Catechesi quotidiana: restare per sempre con Cristo

«Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno”» ( Fil 1,21; Catechismo, 1010).
La fede nella risurrezione si misura dal desiderio di andare e restare per sempre con Cristo; è il criterio più solare che Paolo consegna alla Chiesa di Filippi e a ogni cristiano. Capita spesso di trovare la prima parte di Filippesi 1,21 sotto gli stemmi dell’araldica, dietro i ricordini della propria ordinazione o all’inizio del proprio ministero, mentre la seconda parte è quasi sempre omessa; ed è naturale! Come si può considerare il morire un guadagno e Gesù Cristo il proprio vivere? Prima di Paolo c’è stato chi di fronte alle sofferenze fisiche e morali ha desiderato la morte o chi, come Platone nel Fedone, sostenga che «chi abbia realmente trascorso tutta la sua vita nella filosofia, non teme quando è sul punto di morire». Spesso si ritiene, in modo approssimativo, che il mondo greco-romano antico ignorasse qualsiasi prospettiva escatologica o sulla vita oltre la morte. Basta sfogliare le Disputazioni Tuscolane di Cicerone e alcune lettere di Seneca a Lucilio per rendersi conto di quanto sia errato tale assunto: «C’è una conclusione migliore che scivolare verso la propria fine perché il fisico si dissolve naturalmente? (…) Alla morte mi affiderò per giudicare i miei progressi» (Lettere a Lucilio 26,4-5).
L’inaudita novità cristiana non sta nella convinzione sulla vita oltre la morte, bensì nel considerare Cristo il proprio vivere e il morire un guadagno. Dalla prima dimensione dipende, in modo naturale, la seconda; e dalla seconda si verifica la sincerità della prima. A nessuno è chiesto di cercare la morte: la vita è e resta dono inestimabile di Dio. Tuttavia a ognuno è chiesto di crescere nel rapporto con Cristo sino alla fine della vita. Soltanto allora, da ultimo nemico, la morte diventa un guadagno. Andare incontro a Cristo è come sciogliere gli ormeggi della propria barca, spiegare le vele e prendere il largo per raggiungere il porto definitivo (cf. Fil 1,23; 2Timoteo 4,6).

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