Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando al tua parola. Messaggio di Mons. Caprioli

Carissimo, Carissima,
davanti alla complessità e, a volte, al disordine di tante proposte che si affacciano sulla nostra vita, la semplicità cristallina delle parole del Salmo 119 si presenta a noi come una possibilità attraente. Il libro dei Salmi è così: un incontro ravvicinato fra il cuore dell’uomo, percorso al contempo da gioie, drammi, domande e speranze, e lo Spirito di Dio. Un incontro semplice, che nasce dalla spontaneità della vita che trascorre… un vissuto che diventa poesia, pensiero, meditazione, lode, a volte dura lotta.
Ho voluto indirizzare a te queste parole, perché so che stai cercando la verità della tua vita; penso ad esempio cosa possa significare cercare la verità di un amore, lì ove non pare esservi nulla di certo. A volte, io stesso mi trovo in difficoltà davanti alla provvisorietà di questo momento storico.
Così sento il sincero bisogno di qualcosa di genuino e chiaro, di profondamente umano e teneramente divino, che mi permetta di dare alla mia vita un indirizzo costante e sempre aperto a novità. Nella Parola di Dio ho trovato più volte, e trovo ancora, la mano che ogni giorno mi accoglie e accompagna per il pezzo di strada che mi è chiesto, liberandomi dall’ansia di divenire il padrone della mia vita e dalla dispersione che consegna il mio tempo, le mie forze a chi non voglio.
Seguendo il suggerimento del Salmo, credo che sia così anche per te: dove potrai trovare il riferimento semplice e solido per la vita che hai davanti? Chi potrà prenderti per mano nelle scelte che sei chiamato/a a compiere? Il Signore Gesù vivo nella sua Parola, ancora oggi si presenta a te come guida e sostegno al quale puoi fiduciosamente affidarti. Perché tu possa compiere in modo più incisivo e meno dispersivo il tuo percorso di discernimento vocazionale, mi permetto di suggerirti un’opportunità che da diversi anni la nostra Chiesa mette a disposizione. Si tratta di un cammino annuale, nel quale sarai accompagnato/a a cogliere con più profondità il significato della chiamata all’amore, a tutti noi donata. Mediante la preghiera, la testimonianza di giovani e adulti, la possibilità di incontrarti con coetanei che si stanno ponendo le tue stesse domande, ti sarà più facile entrare in relazione con il Signore e iniziare a “dare un nome” a tanti desideri e paure che probabilmente vivono in te e non sempre ti lasciano dormire sonni tranquilli.
In questo sarai accompagnato/a da un prete, una religiosa, una famiglia, altri giovani che hanno già vissuto il cammino e desiderano starti vicino con amicizia. Ti accompagnerà con la preghiera tutta la nostra Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla, che pure in questo modo esprime la sua attenzione verso di te.
Ci sarò anch’io, con la mia paternità e il mio affetto, perché il cammino di vita e di santità dei miei giovani è uno dei desideri che più mi sta a cuore. Per questo prometto di ricordarti ogni giovedì pomeriggio, davanti al Santissimo Sacramento nella cripta della Cattedrale — dove potrai trovarmi anche per un colloquio, se vuoi, — affinché tu possa cogliere e vivere in pienezza la tua vocazione, così come il Signore sta donando a me.
Tuo Adriano, vescovo

diocesi.re.it

Dall'11 al 28 luglio mons. Caprioli è nell'isola africana. Sorrisi e progetti sull'Isola Rossa

Visita pastorale in Madagascar dall'11 al 28 luglio nel 50° della missione
Sorrisi e progetti sull'Isola Rossa
Gli incontri del Vescovo nella prima settimana di viaggio

Gli incontri della prima settimana di viaggio in Madagascar

 

Ambositra (Madagascar) – Ci vogliono solo 10 ore, stipati come sardine su un Boeing dell'Air France, per arrivare sull'Isola Rossa, il Madagascar: prima missione della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla in terra d'Africa, missione che quest'anno celebra i 50 anni. Infatti il giovane don Pietro Ganapini fece lo stesso viaggio, più lungo e senz'altro pieno di incertezze e di grandi speranze, nel 1961, iniziando così quella che sarebbe diventata la nostra missione più significativa e il Vescovo Adriano, per sottolineare questo anniversario, ha voluto visitare per la terza volta la presenza reggiano-guastallese in terra malgascia.
 
L'arrivo ad Antananarivo, a notte fonda, ha riservato subito una sorpresa al nostro Vescovo: sui tanti bagagli del tapis ruolant la sua valigia non c'era. Mons. Caprioli non ha potuto fare a meno di ricordarci il passo del Vangelo che ci dice di partire senza bagagli, a lui gli smistamenti di Parigi gli hanno tolto pure i sandali rimasti chiusi nel suo bagaglio. Il sorriso è presto tornato con la calda accoglienza delle suore della Casa della Carità di Tongarivo e soprattutto durante la Messa della mattina celebrata nella cappella della Casa, ricolma del canto delle suore, degli ausiliari e degli ospiti. L'incontro con il personale italiano e malgascio negli uffici di Reggio Terzo Mondo di Tanà ha occupato l'intera mattina di martedì, dandoci modo di conoscere l'intenso lavoro che l'Onlus reggiana svolge da tanti anni nell'isola.
 
Gli occhi di Andrea Gorrini, 38 anni di Ravenna, da 6 in Madagascar, tre con RTM e tre con la Cooperativa Ravinala, si illuminano mentre ci accompagna per le strade di Antananarivo, la guardano come chi ama i suoi palazzi e le sue case, la sua gente che ha lucidato il pavée delle strade a forza di camminarci sopra a piedi e ama la sua storia: "Si chiama così perché tanto tempo fa il re Andriamponimerina ha conquistato la città (Tanana) e le sue dodici colline alla testa di mille (arivo) uomini".
 
Anche l'Italia fu unita da una persona alla testa di mille uomini 150 anni fa, una prima cosa che ci accomuna con il Madagascar, la seconda forse è il rosso della terra, anche se il colore nel nostro caso ha ben altro significato. Andiamo a piedi fino alla collina più alta, quella che domina tutta la città, girando in mezzo al traffico, ai banchetti con sopra le spezie e le verdure, i vestiti e i sandali, ai giovani che ci salutano ridendo e ai venditori di spaghetti cinesi cotti e mangiati sulla strada, arriviamo in cima davanti a quello che è il simbolo di tutta la storia malgascia: il palazzo della Regina, illuminato da un tramonto infuocato e dalla luce artificiale dei fari che lo rendono ancora più imponente.
 
L'incontro con le suore, gli ospiti e gli ausiliari alla Casa della Carità di Andohatapenaka, alla mattina del 13, ci regala altri sorrisi e abbracci in questa casa con molti bambini costruita a sbalzo sulla roccia alla periferia della capitale. Solo una breve sosta per il pranzo alla Casa di Preghiera di Itaosy, ci aspettano, a Ambohitramanantena alle scuole dei poveri di don Pietro Ganapini, gli amici del progetto AMGA. L'idea, partorita da quel vulcano sempre in eruzione che è don Pietro, è quella di costruire 60 scuole, di cui 32 già terminate, dove sono le stesse famiglie degli alunni che prestano la manodopera e forniscono parte del materiale che serve a fabbricarle, mentre la parte restante, circa il 30%, è a carico del Centro Missionario di Reggio e del Club Rotary di Parma. Il Vescovo Adriano ha visitato una di queste strutture appena terminata a cui mancano solo i banchi e le lavagne per accogliere gli studenti all'inizio del prossimo anno scolastico.
 
La mattina di giovedì 14 ci vede di buon ora sulla strada sterrata che ci porterà al villaggio di Marolaona, nella diocesi di Tsiroanomandidy, per una visita al progetto RTM per la distribuzione dell'acqua, al volante Goffredo Sacchetti, 53 anni di Forlì, sua moglie Elisa Villa, novarese di origine, ci segue con l'altra jeep . Le grida dei bambini ci accolgono nella piazza del villaggio e sono talmente tanti che ci fanno pensare ad un paese quasi fatto solo da loro. Goffredo ci indica una montagna all'orizzonte: "Vedete quella grande collina laggiù, è l'Ambohiby, alto circa 2000 metri. Quando ho proposto alla gente di questi villaggi di far venire l'acqua da lassù mi hanno guardato come se fossi matto, in effetti si trattava di scavare un canale lungo 70 chilometri. Io non mi sono perso d'animo e nei successivi incontri gli ho semplicemente spiegato che se il numero delle famiglie interessate all'acqua era di 300 unità, bastava che ogni famiglia scavasse 250 metri per arrivare fin lassù sulla montagna. Non ci crederete, ma in pochi giorni lo scavo era terminato. Il viso di Goffredo si apre in un sorriso compiaciuto, mentre stringe la mano di sua moglie Elisa. "In questo villaggio ci sono quattro fontane e al di là della evidente questione igienica, le donne, che prima passavano tanto tempo per andare a prendere l'acqua al fiume, adesso questo tempo lo dedicano ai lavori di casa, un bel guadagno per tutti."
 
La visita alla Casa della Carità di Ambanidia ed il viaggio verso Ambositra consumano in fretta la giornata di venerdì 15 luglio. La mattina di sabato il Veescovo Adriano ha celebrato la Messa nella cappella della casa di Ambositra accolto dal canto degli ospiti, delle suore e di tutti i volontari. Un momento straordinario l'abbiamo vissuto tutti quando mons. Caprioli ha regalato all'ospite Rakuto una fotografia di Giovanni Paolo II mentre il papa, ora beato, durante la Messa celebrata a Fianarantsoa nel 1989, davanti ad una Mamera (suor Margherita) particolarmente felice.
 
Dopo la Messa il Vescovo si è recato in visita al Foyer, eccellenza ortopedica di tutto il Madagascar e dove lavorano da qualche mese, con un progetto RTM riguardante le malattie mentali, gli sposi Andrea e Martina Gollini di Salvaterra. Al pomeriggio abbiamo vissuto un'altra esperienza indimenticabile, il pranzo dei poveri alla Caritas diocesana di Ambositra. Bambini, anziani con il bastone, donne, uomini e giovani in fila, ordinati e sorridenti per un piatto di riso distribuito dai volontari di père Maximien, l'instancabile direttore. Straordinario è stato quando la distribuzione è stata interrotta per l'incontro con il nostro Vescovo e nessuno non solo non si è lamentato, ma tutti sono stati felici di ascoltare le parole del Vescovo venuto dall'Italia.
 
Il momento più intenso di questa prima parte del viaggio missionario di mons. Caprioli è stato senz'altro la Messa celebrata al carcere di Ambositra, uno degli ambiti del servizio di don Giovanni Ruozi, domenica mattina. La sala era strapiena tanto che i detenuti si sono messi a sedere per terra fin sotto l'altare e raramente un'assemblea ha riempito così tanto il luogo della Celebrazione con il suo canto. Il resto era silenzio, il resto erano occhi che fissavano l'altare rassegnati sì, ma con una luce di speranza e dove, a guardare bene, c'era in fondo anche un sorriso.
 
Tradurre in parole ciò che gli occhi e il cuore hanno visto in questa settimana è veramente difficile, questo isola, che non appartiene né all'Africa, né all'Asia, ha in se qualcosa di peculiare, qualcosa che ti strega. Io credo siano le persone, sorridenti e felici nonostante tutto.
 
Giuseppe Maria Codazzi

dal web diocesi reggio emilia

In Primo Piano La Diocesi in Preghiera per i prossimi Sacerdoti Novelli

ordinazioni sacerdoti novelli a reggio emilia in cattedrale dalle mani di Mons. Caprioli 11 Giugno 2011

Ringraziando il Signore per il dono in questo Anno del Giubileo della Cattedrale dei tre nuovi presbiteri, Don Stefano Borghi di S. Ilario, Don Stefano Manfredini di S. Teresa città, Don Giovanni Valentini di Codemondo, siamo invitati tutti a prepararci nella preghiera, a invocare il dono dello Spirito con abbondanza per gli ordinandi e per la nostra Diocesi.

Si può utilizzare come traccia — a conclusione della preghiera dei fedeli nella Messa o come intercessione nei Vespri o intenzione nella preghiera del Rosario — la seguente orazione tratta dal Messale:
 
O Padre, che provvedi alla tua Chiesa gli operai del Vangelo,
effondi in una rinnovata Pentecoste,
lo Spirito di pietà e di fortezza,
e concedi ai nostri fratelli Stefano Borghi, Stefano Manfredini, Giovanni Valentini,
eletti al ministero presbiterale,
di perseverare nel servizio della tua volontà,
perché nella vita e nella missione pastorale
cerchino unicamente la tua gloria.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

diocesi.re.it

In Primo Piano La Diocesi in Preghiera per i prossimi Sacerdoti Novelli

ordinazioni sacerdoti novelli a reggio emilia in cattedrale dalle mani di Mons. Caprioli 11 Giugno 2011

Ringraziando il Signore per il dono in questo Anno del Giubileo della Cattedrale dei tre nuovi presbiteri, Don Stefano Borghi di S. Ilario, Don Stefano Manfredini di S. Teresa città, Don Giovanni Valentini di Codemondo, siamo invitati tutti a prepararci nella preghiera, a invocare il dono dello Spirito con abbondanza per gli ordinandi e per la nostra Diocesi.

Si può utilizzare come traccia — a conclusione della preghiera dei fedeli nella Messa o come intercessione nei Vespri o intenzione nella preghiera del Rosario — la seguente orazione tratta dal Messale:
 
O Padre, che provvedi alla tua Chiesa gli operai del Vangelo,
effondi in una rinnovata Pentecoste,
lo Spirito di pietà e di fortezza,
e concedi ai nostri fratelli Stefano Borghi, Stefano Manfredini, Giovanni Valentini,
eletti al ministero presbiterale,
di perseverare nel servizio della tua volontà,
perché nella vita e nella missione pastorale
cerchino unicamente la tua gloria.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

diocesi.re.it

Il vescovo e una delegazione di laici e sacerdoti in Brasile

Mons. Caprioli è partito il 23 aprile e rientrerà il 1° maggio. Insieme a lui una delegazione di sacerdoti e laici

 IL VESCOVO IN BRASILE

Il momento culminante della visita è stata la concelebrazione eucaristica per i 50 della diocesi di Ruy Barbosa, la Chiesa dove si trovano i nostri missionari e volontari. Nel video di don Paolo Cugini, il canto del Gloria della Messa celebrata a Ruy Barbosa domenica 25 aprile.

DIALOGHI IN CATTEDRALE – INTERVENTO DI MONS. CAPRIOLI


1.
“Dialoghi” è un genere letterario che viene da lontano, esercitato nella tradizione filosofica, pedagogica, culturale.

Ne ha fatto esperienza Platone in dialogo con il maestro Socrate, l’Agostino laico con i discepoli della piccola comunità di Cassiciaco alla vigilia della sua conversione e Battesimo nella Pasqua del 387 e come vescovo nel confronto con Felice, già richiamato da don Gianotti.
Più vicino ai nostri tempi il giovane Montini con gli universitari della FUCI negli anni ’30, e il filosofo Jean Guitton con Paolo VI all’indomani del Concilio.
 
2. Quale il significato di questi nostri “Dialoghi”? E perché in Cattedrale?
Scriveva Jean Guitton nella sua prefazione ai Dialoghi con Paolo VI: “Incombe sul nostro tempo la duplice minaccia della scomparsa della cultura dell’uomo… Siamo, forse, alla vigilia di un cataclisma della cultura in cui tutte le acquisizioni dell’uomo possono essere annientate, come conseguenza del distacco della cultura e dell’uomo dal mistero di Dio” (Dialoghi con Paolo VI, prefazione all’edizione italiana, Rusconi, 1986).
Sì, in questo momento così drammatico e capitale della storia della nostra civiltà ritorna quanto mai attuale l’interrogativo del Salmo: “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Salmo 8,5).
Al centro della nostra attenzione è proprio il problema della verità dell’uomo. Che cosa è l’uomo nella nostra cultura? Quale visione dell’uomo sta dietro a tante parole, immagini, spettacoli, fatti di costume?
 
3. Il primo intento di questi nostri Dialoghi in Cattedrale resta quello di entrare nel segreto di questo paradosso che è l’uomo: spirituale e carnale, desiderio del bene e incapacità di attuarlo, consenso alla legge della ragione e schiavitù del peccato.
Con l’apostolo Paolo ci siamo chiesti: “C’è una vera libertà per l’uomo d’oggi? Quale libertà?”. Dobbiamo continuare a domandarcelo, perché viviamo e soffriamo una crisi di fiducia nella verità dell’uomo, al tempo stesso di fede e di ragione.
Non è un caso che di primario interesse sia diventata la questione educativa, come ho richiamato nel documento “Ridisegnare il volto della città dell’uomo”. Dialogare è la sfida che quotidianamente mette alla prova genitori, educatori, pedagogisti, psicologi.
Già dagli anni Settanta, lo psicologo E. Erikson, in uno dei suoi ultimi scritti, denunciava con chiarezza il difetto dell’immagine dell’uomo adulto nella cultura contemporanea.
Cito un testo, nel quale la diagnosi è proposta in forma concisa: “Quando ero più giovane si parlava molto del secolo del bambino… Da allora abbiamo avuto qualcosa di simile ad un secolo del giovane. Ma, ditemi, quando comincerà il secolo dell’adulto? Qui, mi sembra, alcune domande rimangono senza risposta. E tuttavia la nostra conoscenza dei bambini oltre che dei giovani rimarrà alquanto frammentaria (per essi come per noi) se non sappiamo cosa vogliamo che essi diventino, o persino che cosa vogliamo essere noi stessi…
Senza questa conoscenza ci sentiamo vagamente colpevoli, sia che siamo permissivi o invece punitivi” (cf. E. Erikson, Aspetti di una nuova identità, Roma 1975).
 
4. Sì, grazie al dialogo tra i Relatori – LUCETTA SCARAFFIA, docente universitaria, con il vescovo Mons. FRANCO GIULIO BRAMBILLA, preside della Facoltà teologica di Milano e la Prof.ssa ROBERTA CARDARELLO preside di Scienze della formazione nella nostra Università di MO-RE in veste di moderatore, è stato reso possibile il confronto “con pace e tranquillità” su di un tema caldo del momento che viviamo. E li ringraziamo molto per questo.
 Non è mio compito, al termine di questo primo dialogo in Cattedrale, chiudere in alcuni miei pensieri un presunto bilancio di quanto abbiamo ascoltato, che va lasciato a ciascuno di voi. Un risultato mi pare possa accomunare come spunto saliente di questo confronto, che vorrei tradurre in un messaggio: “Il Vangelo è per tutti”.
Non è detto, infatti, che il messaggio di Gesù abbia da dire o da dare qualcosa solo a chi lo accoglie nella fede. Il Vangelo interpella l’uomo di ogni epoca, quindi anche della nostra: l’uomo in tutta la sua storicità di libertà e peccato, apertura dell’intelligenza e rifiuto dell’orgoglio. E questo chiede alla Chiesa una rinnovata sensibilità nel suo credere: una sensibilità che favorisca la comunicazione della fede, rendendola aperta alla ricerca di ogni uomo.
Dialogo in Cattedrale è come un sasso – nel caso la novità del Vangelo – gettato in un lago, che produce sulla superficie immobile cerchi sempre più larghi, che vanno oltre lo spazio esteriore di questo incontro, e si riflettono, uscendo dal tempio, negli ambiti della vita quotidiana: famigliare, professionale, civile, cittadina. Vanno dal cattolico al cristiano, dal cristiano al cittadino, dal cittadino all’uomo ‘tout court’, e viceversa…
 
5. È questa l’idea che mi ha mosso a proporre “I dialoghi in Cattedrale”. Non si può affermare che una Cattedrale sia luogo esclusivo del credente. Non si può né dal punto di vista storico né del suo valore attuale. Costruita e restaurata con la collaborazione di tutti, la Cattedrale è — e non ha mai cessato di essere — anche il simbolo della città, senza separazione tra la dimensione religiosa e quella civile.
Anche per questo aspetto, salvaguardando il suo primato di luogo di preghiera e di culto, la Cattedrale può diventare il luogo simbolo delle relazioni del Vescovo con la sua Chiesa, e di questa con la città. In questo senso Giorgio La Pira invitava a “rifare le cattedrali centro della città”, non solo mobilitando tutti nell’opera di restauro come intorno ad un bene comune o tesoro di famiglia, ma ricostruendo la città come luogo di crescita e di responsabilità.
Non mi resta che ringraziare tutti per la partecipazione, e darci l’appuntamento per giovedì 6 maggio su “Vangelo, legge e libertà” con il vescovo Luciano Monari e il prof. Massimo Cacciari come relatori, e don Gianotti come moderatore. Anche attraverso questi “Dialoghi in Cattedrale” sono convinto che anche la città può riscoprire un’anima, vivere esperienze di coralità, sentirsi un popolo.
 
+ Adriano VESCOVO
 
Reggio Emilia, 15 aprile 2010