Lavoro. Più anziane e più povere: la crisi delle casalinghe italiane

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Qello delle casalinghe è un mondo che sempre più sembra appartenere al passato. Nell’indagine pubblicata oggi dall’Istat sulla realtà delle donne che dichiarano di lavorare in casa si vede subito il forte calo dell’ultimo decennio: le casalinghe erano 7,85 milioni nel 2006 e sono scese a 7,34 lo scorso anno.

Le casalinghe sono quindi mezzo milione in meno di dieci anni fa e sono più anziane: la quota di casalinghe con più di 65 anni è salita dal 36 al 40,9%, mentre quella delle casalinghe con meno di 44 anni è scesa dal 25,6 al 20,3%.

La realtà del mondo delle casalinghe disegnata dall’Istat è quella di una situazione problematica da diversi punti di vista. Spesso quella di rimanere a casa non è una vera e propria scelta, per esempio: il 73% delle casalinghe tra i 15 e i 34 anni non cerca un lavoro retribuito per “motivi famigliari”. Ancora più preoccupante è che 700mila casalinghe quasi una su dieci, sono in uno stato di poverà assoluta. Quasi la metà delle casalinghe(47,4%) afferma che le risorse economiche della famiglia sono scarse o insufficienti, tra le occupate la quota scende al 30,8%, pur essendo rilevante. Le casalinghe con i livelli più alti di povertà assoluta sono le più giovani. Le anziane presentano i valori più bassi (4,8%).

Una povertà da cui evidentemente non si esce con un lavoro non retribuito. Nonostante sia un lavoro estremamente impegnativo: le donne, calcola l’Istat, hanno svolto nel 2014 ben 50,7 miliardi di ore di lavoro nel campo della “produzione famigliare” (attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia) e di questi 20,3 miliardi ore sono il lavoro delle casalinghe. In media, spiega l’Istituto di statistica, una casalinga fa lavori domestici per 2.539 ore all’anno, una donna occupata per 1.507 ore e un uomo, occupato o non, 826 ore.