La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa ispira una vita che si fa dono di sé. (Catechismo 1889)
La carità, caratterizzata dalla dimensione di dono (chàris) dell’amore – amore-dono di Dio a noi e di noi agli altri – è la via maestra della morale sociale cristiana. È la virtù che anima e il comandamento che governa tutti i rapporti, dalle micro alle macrorelazioni, da quelle interindividuali e di piccolo gruppo a quelle sociali e politiche. Se amare è volere il bene dell’altro, oltre il bene individuale e privato c’è il bene comune e pubblico. Il primo oggetto della carità fraterna, il secondo della carità sociale e politica. Questa non è un amore impersonale. Per essere carità non può che volere il bene delle persone. Dire che «la carità sociale ci fa amare il bene comune» (Paolo VI) è dire che ci fa cercare il bene di tutti non più privatamente considerati ma socialmente uniti. Questo «tutti» è il prossimo in società, cui la carità ci relaziona nelle comunità di appartenenza.
Per tanti aspetti il prossimo da amare mi si fa incontro nella «società» e nella «città». Così che amarlo realmente, sovvenire al suo bisogno, può voler dire qualcosa di più o di diverso dal bene che gli posso volere sul piano interindividuale. Può esigere di incidere sui fattori socio-economici della sua indigenza e di avvalermi delle mediazioni politiche per contrastarla. È cosa buona e doverosa sovvenire a un bisogno del prossimo come dare un pezzo di pane o un vestito a chi non l’ha, accogliere sotto un tetto chi non ha una casa, assistere chi ha perso il lavoro: questa è carità fraterna. Ma è sicuramente un atto più efficace di carità contribuire ad organizzare le cose in modo che il prossimo non abbia a mancare del pane, del vestito, della casa, del lavoro, come di ogni bene essenziale per vivere. Quando poi l’indigenza e la precarietà diventano la condizione di tanti – di intere fasce di popolazione – allora la carità fraterna è del tutto impotente. C’è bisogno di aggredirle e risolverle in radice attraverso interventi legali, istituzionali, previdenziali di soluzione. Questo fa la carità sociale e politica.
La carità, caratterizzata dalla dimensione di dono (chàris) dell’amore – amore-dono di Dio a noi e di noi agli altri – è la via maestra della morale sociale cristiana. È la virtù che anima e il comandamento che governa tutti i rapporti, dalle micro alle macrorelazioni, da quelle interindividuali e di piccolo gruppo a quelle sociali e politiche. Se amare è volere il bene dell’altro, oltre il bene individuale e privato c’è il bene comune e pubblico. Il primo oggetto della carità fraterna, il secondo della carità sociale e politica. Questa non è un amore impersonale. Per essere carità non può che volere il bene delle persone. Dire che «la carità sociale ci fa amare il bene comune» (Paolo VI) è dire che ci fa cercare il bene di tutti non più privatamente considerati ma socialmente uniti. Questo «tutti» è il prossimo in società, cui la carità ci relaziona nelle comunità di appartenenza.
Per tanti aspetti il prossimo da amare mi si fa incontro nella «società» e nella «città». Così che amarlo realmente, sovvenire al suo bisogno, può voler dire qualcosa di più o di diverso dal bene che gli posso volere sul piano interindividuale. Può esigere di incidere sui fattori socio-economici della sua indigenza e di avvalermi delle mediazioni politiche per contrastarla. È cosa buona e doverosa sovvenire a un bisogno del prossimo come dare un pezzo di pane o un vestito a chi non l’ha, accogliere sotto un tetto chi non ha una casa, assistere chi ha perso il lavoro: questa è carità fraterna. Ma è sicuramente un atto più efficace di carità contribuire ad organizzare le cose in modo che il prossimo non abbia a mancare del pane, del vestito, della casa, del lavoro, come di ogni bene essenziale per vivere. Quando poi l’indigenza e la precarietà diventano la condizione di tanti – di intere fasce di popolazione – allora la carità fraterna è del tutto impotente. C’è bisogno di aggredirle e risolverle in radice attraverso interventi legali, istituzionali, previdenziali di soluzione. Questo fa la carità sociale e politica.
avvenire.it