La Liturgia BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO B)

Grado della Celebrazione: Festa

Colore Liturgico Bianco

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L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con la sua abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio… soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi… Ed egli… riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21,23-27).

Papa Francesco: “Non dividendo, ma condividendo” L’Angelus del Papa 8 Gennaio 2023

CITTÀ DEL VATICANO , 08 gennaio, 2023 / 12:15 AM (fonte: acistampa.com).-
Conclusa, nella Cappella Sistina, la celebrazione della Santa Messa nella Festa del Battesimo del Signore con il Rito del Battesimo dei bambini, alle ore 12 Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli in Piazza San Pietro. Il Papa inizia subito con il raccontare il Vangelo di oggi, il rito del Battesimo di Gesù.

“Era un rito con cui la gente si pentiva e s’impegnava a convertirsi – dice il Papa – un inno liturgico dice che il popolo andava a farsi battezzare “nuda l’anima e nudi i piedi”, cioè con umiltà e cuore trasparente. Ma, vedendo Gesù che si mischia con i peccatori, si resta stupiti e viene da chiedersi: perché ha fatto questa scelta, Lui, il Santo di Dio, il Figlio di Dio senza peccato?”.

La risposta è Gesù stesso a darla: Adempiere ogni giustizia. Che cosa vuol dire? Risponde il Pontefice: “Facendosi battezzare, Gesù ci svela la giustizia di Dio, che Lui è venuto a portare nel mondo. Noi tante volte abbiamo un’idea ristretta di giustizia e pensiamo che essa significhi: chi sbaglia paga e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura insegna, è molto più grande: non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita, il renderlo giusto. È una giustizia che viene dall’amore, da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio, Padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità”.

Per il Pontefice “sulle rive del Giordano, Gesù ci svela il senso della sua missione: Egli è venuto ad adempiere la giustizia divina, che è quella di salvare i peccatori; è venuto per prendere sulle proprie spalle il peccato del mondo e discendere nelle acque dell’abisso, della morte, così da recuperarci e non farci annegare. Egli ci mostra che la vera giustizia di Dio è la misericordia che salva, l’amore che condivide la nostra condizione umana, si fa vicino, solidale con il nostro dolore, entrando nelle nostre oscurità per riportare la luce”.

Poi il Papa cita Benedetto XVI. “Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto”.

“Vorrei dirlo così: non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda”, conclude il Pontefice.

Subito dopo la recita dell’Angelus Francesco passa ai consueti saluti. “Stamattina secondo la consuetudine ho battezzato alcuni neonati, ora però nella festa del Battesimo mi è caro etendere il saluto a tutti i bambini che hanno ricevuto o riceveranno il Battesimo. Ognuno di voi sa la data del proprio Battesimo? Domandatela ai genitori e ogni anno festeggiare quella data, è il compleanno della fede”, dice il Papa.

“Non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle ucraine, soffrono tanto per questa guerra, senza luce e caldo, per favore non dimentichiamoli. Oggi penso alla mamme delle vittime della guerra dei soldati. Penso alle mamme ucraine e alle mamme russe, che hanno perso i figli soldati”, infine l’ultimo pensiero del Pontefice.

Alle 16.30, in Cattedrale, il Vescovo presiede la concelebrazione eucaristica nella solennità del Battesimo del Signore

Domenica 13 gennaio 2013

Alle 16.30, in Cattedrale, il Vescovo presiede la concelebrazione eucaristica nella solennità del Battesimo del Signore, con la liturgia di Ordinazione di 14 candidati al diaconato permanente e con il ringraziamento a Mons. Lorenzo Ghizzoni, che la domenica successiva farà l’ingresso nella sua Arcidiocesi di Ravenna-Cervia.

Storia – Battesimo del Signore – Anno C

Dio nel pozzo

Da “40 storie nel deserto” – Bruno Ferrero © Elledici

Una comitiva di zingari si fermò al pozzo di un cascinale. Un bambino di circa cinque anni uscì nel cortile, osservandoli ad occhi sgranati.
Uno zingaro in particolare lo affascinava, un pezzo d’uomo che aveva attinto un secchio d’acqua dal pozzo e stava lì, a gambe larghe, bevendo. Un filo d’acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco, corta e folta, e con le mani forti si reggeva il grosso secchio di legno alle labbra come se fosse stata una tazza.
Finito che ebbe, si tolse la fusciacca multicolore e con quella si asciugò la faccia. Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo. Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere oltre l’orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro.
Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra le braccia.
«Sai chi ci sta laggiù?», chiese. Il bambino scosse il capo.
«Ci sta Dio», disse. «Guarda!», aggiunse lo zingaro e tenne il bambino sul’orlo del pozzo. Là, nell’acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la propria immagine. «Ma quello sono io!».
«Ah!», esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra. «Ora sai dove sta Dio».