Al via le Congregazioni generali Inizia il percorso verso il Conclave​

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Ora è ufficiale: per lunedì 4 marzo è state convocata la prima Congregazione generale dei cardinali. Il «portavoce» vaticano padre Federico Lombardi nel suo briefing con i giornalisti ha mostrato ieri la lettera del cardinale decano Angelo Sodano con cui si notifica ai porporati la convocazione per le 9.30 nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano.

Sarà proprio nel corso di una queste Congregazioni, ma non subito, che verrà decisa la data di inizio del Conclave. «Non è deciso e non dovete neanche aspettarvi lunedì – ha detto padre Lombardi – la decisione sul giorno di inizio del Conclave, perché i cardinali devono cominciare a far camminare, diciamo a mettere in moto la loro riflessione, le loro riunioni.

Quindi non è certo nella prima Congregazione del mattino e non è prevedibile neanche in quella del pomeriggio già una decisione del Collegio dei cardinali sul giorno del Conclave». Il «portavoce» ha preannunciato poi che la seconda Congregazione generale è prevista per lunedì pomeriggio. Poi saranno i cardinali di volta in volta a decidere quando riunirsi di nuovo. Nel briefing di ieri è stato poi mostrato un video registrato dal Ctv in cui si illustra cosa è accaduto giovedì sera alle 20 in Vaticano, con da una parte la chiusura della porta del Palazzo di Castel Gandolfo, che visivamente metteva fine al pontificato di Benedetto XVI, e dall’altra la riunione della Camera Apostolica guidata dal cardinale Camerlengo Tarcisio Bertone che insieme ai suoi collaboratori procedeva alla chiusura, con sigilli, dell’appartamento del Papa emerito.

Si è potuto vedere la preghiera che ha iniziato la cerimonia e poi i momenti in cui è stato sigillato l’ascensore interno del Palazzo Apostolico che porta dalla Seconda alla Terza loggia che il Papa usa per le udienze e poi la ceralacca apposta al portone dell’appartamento. Padre Lombardi ha inoltre confermato anche che sono stati già emessi i francobolli della Sede vacante e un annullo che riguarda la rinuncia di Benedetto XVI, mentre per le monete invece bisognerà attendere i tempi tecnici di conio, previsti in «diverse settimane». Non ci sono invece dati certi sul numero dei cardinali elettori che sono già presenti a Roma. Ieri comunque a salutare il Papa erano stati 144 porporati, elettori e non.

Con l’entrata della Sede vacante i cardinali che hanno meno di ottanta anni e quindi possono partecipare al Conclave sono 117, ma due di loro, l’indonesiano Julius Darmmatmadja e lo scozzese Keith O’Brien hanno annunciato che non parteciperanno. Verrà invece a Roma il cardinale egiziano Antonios Naguib, che il 31 dicembre 2011 era stato colpito da un’ischemia cerebrale emorragica che lo aveva costretto, a metà dello scorso gennaio, a rinunciare all’ufficio di patriarca dei copti cattolici.

«Sono contentissimo – ha dichiarato all’agenzia Fides di Propaganda Fide – di poter prender parte a questo importante momento della vita della Chiesa. Era una cosa che non sognavo più. In principio avevo detto che per me non era possibile recarmi nella Città Eterna per il Conclave. Ma poi ho riflettuto sul fatto che il primo dovere di un cardinale è partecipare alla scelta del Successore di Pietro. E ho cambiato la mia decisione iniziale». ​

 

Gianni Cardinale – avvenire.it

Sede vacante, un tempo d’attesa. Conclave, al via le convocazioni

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Sono in arrivo ai cardinali le lettere di convocazione inviate dal cardinale decano Angelo Sodano per le congregazioni generali pre-Conclave. Le Congregazioni sono convocate con inizio lunedì prossimo, 4 marzo, alle 9.30 nell’Aula Nuova del Sinodo. Le Congregazioni dei cardinali continueranno fino a quando non sarà raggiunto il numero completo dei cardinali elettori e solo allora il Collegio deciderà la data di ingresso in Conclave.

SEDE VACANTE, TEMPO D’ATTESA
Da ieri sera alle 20 la Chiesa è entrata nel periodo della cosiddetta Sede vacante. Per spiegare le caratteristiche di questo particolarissimo periodo della vita della comunità cattolica, Avvenire ha interpellato il cardinale Francesco Coccopalmerio, 74 anni, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Incontriamo il porporato, lombardo ma con radici abruzzesi per via paterna, poco dopo che ha salutato Benedetto XVI, insieme agli altri membri del Collegio cardinalizio, nella Sala Clementina. «Era sereno – racconta – con occhi luminosi che lasciavano trasparire il suo amore per il Signore e quindi la sua delicatezza per le persone che incontra». Ecco l’intervista.

Eminenza, quando si verifica la cosiddetta Sede vacante?
Quando il Papa non c’è più: il che si verifica o nel momento della morte oppure nel momento stabilito dal Papa stesso nel caso in cui egli abbia dato le dimissioni.

In questo periodo cosa cambia per la vita delle diocesi e delle parrocchie?
Nella vita delle diocesi e delle parrocchie non cambia nulla: i vescovi diocesani e i parroci continuano nel loro ministero, le celebrazioni liturgiche continuano come sempre, con il solo particolare che nella preghiera eucaristica della Messa non si nomina il Papa per il semplice motivo che il nuovo Papa non c’è ancora. Pertanto viene ricordato solo il nome del vescovo della diocesi.

E nel governo della Chiesa universale?
Come stabilisce l’articolo 14 della Costituzione apostolica Universi Dominici gregis emanata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996, cioè la legge canonica per il periodo di Sede vacante «alla morte del Pontefice», oggi diciamo anche: nel momento delle dimissioni del Pontefice, «tutti i capi dei dicasteri della Curia Romana … come anche i membri dei medesimi dicasteri cessano dall’esercizio del loro ufficio. Viene fatta eccezione per il Camerlengo di Santa Romana Chiesa e il Penitenziere Maggiore…».

Qual è la ratio di questa norma?
Motivo di questa norma è che i capi o i membri dei dicasteri della Curia Romana agiscono per mandato del Papa per cui, se il Papa non c’è, non possono continuare ad agire. Il Camerlengo (incarico attualmente ricoperto dal cardinale Tarcisio Bertone, ndr), però, è colui che compie gli adempimenti necessari in periodo di Sede vacante, mentre il Penitenziere Maggiore deve provvedere ai casi di coscienza anche gravi e a volte urgenti. Come stabilito dallo stesso articolo 14 e dai seguenti, non cessa neppure il cardinale vicario per la città di Roma né i cardinali che governano la Basilica di San Pietro e la Città del Vaticano.

Chi presiede al governo della Curia in questo periodo?
Come già detto, è l’ufficio del Camerlengo, cioè di quel cardinale che dal Papa precedente è stato nominato a questo importante ministero, evidentemente con l’assistenza del Collegio dei cardinali.

Cosa è che si può decidere in questo periodo?
Diciamo in genere: le questioni ordinarie, che non rivestano particolare importanza, salvo i casi di urgenza, come previsto dagli articoli dal 24 al 26 della Costituzione apostolica sopra citata. Per esempio nei dicasteri prosegue lo studio delle varie questioni la cui decisione, se si stratta di temi importanti, sarà sottoposta al futuro Pontefice.

E cosa no?
Per esempio la nomina dei vescovi.

Quando finisce la Sede vacante? 
Quando c’è il nuovo Papa, e cioè nel momento in cui il cardinale validamente eletto ha espresso la sua accettazione.

Ma può essere eletto Papa un non cardinale?
Certamente: basta leggere il primo paragrafo del canone 332 del Codice di diritto canonico. Qualsiasi battezzato cattolico, di sesso maschile, può essere eletto Papa; nel caso non sia ancora vescovo deve ricevere subito la consacrazione.

Come ipotesi di scuola, che tutti non ci auguriamo: quali sono i problemi che possono sorgere se il Conclave e così anche la Sede vacante durasse troppo a lungo?
Si rischierebbe di limitare o, eventualmente, di bloccare la vita della Chiesa a livello di governo della Chiesa universale. Per esempio, richiamandoci a quanto detto sopra, si rischierebbe di avere diocesi senza vescovo per un tempo eccessivamente lungo.

Vista l’esperienza che stiamo vivendo, prevede che in futuro ci possano essere ritocchi legislativi per meglio definire la figura del Papa emerito?
Credo che qualche precisazione sarà utile e necessaria.

 

Gianni Cardinale – avvenire.it

Verso il grande evento che designerà il successore di Benedetto XVI… Tutte le regole del Conclave

Verso il grande evento che designerà il successore di Benedetto XVI

Redazione – vaticaninsider
Roma

Per scegliere il successore di Pietro, nei secoli, sono stati vari i metodi prima di arrivare all’odierno Conclave. Già alla fine del sedicesimo secolo, però, erano in uso la maggior parte delle procedure elettorali usate ai giorni nostri. Alla scomparsa del Pontefice, il presidente del sacro Collegio dei cardinali dà l’annuncio e convoca il Conclave, da tenersi entro venti giorni in Vaticano. Il termine Conclave deriva dal latino cum clavis, cioè un luogo chiuso a chiave, dove si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, in segretezza e senza alcuna possibilità di contattare l’esterno.

 

La storia del Conclave


I primi Papi erano eletti da tutti i membri del clero che vivevano nei pressi di Roma e che potevano quindi facilmente partecipare all’elezione. Nel 1059 papa Niccolò II decretò che il pontefice potesse essere eletto soltanto dai cardinali e nel 1179, Alessandro III stabilì che tutti i voti avessero lo stesso peso. Nel 1274 Gregorio X impose ai cardinali di incontrarsi entro dieci giorni dalla morte del Papa e di rimanere isolati fino alla decisione definitiva. Fino al 1500, il Conclave poteva riunirsi anche nella città in cui moriva il pontefice. Poi, con Clemente VII (1529), venne deciso che dovesse necessariamente tenersi in Vaticano. Giovanni Paolo II ha stabilito che se il Papa dovesse morire fuori Roma, spetta al Collegio dei cardinali disporre tutto il necessario per il trasporto della salma nella basilica di San Pietro e convocare, poi, il Conclave in Vaticano.

Le modalità del Conclave


Quando muore un Papa e prima che ne venga eletto il successore, intercorre uno spazio di tempo indicato come “Sede vacante“. In questo periodo il cardinale Camerlengo (il cardinale che prende possesso dei Palazzi apostolici) ed il Collegio dei cardinali, oltre alle esequie del pontefice defunto, provvedono anche ad eseguire tutte le procedure che precedono le operazioni di voto. Queste sono state spesso aggiornate nel corso dei secoli, tramite alcune modifiche apportate alla Costituzione apostolica, che possono essere effettuate soltanto dal Papa.

La nuova Costituzione


Con la Costituzione entrata in vigore nel 1996, la Universi Dominici Gregis, Giovanni Paolo II ha abolito due dei tre metodi tradizionali di voto. Non è più possibile la nomina per acclamazione unanime da parte del collegio dei cardinali e l’elezione per compromesso, ovvero il sacro Collegio non può più delegare la decisione a un gruppo di grandi Elettori (composto da 9 a 15 cardinali). Oggi per eleggere il Papa è necessaria la maggioranza qualificata (due terzi) dei voti espressi da tutti i cardinali. Nel caso che il Conclave si protragga per 30 scrutini in 10 giorni, però, la maggioranza del sacro Collegio può decidere di eleggere il nuovo Pontefice a maggioranza semplice (cinquanta voti più uno)

Con la Romano Pontifici eligendo del 1975, Paolo VI aveva stabilito, invece, che solo l’unanimità del cardinali riuniti nel Conclave poteva decidere di passare alla votazione per maggioranza semplice. Papa Montini, inoltre, fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori e, con il motu proprio Ingravescentem Aetatem, stabilì che al compimento dell’80° anno di età i cardinali perdessero il diritto di voto, ma non quello di essere eletti. Giovanni Paolo II ha formato, con le ultime nomine, un Conclave di 135 cardinali elettori, ma non ha ancora cambiato formalmente la legge. Poiché i cardinali, una volta entrati in Conclave, non possono né uscire né avere contatti con l’esterno finché non sia stato eletto il nuovo papa, occorre disporre un alloggio per ciascuno. Sino a poco tempo fa questi locali venivano allestiti in via provvisoria vicino alla Cappella Sistina, il luogo dove si svolge il Conclave.

L’attuale Conclave
Per questo Conclave, invece, i cardinali verranno alloggiati nella cosiddetta Casa di Santa Marta, alla sinistra della basilica di San Pietro. Li accoglieranno delle stanze dotate di tutti i confort, che ovviamente non avranno alcuno strumento per comunicare o per conoscere gli accadimenti del mondo esterno, come telefono, radio o televisione. Dalla Casa di Santa Marta, i cardinali raggiungeranno la Cappella Sistina in un autobus speciale del Vaticano. Anche la votazione vera e propria si svolge secondo un ben scandito cerimoniale. Gli elettori scelgono a sorte: i tre membri addetti a raccogliere i voti degli infermi, altri tre che si occuperanno della conta dei voti e tre che, infine, visioneranno i risultati. Ciascun elettore riceve una scheda bianca, sulla quale esprimere la propria preferenza. Dopo aver scritto il nome del cardinale prescelto sulla scheda ciascuno dei votanti cammina verso un altare e, giurando di compiere il proprio dovere con onestà, inserisce la scheda nell’urna. Una volta che tutti hanno votato si procede alla conta e allo spoglio dei voti. Il risultato è poi reso noto ai cardinali. Se nessun candidato ottiene più di due terzi dei voti si svolge un’altra votazione. Se ancora non c’è un vincitore altre due votazioni si potranno tenere nel pomeriggio. Fino ad un massimo di quattro votazioni al giorno (due al mattino e due al pomeriggio). Dopo ogni scrutinio le schede sono bruciate. Se non c’è stato nessun vincitore una nube scura salirà dalla terrazza del Vaticano per annunciare ai fedeli che il Papa non è stato ancora eletto. Nel caso invece si sia finalmente giunti al nome del nuovo Pontefice, la fumata sarà bianca, grazie ad un composto chimico che viene aggiunto nella stufa. Una volta nominato, al neo-eletto viene chiesto se accetta o meno la decisione del Conclave. Se la risposta è affermativa, il presidente gli chiede qual è il nome che ha scelto e lo annuncia agli altri cardinali. Infine il cardinale più anziano dal balcone di piazza San Pietro grida alla folla l’Habemus Papam (abbiamo il Papa). A quel punto il nuovo Pontefice si affaccia e dà la benedizione Urbi et Orbi.

Conclave solo 24 volte in Sistina, 4 a Quirinale

Pisa, Viterbo, Avignone e Terracina tra le altre sedi dell’elezione

Se si pensa al Conclave si pensa subito alla Cappella Sistina, il capolavoro di Michelangelo. Ma in realtà la Cappella Sistina è stata scelta espressamente e “esclusivamente” come sede del conclave solo nel 1996 dalla Costituzione apostolica ‘Universi dominici gregis’ di Giovanni Paolo II. Ad oggi solo ventiquattro Papi sono stati eletti nella Sistina e complessivamente 51 in Vaticano.

Se è facile ricordare Avignone o Viterbo tra le sedi di elezioni pontificie, fuori dall’ordinario, nell’elenco dei luoghi di conclave figurano anche città come Pisa, Terracina, Velletri, Venezia e fuori dall’Italia, oltre alle francesi Avignone e Lione, anche la tedesca Costanza. A Roma quattro Papi sono usciti anche dal Quirinale.

E’ quanto risulta dal saggio dello storico Anbrogio Piazzoni, vice prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, sulla ‘Storia delle elezioni pontificie’. “La maggior parte delle elezioni pontificie – chiarisce Piazzoni – si è tenuta a Roma. Di molte, specie le più antiche, non si hanno informazioni precise che consentano di individuare anche un luogo preciso nella città. Non è azzardato ritenere che delle circa 150 elezioni senza esplicita testimonianza del luogo, la maggior parte si sia in ogni caso tenuta a Roma”. Ecco l’elenco dei luoghi di elezione dei Papi esplicitamente testimoniati dalle fonti:

– ROMA (ESCLUSO IL VATICANO) 34 VOLTE. Al Quirinale, nella Cappella Paolina, 4 volte; a San Giovanni in Laterano 3 volte; a Santa Maria sopra Minerva 2 volte; al Septizonium 2 volte; sono accertate elezioni anche in questi altri luoghi di Roma: Santa Cecilia, Santa Maria Maggiore, San Martino, San Pietro in Vincoli, San Clemente, Santa Maria in Pallara, San Gregorio al Celio, San Cesario.

– VATICANO, 51 VOLTE. Nella Cappella Sistina 24 volte; nella Cappella Paolina 10 volte; le altre volte in cappelle o ambienti del Palazzo Apostolico.

– ALTRE SEDI DI ELEZIONI PONTIFICIE. Perugia 5 volte; Viterbo 5 volte; Avignone 5 volte; Napoli 2 volte; una volta a Siena, Terracina, Velletri, Verona, Ferrara, Pisa, Costanza, Anagni, Arezzo, Lione, Venezia.

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LA SCELTA DI BENEDETTO. Conclave, possibile “Motu proprio”

Le norme vigenti, stabilite da Giovanni Paolo II con la Costituzione Apostolica ‘Universi Dominici gregis’, prescrivono che i cardinali debbano “attendere gli assenti” per 15 giorni, al massimo 20, prima di iniziare il Conclave. Dunque se tutti si trovassero a Roma prima di questa scadenza “si può ritenere che l’apertura anticipata del Conclave sarebbe possibile”. Lo ha detto il professor Ambrogio Piazzoni, viceprefetto della Biblioteca Vaticana, che ha tenuto un briefing nella Sala Stampa della Santa Sede in qualità di esperto sui Conclavi. E non ha escluso che il Papa possa emanare una norma, forse interpretativa, per rendere più facile l’eventuale decisione della Congregazione Generale nella quale i cardinali saranno riuniti quotidianamente dall’inizio della Sede Vacante, cioè dal primo marzo. “Fino alle 19,59 del 28 febbraio – ha spiegato – il Papa è l’unico supremo legislatore”.

“Solo il Papa può cambiare le regole”, ha ricordato il professor Piazzoni ai giornalisti, al termine di un excursus sui 74 Conclavi che si sono tenuti fino ad oggi (fino a 750 anni fa il Papa, in quanto Vescovo di Roma, veniva eletto dal clero e dal popolo romano, senza bisogno dei cardinali che rappresentassero l’universalità della Chiesa).

Tra le diverse curiosità, l’esperto ha ricordato che non è la prima volta che un Papa “codifica in anticipo” le proprie dimissioni: è accaduto anche a Pio XII che quando nel 1944 rischiava di essere deportato da Hitler aveva stabilito che in quel caso ad essere arrestato sarebbe stato un ex Papa e non il Papa. Pacelli non voleva trovarsi infatti ostaggio di un dittatore, come era capitato a Pio VII nel 1813, quando a Fontanbleau firmò sotto costrizione un Concordato da lui stesso poi abrogato in quanto “un atto di debolezza”. Nel caso di Benedetto XVI ad essere codificata è una data e non una condizione.

Piazzoni ha anche ricordato che i cardinali “ritardatari” sono ammessi al conclave anche dopo l’inizio dei lavori. “Sono ammessi i ritardatari se arrivano a conclave iniziato ma non ancora terminato”, ha detto Piazzoni citando la relativa norma contenuta nella Costituzione Apostolica ‘Universi Dominici Gregis’ tuttora in vigore.

Non c’è nulla di deciso su un Motu Proprio che Benedetto XVI potrebbe pubblicare prima dell’inizio della Sede Vacante. In merito, il portavoce padre Federico Lombardi ha detto che “il Papa sta prendendo in considerazione la pubblicazione per precisare alcuni punti della Costituzione Apostolica sul Conclave”. Ma, ha aggiunto, “non so se riterrà necessario e opportuno fare una precisazione sulla questione del tempo d’inizio del Conclave”.

LA SCELTA DI BENEDETTO XVI Possibile l’anticipo del Conclave

Il Conclave potrebbe iniziare prima del 15 marzo, data desunta dalla costituzione apostolica “Universi dominici gregis”, che indca l’inizio del Conclave da 15 a 20 giorni dopo l’inizio della sede vacante. «Questo termine – ha spiegato stamattina il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in un incontro con la stampa – è fissato per attendere i cardinali che devono arrivare a Roma, ma nell’eventualità che siano tutti arrivati è anche possibile anticipare». «Si può quindi interpretare la costituzione in modo differente», ha sottolineato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, che ha spiegato che la questione «è stata posta anche da diversi cardinali».

La data è incerta perché «la situazione nella quale ci troviamo è completamente nuova», ha detto stamattina il direttore della Sala Stampa. Normalmente infatti, ha spiegato Lombardi, i cardinali venivano convocati a Roma a partire dall’inizio della sede vacante dopo la morte del Pontefice. Questa volta la realtà è che la data della sede vacante si conosce in anticipo e quindi è possibile che all’inizio della sede vacante, cioè il 28 febbraio, i cardinali siano già a tutti arrivati a Roma. Nella situazione precedente bisognava infatti anche tenere conto del tempo che i porporati da ogni parte del mondo avrebbero impiegato per giungere a Roma. La norma stabiliva infatti che il conclave andava convocato dal 15esimo al 20esimo giorno dall’inizio della sede vacante, ma è possibile che vi siano delle variazioni rispetto al passato.

avvenire.it

POPE: GENERAL AUDIENCE

 

«Nessun anticipo per il Conclave»

Il Conclave inizierà tra il 15 e il 20 marzo. Al momento, infatti, «non è allo studio alcuna modifica delle norme» che stabiliscono questa scansione temporale. Per il quarto giorno consecutivo padre Federico Lombardi si presenta davanti ai giornalisti per informare, spiegare, a volte smentire (come nel caso della nomina del presidente dello Ior, di cui parliamo a parte) quanto viene scritto dai mass media di tutto il mondo. «Seguendo la stampa in generale, trovo affermazioni un po’ in libertà che girano in questo tempo», afferma il portavoce vaticano e perciò la sua costante presenza appare quanto mai opportuna. Ieri, ad esempio, il gesuita è ritornato su due aspetti del post 28 febbraio che erano emersi anche nei giorni precedenti, fornendo però ulteriori particolari. Oltre all’inizio del Conclave, il futuro dell’arcivescovo Georg Gänswein, segretario particolare del Papa e prefetto della Casa Pontificia.

Il Conclave.  «Non è in atto alcuna modifica della Costituzione Universi Dominici Gregis», ha detto Lombardi. Qualcuno infatti aveva adombrato la possibilità di un anticipo rispetto ai 15-20 giorni dall’inizio della Sede vacante, previsti nel documento, visto che non ci saranno ovviamente né i funerali, né i Novendiali (cioè le Messe in suffragio del Pontefice defunto). Invece con tutta probabilità si procederà come stabilito dalle norme fissate a suo tempo da Giovanni Paolo II. In Conclave, ha precisato il direttore della Sala Stampa, entreranno i cardinali che non abbiano ancora compiuto l’80° anno di età entro il primo giorno di Sede vacante. Dunque Walter Kasper e Severino Poletto saranno presenti perché il loro genetliaco cade rispettivamente il 5 e 18 marzo. Per due giorni, invece, non vi entrerà Lubomyr Husar, che compie gli anni il 26 febbraio.

La famiglia Pontificia.  Lombardi ha poi rettificato un’informazione che lui stesso aveva dato mercoledì. Il 28 febbraio, quando alle 17 partirà per la residenza di Castel Gandolfo, il Papa sarà accompagnato dal suo segretario particolare e dalle quattro “Memores”, che attualmente lo assistono nell’appartamento pontificio. «Pur restando in carica come prefetto della Casa Pontificia, infatti, monsignor Georg sarà con Benedetto XVI sia a Castel Gandolfo, sia poi nel monastero in Vaticano dove Ratzinger ha scelto di risiedere, una volta terminata la Sede vacante». Quanto al secondo segretario del Papa, il maltese don Alfred Xuareb, padre Lombardi ha accennato alla «possibilità concreta» che, «per un certo tempo, affianchi il nuovo Pontefice, per introdurlo alla prassi della vita nel Palazzo Apostolico».

Una giornalista americana ha però obiettato che se monsignor Gänswein abiterà con Benedetto XVI e sarà anche prefetto della Casa Pontificia verrà difficile pensare che non ci possa essere un’influenza di Benedetto XVI sul suo successore. «Il prefetto della Casa Pontificia – ha risposto Lombardi – non ha compiti di governo, o riguardanti la dottrina. Gli spettano mansioni molto pratiche sull’organizzazione delle udienze del Papa. Nessun problema, quindi».

I sigilli. Non saranno apposti a Castel Gandolfo, come accadrà invece per l’appartamento pontificio in Vaticano. Ma ciò «è dovuto al fatto che nella residenza estiva non vengono conservati documenti di particolare rilevanza». Infine, a chi gli chiedeva sulla sicurezza di Joseph Ratzinger durante la Sede vacante e dopo, a elezione del successore avvenuta, Lombardi, ha risposto che «continuerà ad essere assicurata dalle autorità di sicurezza vaticane».

 

Mimmo Muolo  – avvenire.it