Il consacrato non è un’isola

di Nicola Gori

A dispetto dei “profeti di sventura” e nonostante ombre o difficoltà, la vita religiosa è ricca di vitalità, di fermento evangelico, di impegno profetico nelle diverse periferie esistenziali. È un quadro realistico ma pieno di fiducia e di speranza quello che l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, traccia in questa intervista al nostro giornale.

L’anno che si è chiuso ha visto l’avvicendarsi di due Papi. Come ha vissuto questo passaggio il vostro dicastero?

La Congregazione ha accolto la rinuncia di Benedetto XVI con sorpresa e con una certa preoccupazione. Sorpresa perché non ce lo aspettavamo, preoccupazione perché eravamo molto coscienti di quanto perdevamo: Benedetto XVI amava la vita consacrata e le aveva prestato molta attenzione. Ma appena abbiamo saputo che il suo successore era il cardinale Bergoglio, un religioso, la gioia è stata indescrivibile. Ora che son passati dieci mesi dalla sua elezione, non possiamo non vedere nella decisione sorprendente di Benedetto XVI un gesto profetico; e nella scelta di Papa Francesco un grande dono alla Chiesa e al mondo, e quindi alla vita consacrata.

Che bilancio si può tracciare dell’attività del dicastero nell’anno appena trascorso?

Il bilancio che posso fare è altamente positivo. Il dicastero ha preso in mano il “polso” della vita consacrata nel mondo. Una vita molto ricca e feconda, evangelicamente parlando.

Come rispondete alle situazioni di difficoltà che si trovano a vivere alcune comunità religiose?

Ombre e difficoltà non mancano, come in ogni realtà della Chiesa. Mi riferisco agli abbandoni, a certe situazione di mediocrità e di conflitto, così come alla gestione dei beni. Queste difficoltà sono per il dicastero delle vere sfide. Tentiamo di rispondere a esse con la consulenza giuridica, accompagnando alcuni istituti in difficoltà attraverso le figure dell’assistente, del visitatore o del commissario pontificio. Inoltre stiamo portando avanti alcune iniziative per prevenire situazioni non facili da gestite: per esempio, a marzo il dicastero organizzerà un seminario di studio sulla gestione dei beni da parte dei religiosi. D’altra parte, come ho già detto, c’è una stretta relazione con il Santo Padre, che ci sostiene anche quando ci sono da prendere decisioni non popolari e che ci incoraggia nelle diverse iniziative proposte dal dicastero. Vogliamo un dicastero “propositivo” e non soltanto che faccia da “notaio”. D’altra parte voglio dire che si sta crescendo molto nella collaborazione interdicasteriale. Ci sono incontri frequenti tra diversi dicasteri.

(©L’Osservatore Romano 18 gennaio 2014)