipocrisia non possa essere una caratteristica propria di una persona che si dice cristiana. “Il cristiano – ha detto – non può essere ipocrita, deve vivere in maniera coerente“. “Più in concreto – ha sottolineato il pontefice – significa dire no a una cultura della morte, che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa “. “No”, quindi, alla “cultura della morte”, le cui manifestazioni sarebbero varie, ma ben definite”. I pellegrini ossolani con i ragazzi  novaresi sono stati ospiti sabato notte dell’istituto salesiano Pio IX. Sabato al Circo Massimo ci sono state le testimonianze dei ragazzi e la veglia guidata dal Papa è seguita la notte bianca con chiese aperte, possibilità di confessione adorazione eucaristica e spettacoli.  Domenica poi i giovani si sono recati in Piazza San Pietro per l’Angelus. “Hanno vissuto un esperienza di chiesa giovane viva – ha commentato don Riccardo al rientro – che ha voluto adunarsi intorno al Papa per pregare in vista del Sinodo dei vescovi ad ottobre. Una sensazione evidente è quella di una chiesa che guarda al futuro, convocare migliaia di giovani a Roma significa credere in loro. E  per i ragazzi credere in qualcuno che possa dare loro la capacità di affrontare il futuro con coraggio e speranza giovani  quindi non sdraiati sul divano, ma capaci di fondare la propria vita sulla roccia che è Cristo stesso”. Una delle frasi del Papa più incoraggianti per ragazzi è  stata. “La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci, come Giovanni aspettò Pietro davanti al sepolcro vuoto”.

ossolanews

San Massimiliano Kolbe, martire della carità

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13)

Il 14 agosto la Chiesa ricorda San Massimiliano Kolbe. Con il suo martirio ad Auschwitz – disse Giovanni Paolo II – egli riportò «la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo».Nell’omelia della Messa di canonizzazione il 10 ottobre 1982 in piazza San Pietro, spiegò: «Massimiliano non morì, ma “diede la vita… per il fratello”. V’era in questa morte, terribile dal punto di vista umano, tutta la definitiva grandezza dell’atto umano e della scelta umana: egli da sé si offrì alla morte per amore. E in questa sua morte umana c’era la trasparente testimonianza data a Cristo: la testimonianza data in Cristo alla dignità dell’uomo, alla santità della sua vita e alla forza salvifica della morte, nella quale si manifesta la potenza dell’amore».

Padre Luciano Lotti, ospite di Lucia Ascione nella puntata di Bel tempo si speradel 8 gennaio 2018, traccia un profilo di San Massimiliano Kolbe, il santo innamorato di Maria. “Padre Kolbe chiede molto per gli altri – racconta p. Lotti – e vive la sua notte oscura. Lui viveva un filiale abbandono a Dio, ha imparato fin da subito a fidarsi di Dio”.

C’è una chiesa a Roma legata indissolubilmente a San Massimiliano Kolbe:Sant’Andrea delle Fratte; e ad un altare in particolare, quello della Madonna del Miracolo, dove l’Immacolata era apparsa ad Alfonso Ratisbonne nel 1842: lì, il 29 aprile 1918, p. Kolbe celebra la sua prima Messa.

S. Andrea delle Fratte

Nel 1941 è deportato ad Auschwitz; spogliato del saio francescano è destinato ad uno dei lavori più terribili: il trasporto dei cadaveri nel crematorio. La sua matricola era 16670. Quando uno dei prigionieri riesce a fuggire, altri 10 vengono destinati alla morte, secondo la “legge” del campo. Allora padre Kolbe, dichiarando di essere un sacerdote cattolico, si offre in cambio di un compagno di prigionia, un padre di famiglia e viene recluso per oltre due settimane nel blocco 13, quello della fame. Dopo 14 giorni Massimiliano è ancora vivo, perciò le SS decidono di accelerarne la fine con un’iniezione endovenosa. Le ultime parole di padre Kolbe sono: “Ave Maria”. (TG2000, Nicola Ferrante – 14 agosto 2017)

Padre Raffaele Di Muro, Presidente Internazionale della Milizia dell’Immacolata, e Giovanna Crea, Insegnante e devota di San Massimiliano Kolbe, a Siamo Noi (15 marco 2018) approfondiscono la figura di San Massimiliano Kolbe e in particolare, si soffermano su una preghiera da lui scritta nel novembre del 1938: alla Santissima Trinità

 

Ti adoro, o Padre nostro celeste, poiché hai deposto nel grembo purissimo della Vergine santissima il tuo Figlio unigenito.
Ti adoro, o Figlio di Dio, poiché ti sei degnato di entrare nel grembo di lei e sei diventato vero, reale, Figlio suo.
Ti adoro, o Spirito Santo, poiché ti sei degnato di formare nel grembo immacolato di lei il corpo del Figlio di Dio.
Ti adoro, o Trinità Santissima, o Dio uno nella Santa Trinità, per avere elevato l’Immacolata in modo così divino.
E io non cesserò mai, ogni giorno, appena sveglio dal sonno, di adorarti umilissimamente, o Dio Trinità,
con la faccia a terra, ripetendo tre volte: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen”

Rimangono nella mente e nel cuore le immagini della visita di Papa Francescoad Auschwitz il 29 luglio 2016 e la sua preghiera silenziosa nel buio della cella del martirio di Padre Kolbe. Seduto, da solo, in silenzio e al buio, il Papa si raccoglie in preghiera su una sedia al centro della cella, ripiegato su se stesso e a capo chino.

 

Vita per vita. Francesco Gajowniczek è l’uomo salvato dal sacrificio di padreMassimiliano Kolbe ad Auschwitz. Era presente in San Pietro, il 17 ottobre 1971, quando Paolo VI dichiarò beato il frate polacco.

 

Paolo Fucili, in questo servizio del TG2000 ci racconta la sua storia e di come abbia vissuto, dopo il dono di una nuova vita

Il cordoglio di Papa Francesco, preghiera e vicinanza alle vittime di Genova e alle loro famiglie

Papa Francesco © AP

Papa Francesco prega, chiedendo “conforto, coraggio e serenità”, per “quanti sono provati dalla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione”. “Mentre affido alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita – ha detto all’Angelus -, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari, ai feriti, agli sfollati e a tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, per le vittime e per i loro cari; recitiamo insieme l’Ave Maria”.

Nell’Angelus della solennità dell’Assunta, il Papa ha detto che “a Maria Consolatrice degli afflitti, che contempliamo oggi nella gloria del Paradiso, vorrei affidare le angosce e i tormenti di coloro che, in tante parti del mondo, soffrono nel corpo e nello spirito. Ottenga la nostra Madre celeste per tutti conforto, coraggio e serenità”. Francesco ha spiegato quindi di pensare “in particolare a quanti sono provati dalla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione”.

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Genova: si aggrava ancora il bilancio dei morti, sono 39. Sedici i feriti, dodici in codice rosso

Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime del crollo del ponte Morandi. E si fa sempre più rovente la polemica sulle responsabilità, con la società Autostrade per l’Italia (gruppo Benetton) che si difende. Il governo proclamerà il lutto nazionale e la Regione Liguria ha chiesto il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale.

Ue: a Italia 2,5 mld euro infrastrutture – “Nel periodo 2014-2020 l’Italia ha in programma di ricevere 2,5 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture, come strade e ferrovie. Nell’aprile 2018 la Commissione Ue ha sbloccato un piano di investimento per le autostrade che attiverà circa 8,5 miliardi di investimenti, inclusi per la regione di Genova”. Lo sottolinea un portavoce della Commissione europea. “La Commissione è in stretto contatto con le autorità italiane che conducono le indagini”, sul crollo del ponte Morandi. “Non ci faremo coinvolgere in alcuno scontro politico”, conclude il portavoce.

39 VITTIME, TRE BAMBINI: SI SCAVA ANCORA PER CERCARE DISPERSI – E’ salito a 39 il numero dei morti accertati, tre dei quali sono bambini. L’ultimo bilancio è del Viminale, che cita dati della Prefettura di Genova. Tra le vittime ci sono anche tre francesi. Si scava ancora per trovare i dispersi: nelle ultime ore sono state estratte altre due persone che non sono state ancora identificate. Restano 16 i feriti, di cui 12 in codice rosso. Gli sfollati sono 632. “Le ricerche di vittime e dispersi non sono mai state sospese e continuano tuttora”. E’ quanto conferma il Comando generale dei Vigili del fuoco ribadendo che si sta continuando a lavorare sia nei pressi del pilone della parte crollata sia nella zona della ferrovia, quella più vicina alla porzione di struttura rimasta sospesa. “Il ponte – ribadisce il comando generale dei Vigili del Fuoco- è monitorato costantemente perchè, come evidente da ieri, ci sono rischi ma le attività non hanno mai subito interruzioni”.

SU AUTOSTRADE, “VIA LA CONCESSIONE”. SOCIETA’ SI DIFENDE – Nei confronti della società sono state avviate le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni e per comminare multe fino a 150 milioni di euro. Lo hanno annunciato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che chiedono anche le dimissioni dei vertici della società. “I responsabili hanno un nome e cognome e sono Autostrade per l’Italia”, dice Di Maio. “Se non sono capaci di gestire le nostre autostrade, lo farà lo Stato”, aggiunge Toninelli. A favore della revoca della concessione si schiera anche Salvini: “E’ il minimo che ci si possa aspettare”. La società da parte sua di difende: “Il viadotto era monitorato dalle strutture tecniche della Direzione di Tronco di Genova (che fa parte di Autostrade, ndr) con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive realizzate mediante apparecchiature altamente specialistiche” e anche attraverso “società ed istituti leader al mondo in testing ed ispezioni”. L’esito ha sempre fornito “adeguate rassicurazioni”.

GRILLO: RIVALUTARE TUTTE LE GRANDI OPERE – “Contemplando questo orrore sono ancora più convinto che le grandi opere pubbliche dalla carta al mondo reale devono essere riviste: tutte. La concessione a operatori così dissennati della nostra viabilità va revocata e restituita allo stato!”. Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo. Il ponte Morandi, afferma, “era una grande opera pubblica. La motivazione a rivalutare tutti questi mostri potenziali è ancora più forte oggi. Revisionare queste mangiatoie, rivalutare anche i gioielli che alla gente devono restare”, aggiunge.

SOS SICUREZZA: SENSORI E RADIOGRAFIA DI PONTI E VIADOTTI – Giganti in cemento armato, nati negli anni ’60, che ormai rischiano di essere vecchi, troppo vecchi per il traffico anche di merci sempre più sostenuto. Sono i tanti ponti e viadotti in Italia che ora saranno sorvegliati speciali. Il ministro Toninelli promette soldi “per applicare a tanti di questi viadotti dei sensori tecnici che ci daranno lo stato dell’arte e ci permetteranno di prevenire”. Salvini parla della necessità di “un’enorme radiografia delle opere pubbliche e un’enorme spesa. Bisogna prevenire: penso anche agli argini dei fiumi e alle zone franose”.

LE MACERIE FANNO PAURA, RIMUOVERLE SUBITO La Regione Liguria ha avviato un controllo meteo in tempo reale per scongiurare il rischio che le piogge impediscano i soccorsi nella parte del ponte autostradale Morandi crollata nel torrente Polcevera e che le macerie si trasformino in un ‘tappo’ per il deflusso delle acque. Sulla necessità di rimuovere le macerie “nel giro di giorni non di mesi” ha insistito il suo direttore generale della Protezione civile Agostino Miozzo “perché se dovessero arrivare delle precipitazioni importanti, che in questa zona non mancano, ci potrebbero essere dei rischi per la popolazione”.

DUE INCHIESTE, PROCURA: “ERRORE UMANO”, TIRANTI SOTTO ACCUSA – “Non è stata una fatalità, ma un errore umano” a provocare il crollo del ponte a Genova. E’ la convinzione del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi che oggi ha compiuto un sopralluogo nella zona del ponte. La Procura ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo, mentre un’altra inchiesta è stata aperta dal ministero delle Infrastrutture.

LE STORIE, PER MARIUS E EDI FATALE IL RITARDO – Erano attesi al lavoro, ma per il traffico avevano fatto tardi. Un ritardo che è costata la vita a due ragazzi albanesi, Edi Bokrina di 28 anni e Marius Djerri, di 22 anni, da tempo residenti in Italia. Solo pochi minuti prima della tragedia avevano chiamato la ditta di pulizie per la quale lavoravano per avvertire del contrattempo e assicurare che si stavano affrettando. (ANSA).

#PerMilleStrade anche a casa nostra

La quotidianità spegnerà l’entusiasmo vissuto dai giovani in questi giorni a Roma? Mi piace pensare un altro finale, lasciandosi guidare proprio dalle parole chiave dell’incontro al Circo Massimo

«Cari giovani, facendo ritorno nelle vostre comunità, testimoniate ai vostri coetanei, e a quanti incontrerete, la gioia della fraternità e della comunione che avete sperimentato in queste giornate di pellegrinaggio e di preghiera».

Le parole di Papa Francesco ai giovani radunatisi a Roma sono chiare e dirette, una consegna che richiede una libertà e una responsabilità personale e comunitaria. Chi ha vissuto le GMG, sa bene l’entusiasmo e la voglia di spaccare il mondo con cui si rientra a casa; poi, però, i giorni passano, ritornano gli impegni quotidiani, le chat create per l’occasione si raffreddano, quanti hanno camminato insieme prendono altre strade, coloro che hanno coinvolto per l’esperienza vengono trasferiti o sono oberati di lavoro… e tanta ricchezza, ricevuta e donata, in buona parte si disperde. Che ne sarà dello speciale incontro con Cristo celebrato? Che ne sarà fra un mese degli intensi messaggi del Papa? Che fine faranno i “non ci lasceremo mai” promessi lungo il cammino? Tutto “fumo”, parafrasando il Santo Padre?

Questo può essere un triste finale, ma mi piace sognarne un altro a partire dalle frasi-slogan “Per mille strade” e “Siamo qui”!

“Per mille strade” mettiamo la stessa energia con cui abbiamo organizzato gli incontri in preparazione, i cammini, la due-giorni con il Papa, il rientro; se siamo stati così bravi a portare migliaia e migliaia di giovani a Roma, possiamo anche condurli sulle “mille strade” di ogni giorno e per giunta giocando in casa.

“Per mille strade” abbiamo raccolto i giovani per partire, essi stessi hanno coinvolto amici; ora tocca cercarli e coinvolgerli da protagonisti nelle “mille strade” in cui essi vivono, amano stare, vi sono costretti, si trovano smarriti.

“Per mille strade” abbiamo ricevuto parole di sogno e sul sognare, d’amore e sull’amare; sarà bello trasformare le parole in opere nelle “mille strade” delle comunità, dei gruppi, delle associazioni, delle famiglie, dei luoghi di studio e di lavoro, della politica e della cultura, dove mancano l’accoglienza e l’integrazione.

“Per mille strade” abbiamo scattato foto, fatto selfie, registrato dirette, immortalato e condiviso momenti indimenticabili; così sarà tempo di rivoluzionare i social cercando tra “le mille strade” la verità, la bellezza, l’equilibrio, la moderazione nel linguaggio.

“Siamo qui” è la voce all’unisono dei giovani pellegrini, un verbo che resterà al presente anche il mese prossimo e pure quando i giorni di pellegrinaggio sembreranno lontani.

“Siamo qui” è la voce sommessa dei giovani che non hanno voce, che nessuno ascolta o sa ascoltare, delle periferie “esistenziali”.

“Siamo qui” è il grido dei giovani delle carceri, delle periferie delle città, dei viaggi della speranza, dei centri d’accoglienza.

“Siamo qui” è l’appello di chi non trova un senso nello studio scolastico ed universitario, di chi dipende dall’alcol, dalla droga e dal web ma non sa uscirne, di chi ha delle avventure ma sa cos’è l’amore.

Per quelle “mille strade”, nei diversi volti, in ogni storia, fuori e dentro le comunità, nei sogni e nella realtà, è Gesù che dice “sono qui”! E noi dove saremo?

vinonuovo.it

Il giorno dell’Assunta è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare il piccolo divenuto grande, il frammento diventato tutto, il tempo diventato eterno

Per noi, viandanti nell’oggi, la meta ci ricorda che è nel piccolo, nell’umile, nello sguardo dell’infanzia che si trova il riconoscimento di Dio, come annotava Bernanos

Il giorno dell’Assunta è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare il piccolo divenuto grande, il frammento diventato tutto, il tempo diventato eterno: e questo in una donna che, prima tra le creature, vive nella gloria in tutta la sua pienezza umana.

Lo stile di Dio, ci ricorda il Vangelo di oggi e ci rammenta la Vergine, è uno stile che «innalza gli umili». Nel mistero di Maria, nulla è al tempo stesso più umile e più innalzato. Colei che non ebbe peccato, che fu ‘Madre di Dio’, al tempo stesso visse nel nascondimento, nell’ombra e nell’ignoranza della sua dignità, grande perché era unita a una umiltà profonda, e per questo guardata da Dio: «ha guardato l’umiltà della sua serva».

Lo capì bene Georges Bernanos, che in un passo del suo Diario di un curato di campagna scrive:

La Santa Vergine non ha avuto né trionfo né miracoli. Suo figlio non ha permesso che la gloria umana la sfiorasse, nemmeno con la cima più sottile della sua grande ala selvaggia. Nessuno ha vissuto, ha sofferto, è morto altrettanto semplicemente e in un’ignoranza altrettanto profonda della propria dignità, d’una dignità che tuttavia la pone al di sopra degli angeli. Poiché infine era nata senza peccato: quale stupefacente solitudine!

È nel suo essere Immacolata che dobbiamo leggere l’Assunta: destino di luce che anticipa il nostro destino. Per noi, viandanti nell’oggi, la meta ci ricorda che è nel piccolo, nell’umile, nello sguardo dell’infanzia che si trova il riconoscimento di Dio, come annotava ancora Bernanos:

La Vergine era l’innocenza […]. Lo sguardo della Vergine è il solo sguardo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e sulla nostra disgrazia

È la comune condizione umana che ci permette di pregare la Vergine, che anticipa nel suo eterno presente quello che sarà il nostro eterno presente:

Sì, piccino mio, per ben pregarla bisogna sentire su se stessi questo sguardo che non è affatto quello dell’indulgenza – perché l’indulgenza si accompagna sempre a qualche amara esperienza – ma della tenera compassione, della sorpresa dolorosa, di non si sa quale altro sentimento inconcepibile, inesprimibile, che la fa più giovane del peccato, più giovane della razza da cui è uscita e, benché madre attraverso la grazia, Madre delle grazie, ne fa la più giovane del genere umano.

Sentiamo sulle nostre vite lo sguardo della «tenera compassione» di Maria, «Madre delle grazie»: è uno sguardo che solo le donne sanno avere, e che in esse dobbiamo onorare.

Buona festa dell’Assunta a tutti noi, che mendichiamo «tenera compassione».

vinonuovo.it

La serva consapevole L’umiltà di Maria non le impedisce di tenere gli occhi ben aperti… su Dio e sugli uomini

MAGNIFICAT

(Mino Cerezo Barredo, 1993, São Felíx do Araguaia, Mato Grosso)

 

«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1,39-56)

 

Mentre nei Vangeli festivi del mese si assiste alle più dure opposizioni nei confronti di Gesù, da parte dei giudei e persino di molti discepoli, è salutare la parentesi di questa solennità per far memoria di come Maria vada controcorrente, dando a Dio una risposta entusiasta. Formulata in privato davanti all’angelo e resa pubblica col canto davanti a Elisabetta.

Su tale confessione vale la pena soffermarsi. Notando che, con tutto il rispetto per l’Ave Maria (e per il Rosario, che su di essa è imperniato), si è sempre un po’ sconvolti quando si passa da questa al Magnificat. Perché sembra di aver a che fare con un’altra Maria: l’umile serva che, a testa bassa, quasi non si accorge delle scelte di campo di Dio… diventa colei che, per tali scelte, si esalta.

Se nell’Ave Maria le si chiede di pregare «per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte», nel Magnificat la si sente dare un nome ai peccati. E, al contempo, la si sente celebrare il Padre che non dimentica la misericordia per chi lo teme, mostrando una predilezione per gli umili, per gli affamati e per chi lo serve.

Lo scarto tra le due preghiere si avverte particolarmente quando le parole vengono tradotte in figure. Perché, nel momento in cui prendono forma la dispersione dei superbi nei pensieri del loro cuore, il rovesciamento dei potenti dai troni e il rinvio dei ricchi a mani vuote, le immagini non lasciano immaginare come le parole… portando allo scoperto l’anima “sovversiva” del Magnificat e di Maria. Che è pure l’anima del Padre nostro, capace di diventare di parte quando i comportamenti di certi suoi figli non gli vanno a genio.

Non sarà un capolavoro, quest’opera, realizzata in Brasile da un artista spagnolo per cercare di attualizzare ilMagnificat. Ma, pur immettendo dei riferimenti storici discutibili, ha il merito indiscutibile di non separare la preghiera dalla realtà.

Se il rischio è di vedere una donna per nulla aureolata e molto terrena, alla testa di un movimento di liberazione, si coglie che Maria tiene insieme due liberatori, il Padre e il Figlio. La donna che fa da ponte tra cielo e terra, è pure colei che riesce a fare da ponte tra le generazioni.

in vinonuovo.it

Vescovo Reggio Emilia Mons. Camisasca dimesso dall’ospedale

fonte: laliberta.info

Il vescovo Massimo è stato dimesso nel primo pomeriggio di martedì 14 agosto dal Reparto Malattie infettive dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove era stato ricoverato dopo il passaggio al Pronto Soccorso e all’O.B.I. (Osservazione Breve Intensiva) di giovedì sera.

Il Vescovo infatti era stato colto da malore, un serio attacco febbrile, giovedì 9 agosto alle 18 mentre si trovava a Giandeto (Casina, Reggio Emilia) per un periodo di riposo; impressionato, aveva chiesto subito di essere trasportato in ambulanza a Reggio Emilia.

Il Vescovo, che ora inizia un periodo di convalescenza, è molto grato al personale medico e paramedico dell’Ospedale per le cure ricevute. Monsignor Camisasca manifesta anche la sua profonda gratitudine a tutti coloro che gli hanno espresso la loro vicinanza e le loro preghiere.

A Dio piacendo riprenderà il suo ministero pubblico domenica 2 settembre, presiedendo a Marola (Carpineti, Reggio Emilia) la celebrazione della santa Messa a conclusione del pellegrinaggio dei giovani “Il Cammino di Rolando” (che parte il giorno precedente dalla Pieve di San Valentino, santuario del Beato Rivi).