Baci, carezze e conforto lasciano tracce nei geni dei bambini

Meglio non lesinare baci, carezze e in generale il contatto fisico con i bimbi, sin da molto piccoli.
Questo può lasciare tracce nei loro geni. Coloro che hanno vissuto più stress da neonati e hanno al tempo stesso ricevuto meno contatto fisico all’età di quattro anni e mezzo risultano avere un profilo molecolare nelle cellule sottosviluppato per la loro età, cosa che indica la possibilità che siano in ‘ritardo’ biologico. E’ quanto emerge da una ricerca della University of British Columbia e del British Columbia Children’s Hospital Research Institute, pubblicata su Development and Psychopathology. Lo studio ha coinvolto 94 bambini sani. I ricercatori hanno chiesto ai genitori dei piccoli a 5 settimane di vita di tenere un diario del comportamento dei loro bambini (come dormivano e si nutrivano, se piangevano), nonché di specificare se ne prendessero cura con il contatto fisico e per quale durata.
Quando i bambini avevano circa 4 anni e mezzo, è stato prelevato un campione di Dna tamponando l’interno delle loro guance. Il team ha esaminato una modifica biochimica chiamata metilazione del DNA. Il risultato sono state differenze consistenti tra i bimbi che avevano ricevuto poco o molto contatto fisico, in particolare in cinque siti di Dna specifici in due dei quali rientrano dei geni: uno svolge un ruolo nel sistema immunitario e l’altro è coinvolto nel metabolismo. Non solo: coloro che avevano avuto un disagio più elevato ricevendo al contempo poco contatto fisico risultavano con un’età “epigenetica” inferiore a quella attesa. Gli studiosi vogliono ora esaminare ancora i bambini per capire esattamente le implicazioni sulla salute, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo psicologico.
(ANSA).

Una vita tra le email, 10 cose da non fare quando ne scriviamo una

Ogni giorno si inviano circa 250 miliardi di email. Chi pensava che i social network avrebbero mandato in pensione la “vecchia” posta elettronica, si sbagliava. L’email è più viva che mai ed è ancora lo strumento più utilizzato per la comunicazione formale, professionale, commerciale, promozionale. Ma bisogna saperla usare.

Sembra facile, ma scrivere un’email nasconde tante insidie. Abbiamo a disposizione solo le parole per informare, chiedere, ribattere, convincere, proporci. E farci leggere sul piccolo schermo dello smartphone, magari in un treno affollato.

Ecco dunque un prontuario per l’email perfetta. Lo ha redatto Luisa Carrada: “Scrivere un’email” (Zanichelli, 128 pagine, 13 euro). Un titolo già essenziale come deve essere una lettera ai tempi del web nel quale evidenza il metodo per dare al nostro testo personalità, chiarezza espositiva e riconoscibilità. Obiettivo: arrivare a destinazione o meglio al destinatario.

Editor e specialista della comunicazione scritta, celebre il suo blog “Il Mestiere di scrivere”, l’autrice fornisce le indicazioni importanti su cosa scrivere ma anche cosa NON scrivere in una email. Dall’oggetto (l’essenza della notizia) fino ai saluti, tutti i consigli per scrivere email sintetiche ma attente, con il giusto tono di voce a seconda della situazione e del destinatario. “Ti scrivo per dirti…” e non “Ti inoltro la presente…”. “La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente” e non il pomposo “Ringraziando per l’attenzione si inviano cordiali saluti”. Attenzione agli allegati, ai destinatari in Cc! Ma anche: quando è opportuno inviare una email oppure fare una telefonata?
PS: ci sono anche i post scriptum e le risposte automatiche.

Scrivere una email fa parte della nuova collana Chiavi di Scrittura scritta da Luisa Carrada per Zanichelli.

Consigli semplici e brevi da mettere subito in pratica e tanti esempi per scrivere in modo chiaro ed efficace, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. Oltre a Scrivere un’email la collana comprende: Guida di stile e Struttura & Sintassi

10 COSE DA NON FARE QUANDO SI SCRIVE UN’ EMAIL:

1. Inviare l’email senza oggetto
2. Scrivere un oggetto troppo lungo, oltre i 50-60 caratteri
3. Cominciare il messaggio con “Salve!”
4. Iniziare con formule burocratiche come “Con la presente”
5. Fare una lunga premessa prima di arrivare al punto
6. Scrivere un muro di parole fitto fitto
7. Scrivere periodi lunghi e complessi
8. Riempire il messaggio di grassetto e TUTTO MAIUSCOLO
9. Salutare con formule antiquate e troppo formali, come: “RingraziandoLa per l’attenzione…”
10. Inviare l’email senza averla riletta con attenzione almeno una volta

ansa

Domenica 3 Dicembre 2017 I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) Foglietto, Letture e Salmo

3  Dicembre 2017  I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA

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L’anno B del ciclo triennale delle letture è l’anno di Marco. Eppure non si comincia dal paragrafo iniziale del suo Vangelo, che sarà oggetto di lettura nella settimana prossima: si parte dal punto in cui terminerà la penultima settimana dell’anno, con l’annuncio del ritorno di Cristo: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”.
A prima vista, ciò può sembrare strano ed illogico. Invece, nella liturgia, c’è un’estrema sottigliezza nell’effettuare il cambiamento di tono: la nostra attenzione, che nelle ultime settimane era centrata sul giudizio e sulla fine del mondo, si sposta ora sul modo di accogliere Cristo: non con paura, ma con impazienza, proprio come un servo che attende il ritorno del padrone (Mc 13,35).
In quanto preparazione al Natale, l’Avvento deve essere un tempo di attesa nella gioia. San Paolo interpreta il nostro periodo d’attesa come un tempo in cui dobbiamo testimoniare Cristo: “Nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1Cor 1,7).

Verso il Natale. Inizia l’Avvento. Ecco come vivere il tempo dell’attesa

Inizia domenica 3 dicembre 2017 l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La prima domenica di Avvento apre il nuovo Anno liturgico. Quattro sono le domeniche di Avvento nel rito romano, mentre nel rito ambrosiano sono sei e infatti l’Avvento è già cominciato domenica 12 novembre (però nel computo delle sei domeniche va esclusa la domenica 24 dicembre che è definita «domenica prenatalizia»). «Uno dei temi più suggestivi del tempo di Avvento» è «la visita del Signore all’umanità», aveva spiegato lo scorso annopapa Francesco nel suo primo Angelus d’Avvento in piazza San Pietro. E aveva invitato alla «sobrietà, a non essere dominati dalle cose di questo mondo, dalle realtà materiali». Inoltre in una delle omelia durante la Messa mattutina a Casa Santa Marta il Pontefice aveva indicato «la grazia che noi vogliamo nell’Avvento»: «camminare e andare incontro al Signore», cioè «un tempo per non stare fermo».

La liturgia

L’Avvento inizia con i primi Vespri della prima Domenica di Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola; nella terza domenica di Avvento (ossia, la domenica Guadete) facoltativamente si può usare il rosa, a rappresentare la gioia per la venuta di Cristo.Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la Natività del Signore.

I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell’Antifona di ingresso alla Messa
. La prima domenica è detta del Ad te levavi («A te elevo», Salmo 25); la seconda domenica è chiamata del Populus Sion («Popolo di Sion», Isaia 30,19.30); la terza domenica è quella del Gaudete («Rallegratevi», Filippesi 4,4.5); la quarta domenica è quella del Rorate («Stillate», Isaia 45,8).

L’origine dell’Avvento

Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.

I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

Il tempo dell’attesa, della conversione e della speranza

L’Avvento è «tempo di attesa, di conversione, di speranza», come spiega Direttorio su pietà popolare e liturgia. Èil tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti. Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio. In essa si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza». E poi si aggiunge: «Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».

L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 2). Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza già operata da e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).

Le letture dell’Avvento

Le letture – nel 2017 vengono seguite quelle dell’Anno B – testimoniano questa suddivisione dell’Avvento. Fino alla terza domenica di Avvento la liturgia si focalizza sull’attesa del ritorno del Signore. Poi marca in maniera più specifica l’attesa e la nascita di Gesù. Così nella prima domenica di Avvento il Vangelo (Marco 13,33-37) ha al centro le parole di Cristo: «Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà». Nella seconda domenica di Avvento il Vangelo (Marco 1,1-8) si sofferma sul Battesimo e sulle parole di Giovanni Battista al fiume Giordano: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Nella terza domenica di Avvento il Vangelo (Giovanni 1,6-8. 19-28) ha ancora al centro il Battista che «venne come testimone per dare testimonianza alla luce» e che, interrogato dai Giudei, dice: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Infine il Vangelo dell’ultima domenica di Avvento (Luca 1,26-38) è quello dell’Annunciazione e ha come perno la figura della Madonna.

Maria, icona dell’Avvento

Il tempo dell’Avvento ha come icona quella della Vergine. Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo.

Aumento dell’età pensionabile. Il lavoro davvero usurante della mamma lavoratrice

Caro direttore,

grazie sempre per il prezioso contributo che “Avvenire” offre portando avanti l’approfondimento e la proposta sui grandi temi della famiglia. Ti scrivo per ringraziarti anche per lo spaccato che avete raccontato martedì scorso, 22 novembre 2017, sul tema delle donne-mamme-lavoratrici. Le lettere che avete pubblicato, che sono solo tre delle centinaia che abbiamo ricevuto in questo periodo, mostrano tutta la miopia di un Paese che si riempie la bocca della parola “donna”, ma che poi, nei fatti non fa nulla per mettere realmente le donne nella possibilità di realizzarsi come lavoratrici e come mamme.

Questo è il Paese nel quale una donna è costretta a nascondere il pancione sul posto di lavoro perché rischia, altrimenti, di essere licenziata. Questo è il Paese dove una delle prime cause di povertà è mettere al mondo un figlio. Questo è il Paese in cui se lavori e hai figli vieni abbandonata a te stessa, come se l’educazione fosse un fatto privato e non un investimento sul futuro delle nostre città. Ho letto che il Governo ha scelto le categorie che, giustamente, potrebbero essere esentate dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, perché trattasi di lavori logoranti. Ci sono muratori, conciatori di pelle, stampatori a caldo, ma anche maestre, infermiere, donne delle pulizie e badanti. Giustissimo, per carità, ma fa sorridere che tra queste categorie non ci siano le donne lavoratrici con figli che – come ha avuto modo di sostenere Flavia Perina – «il lavoro di maestra lo fanno di default nella fascia 0-18, per di più come secondo lavoro obbligatorio, per di più rifinendo quotidianamente merci (figli) che in prospettiva pagheranno la pensione anche ai guidatori di gru e agli addetti alla concia di pelli e pellicce…».

Io credo, caro direttore, che questo Paese debba ripartire da quelle donne che, oltre a portare uno stipendio a casa, sono anche, loro malgrado maestre, badanti, cuoche, donne delle pulizie, infermiere per il solo fatto di essere anche mogli e mamme. Per questo mi meraviglio che le Istituzioni tutte, non comprendano che non servono tante celebrazioni di facciata o tante attenzioni su terminologie politically correct, quanto mettere le donne nella condizione di vivere pienamente e serenamente, quando lo vogliono, il loro duplice ruolo di mamma e di lavoratrice senza ostacoli. Avremmo sicuramente città più belle, figli più sereni e donne più felici. La vera discriminazione è il dover scegliere tra la carriera e una famiglia. Se qualcuno cerca una battaglia decente per la prossima campagna elettorale, eccola. Chi ha davvero a cuore la situazione femminile italiana, lo mostri con i fatti e non solo a parole.

di Gigi De Palo – Presidente del Forum delle associazioni familiari

Lettera ad Avvenire

Milano. Ikea licenzia mamma separata con bimbo disabile: non rispetta il turno delle 7

Ikea licenzia una lavoratrice, madre separata con due figli di cui uno disabile, perché non può cominciare a lavorare alle 7 del mattino. In solidarietà con la donna, Marica Ricutti, 39 anni, i colleghi di Corsico hanno scioperato oggi per due ore e al termine di un’assemblea hanno deciso per il 5 dicembre un presidio davanti al luogo di lavoro.

La donna, che lavora in azienda dal 17 anni, aveva accettato il cambiamento di reparto nel punto vendita alle porte di Milano, chiedendo che il gruppo svedese le andasse incontro per gli orari. All’inizio Ikea avrebbe dato l’assenso ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato. A Marica è stato contestato l’orario che faceva prima (con inizio alle 9 di mattina) e che aveva adottato nel nuovo reparto. La settimana scorsa è arrivato il licenziamento in tronco essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice (che ha l’articolo 18) in due occasioni nella quali la donna si è presentata al lavoro in orari diversi da quello previsto.

Il caso ha suscitato una vasta eco: il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova in un post su Twitter ha chiesto all’azienda di mobili svedese di ripensarci. Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito democratico, ha fatto sapere di aver depositato una interrogazione parlamentare “per chiarire le motivazioni che hanno spinto Ikea a licenziare” la donna.

“Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Marica, la lavoratrice di Ikea licenziata a Corsico. È un fatto molto grave, inaccettabile, che ripropone nel nostro paese quanto sia difficile per le donne conciliare il lavoro con la cura della famiglia”. Lo sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. È una vicenda che mortifica tutte le donne madri. Ikea deve tornare sui propri passi e rispettare le norme che tutelano le lavoratrici madri. Con la contrattazione si possono affrontare le questioni che riguardano la tutela della maternità, ma occorre buon senso e corrette relazioni sindacali. Il rispetto per le donne passa anche attraverso il riconoscimento del lavoro di cura e di assistenza ai propri familiari, soprattutto quando si tratta di persone deboli e non autosufficienti”.

I santi del 29 Novembre 2017

San FRANCESCO ANTONIO FASANI
Lucera, 6 agosto 1681 – Lucera, 29 novembre 1742
Nacque da umile famiglia il 6 agosto 1681 a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie. Entrò da giovane tra i Minori conventuali del suo paese natale per poi completare il Noviziato a Monte Sant’Angelo sul Gargano dove emise la professione il 23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel convento di Assisi dove fu ordinato sacerdote l’11…
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Santi TIRIDATE III, ASKHEN E KHOSROVIDUKHT   Famiglia reale armena
III-IV secolo
Tiridate III, re di Armenia, ebbe il trono da Diocleziano (294), ne fu cacciato da Narsete e lo riottenne nel 298. Convertitosi al cristianesimo, ne appoggiò la diffusione in Armenia collaborando con San Gregorio l’Illuminatore. Rimase ucciso nel corso di una rivolta….
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San SATURNINO DI CARTAGINE   Martire
m. 304
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San BERNARDO DI NAZARETH   Vescovo
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San SATURNINO DI TOLOSA   Vescovo e martire
sec. III
Molto probabilmente non ebbe alcuna relazione con gli apostoli come viene sostenuto dalla leggenda. Egli, infatti, provenendo dall’Oriente avrebbe raggiunto Tolosa nel 250 quando erano consoli Decio e Grato. Nominato così vescovo di Tolosa si occupò di diffondere il Vangelo di Dio visto che all’epoca in Gallia vi erano poche comunità di cristiani e quelle po…
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San FILOMENO DI ANCIRA   Martire
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Sant’ ILLUMINATA   Venerata a Todi
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San GIACOMO DI OSROENA
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San RADBODO DI UTRECHT   Vescovo
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San FEDELE DI MERIDA   Vescovo
Grecia ? – Mérida (Spagna), novembre 572 ca.
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Santi DEMETRIO E BIAGIO DI VEROLI   Martire
Palestina, I sec. – Veroli (Frosinone), I sec.
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Beato ANSELMO SIMON COLOMINA   Sacerdote gesuita, martire
Valencia, Spagna, 18 marzo 1877 – El Saler, Spagna, 29 novembre 1936
Padre Anselmo Simón Colomina nacque a Valencia il 18 marzo 1877 ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1895, ove divenne sacerdote. Fu Rettore del Collegio di San José. Venne assassinato ad El Saler il 29 novembre del 1936, all’età di 59 anni….
www.santiebeati.it/dettaglio/93198

Beato ALESSANDRO DA RIPA   Religioso Francescano
† 1525
www.santiebeati.it/dettaglio/97330

Beato PIETRO ANDADOR   Mercedario
Contemporaneo di San Pietro Nolasco, il Beato Pietro Andador, prese parte alla riconquista di Valenza (Spagna), alla corte del Beato Giacomo 1°, Re d’Aragona. Dopo la vittoria sui mori, il Re Aragonese lo nominò Barone d’Arguines, ma qualche anno più tardi donò tutti i suoi beni all’Ordine Mercedario ricevendo l’abito come cavaliere laico per servire solo Ge…
www.santiebeati.it/dettaglio/94791

Beata MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE (CATERINA SORDINI)   Fondatrice
Porto Santo Stefano, Grosseto, 17 aprile 1770 – Roma, 29 novembre 1824
Nasce a Porto Santo Stefano, nel Grossetano, il 17 aprile 1779. A sedici anni Caterina Sordini, promessa in sposa ad un marittimo di Sorrento, si oppone al matrimonio ed entra nelle Terziarie Francescane di Ischia di Castro, nel Viterbese e riceve l’abito religioso il 26 ottobre 1799. Cambia il nome in Maria Maddalena dell’Incarnazione e nel Capitolo del 20 …
www.santiebeati.it/dettaglio/91249

Beati DIONIGI (DIONISIO) DELLA NATIVITà (PIETRO BERTHELOT) E REDENTO DELLA CROCE (TOMMASO RODRIGUEZ)   Martiri
Dionisio nacque a Honfleur in Francia il 12 dicembre 1600. Cosmografo e capitano di navi dei re di Francia e Portogallo, nel 1635 si fece Carmelitano Scalzo a Goa, dove nel 1615 aveva professato come “converso” anche Thomas Rodriguez de Cuhna (nato nel 1598), portoghese, assumendo il nome di Redento della Croce. Mandati nell’isola di Sumatra, in Indonesia, i…
www.santiebeati.it/dettaglio/79750

Beato EDOARDO BURDEN   Martire
m. 1588
Sacerdote inglese che, dotato di estrema bontà, sapeva guarire le infermità spirituali e consolare i penitenti. Fu ucciso a York, Inghilterra, durante la persecuzione della regina Isabella I….
www.santiebeati.it/dettaglio/79760

Beati GIORGIO ERRINGTON, GUGLIELMO GIBSON E GUGLIELMO KNIGHT   Martiri
www.santiebeati.it/dettaglio/79770

Beato BERNARDO FRANCESCO HOYOS   Sacerdote gesuita
Torrelobatón, Spagna, 21 agosto 1711 – Valladolid, Spagna, 29 novembre 1735
P. Bernardo Hoyos nacque in Torrelobaton, città distante quattro leghe da Valladolid, il 21 agosto del 1711, giorno di S. Francesco di Sales. Entrò nella Compagnia di Gesù l’11 luglio 1726, a quindici anni di età. Il 3 maggio 1733, ossia a 22 anni, riceveva le prime idee sulla devozione

Natalità e famiglia. Istat, in otto anni 100mila neonati in meno. Matrimoni in ripresa

Nel 2016 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100mila unità. È quanto emerge dal rapporto Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente” relativo all’anno 2016. Questo calo avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli.

Il dossier fotografa però anche una ripresa dei matrimoni nello stesso periodo e prevede, proprio in virtù di questo fatto, “un ridimensionamento del calo delle nascite”. Secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-giugno 2017, i nati sono stati solo 1.500 in meno rispetto allo stesso semestre 2016: si tratta della diminuzione più contenuta dal 2008.

Dal 2012 diminuiscono, seppur lievemente (-7mila), anche i nati con almeno un genitore straniero pari a poco più di 100 mila nel 2016 (21,2% del totale). Tra questi, a calare in maniera più accentuata sono i nati da genitori entrambi stranieri, che nel 2016 scendono per la prima volta sotto i 70mila. Tra i nati stranieri, al primo posto si confermano i bambini romeni (15.417 nel 2016), seguiti da marocchini (9.373), albanesi (7.798) e cinesi(4.602). Queste quattro comunità rappresentano il 53,6% del totale dei nati stranieri.

Nel 2016 si conferma la tendenza alla diminuzione della fecondità in atto dal 2010. Il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010). Osservando le generazioni, il numero medio di figli per donna in italia continua a decrescere senza soluzione di continuità. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la grande guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,44 figli per le donne della generazione del 1976.

Analogamente si osserva uno spiccato aumento della quota di donne senza figli: nella generazione del 1950 tale quota è stata dell’11,1%, nella generazione del 1960 del 13% e in quella del 1976 si stima che raggiungerà (a fine del ciclo di vita riproduttiva) il 21,8%.

Crescono invece, come detto, i matrimoni che hanno toccato il minimo nel 2014. Dal 2015 hanno ripreso a crescere (+4.612 rispetto all’anno precedente) e la tendenza si è accentuata nel 2016 (+9mila), anno in cui è stata di nuovo superata la soglia delle 200mila celebrazioni. Il legame tra nuzialità e natalità è ancora molto fortenel nostro paese: nel 2016 il 70% delle nascite è avvenuto all’interno del matrimonio.

Forum Famiglie: allarmi dell’Istat vengono regolarmente dimenticati

«Ma interessa solo a noi il fatto che l’Italia stia scomparendo a causa di un drammatico inverno demografico?» dice il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo. «Con cadenza quasi quotidiana l’Istat lancia i suoi allarmi che però
servono solo per qualche titolo ad effetto e poi vengono regolarmente dimenticati. Che senso ha il lavoro dell’Istat se i dati elaborati non diventano azione politica?»

Nel 2016 sono nati 12mila bambini in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità. “Colpa” delle coppie italiane ma anche i figli di genitori stranieri nel 2016 sono scesi per la prima volta sono sotto quota 70 mila.

«L’unica possibilità per invertire questa tendenza è il varo di una seria politica familiare accompagnata dal rilancio dell’immagine e del ruolo della famiglia. Diminuendo le nascite, diminuirà la coesione sociale, il welfare, le pensioni e la sostenibilità del nostro sistema sanitario. «Siamo arrivati al punto di non ritorno. Per questo chiediamo – anche in vista delle prossime elezioni – che tutti i partiti la smettano di litigare e firmino il patto sulla natalità che presenteremo nei prossimi giorni».

da Avvenire