Il cardinale Marx sulle prospettive della fede cristiana in Germania. Con il compito di trasmettere il Vangelo

L’Osservatore Romano 

«I dati presentati non ci devono scoraggiare, non andiamo nel panico a motivo delle proiezioni. Vuol dire che orienteremo il nostro lavoro di conseguenza»: con queste parole il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di München und Freising e presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), ha commentato il recente rapporto del Centro di ricerca sulle interazioni tra generazioni dell’Università Albert-Ludwig di Friburgo, nel quale si paventa un possibile dimezzamento del numero dei cristiani tedeschi entro il 2060, con rischi anche economici per le 20 chiese luterane regionali e le 27 diocesi cattoliche.
Lo studio è nato dal «senso di responsabilità» e dalla volontà della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e della Dbk di adattarsi e comportarsi adeguatamente dinanzi ai cambiamenti nel lungo periodo. Secondo il cardinale Marx, infatti, in relazione alle esigenze pastorali, il compito della Chiesa «è sempre la trasmissione del Vangelo, anche in circostanze mutate. Lo studio è anche un richiamo alla missione ed è quindi giusto guardare alle questioni di domani vivendo una situazione positiva oggi». Concetto ribadito anche dal presidente della Ekd, Heinrich Bedford-Strohm. «La proiezione 2060 — spiega — descrive gli effetti di una tendenza identificata già anni fa dalla ricerca sociale. Non potremo cambiare alcune cose del declino nell’appartenenza alla Chiesa, ma altre sì». C’è nelle Chiese «un cammino già avviato» affinché cresca la «forza irradiante» della missione evangelica, forza che non è legata ai numeri: «i molti milioni di persone che lavorano nelle nostre comunità e istituzioni diaconali non per convenzione sociale, ma nella loro libertà, sono già i migliori ambasciatori per la Chiesa di domani». I dati presentati nel rapporto, che si riferiscono al 2017, rivelano che appartengono alle due Chiese 44,8 milioni di persone, di cui 23,3 cattolici e 21,5 milioni evangelici. Nel 2035 la proiezione prevede un calo a 18,6 milioni per i cattolici e a 16,2 milioni per gli evangelici, per poi giungere rispettivamente a 12,2 milioni e 10,5 milioni (22,7 milioni in tutto) nel 2060. Si tratta di una perdita complessiva del 49 per cento (per i cattolici del 48 per cento) del numero dei fedeli delle due Chiese, anche se i cristiani continueranno a essere nel 2060 la comunità religiosa più grande in Germania.
Tale proiezione statistica è stata elaborata in relazione all’andamento negli ultimi cinque anni dei battesimi, delle uscite dalla Chiesa e delle nuove adesioni, oltre che a fattori demografici. Specificamente per i Länder, quelli del sud della Germania registreranno un minor declino numerico rispetto ai Länder occidentali, settentrionali e orientali.
Per quanto riguarda invece i numeri sul calo demografico, quantificato intorno al 21 per cento, entro un quarantennio si prevede che il numero di defunti cattolici ed evangelici supererà quello dei bimbi nati e degli immigrati cattolici ed evangelici che arriveranno in Germania. A tutto questo si aggiunge il fatto che non tutti i figli di genitori cattolici o evangelici vengono battezzati, cosa che avviene nel 77 per cento dei casi, e che lasciano formalmente la Chiesa molte più persone di quante vi entrino. Un dato esemplificativo: nel 2017 la Chiesa cattolica ha perso 167.504 fedeli e ne ha acquisiti meno di diecimila. Questi tre fattori “interni” (comportamenti rispetto ai battesimi, abbandoni e nuovi ingressi) potrebbero provocare un ulteriore calo del 28 per cento in aggiunta al calo totale. Alla voce «risorse economiche delle Chiese», lo studio mostra una leggera diminuzione delle entrate, da 12,8 a 12 miliardi di euro, ma dato il calo del potere d’acquisto del denaro, solo il loro aumento a circa 25 miliardi di euro, viene sottolineato, permetterebbe alle Chiese di mantenere una adeguata attività pastorale.
L’Osservatore Romano, 20-21 maggio 2019