Mosche, ma cieche: col naso sempre sullo stesso vetro

Intellettuali d’avanguardia: talora simili a mosche che per uscire dal buio sbattono sempre sullo stesso vetro. Ieri (“Repubblica”, p. 24: “Matrimoni tra gay: il ritardo dell’Italia”), Augias risponde a una lettera che prende per buono un clamoroso abbaglio di “Repubblica”, già subito smentito su matrimonio e coppie gay, e fingendo di tener conto della smentita lo ripete affermando che solo da noi tutte le cose belle, «pur reclamate dalla maggioranza dei cittadini» non arrivano mai, o solo in ritardo clamoroso diventano leggi. Per lui è «storia vecchia di 17 secoli» – addirittura «da Costantino e Teodosio» – perché solo qui in Italia, «in uno Stato non confessionale la moralità pubblica può essere dettata da un monsignore». Elementare? Tu leggi e ti meravigli per l’ottusità manifesta. Intelligenti “cultori del dubbio” su cose altrui, ma sicuri che «la maggioranza dei cittadini reclama» per legge i matrimoni gay. Non risulta. I cittadini infatti finora hanno mandato a fare le leggi rappresentanti che in maggioranza non hanno votato a favore dei matrimoni gay. Sono loro, e non i «monsignori», che in Italia fanno le leggi con voto democratico! In passato è successo – sì – che la maggioranza dei cittadini attraverso i suoi eletti abbia deciso diversamente da uno o tanti monsignori, ma per quanto riguarda i matrimoni gay non è così. Se succederà, e cioè se gli Augias e soci vari riusciranno a convincere della cosa «la maggioranza» dei cittadini e quindi dei parlamentari, allora tutti – Malpelo ne è certo – ne prenderanno atto. Dare la colpa oggi ai «monsignori» è ritornello ripetuto, ma stupido, e ogni volta fa sbattere sullo stesso vetro il naso delle stesse mosche: “cocchiere” e recidive.
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