Portino pace al popolo

Il salmo 72 canta la gloria del regno messianico. Uno dei suoi passaggi, proprio all’inizio della composizione, recita: «Le montagne portino pace al popolo» (Sal 72,3). Il dono della pace di cui i monti devono essere latori è il dono tipico dei tempi messianici. Da questo punto di vista basterà ricordare uno dei più significativi oracoli messianici nel libro del profeta Isaia in cui subito dopo aver definito il bambino che darà continuità alla dinastia davidica «principe della pace» (Is 9,5) il testo prosegue in questo modo: «Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno» (Is 9,6). Il concetto biblico di pace è molto più ampio di quello romano in cui essa si riduce all’assenza della guerra. Lo shalom biblico è ben reso da Zorell in questo modo: cumulus bonorum omnium, il mucchio di tutti i beni. La guerra costringe l’uomo alla scarsità, alla privazione, alla fame, all’assenza dei beni primari. La pace garantisce l’abbondanza. Siamo sulla linea giusta a pensare che i monti abbiano nella faccenda della pace un ruolo produttivo e non solo difensivo se teniamo presente che proprio nel nostro salmo leggiamo: «Abbondi il frumento nel paese, ondeggi sulle cime dei monti» (Sal 72,16). Un oracolo profetico poi si esprime così: «In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline» (Gl 4,18). In questo modo i monti portano pace al popolo e non solo facendo da bastione contro invasioni nemiche.

Avvenire