L’intelligenza artificiale in un libro curato da Stefano Quintarelli

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27 ottobre 2020 in Osservatore Romano

Dopo Capitalismo immateriale, esce per i tipi di Bollati Boringhieri un nuovo testo curato da Stefano Quintarelli, Intelligenza artificiale. Cos’è davvero, come funziona, che effetti avrà (Torino, 2020, pagine 135, euro 16). Imprenditore, esperto di comunicazioni e informatica, pioniere di internet, Quintarelli è presidente dell’Advisory Group on Advanced Technologies per il commercio e l’e-business per le Nazioni Unite (Cefact), componente del Gruppo di esperti ad alto livello sull’Intelligenza artificiale per la Commissione europea e presidente del Comitato di indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale. Il testo che ha curato comprende contributi di Francesco Corea, Claudia Giulia Ferrauto, Fabio Fossa, Andrea Loreggia, Salvatore Sapienza e ha visto la cura redazionale di Claudia Giulia Ferrauto.

Lo spirito che anima il testo è quello di una buona divulgazione scientifica che parte da una consapevolezza di fondo: l’Intelligenza Artificiale (Ai) è la rivoluzione tecnologica che stiamo già vivendo e non dobbiamo pensarla come un sogno della fantascienza o possibile solo tra qualche anno sotto forma di un robot umanoide.

Le applicazioni che vanno sotto il nome di Intelligenza artificiale sono già dentro il nostro motore di ricerca su internet, dentro le applicazioni del nostro smartphone, dentro i sistemi di traduzione automatica dei testi che leggiamo. Tuttavia la questione appare subito non solo tecnica poiché gli autori mettono in evidenza come la questione di fondo sia un’altra: l’Ai sta già condizionando le nostre vite in mille altri modi, che spesso neppure immaginiamo.

Il libro è aperto da una prefazione di Alberto Angela che vuole tranquillizzare il lettore: «La nuova rivoluzione tecnologica, quella digitale, ha qualcosa di diverso rispetto alle precedenti: è arrivata molto velocemente e richiede un adeguamento rapido. Le innovazioni che in continuazione stanno nascendo richiedono una altrettanto veloce capacità di apprendimento e di adattamento. Anche perché, per funzionare, le nuove tecnologie hanno sempre bisogno di uomini e di donne che le sappiano non solo utilizzare ma anche inventare e gestire». Tuttavia gli autori, tutti esperti nel settore, pongono l’accento sulla non neutralità di questi mezzi.

Il testo parte dalla storia dell’Ai per poi passare alle applicazioni che questa tecnica informatica consente. Accompagnato il lettore a dare un contenuto corretto e possibile sulle Ai si mettono in esame i grandi temi che questa tecnologia propone. Le trasformazioni indotte dalla tecnologia però portano subito a dover affrontare delle questioni etiche e delle domande radicali sul futuro del lavoro e su come regolare questo mondo.

Le conclusioni del testo invitano a una duplice via: se da un lato bisogna promuovere questo progresso tecnologico per i vantaggi e benefici che può portare dall’altro bisogna tenere le trasformazioni indotte dalle Ai al passo con la velocità e la misura delle istituzioni democratiche che le gestiscono. Il testo ha il grande vantaggio di essere piano e molto scorrevole e si presenta come una buona introduzione sul tema delle Ai e sulle principali questioni ad esso connesse.

Molto apprezzabile l’inserimento al cuore del testo della questione etica. Tuttavia se l’analisi etica comincia con la consapevolezza che Langdon Winner dà di una tecnologia costitutivamente da comprendere come costrutto sociale, senza alcuna artificiosa separazione tra techné e praxis, l’argomentazione seguita poi non mantiene queste premesse. Congedandoci da questa lettura dobbiamo senz’altro rilevare che il testo si presenta pregevole e di valore per il lettore che vuole affacciarsi al tema. Per affrontare le questioni adombrate nel testo si dovrà però aspirare a supplementi di riflessione che coinvolgano in profondità la società civile.

di Paolo Benanti