Dalla Cina all’Arabia, giovani in cerca di libertà

Ha sedici anni Wang quando arriva a Pechino all’università dopo la morte del padre, vecchio contadino che si è spaccato la schiena nella campagna cinese. Si iscrive a matematica con il solo proposito di impegnarsi al massimo, studiare e basta, per avere un futuro migliore, grazie ai risparmi messi da parte in tanti anni di sacrifici da sua madre. Ma quelli sono tempi difficili nella capitale. Molti studenti parlano di politica, di ribellarsi a un regime spietato. Wang sa di non essere coraggioso, si sente diverso, di politica capisce poco. Quando i compagni parlano di scendere in piazza per protestare le gambe gli tremano e sente un buco nello stomaco. È l’estate del 1989, il vento del cambiamento sembra nell’aria. Sta succedendo in altri Paesi del mondo che i regimi totalitari traballino, dunque ora può essere la volta della Cina.
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Piazza Tienanmen diventa il simbolo della protesta; ragazzi e ragazze, studenti, operai, gente comune fronteggiano con coraggio e per giorni la polizia in assetto di guerra. L’ordine del governo è di sgomberare, la minaccia è l’intervento dell’esercito. Ma la piazza è inflessibile, di lì nessuno intende andarsene, come se nessuno potesse ormai fermare la libertà messa in marcia. L’epilogo è storia: l’esercito carica i dimostranti a calci e bastonate, spara, cancellando una resistenza durata una cinquantina di giorni. Molti restano a terra altri vengono portati via dalla polizia, altri ancora investiti dai carri armati che avanzano tra la folla. È una carneficina. E Wang capisce che non può più rimanere nelle retrovie. Ci sono momenti in cui la Storia chiede a ciascuno di fare la propria parte e di andare con coraggio fino in fondo. Dopo aver appena raccontato la storia di un ragazzino destinato a diventare kamikaze, Antonio Ferrara torna ad ambientare dentro la grande Storia la vicenda umana di un adolescente. Qui prende a prestito la violenta repressione della protesta di Piazza Tienanmen del giugno 1989 per intrecciare realtà e finzione, sovrapponendo la storia letteraria di Wang a quella vera del ragazzo senza nome ricordato come il “Rivoltoso sconosciuto” diventato simbolo della protesta, solo e disarmato a frenare l’avanzata dei carri armati. Con una rosa in mano è pubblicato da Feltrinelli (10 euro). Dai 13 anni

Haifaa Al Mansour è una giovane regista nata in Arabia Saudita, la prima donna regista di quel Paese in cui alle donne sono precluse tante scelte e opportunità concesse agli uomini. Il suo primo film – una nomination all’Oscar nel 2013 come miglior film straniero – ha ispirato anche il romanzo La bicicletta verde. Su due ruote verso la libertà (Mondadori; 16 euro) che porta la sua firma.
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Una storia coraggiosa che ha per protagonista una bambina anticonformista, che adora le scarpe da ginnastica, i jeans e la musica occidentale. Intraprendente ed esuberante, Wadjda vive però in Arabia Saudita, un Paese in cui la vita delle donne è scandita da pesanti divieti e discriminazioni. Già da bambine devono portare lunghe tuniche nere e devono coprirsi anche il viso per sottrarsi agli sguardi maschili, da adulte non possono guidare l’automobile, per spostarsi devono essere accompagnati da fratelli, mariti o autisti privati. Andare in bicicletta per loro è sommamente disdicevole. Invece possederne una, per sfidare in divertenti corse il proprio amico Abdullah, è il grande desiderio della bambina, contrastato dai genitori che, ligi alla morale coranica, lo considerano non appropriato per una femmina. Ma per Wadjda la bicicletta è un sogno irrinunciabile. L’ha vista in un negozio di giocattoli, bella, solida, verde, luccicante e l’avrà a tutti i costi. Le resta da escogitare come acquistarla, perché 800 rijal sono troppi per le sue tasche. E non bastano i pochi spiccioli raggranellati e risparmiati realizzando braccialetti e facendo piccoli favori alle amiche. L’occasione però sembra arrivare al momento giusto: per la gara di recitazione del Corano ci sono in palio mille riyal. Non resta che iscriversi e impegnarsi al massimo.

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Wadjda ha cinque settimane di tempo ma dovrà scontrarsi con l’ottusità di certi maestri. Dai 13 anni

Vita vera, ancora vita vissuta in questa seconda graphic novel Sorelle di Raina Telgemeier (Il Castoro; 15,50 euro) considerata uno dei migliori talenti del fumetto americano. Autrice del bestseller Smile, molto apprezzato dal pubblico adolescente, Raina Telgemeier torna a raccontare un capitolo complesso e interessante della propria vita familiare, senza mai abbandonare il proprio stile ironico e spiritoso: il rapporto con la sorella minore, Amara, ingombrante, capricciosa e scontrosa come possono esserlo spesso le ultime arrivate in famiglia. E’ un continuo rincorrersi di ricordi e flashback a dar vita al racconto che segue il lungo viaggio di un’estate in auto, con la mamma e il fratellino per raggiungere zii e cugini, denso di imprevisti e momenti critici ma anche di bisticci, ripicche, battibecchi e baruffe che vedono i bambini accapigliarsi riappacificarsi e poi ancora azzuffarsi per infiniti nonnulla. Proprio come succede nelle migliori famiglie. Al già ricco medagliere internazionale, “Sorelle” aggiunge, come miglior libro 2015 per la fascia 8-10 anni, il Premio Scelte di Classe, importante percorso di approfondimento e formazione dedicato alle scuole, costruito dalla Tribù dei lettori in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura e le Biblioteche di Roma. Dagli 11 anni.

È un trasloco o forse è solo una casa affittata per il fine settimana. Peter, suo padre e il cane Harold vi approdano un giorno d’autunno e subito il bambino sente che quella sistemazione con un bosco buio al di là di un ponte di legno è una pessima idea. Ma il papà no ascolta i suoi dubbi. E quella notte per Peter è difficile chiudere occhio. Lenny  Lucy.jpg

È evidente, quella casa spoglia e isolata gli fa paura, e come potrebbe essere altrimenti con quel grande ponte che porta dritto al buio del bosco dove sicuramente succedono cose terribili. Se solo ci fosse qualcuno a presidiare quel passaggio inquietante… La fantasia soccorre il bambino che, ammonticchiando un po’ di cuscini e avvolgendo il tutto con certe vecchie coperte, realizza un grande pupazzo, che chiama Lenny, un guardiano del ponte che terrà lontano quelle oscure presenze che abitano il bosco. Certo che la sera successiva osservare Lenny solo soletto ad affrontare il buio stringe il cuore a Peter e al suo amico cane che ancora non chiudono occhio. Ci vorrebbe un amico anche per Lenny, o forse un’amica. Perché non essere soli è un modo per sentire il cuore leggero, affrontare nostalgie e pericoli, ridimensionare e superare ogni difficoltà. Superba prova della coppia Philip ed Erin Stead,  Lenny & Lucy (Babalibri; 13 euro) è un delicato inno all’immaginazione che aiuta a crescere. E all’amicizia. Dai 5 anni.

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