Il Papa: per l’Anno della fede «enciclica a quattro mani»

SANTA SEDE

​«Adesso deve uscire un’enciclica a quattro mani» che «aveva cominciato papa Benedetto XVI. Lui me l’ha consegnata, è un documento forte. Il grande lavoro lo ha fatto lui». Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, i membri del XIII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Nel discorso ai vescovi: «La laicità è diventata laicismo, necessario un rinnovato annuncio» IL TESTO DELL’UDIENZA (Nella foto, l’incontro a Castel Gandolfo tra papa Francesco e il Papa emerito il 23 marzo)
OMELIA IN SANTA MARTA «No alla denigrazione dell’altro, seguiamo la mitezza»
avvenire.it

Io credo, oggi. In Dio creatore

Dell’unico vero Dio la Bibbia racconta in primo luogo l’atto della creazione: è logico pertanto che la Chiesa ci proponga Dio creatore come primo oggetto della nostra fede. Quando prega, Israele non tralascia mai di ricordare la creazione accanto alla liberazione dall’Egitto. Emblematico, sotto questo profilo, è il Salmo 136 (135), un inno all’amore e alla bontà di Dio, esaltati a partire dalla creazione passando poi agli interventi di Dio nella storia di Israele. Creare significa “fare dal nulla” e di questo è capace solo Dio. Credere in Dio creatore significa riconoscerlo come unico principio di tutte le cose. Né dobbiamo dimenticare che Israele è l’unico popolo che, non senza l’aiuto di Dio, è riuscito a formulare il concetto di “creazione” e l’ha espresso con il verbo barà’. Un’acquisizione di fondamentale importanza sia sotto il profilo teologico che sotto il profilo filosofico, che Dio ha voluto offrire all’umanità per mezzo del popolo da lui eletto.

Il creatore nella lunetta della parrocchiale di Spigno Monferrato

Il creatore nella lunetta della parrocchiale di Spigno Monferrato (Al, foto CENSI)..

Il Dio che ha creato i cieli.

Con tono in parte declamatorio e in parte polemico si legge in Isaia 45,18ss: «Poiché così dice il Signore, / che ha creato i cieli, / egli, il Dio che ha plasmato / e fatto la terra e l’ha resa stabile, / non l’ha creata vuota, / ma l’ha plasmata perché fosse abitata: / “Io sono il Signore, non ce n’è altri”. / […]. Non sono forse io il Signore? / Fuori di me non c’è altro dio; un dio giusto e salvatore / non c’è all’infuori di me». Qui, come in altre pagine delle sue profezie, Isaia afferma l’unicità di Dio, Dio creatore, che non ha eguali e non sopporta la concorrenza di altri dèi. Tra tutti i profeti è certamente Isaia il principale, se non unico, cantore dell’unicità di Dio. Come abbiamo detto, egli lo fa certamente in funzione polemica verso gli altri popoli, la cui idolatria era nota e vasta. Ma lo fa anche nella speranza di immunizzare il suo popolo dal pericolo di imitare i pagani in questa pratica religiosa. Del resto la tentazione dell’idolatria emerge già nella vicenda del vitello d’oro, narrata in Esodo 32,1ss: una tentazione che si ripresenta immancabilmente nelle diverse tappe della storia d’Israele. Né possiamo dimenticare che, secondo il salmo 104 – un inno alla bellezza della creazione – nel mare «nuota il Leviatano che hai creato perché rida con te». Pertanto il sorriso divino incarna ed esprime la gioia del creatore per la creazione. Lo si rileva, tra l’altro, anche nel ritornello che scandisce la creazione nei diversi giorni: «E Dio vide che era bello, molto bello » (Gen 1,4.10.12.31).

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra».

Gesù stesso, rivolgendosi al Padre per esprimergli lode e riconoscenza, lo proclama «Signore del cielo e della terra» (Lc 10,21-22). Anche per Gesù Dio è anzitutto il creatore di tutte le cose e lo riconosce persino quando prega. Quando professiamo la nostra fede in Dio creatore, ci associamo non solo alla Chiesa, comunità orante, ma a Gesù stesso e ne condividiamo i sentimenti più profondi. Oltre alla paternità di Dio qui si accenna alla sua maestà e signoria sul mondo, che ne evidenzia la libertà sovrana. Del resto non c’è alcun dubbio che una prima manifestazione della sua paternità universale Dio l’ha offerta nell’atto creativo: di ogni creatura egli è padre e ogni creatura non può non riconoscerlo come padre. Si direbbe che sulle dimensioni della paternità di Dio Gesù commisura la sua stessa missione salvifica. Infatti «tutto mi è stato dato dal Padre mio» (Mt 11,27). Professando la nostra fede in Dio creatore, noi ci immettiamo nella dimensione dell’universalità, che caratterizza pure la missione salvifica del Figlio.

Tutto è stato creato in vista di Cristo.

All’inizio del grande inno cristologico che caratterizza la lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani di Colossi leggiamo: «Cristo è immagine del Dio invisibile, / primogenito di tutta la creazione, / perché in lui furono create tutte le cose / nei cieli e sulla terra […]. Tutte le cose sono state create / per mezzo di lui e in vista di lui. / Egli è prima di tutte le cose / e tutte in lui sussistono» (1,15-17). È chiaro il messaggio paolino: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui». È come dire che, creando, Dio non agiva da solo, ma «per mezzo di Cristo» perché Cristo è Dio e, come si legge in Giovanni 1,3: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui, / e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste». Inoltre, creando, Dio non agiva per altri fini, bensì per preparare l’evento della venuta del Figlio suo sulla terra per redimere l’umanità dal peccato. «In vista di lui», dunque, Dio creò il mondo, affinché l’incarnazione del Verbo fosse come una “nuova creazione” e tutti i credenti potessero diventare una “nuova creatura” (vedi 2Cor 5,17). Il progetto del creatore perciò fuoriesce dall’orbita dell’eternità per entrare in quella del tempo e dello spazio.

monsignor Carlo Ghidelli

Prospettive della nuova evangelizzazione nell’Anno della fede

Da 12 a 72 le città europee
in missione come i discepoli

 

di GIANLUCA BICCINI

Sarà Benedetto XVI ad aprire l’Anno della fede il prossimo 11 ottobre, cinquantesimo anniversario dell’inizio del concilio Vaticano II, con una celebrazione alla presenza dei padri sinodali impegnati nella XIII assemblea generale – in programma dal 7 al 28 ottobre – sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Lo riferisce l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, in questa intervista al nostro giornale. Il presule anticipa anche che la “missione metropoli” sarà estesa da dodici a ben settantadue città europee. Cifre dall’evidente valore simbolico: si passa infatti dal numero ristretto degli apostoli a quello più ampio dei primi discepoli inviati di Cristo.

Il 9 gennaio si è svolto in Vaticano il secondo incontro dei responsabili di “missione metropoli”, progetto pastorale cui hanno aderito dodici grandi città del vecchio continente. Com’è andata?

Sin dalla prima riunione, tenutasi nel luglio dello scorso anno, c’è stato un grande entusiasmo, insperato, da parte delle dodici città impegnate in questo segno di evangelizzazione comune e partecipato. Una vitalità testimoniata da tutte le metropoli presenti, che vedono la missione come una reale possibilità di azione pastorale, capace di incidere nel vissuto quotidiano delle persone. La Quaresima è stata vista come una felice opportunità, perché la lettura della Parola di Dio, le catechesi del vescovo, la celebrazione del sacramento della riconciliazione, unite al segno di carità, possono essere ancora un segno evidente dell’impegno dei cristiani nell’annunciare il Vangelo di Gesù ai nostri giorni. E colpisce positivamente come abbia ricevuto un’approvazione unanime la mia proposta di estendere nel 2013 quest’esperienza a 72 grandi città d’Europa. E non è cosa da poco.

Lei prima di Natale ha celebrato la messa in uno dei più grandi centri commerciali di Roma. Come spiega questa singolare iniziativa?

Ci sono già in diverse parti del mondo esperienze di nuova evangelizzazione. Aver celebrato la Santa Eucaristia all’interno di uno dei più grandi centri commerciali d’Europa significa immettersi in un processo di nuova evangelizzazione che già trova coinvolte molte parrocchie del territorio e altrettanti movimenti, che hanno individuato i nuovi luoghi di aggregazione delle persone. Ed è significativo che monsignor Nosiglia, l’arcivescovo di Torino – che partecipa alla missione metropoli – abbia parlato dei centri commerciali come di nuovi oratori. Essi sono infatti realmente luoghi di aggregazione, studiati e realizzati per diventare le nuove piazze non solo delle nuove città, ma anche di quelle più antiche. Certo, fanno allontanare dalla bellezza dei centri storici per attrarre con il luccichìo delle insegne dei negozi, ma hanno anche il merito di far incontrare le persone più disparate: uomini e donne di ogni età – giovani, ragazzi, adulti, anziani, famiglie – e stato sociale; ciò significa che sono diventati uno spazio in cui non può mancare la presenza dei cristiani. Questi ultimi infatti sono chiamati a provocare, ricordando al mondo che l’uomo vale più di quello che consuma o di quello che acquista, perché deve rispondere alla domanda sul senso dell’esistenza.

Le Indicazioni pastorali diffuse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 6 gennaio scorso interpellano direttamente il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, stabilendo l’istituzione – presso il dicastero – di un’apposita segreteria per coordinare le diverse iniziative riguardanti l’Anno della fede. A che punto siete?

Siamo a un buon punto, considerato che non c’è molto tempo: stiamo impiantando la segreteria, che dovrà essere un po’ l’anima di tutte le iniziative. Esse – come dice la nota – si svolgeranno soprattutto a livello di Chiesa universale, in modo particolare qui a Roma con la presenza del Papa. Inoltre ci saranno comunicazione e partecipazione tra quanto avverrà nelle diverse Chiese locali o a livello di associazioni e movimenti. Abbiamo già in programma una prima riunione con i capi dicastero più direttamente coinvolti nell’Anno della fede, per poter comporre un calendario di massima. Il tempo stringe, ma l’entusiasmo che sta contagiando tante Chiese sparse per il mondo ci obbliga a guardare al prossimo anno con l’intento di una preparazione davvero adeguata alla portata dell’avvenimento. Perché prima di qualunque iniziativa deve esserci la consapevolezza del popolo di Dio di vivificare la propria fede, di conoscere e di sperimentare di più l’incontro con Gesù, per vivere sempre più con il desiderio di conoscere in maggior profondità i contenuti del cristianesimo.

Nel documento si legge anche che la Segreteria dovrà aprire un apposito sito internet. Come state procedendo?

Stiamo lavorando a una pagina web in grado di offrire ogni informazione utile per vivere in modo efficace l’Anno della fede e per mettere in comunicazione le diverse realtà coinvolte. Lunedì 16 gennaio abbiamo iniziato lo studio con alcuni esperti di comunicazione in modo da approntare nel momento opportuno il portale. D’altra parte prima delle questioni tecniche devono essere comprese le necessità. Quindi sulla base delle esigenze che l’Anno della fede richiede si dà poi una risposta effettiva. Sono convinto che verrà attivato in tempi brevi, mi auguro che possa vedere la luce già entro Pasqua. Stiamo camminando a marce forzate, perché l’efficacia e la buona riuscita dell’Anno della fede dipendono dalla capacità di poterlo preparare nella maniera più coerente e anche agevolando la conoscenza delle iniziative. E prima di tutto facendo riflettere sulla Lettera apostolica di Benedetto XVI Porta fidei, che è una meditazione profonda e significativa di quanto è richiesto per vivere con coerenza l’Anno della fede.

Quali altri appuntamenti attendono il Pontificio Consiglio nel 2012?

Anzitutto possiamo anticipare che l’inizio dell’Anno della fede coinciderà con la solenne celebrazione del Santo Padre in cui si ricorderà il cinquantesimo dell’apertura del concilio Vaticano II. Questo è un momento altamente significativo visto che il Papa ha firmato la Lettera Apostolica l’11 ottobre 2011 quasi a voler ricordare che le scadenze sono talmente importanti che meritano non soltanto di essere ricordate, ma anche di essere celebrate. È il modo migliore per fare memoria di questo avvenimento che ha caratterizzato certamente il ventesimo secolo della storia della Chiesa, e perciò merita una celebrazione del tutto peculiare, considerando che saranno presenti anche tutti i padri sinodali impegnati nell’assise su nuova evangelizzazione e trasmissione della fede. Quindi assisteremo a una coincidenza di tematiche e di avvenimenti che possono provocare la nostra vita a una lungimiranza di impegno nei confronti di un’azione pastorale di evangelizzazione a cui il Papa ci ha richiamato nel discorso alla Curia per gli auguri di Natale come un impegno che toccherà la Chiesa nei prossimi anni.

Nell’ottobre scorso si è svolto il primo incontro internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio, conclusosi con l’udienza di Benedetto XVI. Può tracciare un bilancio dell’avvenimento?

Da quell’incontro sono scaturiti impegni che erano imprevisti. Assistiamo a una vivacità di esperienze di nuova evangelizzazione, che nel momento in cui viene sostenuta e soprattutto orientata verso una visione unitaria e comune – pur nel riconoscimento della complementarità delle diverse iniziative ed esperienze – può portare realmente a gustarne i frutti. C’è la richiesta costante, quotidiana, di voler partecipare all’azione di nuova evangelizzazione della Chiesa e c’è anche un sostegno che proviene da tutte le diverse realtà ecclesiali. Per esempio sto avvicinando realtà della vita consacrata e ho in calendario incontri con i responsabili degli ordini religiosi mendicanti, e di diocesi: venerdì scorso sono stato ad Assisi, sabato a Udine, questa settimana ho appuntamenti a Francoforte, poi in Spagna. C’è una realtà complessa talmente attiva che quasi a stento riusciamo a corrispondere a tutte le richieste che ci vengono fatte. Pensi che qualche giorno fa a Lisieux si sono riuniti oltre cento responsabili dei santuari francesi per parlare di nuova evangelizzazione e il nostro dicastero era presente con un rappresentante. Dall’Europa all’America Latina, dagli Stati Uniti all’Australia, dove ad agosto incontrerò la Conferenza episcopale, c’è l’esigenza di conoscere la nuova evangelizzazione per farla diventare vita quotidiana.

(©L’Osservatore Romano 3 febbraio 2012)