Papa Francesco: la Chiesa si faccia compagna di strada

Il discorso tenuto ai partecipanti all’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ricevuti ieri nella sala Clementina in Vaticano.

Papa Francesco (Ansa)

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Avvenire

«Incontrare i nostri contemporanei per far loro conoscere» l’amore di Dio «non tanto insegnando, mai giudicando, ma facendoci compagni di strada» come fece il diacono Filippo con l’Etiope nel noto episodio narrato negli Atti degli apostoli: è questa la missione che papa Francesco ha affidato ai partecipanti all’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ricevuti ieri nella sala Clementina in Vaticano.

«Spesso succede che la Chiesa sia per l’uomo d’oggi un ricordo freddo, se non una delusione cocente, com’era stata la vicenda di Gesù per i discepoli di Emmaus» ha detto Francesco ai presenti, «tanti, soprattutto in Occidente, hanno l’impressione di una Chiesa che non li capisca e sia lontana dai loro bisogni. Alcuni, poi, che vorrebbero assecondare la logica poco evangelica della rilevanza, giudicano la Chiesa troppo debole nei confronti del mondo, mentre altri la vedono ancora troppo potente a confronto con le grandi povertà del mondo. Direi che è giusto preoccuparsi, ma soprattutto occuparsi, quando si percepisce una Chiesa mondanizzata, che segue cioè i criteri di successo del mondo e si dimentica che non esiste per annunciare se stessa, ma Gesù. Una Chiesa preoccupata di difendere il suo buon nome, che fatica a rinunciare a ciò che non è essenziale, non prova più l’ardore di calare il Vangelo nell’oggi. E finisce per essere più un bel reperto museale che la casa semplice e festosa del Padre. Eh… la tentazione dei musei, e anche concepire la tradizione vivente della Chiesa come un museo, e custodire che tutte le cose siano al loro posto: “Io sono cattolico perché… ho digerito il Denzinger”, diciamolo chiaro».

Non dobbiamo mai dimenticare, ha sottolineato Bergoglio, che «ci sono tanti figli che il Padre desidera far sentire a casa», «quanta gente accanto a noi vive di corsa, schiava di ciò che dovrebbe servirle a stare meglio e dimentica del sapore della vita: della bellezza di una famiglia numerosa e generosa, che riempie il giorno e la notte ma dilata il cuore». Da qui l’esortazione del Pontefice: «Noi che, pur fragili e peccatori, siamo stati inondati dal fiume in piena della bontà di Dio, abbiamo questa missione: incontrare i nostri contemporanei per far loro conoscere il suo amore. Non tanto insegnando, mai giudicando, ma facendoci compagni di strada». E «trasmettere Dio non è parlare di Dio, non è giustificarne l’esistenza: anche il diavolo sa che Dio esiste! Annunciare il Signore è testimoniare la gioia di conoscerlo, è aiutare a vivere la bellezza di incontrarlo».

Quindi un’ulteriore raccomandazione: «Essendo la fede vita che nasce e rinasce dall’incontro con Gesù, ciò che nella vita è incontro aiuta a crescere nella fede: avvicinarsi a chi è nel bisogno, costruire ponti, servire chi soffre, prendersi cura dei poveri, “ungere di pazienza” chi ci sta vicino, confortare chi è scoraggiato, benedire chi ci fa del male… Così diventiamo segni viventi dell’Amore che annunciamo».