In diocesi: La prima lettera pastorale di monsignor Camisasca

Vescovo eletto da Benedetto XVI per la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, scrive ai fedeli: «Umilmente e fermamente desidero essere il tramite dell’annuncio e della proposta di Gesù» di Lorena Leonardi

«Vengo come amico. Vengo per ogni uomo e per ogni donna. Nel più assoluto rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, umilmente e fermamente desidero essere il tramite dell’annuncio e della proposta di Gesù». Lo scrive nella prima lettera indirizzata alla diocesi monsignor Massimo Camisasca, che Benedetto XVI ha destinato alla guida della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.

Milanese, monsignor Camisasca per quindici anni, dal 1978, ha curato, a Roma, le relazioni tra Comunione e Liberazione e la Santa Sede. Dopo la licenza in Teologia alla Pontificia Università Lateranense, dal 1989 al 1996 ha ricoperto la cattedra di gnoseologia e metafisica all’Istituto Giovanni Paolo II di cui è stato vicepreside dal 1993 al 1996.

Nominato nel 1990 cappellano di Sua Santità, partecipa come perito all’VIII e come uditore alla IX Assemblea generale del sinodo dei Vescovi e nel 1996 viene nominato Prelato onorario di Sua Santità. Nel 1985 fonda la Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo: la comunità, formata da 110 sacerdoti e 40 seminaristi, è presente in diciassette paesi di quattro continenti.

Nella lettera, monsignor Camisasca rivolge poi il suo pensiero «ai giovani in cerca di un senso definitivo e forte per la loro esistenza», alle famiglie, a chi vive solo, agli anziani, «a coloro che esprimono nel lavoro la loro passione e la loro arte. A coloro che cercano il lavoro o l’hanno perduto. Penso – scrive – ai malati, ai poveri, ai carcerati. Vorrei che a tutti arrivasse il mio incoraggiamento e la benedizione di Dio. Soprattutto a coloro che sono provati a causa del recente terremoto, ai quali voglio essere vicino con particolare affetto». Di tutti, conclude, «mi sento compagno di viaggio e a tutti vorrei poter offrire ciò che mi è stato donato e ricevere a mia volta i loro doni spirituali»

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