Fanno rumore, si annoiano, distraggono l’assemblea… Eppure qualche sforzo in più da parte della comunità per educare i più piccoli al sacro potrebbe giovare anche a noi “grandi”

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Ma esiste ancora la “Messa dei Fanciulli”? Ricordo il grande lavorio, il dispendio di energie e anche l’interesse che questo rito aveva suscitato negli anni Settanta al suo apparire: addirittura tre preghiere eucaristiche e un lezionario apposito per introdurre i bambini alla celebrazione, secondo il loro grado di comprensione e di crescita!

Ebbene, dov’è finito tutto quel materiale? C’è ancora qualcuno da qualche parte in Italia che celebra la “Messa dei fanciulli”? Tutto sorpassato, tutto da buttar via? Va bene che si trattava di un’iniziativa “ad experimentum”, ma non ho nemmeno notizia di una successiva decadenza né di un divieto, e comunque quei testi – se non altro – avevano il merito di porsi un problema e di cercare soluzioni; le quali, del resto, potrebbero servire anche agli adulti per comprendere meglio la “loro” messa…

(Altro cospicuo desaparecido anni Settanta è il Catechismo dei giovani, monumentale e impegnativo volume che – senza che ciò costituisca un giudizio di merito – misura l’enorme differenza tra le generazioni “in ricerca” di allora e quelle di oggi… Ma ne riparleremo semmai. Nda).

Tornando alla Messa dei Fanciulli: ci pensavo partecipando alla liturgia domenicale della mia parrocchia, dove un gruppetto di bambini anche molto piccoli ha ormai colonizzato con i suoi giochi una cappella laterale. Intendiamoci: non mi dà per nulla fastidio il loro chiasso di sottofondo, anzi fosse per me (e la mia concezione di messa come rito anzitutto “umano”, familiare, e non ieratica disciplina pseudo-sacrale) darei loro spazio anche davanti all’altare. Al contrario, mi sembra però un’occasione sprecata.

Ho nella mente ad esempio una messa nel Nord Europa, nella quale alll’offertorio alcune mamme o giovani catechiste hanno radunato i piccoli presenti in chiesa e li hanno accompagnati quasi in processione nei locali della sacrestia, dove li hanno intrattenuti non “a caso” ma con attività di introduzione al sacro e al culto, attività naturalmente piacevoli e adatte all’età: una sorta di pre-catechismo, insomma. Poi li hanno riaccompagnati nell’assemblea al momento della comunione (o subito dopo, non ricordo).

Non è l’antica modalità riservata ai catecumeni, che al momento dei “misteri” si ritiravano dall’aula comunitaria non avendo ancora ricevuto il battesimo? Non sarebbe una bella proposta anche per noi, utile ai bambini e probabilmente gradita alle loro famiglie: non per “togliersi dai piedi” i piccoli disturbatori, quanto per introdurli al sacro attraverso la pedagogia della scoperta graduale, dunque della meraviglia verso il mistero? E – forse soprattutto – non sarebbe uno spunto anche per noi adulti, per la comunità intera: a curarsi dei piccoli, a introdurre una vera educazione liturgica, a ripensare certe modalità di catechesi, a considerare la messa in modo diverso?

E’ solo un’idea, naturalmente. Un’altra potrebbe essere la riproposizione, almeno periodica, delle suddette “Messe dei fanciulli”. Quello che mi sembra imprescindibile è come sempre una questione di metodo: ovvero applicare il pensiero e la creatività affinché la liturgia non venga subìta come una stanca ripetizione settimanale, ma mostri nei gesti tutto il suo senso, la sua forza.