Come leggere l’Amoris laetitia

Un’analisi di monsignor Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste, sull’Esortazione post sinodale di papa Francesco

MONSIGNOR ETTORE MALNATI* in Vatican Insider

L’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, che porta la data del 19 marzo, è uscita l’8 aprile 2016. È un documento corposo. Consiste infatti di un’introduzione, di nove capitoli con 325 paragrafi e si conclude con una preghiera alla Santa Famiglia. L’originalità dei due Sinodi preceduta da dei questionari offerti alla parrocchia, alle famiglie e ai vari movimenti, ha offerto una prassi magisteriale nuova che viene ad ascoltare il sensus fidelium circa le difficoltà che oggi la famiglia vive in rapporto alla grandezza della dignità del matrimonio.

L’esortazione apostolica Amoris laetitia è la sinergia delle esperienze recepite dai padri sinodali e dalle riflessioni pastorali e dottrinali espresse nei due Sinodi, avvalorate dalla indispensabile autorevolezza e autorità magisteriale del Successore di Pietro. Qui, per il momento, voglio cogliere ciò che papa Francesco offre quale chiave di lettura nell’introduzione dell’Esortazione apostolica.

L’apertura del documento postsinodale si svolge nei sette paragrafi aventi quale cappello l’affermazione della Relatio Synodi del 18 ottobre 2014: «La gioia dell’amore che vive nella famiglia è anche il giubileo della Chiesa» (n. 1). Papa Francesco loda il cammino sinodale, sia quello dei due momenti istituzionali del Sinodo dei vescovi che quello dell’ascolto della voce del popolo cattolico sparso nel mondo e presente nelle varie culture, che si è espresso sia con la risposta delle schede che con riflessioni inviate alla segreteria. Dice chiaramente che questo coinvolgimento «ha permesso di porre sul tappeto la situazione della famiglia nel mondo attuale» (n. 2). Sottolinea che le problematiche che interpellano l’evangelizzazione, se vengono affrontate sia dai pastori che dai teologi con una riflessione «fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza» (n. 2). In questa introduzione, preziosa per capire ciò che vuole raggiungere con questa Esortazione postsinodale, papa Francesco mette in guardia dalle due tentazioni già presenti al Concilio Vaticano II, che lui chiama «desiderio sfrenato» di chi vuole «cambiare tutto senza sufficiente riflessione» (n. 2) e di chi «pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (n. 2).

Quello che dovrebbe emergere dalle realtà pastorali delle Chiese locali anche dopo l’esortazione Amoris laetitia è l’ascolto dei segni dei tempi, delle fatiche che i credenti hanno nel contesto di una cultura debole e spesso alle prese con scelte che sciupano la dignità della persona, con quello stile di Cristo vero amico dell’uomo, che nella via della misericordia chiede con esigenza una conversione di persone e situazioni che sappia fare propria la riflessione del figlio prodigo: «Mi alzerò e andrò da mio padre» (Lc 15, 18). Chiede alla Chiesa e ai padri tutti di acquisire o continuare a fare proprio l’atteggiamento del Padre che attende, che «fa indossare la veste nuova, gli mette l’anello al dito e fa festa» (Lc 15, 22).

Pur essendo convinto giustamente che le «culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato» (n. 3), non esita a sottolineare che «nella Chiesa è necessaria un’unità di dottrina e di prassi» (n. 3). Ciò ovviamente non per un discorso «estetico», bensì per un’esigenza nei confronti sia della verità che della carità evangelica. La Chiesa deve essere nel mondo in modo coerente la ripresentazione della verità cristiana, che è offerta di salvezza soprattutto verso chi è nella prova o desidera uscire da una situazione che il Vangelo chiama dei «pubblicani e peccatori». Il richiamo del Giubileo della Misericordia, quale tempo propizio per offrire questa sensibilità di una Chiesa Madre, è da valorizzare per non cadere nell’uno o nell’altro «desiderio sfrenato» (n. 2).

Poi nell’introduzione indica quali sono i capitoli che maggiormente interessano:

1. per i coniugi, il capitolo quarto «Crescere nella carità» (nn. 120-164) e il capitolo quinto «L’Amore che diventa fecondo» (nn. 165-198);

2. per gli operatori pastorali il capitolo ottavo: «Accompagnare, discernere e integrare le fragilità» (nn. 291-312).

Papa Francesco conclude l’introduzione auspicando che «ognuno, attraverso la lettura, si senta chiamato a prendersi cura con amore della vita delle famiglie, perché esse non sono un problema, sono principalmente una opportunità».

* Vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste