Coronavirus: le storie. La carica dei 15mila specializzandi «Siamo pronti a uscire dal limbo»

Catania

In prima linea. Dall’inizio della pandemia, spesso senza tutele. Si stanno ancora formando, ma intanto lavorano. Sono i medici specializzandi. Nel limbo, per definizione. Da fine gennaio 15mila tra questi giovani, a seguito del decreto 362 del 21 dicembre, potranno finalmente iniziare negli ospedali e nelle università i percorsi di formazione, come richiesto a gran voce dai loro rappresentanti. «Finalmente la vicenda degli specializzandi sembra essersi conclusa: ci auguriamo che il 26 gennaio i corsi possano iniziare senza altri intoppi» sottolinea Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici. Nel frattempo, questi giovani chiedono di poter essere coinvolti nella partita della vaccinazione: potranno o no somministrare i vaccini Covid? Potranno a loro volta prenotarsi per una profilassi in via prioritaria, come fa il personale dipendente delle strutture, o ne saranno esclusi? Intanto, un altro fronte sembra aprirsi. Riguarda un’ordinanza pubblicata il 30 dicembre che coinvolge altri 2mila giovani medici laureati e abilitati. «Siamo già fortemente preoccupati per il fatto che il concorso per il corso di formazione specifica in medicina generale 2020-2023 sia slittato ad aprile 2021 – continua Anelli –. Ora non vorremmo che questa ordinanza aprisse un nuovo capitolo, che facesse perdere le borse stanziate quest’anno. Di qui l’invito a vigilare affinché entro febbraio si pubblichi il bando con le nuove borse».

Il peso della responsabilità

Ma quali sono le storie di questi ragazzi? E cosa hanno visto nell’anno della pandemia? «Ciò che abbiamo osservato è che davvero i servizi specialistici e le unità operative di tutta Italia si reggono sul lavoro di migliaia di specializzandi in Medicina come noi» racconta Ottavia Marianna Ferrara, 25 anni di Catania, che il 26 gennaio inizierà la specializzazione in psichiatria, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dopo un’attesa più lunga del previsto. «Il nostro è un percorso importante e delicato: durante le prime settimane di attività, affianchiamo gli specializzandi più anziani e poi ci ritroviamo a curare e visitare i nostri primi pazienti, sotto il vigile sguardo degli strutturati. Nei mesi appena trascorsi ho lavorato come medico presso i servizi Covid del Campus Biomedico di Roma – aggiunge –. Siamo come combattenti in una società che non ci riconosce. La specializzazione? Non dovrebbe essere un sogno, ma il riconoscimento di un percorso spesso faticoso».

A Palermo, invece, sarà specializzanda in anestesia, rianimazione, terapia intensiva e del dolore Francesca Calì, 26 anni di Gela, laureatasi a Catania, che racconta: «La mia avventura ha avuto inizio nelle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, un’esperienza professionale e umana che mai dimenticherò». Giovane medico, sembra avere già chiaro ciò di cui gli ammalati hanno bisogno oltre le cure specifiche. Eppure, «dopo il concorso, mi sentivo come sospesa. Quei giorni sembrava non passassero mai, così ho deciso di mettermi in gioco, di esercitare la mia professione e di non perdere tempo aspettando i tempi lunghi della burocrazia».

Come mattoni dentro il Ssn

Proprio questo emerge dai racconti di questi ragazzi: il contrasto tra la voglia di impegnarsi, sin da subito con generosità, e i riti spesso inspiegabili delle graduatorie e dei concorsi pubblici. «Aver lavorato durante la pandemia, mi ha dato un’idea più chiara di quanto noi, nonostante l’inesperienza, siamo dei mattoni indispensabili nella ‘fabbrica’ del Servizio sanitario nazionale » riprende la dottoressa di Catania. Tra i circa quindicimila neospecializzandi ci sarà anche Salvatore Domenico Similia, 28 anni, della provincia di Enna, entrato a Catania in Patologia Clinica e Biochimica Clinica. «La presa di servizio corrisponderà anche al mio primo giorno di lavoro in assoluto e l’emozione e la determinazione di fare bene sono notevoli». Lavorerà in laboratorio, una realtà fondamentale per la vita di ogni struttura ospedaliera e in un momento così delicato. «Sono tanti gli insegnamenti in ambito universitario che porto con me e mi hanno aiutato a raggiungere questo traguardo. Fra questi, mi piace ricordare le parole del relatore della mia tesi presso l’Università di Catanzaro sull’importanza di saper riconoscere i propri limiti come base e fonte per sprigionare i propri talenti; le ritengo una lezione di vita».

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Ottavia Marianna Ferrara inizierà la specializzazione in psichiatria presso l’Università Cattolica.

«Siamo come combattenti in una società che ancora non ci riconosce.

La specializzazione? Non dovrebbe essere un sogno»

Salvatore Domenico Similia, 28 anni, si specializzerà in Patologia Clinica e Biochimica Clinica.

«Sono tanti gli insegnamenti in ambito universitario che porto con me e mi hanno aiutato a raggiungere questo traguardo»

Francesca Calì, specializzanda in anestesia e rianimazione a Palermo.

«Dopo il concorso, mi sentivo come sospesa, così ho deciso di mettermi in gioco nelle Usca. Non possiamo perdere tempo aspettando i tempi lunghi della burocrazia»