Un gruppo di laici da alcuni anni si ritrova settimanalmente a recitare il rosario nelle case: tra preghiera e condivisione, un’esperienza spontanea che fa crescere la comunità

«Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? È quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Quando prego Dio respira in me. La preghiera è il respiro dell’anima: è importante trovare dei momenti nella giornata per aprire il cuore a Dio, anche con semplici e brevi preghiere. Non occorre più cercare altrove: Gesù porta la gioia a tutti e per sempre!» (Papa Francesco).

Sollecitati da queste parole voglio raccontare un’esperienza di preghiera che avviene settimanalmente in una comunità della provincia di Varese, in diocesi di Milano.
Si tratta di alcune coppie di sposi, con l’aggiunta di un “intruso” celibe (ovvero chi scrive), che si ritrovano, la sera, a turno, a casa di una famiglia, a recitare il Rosario.
Ma come nasce questa iniziativa? Il suddetto gruppetto di sposi faceva parte, fino al 2011, quando anche i rispettivi figli erano più piccoli, del gruppo famiglie della parrocchia, e seguivano un percorso di catechesi guidato da un sacerdote; in seguito, anche per via del trasferimento del sacerdote, il cammino di catechesi è continuato, fino al 2014, con una suora, suor Giusy, per poi procedere in ‘autogestione’, come laici battezzati.

L’idea di recitare insieme il Rosario venne a qualcuno del gruppo sul finire del 2013, dopo la lettura del libro “Siamo nati e non moriremo mai più”, ovvero la storia di Chiara Corbella Petrillo, giovane sposa e mamma morta per un tumore a soli 28 anni nel giugno 2012.
In particolare il seguente passo del libro ha ispirato il gruppo a iniziare la recita del Rosario assieme: «È partito tutto a marzo del 2011 quando Chiara è stata operata per la prima volta e ha scoperto di avere un tumore. Pensando a un modo per stare vicino a lei, a Enrico e Francesco, alcune famiglie di amici hanno iniziato spontaneamente a ritrovarsi per recitare il rosario: è un modo semplice ed efficace di accompagnarli, una vera consolazione. Una volta a settimana ci si incontra a casa di qualcuno e si prega tutti insieme. Inizialmente per la sola guarigione di Chiara, poi col passare delle settimane altre intenzioni si aggiungono».

Così anche noi abbiamo iniziato il nostro semplice percorso di preghiera e condivisione, che abbiamo chiamato “Rosary group”. La recita del Rosario si è ulteriormente “consolidata” sul finire del 2014, quando si è pregato particolarmente per un amico comune, Enzo, un membro importante della Parrocchia, ammalatosi anche lui di cancro e poi morto nel marzo del 2015.

Come nel gruppo degli amici di Chiara Corbella Petrillo, anche nel nostro, si dà un’intenzione particolare al Rosario (o ad ogni decina), con la lettura di brevi testi a tema, che possono riguardare situazioni particolari di qualcuno, esigenze della comunità civile e parrocchiale in cui siamo inseriti o temi più generali che abbracciano l’Italia e il mondo intero (giovani, immigrazione, violenza sulle donne, eventi di portata mondiale…), senza dimenticare l’azione pastorale e le sollecitazioni di papa Francesco.

Alla preghiera si unisce la condivisione comunitaria, con un particolare non proprio spirituale ma culinario: dopo la recita del Rosario si mangia un “dolcetto”, accompagnato da buon vino o bevande, generalmente preparato dalle donne del gruppo. Ma questo è anche un momento per parlare dei nostri problemi e vicissitudini quotidiane, o per confrontarci su tematiche più generali, sempre con il riferimento a Dio… o meglio alla Madonna che in questo ci è compagna e guida verso il Figlio.

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