Che paura gli asteroidi

cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg

Un programma per fermali

28 ottobre 2020 / Osservatore Romano

Chiedete a un bambino appassionato di astronomia quale sia la sua più grande paura, la risposta sarà una e una soltanto. Grande, grosso, sgraziato e minaccioso: il nostro pauroso antagonista è il super-cattivo spaziale, l’asteroide.

Con questo termine definiamo una classe piuttosto ampia di corpi rocciosi, di forma irregolare, con un diametro compreso fra pochi metri e 1000 chilometri. Se le comete provengono da luoghi lontani, dalle periferie del nostro sistema solare, possiamo dire che gli asteroidi hanno invece un appartamento in pieno centro città. E con vista, considerando che la maggior parte di loro si “affaccia” sull’orbita di Giove, una delle meraviglie paesaggistiche dei nostri dintorni. La gran parte degli asteroidi occupa infatti un’orbita che separa i pianeti rocciosi (da Mercurio a Marte) da quelli gassosi (da Giove in poi). Ed è proprio Giove che li sorveglia e li imprigiona nella loro gabbia con vista. L’enorme campo gravitazionale gioviano è in grado di condizionare l’orbita e la stazza degli asteroidi, limitandoli a orbitare in regioni ben specifiche del sistema solare e a rimanere di diametro relativamente contenuto.

Giove non riesce però ad aggiogare tutti gli asteroidi: ve ne sono molti che vagano su percorsi differenti, alcuni pericolosamente vicini all’orbita terrestre. Ma attenzione: non basta l’intersezione o una grande vicinanza delle orbite perché l’asteroide ci colpisca. È tutto un po’ come chiudere due mosche in una gigantesca serra: perché si incontrino serve trovarsi nel punto giusto al momento giusto, un evento piuttosto raro.

Raro, ma regolare. Visti dal nostro punto di vista, gli asteroidi non sono che una sorte di spada di Damocle, di orologio il cui ticchettio diventa assordante per chi teme lo scoccare della mezzanotte. Ogni circa 20 milioni di anni, un oggetto più grande di 5 chilometri si schianta sulla Terra, causando una potenziale estinzione di massa. È la sfida più grande per chi cammina sul nostro pianeta: ogni specie dominante ha 20 milioni di anni per evolversi prima di confrontarsi con questa minaccia. Perdere la sfida equivale arrendersi al proprio destino: 65 milioni di anni fa, le specie dominanti di allora, i dinosauri, si estinsero a causa dell’impatto di un meteorite di 12 chilometri. Qualche tempo dopo, la nostra specie si è affermata come dominante sul nostro pianeta.

Da quando questo pesantissimo testimone è arrivato nelle mani dell’umanità, abbiamo sentito il bisogno di conoscere il nostro nemico per poterci difendere. Se solo pochi giorni fa la sonda Osiris-Rex della Nasa è riuscita nella difficile impresa di raccogliere del materiale dal corpo di un asteroide per riportarlo sulla Terra per analizzarlo, l’umanità ha anche recentemente cominciato un programma di vera e propria difesa del pianeta da potenziali impatti futuri. È di poche settimane fa la notizia di un programma di “Protezione planetaria” che studierà come cercare di prepararsi allo scoccare dell’orologio. L’obiettivo è uno solo: acquisire le capacità per deviare la traiettoria di un asteroide e riuscire a proteggere la sola casa che conosciamo.

L’ambizioso programma pone l’intera umanità al centro, che come Davide si ribella all’avvicinarsi di un Golia cosmico, pericoloso, inesorabilmente vicino alla nostra casa. Il progetto, che facilmente rappresenta una delle sfide più colossali della storia dell’umanità, ci terrà impegnati per decine, forse centinaia, di anni. Se l’esito è incerto, il primo passo è stato sicuramente incoraggiante: esserci accorti della minaccia regala un significativo van-taggio a un’umanità che non vuole più avere paura dei rintocchi di una mezzanotte co-smica.

di Paolo Marzioli