Rai 1: Totò Cascio dal “buio” alla rinascita

«Era un bambino nato per fare cinema, il piccolo attore che tutti i registi vorrebbero avere la fortuna di trovare». Lo dice Giuseppe Tornatore parlando di Totò Cascio, il giovanissimo protagonista di Nuovo cinema Paradiso, premio Oscar nel 1990, capace di tenere testa a soli otto anni, con energia e stupore, a un’icona del cinema internazionale come Philippe Noiret. E quel ragazzino avrebbe continuato a calcare set cinematografici, se non fosse stato per una terribile diagnosi ricevuta all’età di dodici anni: retinite pigmentosa, una rara forma di cecità ereditaria che aveva già colpito il fratello maggiore. La storia di Totò, tenuta nascosta per anni, è diventata materia di un cortometraggio dal titolo A occhi aperti, realizzato da Mauro Mancini e realizzato da Movimento Film di Mario Mazzarotto con Rai Cinema per Fondazione Telethon, diretta dalla dottoressa Francesca Pasinelli, da sempre impegnata nella ricerca sulle malattie ereditarie della vista arrivando alla messa a punto di terapie spesso risolutive. Girato negli stessi luoghi in cui 33 anni fa il piccolo Totò scopriva la magia del cinema e cominciava il suo percorso di formazione, il corto in onda su Rai 1 e disponibile su Ray Play domani, ci mostra Cascio, oggi 42enne, impegnato a raccontare il proprio difficile percorso umano, dalla scoperta della malattia fino alla decisione di condividere con gli altri angoscia, paura, momenti depressione, ma anche la voglia di rialzarsi e andare avanti, consapevole che solo insieme agli altri è possibile vincere le proprie battaglie. Se il cinema tornasse a bussare alla sua porta, Totò non si tirerebbe certo indietro, questo messaggio arriva forte e chiaro, ma nel frattempo il nuovo aspirante attore può ancora godersi la propria autonomia e fare progetti per il futuro. «Collaboriamo con Telethon da sedici anni – dice l’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco – nella convinzione che il linguaggio del cinema riesca a raccontare con più forza storie legate alla malattia attirando l’attenzione necessaria».

«Per anni ho taciuto sulla mia malattia – racconta Cascio – non ne parlavo con nessuno, neppure con Tornatore. Quando mi chiedevano perché avessi abbandonato il cinema inventavo sempre delle scuse, e questo mi faceva stare veramente male. Ma ora ho ritrovato la forza e il cortometraggio rappresenta per me un punto di ripartenza.

Chiedendo aiuto mi sono finalmente liberato, mi sento sereno, come rinato. Tante persone mi hanno scritto per ringraziarmi di aver parlato e particolarmente prezioso per me è stato il sostegno di Peppuccio Tornatore e Andrea Bocelli». E non si poteva che ripartire dalla iconica piazza di Nuovo cinema Paradiso, che in una memorabile scena del film diventa una suggestiva sala cinematografica sotto le stelle. «Era importante mostrare nuovamente la piazza di Palazzo Adriano – dice il regista – e quei luoghi che il film di Tornatore ci ha fatto conoscere.

Ma ancora più emozionante è stato riportarci Totò, che li aveva attraversati da bambino».

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Totò Cascio, ieri e oggi a 42 anni