Mogadiscio capitale di morte

Gli insorti somali guidati dalle milizie radicali islamiche di al Shabaab sembrano impegnati in queste ore in una nuova offensiva a Mogadiscio, teatro di un’aspra e sanguinosa recrudescenza dei combattimenti che ha avuto conseguenze pesantissime sulla popolazione civile. Secondo quanto affermato oggi dall’Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr) nelle ultime due settimane ci sono stati 230 morti, 400 feriti e 23.000 sfollati. Fonti concordi riferiscono di sette morti e di sette feriti nei combattimenti di oggi tra gli insorti e le truppe del Governo del presidente Sharif Ahmed. Uno dei principali portavoce di al Shabaab, Ali Mahmoud Ruge, ha sostenuto che i combattimenti hanno interessato in particolare la periferia meridionale e quella settentrionale della città. In quest’ultima, in particolare, i ribelli avrebbero ottenuto un’importante vittoria, avvicinandosi sempre di più al centro cittadino, difeso anche dai contingenti dell’Amisom, la missione dell’Unione africana in Somalia. Non ci sono conferme indipendenti delle affermazioni del portavoce di al Shabaab, ma tutto sembra confermare l’intenzione degli insorti di dare una spallata decisiva alle forze governative e a quelle loro alleate dell’Amisom. In merito, radio Shabelle, l’emittente locale considerata attendibile da tutti gli osservatori internazionali, aveva riferito ieri di una concentrazione di centinaia di miliziani provenienti da tutta la Somalia nel campo di addestramento di Maslah, nella parte settentrionale di Mogadiscio, in vista appunto dell’offensiva. Quest’ultima avviene proprio all’indomani della rimozione da parte del presidente Ahmed del capo dell’esercito, il generale Mohamed Ghelle Kahiye. Radio Garowe, un’altra importante emittente somala, ha riferito oggi che sono emerse prove del coinvolgimento del generale e di numerosi suoi sottoposti in uno scandalo relativo a tonnellate di armi scomparse recentemente dagli arsenali militari e, in alcuni casi, addirittura rivendute ai gruppi dell’opposizione armata. La notizia, che al momento non trova altri riscontri, ha coinciso con la protesta per il mancato pagamento dei salari indetta da centinaia di soldati governativi che ieri hanno bloccato alcune strade nella zona sud di Mogadiscio. (©L’Osservatore Romano – 8 settembre 2010)